Moretto e Romanino per la confraternita del Corpo di Cristo nel Duomo di Brescia: i cicli decorativi e un gonfalone perduto, in «Prospettiva», 2003 [stampa ottobre 2004], 110-111, aprile-luglio, pp. 97-121 (original) (raw)

La Biblioteca della Fabbrica della cattedrale nella Visita apostolica di san Carlo Borromeo a Cremona: decadenza e dispersione in età postridentina, "Bollettino storico cremonese", n.s. 13-14 (2006-2007), pp. 169-189

La biblioteca della Fabbrica della cattedrale nella Visita apostolica di san Carlo Borromeo a Cremona: decadenza e dispersione in età postridentina Con il motu proprio del  aprile  papa Gregorio XIII nominava Carlo Borromeo visitatore apostolico per le diocesi di Cremona, Lodi, Novara, Bergamo e Brescia. L'amicizia stretta con il vescovo cremonese Niccolò Sfondrati (-)  indusse il cardinale a cominciare proprio dalla sua diocesi: l' giugno del  il prelato, animato dallo zelo pastorale che lo contraddistingueva, entrava in Cremona con l'intenzione ferma di adeguarne la vita religiosa ai canoni del Concilio di Trento.  Trovava un clero stanco e talora moralmente corrotto, poco attento alla cura della liturgia e soprattutto delle anime:  da vero pastore buono e sollecito nei confronti del suo gregge, e nello stesso tempo fermo nei suoi propositi, incoraggiava gli sfiduciati e soprattutto raddrizzava le storture che contribuivano ad affossare una Chiesa non sempre degna portatrice del messaggio del suo Signore.  Anche altri erano i problemi a Cremona: per esempio gli ebrei, che si erano moltiplicati e vivevano dispersi un po' in tutte le parrocchie della città, intrattenendo rapporti con i cristiani, motivo per cui il Borromeo consigliava l'istituzione di un ghetto. 

Marco Calafati, Bartolomeo Ammannati nel Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze. Note sul restauro della lanterna e le edicole degli apostoli (1570-1573), «Bollettino della Società di Studi Fiorentini», 30-21, 2021-2022, pp. 253-264.

2022

The works of Bartolomeo Ammannati (1511-1592) in Santa Maria del Fiore, with the exception of the in- depth studies by Timothy Verdon, Carlo Cinelli and Francesco Vossilla, found contrasting fortune and remained marginal. Two letters written by Ammannati to the administrator Giovanni Caccini and Francesco Busini preserved in Los Angeles, The Paul Getty Resarch Institute, allow us to specify the interventions of the architect sculptor for the restoration of the lantern of the dome of Santa Maria del Fiore and the construction of the aedicules inserted in the pillars and in the walls of the naves inside the cathedral. The Ammannati construction sites in Santa Maria del Fiore represent exemplary cases in which technical experiments and original operational solutions are combined with the transport of materials and the management of masses and are therefore emblematic works in the artist’s multifaceted production.

Un bolognese per la confraternita del Rosario in San Domenico a Cremona, in «Concorso. Arti e lettere», VIII, 2016, pp. 37-45

Alessandro Tiarini has portrayed in a large canvas the triumph and the saving power of the Marian prayer. The painting has been limned for the Chapel of the Confraternita del Rosario in the Church of San Domenico in Cremona between 1624 and 1626. The painter has depicted the Virgin Mary within I. C. delivering the rosary to the Lepanto winners through the mediation of St. Dominic. The large format of the panel allows Tiarini talent and ability to create compositions with different and new iconographies.

L. M. R. Barbieri, "De coelo misso. L'ingresso di Carlo Borromeo nella Diocesi di Milano: una lettura delle fonti, in D. Zardin, F. Pagani, C. A. Pisoni (a cura di), Religione, cerimoniale e società nelle terre milanesi dell’età moderna, Magazzeno storico verbanese, Germignaga, 2018, pp. 267-286.

La pubblicazione di questo volume ha ricevuto il contributo finanziario dell' UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, MILANO sulla base di una valutazione dei risultati della ricerca in essa espressa. Editing e coordinamento redazionale: Gioacchino A. Civelli Progetto grafico: Pietro M. Locarni © La Compagnia de' Bindoni -Magazzeno Storico Verbanese, Germignaga http://www.verbanensia.org; http://associazione.verbanensia.org Prima edizione: maggio 2018 ISBN 978-88-98306-22-0 In copertina: Dionigi Bussola, Statua di san Carlo Borromeo (già al Cordusio, e ora in Piazza Borromeo, a Milano).

