Gli interventi educativi in ambito scolastico nella prevenzione dell’uso di sostanze illecite: una revisione Cochrane per valutarne l’efficacia (original) (raw)

Sanzioni disciplinari agli studenti: una "mirata iniziativa pedagogica"

Sanzioni disciplinari agli studenti: una "mirata iniziativa pedagogica" Questo numero monografico di "Studi e Documenti" tratta del tema delle sanzioni d i s c i p l i n a r i a g l i s t u d e n t i d i v e r s e dall'allontanamento temporaneo dalla comunità scolastica. L'obiettivo è quello di valorizzare azioni sanzionatorie maggiormente finalizzate al recupero educativo dello studente, senza con c i ò s m i n u i r e l 'e v e n t u a l e g r a v i t à d e i comportamenti censurati. Nelle righe seguenti si intende delineare un breve quadro di contesto per introdurre al tema. Lo Statuto delle studentesse e degli studenti Le sanzioni disciplinari agli studenti di scuola secondaria di I e II grado, come noto, sono state oggetto di significativi interventi normativi, in ultimo quelli di cui al D.

L’uso di sostanze psicoattive nella popolazione studentesca: uno studio sul consumo di droghe e alcol tra gli studenti delle scuole milanesi

Il consumo di sostanze illecite si è andato delineando fin dagli anni ’60 come una realtà specificatamente adolescenziale e giovanile (14-25 anni). Il seguente studio nasce dall’esigenza di approfondire alcuni dati emersi da una precedente ricerca, condotta nel 2002 da parte del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’Ospedale San Raffaele-Turro, sui comportamenti potenzialmente a rischio nella popolazione studentesca milanese, da cui è emerso che il 42,2% degli studenti aveva utilizzato sostanze psicoattive almeno una volta nella vita (Nahum Sembira, 2002). L’obiettivo del presente lavoro è descrivere il consumo delle diverse tipologie di sostanze psicoattive tra gli studenti delle scuole milanesi, nel tentativo di comprendere, da un lato, i significati che gli adolescenti con età compresa tra i quattordici e i diciannove anni attribuiscono all’attrazione verso le droghe e, dall’altro, la presenza di eventuali relazioni tra assunzione di tali sostanze, qualità del rapporto genitori-figli e comportamenti sessuali a rischio, nell’ipotesi che queste dimensioni possano influire sulla sperimentazione e sull’uso di sostanze in età adolescenziale.

L'impatto delle rilevazioni nelle scuole. I punti di vista della pubblica amministrazione e delle istituzioni scolastiche bolognesi

2007

"Diversi sono i soggetti istituzionali che possono richiedere dati alle scuole. Diventa pertanto necessario comprendere quanto complesso sia, in tema di rilevazioni, il quadro normativo in cui sono inserite le istituzioni scolastiche, quale sia il livello di integrazione prefigurato tra i soggetti istituzionali circa le richieste di dati alle istituzioni scolastiche e quale sia il punto di vista in merito da parte dei diversi soggetti istituzionali coinvolti. Per questo i dati e le riflessioni relativi all’indagine effettuata nel corso del biennio 2005-07 sono preceduti da una parte che vede protagonista la complessa rete di soggetti sul territorio coinvolti nella gestione del sistema scolastico formativo: Ufficio scolastico regionale, Regione, Ufficio scolastico provinciale, Provincia. Ciascuno di tali soggetti pubblici nella prima parte del volume presenta, in tema di rilevazioni, il proprio ambito di competenze, il tipo di attività e di restituzione realizzato. La presentazione degli esiti dell’indagine, contenuti nella seconda parte, è stata anch’essa articolata in quattro contributi. Il primo presenta i punti di vista dei dirigenti scolastici, raccolti mediante questionario e interviste, su due specifici temi: l’impatto di alcune rilevazioni effettuate da soggetti esterni; il fenomeno delle rilevazioni effettuate su iniziativa autonoma dei singoli istituti scolastici. Il secondo contributo raccoglie le opinioni dei dirigenti e di un gruppo di docenti sui fabbisogni di dati. Si tratta anche in questo caso di un aspetto della particolare cultura della valutazione e del dato degli istituti scolastici bolognesi. Il terzo contributo contiene invece i risultati dello studio di caso realizzato in un istituto scolastico allo scopo di approfondire l’intrecciarsi delle dinamiche interne legate al fenomeno delle rilevazioni effettuate da soggetti esterni e su iniziativa autonoma. Infine, prima delle note conclusive, viene data la parola a una dirigente di un istituto secondario di secondo grado che offre una lettura, dall’interno della scuola, delle potenzialità e criticità legate alla scelta di avviare autonomamente o accettare da esterni la realizzazione di rilevazione di dati."

