Tancredi Artico | Università degli Studi di Ferrara (original) (raw)

Books by Tancredi Artico

Research paper thumbnail of Anatomia dell’epica da Tasso a Graziani

«Anatomia dell’epica da Tasso a Graziani» è il tentativo di svincolare il poema eroico tra la «Ge... more «Anatomia dell’epica da Tasso a Graziani» è il tentativo di svincolare il poema eroico tra la «Gerusalemme liberata» e la metà del Seicento dal paradigma crociano del “fallimento” Barocco. Il volume interroga oltre sessanta prove della narrativa in versi tra Cinque e Seicento (e, in margine ad esse, i paratesti: poetiche, trattati e commenti) sui versanti dell’unità del racconto, dell’inventio e dello stile per tracciare il percorso di un genere tra accettazione, resistenza e revisione dei modelli (non solo Tasso, ma anche Ariosto e Marino). All’origine della dilagante moda dell’epica vengono ravvisate tre direttrici critiche: l’assimilazione della modernità nel racconto storico-verisimile, l’integrazione dei nuovi modelli (quello diegetico di Tasso e quello stilistico di Marino), l’arricchimento dell’idea tassiana di racconto unitario con nuovi strumenti (come l’agnizione). Ciò che emerge è la straordinaria vitalità di un genere ingiusta-mente considerato al tramonto e che, al contrario, si dimostra ancora capace di produrre testi degni di attenzione e di studio.

Research paper thumbnail of «Né tempo mai, né rugine l’avulse». Proposte per una rilettura di Erasmo di Valvasone: canone, genere, diversità, ecologia, a cura di T. Artico, L. Ferraro, S. Giovine (Firenze, Franco Cesati, 2023)

Attraverso nove saggi di studiosi internazionali, il volume “«Né tempo mai, né rugine l’avulse». ... more Attraverso nove saggi di studiosi internazionali, il volume “«Né tempo mai, né rugine l’avulse». Proposte per una rilettura di Erasmo di Valvasone: canone, genere, diversità, ecologia” fornisce un bilancio complessivo di più di un secolo di critica sull’opera di Erasmo di Valvasone e apre nuove piste interpretative. Nella prima ideale sezione i contributi di taglio storico-critico e stilistico di Dal Cengio, Ferraro, Pavan, Sarnelli e Giovine rispondono al problema della contestualizzazione dell’autore nel panorama del canone letterario nazionale (italiano e della Serenissima). Nella seconda, quelli di Artico, Stella, Giovanardi Byer e Grootveld, attraverso molteplici approcci tematici, inquadrano alcune fondamentali questioni che emergono nella sua prassi scrittoria: la rappresentazione della diversità religiosa e di quella di genere, le strategie encomiastiche e il rapporto con la natura. Il risultato è un ritratto a tutto tondo di un autore che, pur dalla periferia, si rivela capace di un profondo ripensamento delle forme della tradizione.

Research paper thumbnail of Danese Cataneo, Amor di Marfisa

Stampato incompleto nel 1562, l’«Amor di Marfisa» è un testo cardinale nel panorama della narrati... more Stampato incompleto nel 1562, l’«Amor di Marfisa» è un testo cardinale nel panorama della narrativa in ottave del Cinquecento: in una stagione segnata in profondità dalla ricerca di un equilibrio tra le ragioni dell’epica antica e quelle del moderno romanzo di cavalleria, il poema di Cataneo si fa carico di fornire al «Furioso» una conclusione a regola d’arte, recuperando e proseguendo le fantasiose vicende dei paladini di Francia sullo sfondo storicamente vero della campagna di Carlo Magno contro i Longobardi. Le trame ariostesche maggiori e minori si vengono così a riannodare e comporre nel contesto dell’assedio di Pavia, l’evento culminante della discesa dei Franchi in Italia e l’omerico baricentro intorno a cui il poeta orchestra un racconto che per stile, temi e situazioni narrative prelude al modo epico-aristotelico della «Liberata». Nell’allegorica guerra contro i Longobardi ribelli all’autorità papale, l’eroina eponima incapperà nelle panie di Amore, finendo preda della passione per Guidone Selvaggio fino quasi a impazzirne: la vergine guerriera vivrà la propria vicenda nello scontro tra il desiderio e il rifiuto di cedere ai sensi, facendo del poema di guerra un teatro delle emozioni e aprendo una prospettiva sull’interiorità sconosciuta al «Furioso» e anticipatrice della «Liberata».

