Culture, pratiche e reti. Salute e sicurezza sul lavoro nelle narrazioni dell’imprenditoria immigrata in Italia (original) (raw)

Claudio Marra, “Esperienze di imprenditori immigrati in Emilia Romagna”, tratto da Mondi migranti, n. 2, 2011, pp. 125-139.

The research was conducted on a sample of sixty companies to foreign owner in the province of Modena. Goal of the research was to detect the subjective characteristics of immigrant entrepreneurs. The picture that emerges from the research is that in general the respondents have undertaken in the face of the impossibility to improve their employment status and economic through employment, fitting in the spaces of local production left "empty" (vacancy chain) by indigenous entrepreneurs . All of this is more evident in some areas than in others, but emerges as a characteristic cross. The sectors in which at the same time would also clear the tendency of immigrants to capitalize on the work experience accumulated over years of employment would be those of the ceramic and the engineering industry. Compared to the entrepreneurial vocation, it is emphasized that, although there is some correlation between productive specialization and national origin, this correlation does not seem to be justified by categories such as "tradition" or "cultural propensity". They are, in fact, the migrant network (and the activation of processes of training ethnic) and the characteristics of the production context in which these are placed that seem to have a greater weight in the choice of immigrants of a particular nationality to imprendere in a given area than in another. Compared to the critical, finally, there was a certain difficulty in accessing credit and "additional resources" (public tenders, laws in support of the company, etc ...) on the part of immigrant entrepreneurs not only because of an information gap which responsibilities are attributed by the author of the research to economic institutions and local government.

Integrare attraverso il lavoro. L’esperienza dell’imprenditoria immigrata come fattore di sviluppo economico e sociale

Nel contesto europeo attuale, i principali indicatori socio-economici suggeriscono che i lavoratori autonomi di origine straniera costituiscono una parte importante delle piccole e medie imprese. Gli immigrati che si stabiliscono nei Paesi europei sono generalmente considerati come aventi un alto grado di creazione d’impresa rispetto alla media della popolazione autoctona. Partendo da queste premesse, il presente contributo si prefigge di esplorare questo fenomeno attraverso una chiave di lettura multidisciplinare, analizzando gli aspetti giuridico-procedurali, specie per ciò che concerne la condizione dello straniero extra-europeo. Attraverso l’analisi del nesso tra Imprenditorialità, immigrazione e sviluppo, lo studio pretende rilevare eventuali criticità nell’accesso all’attività autonoma, cercando altresì di comprendere se essa possa rappresentare una solida via per l’integrazione dei soggetti migranti e lo sviluppo delle comunità locali.

Narrate da Sud: migrazioni e sicurezza nei quotidiani tunisini

This study explores the relationship between migrations and its representations in the Southern Mediterranean. It aims to do so by studying two among the most important Tunisian newspapers. Usually underestimated and ignored by the Northern shore, it is important to understand how the local press approaches to the phenomenon in order to observe differences and similarities between the two contexts, often perceived as opposite. On the contrary, results demonstrate that, for many aspects, the attitudes shown by the two shores' press are similar. On both sides, it tends to emphasize the security aspects and the menaces that migrations can pose to a country. The year taken into consideration for the study is 2016, which represented the climax in a process of important changes in the Mediterranean management of the migration flows. SOMMARIO: 1. Introduzione-2. Metodologia-3. Il controllo delle frontiere: tra arrivi e partenze-4. Uno sguardo all'estero: i rapporti tra Tunisia e Europa-4. Conclusioni. * Laura Morreale è dottoranda in Legalità, culture politiche e democrazia presso l'Università degli Studi di Perugia; Alessandro Ricci è laureato all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e ricercatore presso l'Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo-IRIAD, Roma. Contributo sottoposto a doppio referaggio cieco (double blind peer review): versione definitiva ricevuta il 28 aprile 2023. Gli autori hanno lavorato congiuntamente all'articolo e alla stesura di introduzione e conclusioni; sono da attribuire in particolare ad Alessandro Ricci i paragrafi 2 e 4, mentre va attribuito a Laura Morreale il paragrafo 3.

L'ITALIA AL LAVORO Un lifestyle da esportazione

L'Italia al lavoro: un lifestyle da esportazione, 2023

This chapter considers concepts of authenticity and italianità in the seminal exhibition Italy at Work, which toured the USA between 1950 and 1953. While all exhibits were made in Italy, they were created for different audiences and by different authors with competing and often contrasting visions for post-WWII Italy, and the place of craft and design in this. Implicated with Italy’s post war ricostruzione and Marshall Plan politics, these included creating objects for American consumers through the exhibition’s retail campaigns in American department stores such as Macy’s, as well as the intervention of individuals such as Gio Ponti and organisations who sought to modernise Italy’s craft traditions. These processes expose the uneven power relationships between craft and design in Italy, and between Italy and the USA, in the immediate post-war period. This chapter also explores how certain makers were praised for their “sincerity of craftsmanship” and singled out for their Italian-ness. Building on archival research, this paper seeks to move on the debate around Italy at Work by mobilising contemporary craft and decolonial theories to problematise concepts of italianità and authenticity in the exhibition and consider how these informed craft and design’s trajectory from the 1950s onwards.