Droghe prevenzione ed educazione.pdf

Elaborato di tesi di Luca Maria Cumbo: Droghe, prevenzione ed educazione Questo elaborato di tesi nasce dalle riflessioni scaturite dall’esperienza di tirocinio svolta presso ALA Milano Onlus nell’ambito della prevenzione al consumo di sostanze stupefacenti. Assistendo al lavoro educativo svolto nelle scuole e nelle discoteche e facendo un consistente lavoro di formazione e autoformazione presso l’associazione ho maturato l’idea che la prevenzione stia vivendo un periodo di crisi dovuta, da una parte, ad un progressivo disinteressamento da parte delle istituzioni e della società, con un conseguente calo degli investimenti da parte di queste nel settore, e dall’altra, ad un sostanziale ritardo nell’aggiornarsi rispetto ai cambiamenti specifici avvenuti negli ultimi anni nel mondo delle droghe, con il risultato di non riuscire più a fornire un azione capillare e a “tutto tondo” trascurando, inoltre, alcune tipologie di utenza. Questo dato ha ricevuto ulteriori conferme anche grazie alle mie esperienze personali al di fuori dell’ambito educativo, frequentando i locali della scena underground e “alternativa” mi sono accorto di un sostanziale aumento dei consumatori di sostanze a fronte di un progressivo disinteresse da parte di questi nei confronti sia del dibattito culturale sul tema delle droghe sia degli interventi volti a tutelare la loro salute, considerati inutili e invadenti. Ho quindi deciso di redarre questo documento in modo tale da analizzare questa problematica cercando di mettere in evidenza quale ruolo potesse essere giocato dall’Educatore Professionale nel trovare una soluzione. Nel primo capitolo ho quindi ripercorso in maniera storica i vari modelli sociali di consumo e le conseguenti politiche di prevenzione che si sono sviluppate in Italia a partire dagli anni ’60 per arrivare fino ad oggi. Inoltre ho delineato le diverse correnti di pensiero alla base della pratica di prevenzione; così facendo ho costruito un corpus di conoscenze utili per comprendere al meglio il “fenomeno droga” in tutti i suoi aspetti. Nel secondo capitolo ho esaminato le varie problematiche legate alla prevenzione attraverso il contribuito di alcuni operatori del settore, dopodiché ho provato a rispondere puntualmente alle criticità emerse proponendo alcune soluzioni. Nel terzo capitolo ho approfondito quale sia il ruolo dell’Educazione nell’ambito della prevenzione andando ad esaminare qual fosse il lavoro educativo svolto dall’Educatore Professionale in questo settore, proponendo anche, a mo’ di esempio, la mia esperienza in ALA Milano Onlus. In seguito ho analizzato le diverse modalità di intervento in prevenzione mettendone in luce i punti chiave, così facendo ho rilevato che esiste una fascia di utenti che non è viene adeguatamente considerata, che io ho chiamato “i sommersi”. Nell’ultima parte del capitolo espongo una mia proposta di intervento mirata a superare le mancanze legate ai “sommersi” partendo da un ottica di integrazione e riproposizione delle modalità di intervento già esistenti. Analizzando il “Fenomeno Droga” ho potuto confermare l’idea, , che la prevenzione, nell’area delle tossicodipendenze, sia un ambito in crisi. Dagli anni ’60 ad oggi si è visto un progressivo e sostanziale aumento dei consumi. Analizzando in particolare gli ultimi 20-25 anni si nota inoltre una consistente differenziazione dei mercati e delle modalità di consumo dovuta alla comparsa, o ricomparsa, delle cosiddette “nuove droghe”. Questo, unitamente al cambiamento degli stili di vita, ha portato ad una sorta di “normalizzazione” dell’uso di droga e alla formazione di tipologie di consumatori variegate e profondamente diverse tra loro. La prevenzione ha quindi visto aumentare e mutare il fenomeno che doveva contrastare, ritrovandosi addirittura ad agire in ritardo rispetto all’evoluzione di problematiche che teoricamente avrebbe dovuto anticipare .. Questo è potuto accadere poiché ci si è ancorati, molto spesso, a vecchie concezioni: il consumatore di droghe nell’immaginario collettivo coincideva con il “tossico” da eroina con bisogni e problematiche particolari e specifiche; l’unica prevenzione possibile era quella mirata all’astensione in quanto qualsiasi contatto con le droghe, viste come un “male”, era sbagliato e moralmente riprovevole; ogni comportamento di consumo diventava quindi, in qualche modo, problematico non concependone possibili significati e graduali problematicità. Ciò ha comportato una notevolissima lentezza nell’aggiornamento delle politiche di prevenzione comportando un sostanziale aumento del gap tra gli obbiettivi degli interventi e i reali bisogni e le necessità dell’utenza. Così facendo si sono persi non solo i contatti con una considerevole fetta di potenziale utenza - per la quale la prevenzione, così come è adesso, non è più una politica utile o funzionale. Ad aggravare questa problematica si è aggiunto un sostanziale disinteresse da parte dell’opinione pubblica, a parte in occasione di casi eclatanti che si trasformano e si riducono in grandi titoli di giornali, e una mancanza di dibattito costruttivo sul tema a livello sociale. Per questo motivo, senza avere la pretesa di essere esauriente, ho proposto alcune possibili “soluzioni” alla crisi della prevenzione e alcune possibili “reinvenzioni” delle modalità di intervento in questo campo, con l’obiettivo di intercettare una tipologia di utenza che non era stata presa in considerazione ossia i consumatori non problematici che ho ribattezzato “ sommersi”