Research paper thumbnail of Viaggio e diversità nell’«America» (1650) di Girolamo Bartolomei

L’«America», stampata nel 1650, è il più organico e riuscito tentativo di realizzare una moderna ... more L’«America», stampata nel 1650, è il più organico e riuscito tentativo di realizzare una moderna epica di viaggio. Lungo i suoi quaranta canti e le sue oltre quattromila ottave si condensa e prende forma poetica tutta l’esperienza odeporica della prima modernità: i viaggi di Barents in cerca del passaggio a Nordest e quelli di Vasco da Gama verso l’India, le scoperte di Colombo e dei Caboto, le spedizioni portoghesi in Africa fanno da contrappunto all’itinerario sapienziale, spirituale e religiosamente eroico di Amerigo Vespucci per il Brasile, la terra promessa dove fondare un nuovo impero della fede. Riagganciandosi ai grandi modelli classici e rinascimentali, da Omero ad Ariosto e Tasso, Bartolomei crea uno tra i più succosi frutti dell’epica volgare, a metà tra la monumentalità dell’antico poema e l’affermazione del nuovo paradigma della conquista tra scienza e fede.

Research paper thumbnail of «Al suon de’ mormoranti carmi». Magia e scienza nell’epica tra Cinque e Seicento, a cura di T. Artico e A. Chiarelli

Vecchiarelli Editore, Series “Cinquecento. Testi e Studi di letteratura italiana”, Studi, 59, 2019

Tema tanto affascinante, quanto imprevedibile, la magia rappresenta una cifra capitale per addent... more Tema tanto affascinante, quanto imprevedibile, la magia rappresenta una cifra capitale per addentrarsi nel complesso mondo della scrittura epico-cavalleresca del Rinascimento e del Barocco: da Boiardo al Seicento inoltrato essa si ripropone con costanza, accompagnando l’evoluzione del genere e, più alla larga, di tutta la cultura occidentale.
Gli studi offerti in questa sede, adottando metodologie di lettura storico-letterarie affini tra loro, affrontano la questione dell’uso e della funzione della magia nel poema in ottave, nelle intercapedini di un discorso che è complicato dall’affacciarsi delle novità scientifiche. Tra polemica e fascinazione, la magia inonda le ottave della tradizione italiana che si affaccia sulla prima modernità. I saggi qui proposti ne studiano il labirintico itinerario, attraverso l’analisi di singoli casi riconosciuti come emblematici di tendenze ben definite e altamente rappresentative: il disincanto di Ariosto, l’inquietudine di Tasso, la seduzione (tutta estetica) di Marino, sono alcuni tra i punti di vista di una scena tanto ricca, quanto frastagliata, ma sempre incline a conferire un ruolo centrale al tema magico.
Nel volume figurano contributi di: Fabio Giunta, Sonia Trovato, Donato Verardi, Angelo Chiarelli, Tancredi Artico, Alessandro Regosa, Francesco Samarini, Federico Contini, Rosaria Antonioli, Mauro Sarnelli, Nuria Sabatini.

Research paper thumbnail of Novelliere Mediterraneo, Preface di John Tolan, a cura di T. Artico

I libri di Emil - Odoya, Series “Universitariae”, 31, 2019

Come si definisce la diversità musulmana nella novella del Cinquecento? In che misura la scrittur... more Come si definisce la diversità musulmana nella novella del Cinquecento? In che misura la scrittura si smarca dai vincoli dell’opinione comune e della tradizione letteraria? Si possono trovare, in un’epoca di grandi problemi interculturali, i bagliori di un moderno relativismo? Su queste domande poggia l’analisi, volutamente pesata su un vasto corpus di testi, del «Novelliere Mediterraneo», che raccoglie in un’antologia testi tratti dai più importanti novellieri del Cinquecento, introdotti da una panoramica critica e corredati di una profonda discussione bibliografica e di commento.
La scelta antologica e la lettura analitica che la motiva intendono dialogare con le recenti acquisizioni bibliografiche sul tema della diversità religiosa, al fine di mettere in luce un bagaglio di conoscenze che viene tendenziosamente oscurato nelle letture moderne: bollata da molti come manifesto di una sempre crescente intolleranza pre-moderna, la novellistica esprime invece un alto grado di complessità quando tocca il tema dell’Altro, a cui è bene accostarsi per scoprire valori e soluzioni da trasmettere al presente.

