Ritorno a Semino, con qualche divagazione (original) (raw)
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Ritorno al «Frammento Piacentino»
(intervento alla Giornata di studio «I più antichi testi poetici italiani nel progetto delle 'Chartae Vulgares Antiquiores'», Firenze, Accademia della Crusca, 15 dicembre 2015. Inedito)
Between, 2013
La strada che da Sora e dalla Val Comino, per il valico di Forca d'Acero, porta a Opi e Pescasseroli, sul versante abruzzese è fra le più belle dell'intera dorsale appenninica. Nella settimana di Ferragosto, anche fra le più affollate: a ogni spiazzo o slargo, una macchina parcheggiata; e accanto, famiglie con bambini, coppie giovani o anziane, perfino persone sole: con seggiole di plastica, sdraio, teli, tavolini da picnic -sfuggiti all'afa del frusinate, trascorrono la giornata estiva al fresco: nel rumore ininterrotto dei veicoli in transito; nel brivido del passaggio di torme di motociclisti insofferenti d'ogni limite; nell'odore dei gas di scarico che, in brusca accelerazione dopo ogni tornante, rilasciano copiosamente i troppi suv. Qualcuno tiene accesa la radio a forte volume; qualcuno abbandonerà, la sera, lattine e cartacce nella faggeta secolare. Ma il dettaglio più stupefacente e sottilmente sinistro-a essere un Roland Barthes, se ne potrebbe forse cavare un supplemento ciociaro per le Mythologies-è questo: che tutte le macchine, senza eccezione, hanno almeno una portiera aperta, rigorosamente côté bosco; e nessun gruppo si accampa a più di quattro metri di distanza dalla propria autovettura, dalla sua soglia spalancata e pronta in ogni momento a accogliere i gitanti, a sottrarli all'Unheimliche della foresta, a riavvolgerli nella sua placenta di lamiera plastica similpelle arbre magique. Di ritorno da una lunghissima escursione solitaria-imboccando uno degli impervi sentieri che penetrano nella faggeta, alla prima svolta scompare ogni rumore; e si può camminare per sei, otto, dieci ore senza incontrare nessuno (se non, a avere un po' di fortuna, qualche cervo, capriolo, volpe o lepre)-ci chiediamo, come ogni anno, che cosa significhi quella portiera aperta: rassicurante via di fuga in Pierluigi Pellini, Divagazioni per Remo 2 caso di improbabile comparsa minacciosa di una fiera (l'orso, il lupo, magari addirittura la lince)? o cordone ombelicale che inconsciamente avvinghia all'alienazione di una seconda natura (squallidamente) urbana e (mediocremente) tecnologica? La stessa sera, teatro all'aperto: sul sagrato della bella chiesa parrocchiale di Ortona dei Marsi (porta nord del Parco Nazionale d'Abruzzo: d'inverno, poche decine di anziani; d'estate, varie centinaia di villeggianti-in buona parte emigranti che rientrano al paesello), Mario Pirovano recita Mistero buffo. Il biglietto si vende a dieci euro. Da settimane mi sono premurato di prenotarlo telefonicamente: sono rare le occasioni culturali, in queste montagne; rarissime quelle di valore: mi figuro il pienone, il sagrato è piccolo. In tutto, siamo meno di trenta (di cui quattro noi; e altri quattro o cinque al seguito dell'organizzatrice, Dacia Maraini). Qualche imbucato si affaccia a un muretto, in altro; ascolta un po', distratto. Altri, sullo stesso muretto, o nella piazzetta vicina, parlano a piena voce, addirittura schiamazzano. Il sindaco del paese, in prima fila, si contorce un poco sulla seggiola, non interviene. È costretto a interrompersi Pirovano (bravissimo, fra parentesi: non fosse che sembra troppo-volutamente-il clone di Dario Fo), per chiedere silenzio con garbata ironia. La quiete dura poco: quando l'attore annuncia un nuovo episodio-il primo miracolo di Gesù bambino-un uomo sulla sessantina, esagitato (non uno squilibrato, però), dalla strada sovrastante reclama, urlando, «rispetto per la religione»; e dopo qualche minuto di scomposte contumelie, conclude con l'insulto sommo, riassuntivo, inappellabile, rivolto a tutti noi: «Comunisti!». Per tornare alla nostra macchina, passiamo davanti al bar: ci sono una cinquantina di persone, molti giovani. Vestiti firmati, telefonini e tablet, auto tirate a lucido. Dettagli che dicono il trascorrere dei decenni. Tutto il resto, anni Cinquanta. Il giorno dopo, riposo. In giardino, provo a scrivere qualche nota a Germinal. Mia figlia Irene è accanto a me: ma non attenta e eccitata come la sera prima (Pirovano addolciva garbatamente, per il pubblico
Emarginazione e Ritorno Glorioso. Filottete Ed Efesto
2018
Il personaggio di Filottete e noto come emblema di sofferenza; e abbandonato infatti dai Greci in viaggio verso Troia sull’isola di Lemno a causa di una ferita, ma sara ripreso dai suoi commilitoni, che senza di lui non possono espugnare la citta. Questa fase di reintegrazione ci e nota da pochi testi tardi e ancor piu scarse testimonianze figurative. La situazione appare rovesciata a proposito di Efesto, che pur essendo un dio subisce una analoga vicenda di emarginazione; in questo caso, e proprio il momento del ritorno glorioso sull’Olimpo a essere rappresentato nelle arti figurative. The character of Philoctetes is a renowned emblem of grief; indeed, he is abandoned on the island of Lemnos by the Greeks travelling towards Troy, due to a wound. However, he is subsequently collected by his comrades in arms, who cannot take the city by storm without him. Only a few, late texts and even more limited iconographic evidence convey the character’s reinstatement. A reverse dynamic occurs ...