Il D.L. 15 settembre 2023, n. 123 e la rinnovata estensione delle misure di prevenzione, anche tipiche, ai minorenni, tra amministrazione e giurisdizione”

Cassazione Penale, 2024

Il contributo analizza le novità contenute nel c.d. “decreto Caivano” sull’applicazione ai minorenni delle misure di prevenzione. Dopo una sintetica premessa sulle opinioni in merito all’applicazione delle misure di prevenzione – tipiche e atipiche – ai minorenni, sono esposte le modifiche al d.l. 20 febbraio 2017, n. 14, le misure di prevenzione disciplinate in via diretta dal d.l. n. 123 del 2023 sull’esempio dell’ammonimento del d.l. 23 febbraio 2009, n. 11 e le novità introdotte nel Codice antimafia (d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159). In base alla giurisprudenza amministrativa e sovranazionale sulla partecipazione del prevenuto al procedimento amministrativo per l’applicazione delle misure di prevenzione, nonché a quella costituzionale sui doveri dell’amministrazione e i poteri dell’autorità giudiziaria, vengono effettuate alcune proposte interpretative per gli aspetti più significativi della fase di competenza del questore e di quella del Tribunale per i minorenni. In fine una riflessione sul rapporto tra le misure di prevenzione e quelle previste dal r. d.l. 20 luglio 1934, n. 404.

Punizioni inflitte dall'insegnante in ambito scolastico e abuso di mezzi correttivi

Il Penalista, 30 novembre, 2021

L'abuso dei mezzi di correzione e disciplina, di cui all'art. 571 c.p., vive un momento di crisi nell'esegesi giurisprudenziale. Sebbene la massima tralatizia richieda, affinché vi sia un abuso del metodo educativo, che la condotta costituisca una esasperazione di uno strumento correttivo lecito, si susseguono in giurisprudenza applicazioni controverse della figura criminosa, nella misura in cui vengono fatte rientrare nell'alveo di tipicità della norma incriminatrice in esame le punizioni, impartite dall'insegnante a carico degli alunni, che consistano nella “restituzione del male arrecato”. L'Autore propone un commento ad una recente sentenza della Corte di cassazione, in cui è propugnato l'orientamento ermeneutico da ultimo segnalato, e ne evidenzia i profili problematici.