Research paper thumbnail of Itinerari dell’epica barocca. Modi, modelli e forme nella prima metà del Seicento

Ingiustamente svalutato dalla critica ottocentesca e post-crociana, il genere epico-cavalleresco ... more Ingiustamente svalutato dalla critica ottocentesca e post-crociana, il genere epico-cavalleresco dopo Tasso è in realtà una miniera aurifera, e in larghissima parte ancora non trivellata, per gli studi sulla letteratura del Barocco, nonché un crocevia fondamentale per comprendere lo sviluppo della moderna narrativa lunga. Nell’arco dei primi cinquant’anni del Seicento, sull’onda della clamorosa fortuna della «Gerusalemme liberata», incontrastato punto di partenza di ogni discorso teorico e pratico, la vicenda del poema eroico si dimostra eccezionalmente vitale, venendo a coinvolgere un numero infinito di autori, desiderosi di rinnovarne i modi e perfezionarne le forme. Questo ricco quadro di proposte viene letto nel presente volume in un’ottica contraria a quella della critica novecentesca, non in nome della disgregazione delle poetiche bensì alla luce di un loro consolidarsi, fino ai risultati di eccezionale caratura della metà del secolo. Si profila, a dispetto della lettura sincopata, per casi, un itinerario nitido, in cui la teoria dialoga fruttuosamente con la pratica della scrittura in ottave, anche laddove questa – è il caso di Marino – si dichiara palesemente anti-epica.

Research paper thumbnail of La fortuna del Tasso eroico tra Sei e Settecento. Modelli interpretativi e pratiche di riscrittura, a cura di T. Artico ed E. Zucchi, Alessandria, Edizioni dell’Orso

Edizione dell'Orso, Series “Manierismo e Barocco”, 22

Il volume ripercorre la storia della fortuna del poema tassiano nel teatro e nell’epica del Sei e... more Il volume ripercorre la storia della fortuna del poema tassiano nel teatro e nell’epica del Sei e del Settecento seguendo un duplice percorso: da una parte esamina numerosi casi, più o meno noti, di precise rifunzionalizzazioni dell’epopea del Tasso, indagando le modalità in cui esse prendono corpo in periodi e contesti culturali differenti; dall’altra avvia una riflessione che appare sempre più cruciale, nel panorama degli studi contemporanei, sull’impatto decisivo della «Liberata» nello sviluppo della teoria sei-settecentesca dei generi letterari. Il poema tassiano non costituisce soltanto uno snodo ineludibile, in sede teorica, per i protagonisti seicenteschi dell’epica italiana, restii a recitare la parte degli epigoni o degli imitatori, ma condiziona anche l’evoluzione del teatro sei-settecentesco, producendo, tanto in Italia quanto in Francia, una torsione della tragedia e del dramma per musica verso l’epica, di cui non sempre è stata rilevata l’importanza.

Research paper thumbnail of Girolamo Graziani, ‘Il conquisto di Granata’, edizione commentata a cura di T. Artico, indici a cura di Monica García Aguilar

STEM Mucchi Editore

Il «Conquisto di Granata» è senz’ombra di dubbio il capolavoro dell’epica seicentesca, e il terzo... more Il «Conquisto di Granata» è senz’ombra di dubbio il capolavoro dell’epica seicentesca, e il terzo grande poema della tradizione eroica italiana assieme al Furioso e alla Liberata. Edito nel 1650, fu ristampato altre sei volte nella seconda metà del secolo, e godé di fortuna indiscussa, fino alle soglie del Novecento, tanto presso il pubblico quanto in sede critica. Lungo i suoi ventisei canti si narra, con stile teso e raffinato, tra continui colpi di scena, la fase conclusiva della ‘Reconquista’, terminata con l’espugnazione della capitale del regno di Al Andalus (1492), genialmente connessa, per il tramite di Colombo ed Hernan Cortés, a quella iniziale della ‘Conquista’ americana. È un grande racconto d’avventura, d’amore e di guerra, vicino alla sensibilità del romanzo di Sette e Ottocento ma rispettoso delle regole dell’epica rinascimentale, in grado di riassumere e sublimare la migliore tradizione narrativa occidentale da Omero a Marino. Di tutto ciò danno conto i paratesti critici, che mostrano la sagace arte di Graziani di dialogare, in filigrana alla narrazione, con la più alta letteratura europea antica e moderna, fino a costruire un poema che è, più che un semplice racconto, un capolavoro dell’ingegno.

Research paper thumbnail of From the Front. Zibaldone della Grande Guerra

Aracne editore, Series “Tempus. Le forme della memoria”, X, 2017

Seen a century later as one enormous theatre, Europe’s battlefields had been the stage of an incr... more Seen a century later as one enormous theatre, Europe’s battlefields had been the stage of an incredible drama. In this context, roles disappeared substituted by a universal pain that erased enmities: from Turkish to Australia, from Canada to Hungary, England, US, Germany, Belgium, Italy and Catalonia, soldiers’ records narrate the experience of a shared hell, lived with no difference between opposite flags. This Zibaldone tries to retrace this worldwide feeling through the recollection of excerpts of diaries and letters from the fronts.