Sulle tracce di Ottavio Semino, da Milano a Melzo, in "Storia della Martesana", 6, 2012
Chi entri oggi nella piccola chiesetta di Sant'Andrea a Melzo, nello scorrere i pannelli realizzati dagli "Amici di Sant'Andrea" che coprono le pareti della navata, si trova immediatamente immerso, per non dire invischiato, in una intricatissima trama di misteri e segreti, omicidi e simboli esoterici degna del miglior romanzo di Dan Brown. Fin dall'avvenuto ritrovamento, durante alcuni scavi nella chiesa absidale, di un teschio che le varie ricostruzioni antropomediche effettuate vorrebbero identificare in quello di Galeazzo Maria Sforza, l'associazione melzese che dal 1985 si occupa del recupero e della conservazione delle decorazioni della chiesa si è trasformata in una vera e propria agenzia investigativa pronta a scovare negli affreschi di Sant'Andrea un sistema di simboli nascosti tutti tesi alla rievocazione, voluta da Caterina Sforza, dell'omicidio del padre Galeazzo Maria, avvenuto come è noto il 26 dicembre 1476 nella chiesa milanese di Santo Stefano. Sia l'affresco del Moietta nell'abside, rappresentante la Madonna con il Bambino, San Giovannino, Santa Caterina e San Gerolamo con due offerenti 1 , sia le decorazioni delle pareti laterali, nasconderebbero un'accusa velata e continuamente ripetuta a Ludovico il Moro, mandante del crimine e a Giovanni "Andrea" da Lampugnano, esecutore materiale. Le elucubrazioni si sono così concentrate sulla scena rappresentante il Martirio di Sant'Andrea, sulla parete a sinistra dell'abside, centro ideologico della decorazione 2 . Dietro questa macchinosa rievocazione ci sarebbe addirittura Leonardo da Vinci, che nella scena del Martirio avrebbe lasciato la sua firma, almeno per la composizione originaria, in quei segni così marcati sull'intonaco che secondo le decine di esami grafotecnici realizzati sono stati tracciati da un maestro ambidestro che in molte parti ha "certamente" utilizzato la mano sinistra.
Riassunto di Semiotica Generativa
DAL SEGNO AL LINGUAGGIO. La semiotica ha mosso i primi passi con PEIRCE (scienza dei segni) e SAUSSURE (lingua come sistema di segni). La visione sistematizzante di SAUSSURE ha preso il sopravvento con HJELMSLEV, che portò alla sostituzione dei segni con i linguaggi (la struttura di ciascuna semiotica). I linguaggi sono sempre sistemi di segni, ma non tutti i loro elementi sono riducibili a degli insiemi di significante e significato, come nel caso delle composizioni musicali. Secondo HJELMSLEV, le semiotiche hanno uno dei cardini del loro funzionamento non solo nell'opposizione significante/significato, ma anche in quella processo/sistema. DAL LINGUAGGIO AL TESTO. All'inizio degli anni '60, la ricerca semiotica ha iniziato ad incentrarsi sull'analisi dei testi, basate, ancora senza piena coscienza, sulla dialettica strutture più superficiali/strutture più profonde. Il discorso articolava la superficie dei testi, mentre la riflessione sulle unità del racconto portava ad ordinare la trama testuale in strutture cronologiche più astratte e profonde. Lo spostamento più recente ha portato alla nascita di una semiotica che si interroga sui sistemi di significazione, che condivide ancora i principi della linea SAUSSURE/HJELMSLEV. Essendo sottoposta a criteri di verifica, essa (la semiotica generativa) è più vicina alla linguistica che alla filosofia del linguaggio. GENERAZIONE E INTERPRETAZIONE. Si distinguono due semiotiche: generativa e interpretativa. La prima non è una simulazione del percorso di generazione del testo da parte del suo autore, ma un quadro generale dove si tenta di posizionare reciprocamente gli strumenti dispone la teoria. La seconda, invece, ricostruisce i movimenti cooperativi di Autore e Lettore (ECO).
Le tante Semiramidi prima di Rossini
VeneziaMusica&dintorni n. 77, 2018
Semiramide - Gioacchino Rossini Teatro La Fenice Stagione Lirica e Balletto 2017 - 2018 Le tante Semiramidi prima di Rossini
Tornando dal Congresso mondiale di Semiotica a Salonicco, 2022
Acta Semiotica, 2022
Il testo riporta impressioni e ragionamenti relativi all'ultimo congresso mondiale di semiotica svoltosi a Thessaloniki/Salonicco. A partire da questa esperienza riflette sulle dinamiche interne e le prospettive future della comunità semiotica.
Il rinvenimento del Busimo (Lessini veronesi): spunti per un approfondimento
The paper deals with the findings at Monte Busino (Lessini mountains, Verona), where three daggers and two razors dating to the final phases of the Bronze age were found around a great stone. The presence of the razors in the classical sources is considered, and their connection with the construction of male identity is discussed. A possible interpretation of the discovery is proposed, thinking also of similar findings in the Veneto and surrounding regions