Parole di migranti. Storie di vita e di lavoro nell'acciaieria svizzera Monteforno

Storicamente, 2008

La «Monteforno acciaierie e laminatoi S.A.» nacque a Giornico, Canton Ticino, nel dicembre 1946, all'imbocco di uno degli assi di comunicazione Nord-Sud più importanti d'Europa, quello del Gottardo. La fabbrica iniziò il suo lungo cammino, che si concluse con una drammatica chiusura nel 1994, in un Ticino risparmiato dai bombardamenti e dalle peggiori crudeltà della guerra, ma il cui tessuto economico presentava carenze strutturali notevoli: isolamento, arretratezza, squilibrio tra popolazione attiva e possibilità di occupazione (ciò che portava all'emigrazione), agricoltura poco organizzata e scarsamente produttiva, strutture industriali evanescenti o deboli, reddito per abitante molto inferiore alla media svizzera[1]. Un cammino che portò la Monteforno a toccare negli anni '70 la cifra di oltre 1000 lavoratori e numerosi record produttivi che la proiettarono nell'Olimpo delle acciaierie mondiali: la fabbrica di Giornico fu una delle prime a scendere sotto l'ora per ottenere una colata di acciaio. Tutto questo grazie a notevoli investimenti tecnologici, ma soprattutto alla straordinaria bravura della sua manodopera, composta nella stragrande maggioranza di lavoratori immigrati dall'Italia. Una vicenda, quella della Monteforno, che ha un'importanza tutta particolare nel contesto produttivo di un Cantone-il Ticino-tutto sommato periferico dal punto di vista economico rispetto ai grandi centri produttivi della Svizzera interna per la grandezza e l'importanza acquisita nel contesto europeo e per la vicenda umana che ne ha accompagnato lo sviluppo. Ad alternarsi nel gran caldo dei forni a siviera, che faceva sudare così tanto i lavoratori da

La sicurezza sul lavoro nelle attività svolte all’estero

2020

Il contributo affronta le problematiche connesse alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro in caso di attivita svolte all’estero. In particolare, la prima sezione procede a un inquadramento della materia alla luce delle fonti internazional-privatistiche che intervengono in presenza di rapporti di lavoro con elementi di internazionalita, giungendo ad includere le norme italiane in tema di salute e sicurezza fra quelle di applicazione necessaria. La seconda sezione approfondisce gli obblighi disciplinati dal d.lgs. n. 81/2008, concentrando l’attenzione sull’attivita di valutazione e documentazione dei principali rischi geo-politici connessi allo svolgimento delle missioni all’estero. Nonostante la diversita di situazioni di natura prevenzionale con le quali i datori di lavoro potrebbero doversi confrontare, appare sempre molto apprezzabile la predisposizione di specifici protocolli nei quali definire le procedure da seguire, le tempistiche da rispettare e la documentazione da pr...

Impresa e narrazione in Italia

Studi e ricerche, 2019

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale 7 Imprese letterarie a cura di Alessandro Cinquegrani Edizioni Ca'Foscari Edizioni Ca'Foscari Imprese letterarie è un titolo volutamente ambiguo. Tutto vira sul significato del primo termine: 'imprese'. «Indica per lo più azioni, individuali o collettive, di una certa importanza e difficoltà», recita la prima definizione del dizionario Treccani. Queste azioni possono essere volte alla creazione di un'opera letteraria, come potrebbe far supporre l'aggettivo, ma anche di un'impresa economica: entrambe richiedono un grande investimento di forze e di tempo, entrambe portano giovamento alla società e ai singoli. È il primo elemento di convergenza tra due termini solitamente ritenuti opposti, o quanto meno distanti. Ma, al di là questa lettura del titolo, subito può entrare in campo il secondo significato del termine 'imprese', ovvero: «attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi». Fin dall'antichità-almeno dalla latinità-esiste un pregiudizio che lascia intendere come inevitabilmente separati otium e negotium, che vicendevolmente si negano fin dall'etimologia dei termini stessi. Eppure gli intrecci sono molti e diversi. Se l'attività umana è data dal negozio, ovvero, in particolare nella società dei consumi, dalla produzione, la vendita e il consumo di beni; e dall'ozio, ovvero l'attività che contribuisce a costruire un immaginario narrativo, allora la contrazione di significati insita in questo titolo allude già a una stimolante convergenza che raccoglie la gran parte del tempo che ognuno di noi impiega nella sua giornata. Otium e negotium sono componenti necessarie entrambe, senza priorità né competizioni. Ma Imprese letterarie è un titolo che va letto anche diversamente e vuole provare a ipotizzare un modo nuovo di fare impresa: un modo che tenga presente i possibili apporti della letteratura. Da diversi anni, prima in America e poi in Europa, si parla di storytelling, o meglio di corporate storytelling, ov