Research paper thumbnail of Mario Puccini, ‘Davanti a Trieste’, Prefazione di S. Ramat, a cura di T. Artico

Ugo Mursia Editore, Series “Testimonianze fra cronaca e storia”, 2016

Settembre 1916, Carso. Fresco di nomina al grado di sottotenente, Mario Puccini entra in zona d’o... more Settembre 1916, Carso. Fresco di nomina al grado di sottotenente, Mario Puccini entra in zona d’operazioni con il II battaglione del 47° reggimento. Inizia la terribile avventura in prima linea che darà vita alle Esperienze di trincea, una collana di pezzi giornalistici (editi su Il Mondo) di taglio autobiografico riscritti e organizzati, ad armi deposte, nel diario Davanti a Trieste. Nel settore che si distribuisce tra Oppachiasella e Nova Vas, sulla linea conquistata con la Sesta battaglia dell’Isonzo, si svolgono i fatti del plotone che Puccini registra con l’occhio dell’uomo di lettere: ne scaturisce un racconto per quadri, distribuito tra il settembre e il novembre del 1916, nel quale si alternano voci e personaggi a raccontare la vita del soldato semplice. Una storia dal basso (che per l’usus scribendi ricorda uno dei grandi capolavori della letteratura di guerra, Il fuoco di Henri Barbusse) che è anche – come fa presente la lettera di prefazione anteposta al libro – un pegno d’amicizia a quei sottoposti diretti con amore paterno dal sottotenente nella baraonda del conflitto. Senza adagiarsi sulla postura intellettuale che spesso si avverte nella memorialistica di guerra, il letterato marchigiano anima un racconto che all’insegna della sincerità scava nella memoria per arrivare a un congedo, a una sorta di personale resa dei conti con l’esperienza di guerra, e che si chiude su una nota di rimpianto per la mancata partecipazione emotiva (ma la complicità è evidente), imposta dal rapporto gerarchico, alla vita dei propri uomini. Un commiato malinconico che chiude un’opera notevolissima, scritta da una penna in grado di variare, con la precisione del grande autore, il registro dello stile e dei contenuti dal basso della noiosa quotidianità in prima linea alla concitazione dell’assalto e alla riflessività del riposo nelle retrovie.

Research paper thumbnail of Essere corpo. La Prima guerra mondiale tra storia e letteratura

LINT Editoriale, 2016

Senza pretendere di sbrogliare un’intricata matassa di questioni etiche ed estetiche, questo libr... more Senza pretendere di sbrogliare un’intricata matassa di questioni etiche ed estetiche, questo libro offre un attraversamento obliquo, guidato da un approccio tematico, dell’esperienza testimoniale della Prima Guerra. Dialogando a distanza con le categorie e con i generi, le cui griglie si adattano con difficoltà su un fenomeno tanto complesso, propone sondaggi da vari modi di scrivere (letterario, privato, epigrafico) che è anche, dopo cent’anni, un confronto tra la percezione immediata dell’evento e la memoria posteriore.
Il corpo è tanto un tema, sul quale si producono le più diverse variazioni, quanto, da un punto di vista nietzschiano, un «grande sistema di ragione» – forse il solo in grado di comprendere nelle maglie larghe delle sue regole la catastrofe effettiva del conflitto. Posto oltre i limiti di quella razionalità positiva d’ascendenza illuminista che, a detta di molti, fu alla radice del disastro, è qui riconosciuto come il veicolo utilizzato per ristabilire una struttura di significato e arginare la follia della «crociata apocalittica» (così la chiamò Céline).
Di questo complesso di norme danno un saggio e un primo affresco i contributi di questo volume, selezionati nel tentativo di estendere le migliori applicazioni di una gnoseologia del corpo nata nell’era digitale (tra storia della letteratura, filosofia politica e storiografia) a un oggetto di studio passatole inosservato, che presenta straordinarie e inquietanti affinità con il presente, prima fra tutte l’azzeramento materiale della società contemporanea.

Papers by Tancredi Artico

Research paper thumbnail of L’angoscia dell’encomio. L’Anversa conquistata di Fortuniano Sanvitali (1609) e altri versi per Alessandro Farnese

L’articolo prende in considerazione il corpus di scritti encomiastici dedicati ad Alessandro Farn... more L’articolo prende in considerazione il corpus di scritti encomiastici dedicati ad Alessandro Farnese all’indomani della sua trionfale campagna nelle Fiandre. Le imprese del duca di Parma, culminate nel 1585 con la riconquista di Anversa, sono oggetto, nello specifico, di due poemi d’impianto post-tassiano: l’anonima «Anversa liberata» (in passato erroneamente attribuita a Marino) e l’«Anversa conquistata» di Fortuniano Sanvitali (a stampa nel 1609). L’articolo rileva e indaga l’attrito che, in questi testi, viene a crearsi tra genere letterario e finalità celebrativa, tra convenzioni epico-cavalleresche e rappresentazione di una guerra moderna, ambientata nel presente (in violazione dei precetti tassiani) e ricca di aspetti strategici, tecnologici e celebrativi squisitamente tardo-cinquecenteschi.