S. Fiorentino di Nuvolato (MN). Un’ipotesi sulle vicende costruttive e alcune considerazioni sul cantiere della chiesa romanica, «Il Capitale culturale», XIV (2016), pp. 865-894

The church of St. Fiorentino in Nuvolato, is one of the finest examples of Romanesque architecture in the territory of Mantua. Mentioned for the first time in a document dating back to 1059, the Church was rebuilt between the eleventh and twelth centuries. Originally planned with a single nave, it was then turned into a three nave Church and covered with Baroque decorative elements in the seventeenth and eighteenth centuries. After a careful restoration in 1975 the Romanesque style resurfaced. Through the study of the elevated structures, archaeologists tried to reconstruct the exact physiognomy of the Romanesque church, the presence of any other existing building and the different phases of construction which led to final Baroque modifications. As regards the Romanesque phase, stratigraphic analysis identified the changes made during construction as well as errors in the building process, which seem to have been based on a general plan and perhaps without the contribution of a professional in charge of standardizing the building techniques.

Ambrogio Bergognone e l'Opinio di Bramante per il Duomo di Milano, in "Arte lombarda" 157, 2009(2010), pp. 5-16

2 Partito con ogni probabilità dalla poetica (anche se forse un po' timida) pala di Sant'Ambrogio (un'opera dalla delicata intonazione fiammingo-provenzale), già con l'esatta tridimensionalità delle Sante Caterine, Bergognone sembra aver guadagnato quasi all'improvviso la patente di prospettico abile e consumato. La sequenza proposta da G. GIACOMELLI VEDOVELLO, scheda in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, catalogo della mostra, a cura di G. C. Sciolla, Milano 1998, 218, che prevedrebbe come primo lavoro della serie del 1490 la pala di Sant'Ambrogio, come seconda opera in ordine cronologico la Crocifissione e al terzo posto la pala oggi a Londra con le due Sante Caterine (che, a parere della studiosa, sarebbe quella che esprime meglio l'acquisita padronanza dello spazio tridimensionale da parte dell'artista), è stata però contestata (ad esempio in R. BATTA-GLIA, La Certosa, in Pittura a Pavia dal Romanico al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano 1998, 86-95: 88). In quest'ultimo dipinto sembra infatti mancare la potente veemenza espressiva che fa della Crocifissione uno dei vertici del percorso bergognonesco; la maggiore correttezza dell'impianto prospettico delle Sante Caterine si deve probabilmente alla più facile costruzione di uno spazio architettonico centralizzato in luogo del difficile e complesso assemblaggio di personaggi in movimento che Ambrogio tenta di padroneggiare nell'altra ancona. La maestosa imponenza dei personaggi della Crocifissione sembra quindi suggerire una fase stilistica più matura rispetto alla pala oggi a Londra, nonostante l'assenza di un'impostazione tridimensionale dello spazio che, nel secondo dei due dipinti, è suggerita esplicitamente dall'intelaiatura architettonica; la stessa ancona della cappella della Santa Croce, in effetti, «esprime con chiarezza, nella tensione formale e violenza espressiva che la caratterizza, un momento di frattura» rispetto alle opere precedenti, per il «linguaggio sintetico e vigoroso, che accentua il trattamento scultoreo delle forme e ne sottolinea i nessi spaziali facendo interagire fra loro i volumi con la freddezza di un incastro geometrico» (BATTAGLIA, 1998, 88). 3 L'insicurezza nella resa dello spazio tridimensionale della Crocifissione è evidente nella figura della Maddalena, disegnata con un netto, elegante taglio di profilo, da cui sembra incongruamente 'uscire' la sola gamba sinistra, scalata in prospettiva obliqua verso lo spettatore, quasi a testimoniare, nell'irrisolta spazialità della figura, un momento di ricerca e incertezza nella mente del pittore. In effetti, com'era già stato notato, nella Crocifissione della Certosa, Bergognone sembra coscientemente tentare, non sempre riuscendoci, «un avvicinamento agli scorci più spettacolari di Bramantino (desunti dall'Argo del Castello Sforzesco)» (P. C. MARANI, Due momenti di Ambrogio Bergognone, catalogo della mostra, Milano 2006, 40). 4