Research paper thumbnail of La prima traduzione dei «Lusíadas» in Italia: il canto X dell’«America» di Girolamo Bartolomei (1650)

Giornale Storico della Letteratura Italiana, 2021

Il presente articolo discute della prima traduzione in italiano dei «Lusíadas» di Luis de Camões ... more Il presente articolo discute della prima traduzione in italiano dei «Lusíadas» di Luis de Camões al fine di rivedere l’assunto secondo cui essa sarebbe la «Lusiada italiana» (1658) di Carlo Antonio Paggi e di concedere invece la palma al canto X dell’«America» (1650) di Girolamo Bartolomei. Il confronto tra il poema di Camões e quello di Bartolomei dimostra come il canto X sia una riscrittura dei «Lusíadas» in miniatura, che rispetta la vicenda narrata nel testo di partenza e aggiunge una cospicua serie di novità. Bartolomei irrobustisce il testo di partenza proprio laddove esso è carente, e cioè la descrizione particolareggiata delle terre appena ritrovate da Vasco da Gama (la costa orientale dell’Africa; il Malabar) e dei costumi delle genti che vi abitano. Il risultato, ottenuto usando le stesse fonti cronachistiche di Camões (l’«Asia» di João Barros, l’«Historia dell’Indie orientali» di Fernão Lopes de Castanheda e il «Libro di Odoardo Barbosa»), è un testo di grande efficacia descrittiva e che sposta il racconto del viaggio di Vasco da Gama da un’epica della conquista a un’epica della conquista spirituale.

Research paper thumbnail of L’epica degli «Ecatommiti». La fortuna di alcune novelle giraldiane tra la «Gerusalemme liberata» e il Seicento, “Studi giraldiani. Letteratura e teatro”, VI (2020), pp. 33–66

Partendo dalle recenti sistemazioni critiche sull’opera del Giraldi novellista, il presente artic... more Partendo dalle recenti sistemazioni critiche sull’opera del Giraldi novellista, il presente articolo mira a compiere un primo scavo circa la fortuna degli “Ecatommiti” nell’epica del Cinque e Seicento. Primo tra gli autori in qualche misura interessati alle cento novelle è Tasso, che accoglie qualche suggestione scenica nella “Gerusalemme liberata”, nei canti II, VIII e XX: gli “Ecatommiti” si dimostrano un più che discreto filtro per l’adattamento alla modernità letteraria di motivi classici. L’anamorfosi di motivi epici e il gusto per il melodrammatico sono materia di interesse per gli autori del Seicento: da Francesco Bracciolini a Tomaso Stigliani, gli “Ecatommiti” si conquistano uno spazio rilevante nell’epica barocca.

Starting from the recent critical observations on the work of the novelist Giraldi, this article aims to provide a first research on the reception of the “Ecatommiti” in the 16th and 17th centuries epic. Tasso was the first author who was – to some extent – interested in these hundred short stories. He welcomes some moral and scenic suggestion in the “Gerusalemme liberata”, in cantos II, VIII and XX. The “Ecatommiti” prove to be a more than discreet filter for adapting to the literary modernity of classic themes. The anamorphosis of epic themes and the taste for melodramatic contents are a matter of interest for the authors of the seventeenth century: from Francesco Bracciolini to Tomaso Stigliani, the Ecatommiti gain a relevant space in the Baroque epic.

Research paper thumbnail of Dalla parte di Tasso. Bracciolini nel cimento dell’epica, “Studi Tassiani”, LVII (2019), pp. 203–219

Studi Tassiani, 2019

The epic poem “Croce racquistata” (1618) by Francesco Bracciolini is one of the most fitting exam... more The epic poem “Croce racquistata” (1618) by Francesco Bracciolini is one of the most fitting example of the extraordinary fortune of Torquato Tasso’s Gerusalemme liberata throughout the Seventeenth Century. In this article, I deal with “Croce racqusitata” in order to point out Bracciolini’s negotiation between imitation and challenge of its model. At odds with past critics, I demonstrate that “Croce racqusitata”’s narrative structure is akin to “Gerusalemme liberata”’s one. In the wake of Tasso, Bracciolini moulds a main plot from which the entwined subplots triggered off. The discrepancy with “Gerusalemme liberata” lays in the amount of subplots, which are consistently increased by Bracciolini.

Research paper thumbnail of La “Aquilea distrutta” di Belmonte Cagnoli: analisi del testo e vicende compositive

Seicento & Settecento, 2019

“Aquilea distrutta”, firstly published in 1625, is an important case of imitation of Tasso’s “Lib... more “Aquilea distrutta”, firstly published in 1625, is an important case of imitation of Tasso’s “Liberata”, because it tends to undermine the system of Tasso’s epic from within. This article aims to explore the ways in which the poem is constructed between contesting the model and autonomous innovative thrusts, through the analysis of the tale, and on the ecdotic level, its compositional itinerary.

Research paper thumbnail of Preliminari per un discorso su Marino classico. Intorno alla polemica sull’«Adone»

Studi (e testi) italiani, 2017

Usually considered as a vulgar and unproductive rivalry, the debate around Marino’s Adone has bee... more Usually considered as a vulgar and unproductive rivalry, the debate around Marino’s Adone has been, in truth, a crucial moment for the history of the epic genre during the Seventeenth Century: it could be considered, measured up to the quarrels around Ariosto’s Orlando furioso and Tasso’s Gerusalemme liberata, as the third great discussion about the genre’s form and contents, and a concrete step for the development of its’ theoretical foundations in the central part of the century. As Ariosto’s and Tasso’s poems, Marino’s Adone become the vehicle for an extended discussion; but it was also a dangerous precedent for those who wanted to impose their personal vision of literature, like Tommaso Stigliani.
So this article, following the instruction given for Ariosto by Daniel Javitch in Proclaiming a classic, is going to read the most important polemic texts, consider them as part of a process of canonization and not simply as a violent offensive to Marino.

Research paper thumbnail of Danese Cataneo, «felicissimo spirito» nelle carte tassiane.  L’«Amor di Marfisa» e la «Gerusalemme liberata»

Italianistica Debreceniensis, 2017

Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem «Amor di Marfisa» had a wide but underval... more Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem «Amor di Marfisa» had a wide but undervalued influence in Torquato Tasso’s masterpiece, «Gerusalemme liberata». In this short essay I’ll provide the necessary evidences to demonstrate the existence of a deep connection between those two poems, and establish how it is organized. In particular, Cataneo’s literary legacy, which is underlined by a long list of quote, is strongly perceptible for what concerns the expression of feelings and thoughts. «Amor di Marfisa», in this regard, gives to the young Tasso an unusual example of epic poem interested in characters’ psychology: aspects such as the self-analysis and the fragmentation of the ego are underrated in Ariosto’s «Orlando furioso» and the other Italian poems in ottava rima, whereas they are fundamental in Cataneo’s poem. More than just an example, it represents for Tasso a training ground and a mine, where he founds themes and lexicon that later will be used in «Gerusalemme liberata».

Research paper thumbnail of “Si va avanti, ma Trieste non si prende mai!”. L’irredentismo al battesimo del fuoco

Zibaldone. Estudios Italianos, 2018

Italian irredentism surely represents an intriguing case of study in the consistent amount of ide... more Italian irredentism surely represents an intriguing case of study in the consistent amount of ideas promoted as positive by the propaganda in the years before World War I and then, after the war experience, renounced. Irredentism, indeed, was deeply rooted both in literature’s and journalism’s rhetoric before 1915, but during the war it was rejected from the literary field: authors like Frescura, Lussu, Puccini and Soffici underline the decadence of Resurgence’s idealisms, and denounce a deep discrepancy between the mystified ideologies used by the newspapers and the High Command, and their destruction in the private war’s testimonies.
Tra i molti concetti seminati dalla propaganda prebellica per indirizzare la volontà popolare poi sconfessati dalla realtà di guerra, l’irredentismo costituisce sicuramente un singolare caso di studio: radicatosi profondamente nel tessuto retorico della letteratura e del giornalismo, fu, alla prova del fronte, rinnegato dalla prima e praticato dal secondo. Autori come Lussu, Frescura, Puccini e Soffici danno conto con lucidità, perché forestieri rispetto alle zone irredente, della decadenza dell’ideale post-risorgimentale, denunciando un netto strabismo tra l’ideologia popolare-demagogica praticata dai giornali e dai quadri di comando e le mitologie private messe in atto nella costruzione del ‘libro di guerra’.

Research paper thumbnail of Anatomia dell’epica da Tasso a Graziani

«Anatomia dell’epica da Tasso a Graziani» è il tentativo di svincolare il poema eroico tra la «Ge... more «Anatomia dell’epica da Tasso a Graziani» è il tentativo di svincolare il poema eroico tra la «Gerusalemme liberata» e la metà del Seicento dal paradigma crociano del “fallimento” Barocco. Il volume interroga oltre sessanta prove della narrativa in versi tra Cinque e Seicento (e, in margine ad esse, i paratesti: poetiche, trattati e commenti) sui versanti dell’unità del racconto, dell’inventio e dello stile per tracciare il percorso di un genere tra accettazione, resistenza e revisione dei modelli (non solo Tasso, ma anche Ariosto e Marino). All’origine della dilagante moda dell’epica vengono ravvisate tre direttrici critiche: l’assimilazione della modernità nel racconto storico-verisimile, l’integrazione dei nuovi modelli (quello diegetico di Tasso e quello stilistico di Marino), l’arricchimento dell’idea tassiana di racconto unitario con nuovi strumenti (come l’agnizione). Ciò che emerge è la straordinaria vitalità di un genere ingiusta-mente considerato al tramonto e che, al contrario, si dimostra ancora capace di produrre testi degni di attenzione e di studio.

Research paper thumbnail of «Né tempo mai, né rugine l’avulse». Proposte per una rilettura di Erasmo di Valvasone: canone, genere, diversità, ecologia, a cura di T. Artico, L. Ferraro, S. Giovine (Firenze, Franco Cesati, 2023)

Attraverso nove saggi di studiosi internazionali, il volume “«Né tempo mai, né rugine l’avulse». ... more Attraverso nove saggi di studiosi internazionali, il volume “«Né tempo mai, né rugine l’avulse». Proposte per una rilettura di Erasmo di Valvasone: canone, genere, diversità, ecologia” fornisce un bilancio complessivo di più di un secolo di critica sull’opera di Erasmo di Valvasone e apre nuove piste interpretative. Nella prima ideale sezione i contributi di taglio storico-critico e stilistico di Dal Cengio, Ferraro, Pavan, Sarnelli e Giovine rispondono al problema della contestualizzazione dell’autore nel panorama del canone letterario nazionale (italiano e della Serenissima). Nella seconda, quelli di Artico, Stella, Giovanardi Byer e Grootveld, attraverso molteplici approcci tematici, inquadrano alcune fondamentali questioni che emergono nella sua prassi scrittoria: la rappresentazione della diversità religiosa e di quella di genere, le strategie encomiastiche e il rapporto con la natura. Il risultato è un ritratto a tutto tondo di un autore che, pur dalla periferia, si rivela capace di un profondo ripensamento delle forme della tradizione.

Research paper thumbnail of Danese Cataneo, Amor di Marfisa

Stampato incompleto nel 1562, l’«Amor di Marfisa» è un testo cardinale nel panorama della narrati... more Stampato incompleto nel 1562, l’«Amor di Marfisa» è un testo cardinale nel panorama della narrativa in ottave del Cinquecento: in una stagione segnata in profondità dalla ricerca di un equilibrio tra le ragioni dell’epica antica e quelle del moderno romanzo di cavalleria, il poema di Cataneo si fa carico di fornire al «Furioso» una conclusione a regola d’arte, recuperando e proseguendo le fantasiose vicende dei paladini di Francia sullo sfondo storicamente vero della campagna di Carlo Magno contro i Longobardi. Le trame ariostesche maggiori e minori si vengono così a riannodare e comporre nel contesto dell’assedio di Pavia, l’evento culminante della discesa dei Franchi in Italia e l’omerico baricentro intorno a cui il poeta orchestra un racconto che per stile, temi e situazioni narrative prelude al modo epico-aristotelico della «Liberata». Nell’allegorica guerra contro i Longobardi ribelli all’autorità papale, l’eroina eponima incapperà nelle panie di Amore, finendo preda della passione per Guidone Selvaggio fino quasi a impazzirne: la vergine guerriera vivrà la propria vicenda nello scontro tra il desiderio e il rifiuto di cedere ai sensi, facendo del poema di guerra un teatro delle emozioni e aprendo una prospettiva sull’interiorità sconosciuta al «Furioso» e anticipatrice della «Liberata».

Research paper thumbnail of Viaggio e diversità nell’«America» (1650) di Girolamo Bartolomei

L’«America», stampata nel 1650, è il più organico e riuscito tentativo di realizzare una moderna ... more L’«America», stampata nel 1650, è il più organico e riuscito tentativo di realizzare una moderna epica di viaggio. Lungo i suoi quaranta canti e le sue oltre quattromila ottave si condensa e prende forma poetica tutta l’esperienza odeporica della prima modernità: i viaggi di Barents in cerca del passaggio a Nordest e quelli di Vasco da Gama verso l’India, le scoperte di Colombo e dei Caboto, le spedizioni portoghesi in Africa fanno da contrappunto all’itinerario sapienziale, spirituale e religiosamente eroico di Amerigo Vespucci per il Brasile, la terra promessa dove fondare un nuovo impero della fede. Riagganciandosi ai grandi modelli classici e rinascimentali, da Omero ad Ariosto e Tasso, Bartolomei crea uno tra i più succosi frutti dell’epica volgare, a metà tra la monumentalità dell’antico poema e l’affermazione del nuovo paradigma della conquista tra scienza e fede.

Research paper thumbnail of «Al suon de’ mormoranti carmi». Magia e scienza nell’epica tra Cinque e Seicento, a cura di T. Artico e A. Chiarelli

Vecchiarelli Editore, Series “Cinquecento. Testi e Studi di letteratura italiana”, Studi, 59, 2019

Tema tanto affascinante, quanto imprevedibile, la magia rappresenta una cifra capitale per addent... more Tema tanto affascinante, quanto imprevedibile, la magia rappresenta una cifra capitale per addentrarsi nel complesso mondo della scrittura epico-cavalleresca del Rinascimento e del Barocco: da Boiardo al Seicento inoltrato essa si ripropone con costanza, accompagnando l’evoluzione del genere e, più alla larga, di tutta la cultura occidentale.
Gli studi offerti in questa sede, adottando metodologie di lettura storico-letterarie affini tra loro, affrontano la questione dell’uso e della funzione della magia nel poema in ottave, nelle intercapedini di un discorso che è complicato dall’affacciarsi delle novità scientifiche. Tra polemica e fascinazione, la magia inonda le ottave della tradizione italiana che si affaccia sulla prima modernità. I saggi qui proposti ne studiano il labirintico itinerario, attraverso l’analisi di singoli casi riconosciuti come emblematici di tendenze ben definite e altamente rappresentative: il disincanto di Ariosto, l’inquietudine di Tasso, la seduzione (tutta estetica) di Marino, sono alcuni tra i punti di vista di una scena tanto ricca, quanto frastagliata, ma sempre incline a conferire un ruolo centrale al tema magico.
Nel volume figurano contributi di: Fabio Giunta, Sonia Trovato, Donato Verardi, Angelo Chiarelli, Tancredi Artico, Alessandro Regosa, Francesco Samarini, Federico Contini, Rosaria Antonioli, Mauro Sarnelli, Nuria Sabatini.

Research paper thumbnail of Novelliere Mediterraneo, Preface di John Tolan, a cura di T. Artico

I libri di Emil - Odoya, Series “Universitariae”, 31, 2019

Come si definisce la diversità musulmana nella novella del Cinquecento? In che misura la scrittur... more Come si definisce la diversità musulmana nella novella del Cinquecento? In che misura la scrittura si smarca dai vincoli dell’opinione comune e della tradizione letteraria? Si possono trovare, in un’epoca di grandi problemi interculturali, i bagliori di un moderno relativismo? Su queste domande poggia l’analisi, volutamente pesata su un vasto corpus di testi, del «Novelliere Mediterraneo», che raccoglie in un’antologia testi tratti dai più importanti novellieri del Cinquecento, introdotti da una panoramica critica e corredati di una profonda discussione bibliografica e di commento.
La scelta antologica e la lettura analitica che la motiva intendono dialogare con le recenti acquisizioni bibliografiche sul tema della diversità religiosa, al fine di mettere in luce un bagaglio di conoscenze che viene tendenziosamente oscurato nelle letture moderne: bollata da molti come manifesto di una sempre crescente intolleranza pre-moderna, la novellistica esprime invece un alto grado di complessità quando tocca il tema dell’Altro, a cui è bene accostarsi per scoprire valori e soluzioni da trasmettere al presente.

Research paper thumbnail of Itinerari dell’epica barocca. Modi, modelli e forme nella prima metà del Seicento

Ingiustamente svalutato dalla critica ottocentesca e post-crociana, il genere epico-cavalleresco ... more Ingiustamente svalutato dalla critica ottocentesca e post-crociana, il genere epico-cavalleresco dopo Tasso è in realtà una miniera aurifera, e in larghissima parte ancora non trivellata, per gli studi sulla letteratura del Barocco, nonché un crocevia fondamentale per comprendere lo sviluppo della moderna narrativa lunga. Nell’arco dei primi cinquant’anni del Seicento, sull’onda della clamorosa fortuna della «Gerusalemme liberata», incontrastato punto di partenza di ogni discorso teorico e pratico, la vicenda del poema eroico si dimostra eccezionalmente vitale, venendo a coinvolgere un numero infinito di autori, desiderosi di rinnovarne i modi e perfezionarne le forme. Questo ricco quadro di proposte viene letto nel presente volume in un’ottica contraria a quella della critica novecentesca, non in nome della disgregazione delle poetiche bensì alla luce di un loro consolidarsi, fino ai risultati di eccezionale caratura della metà del secolo. Si profila, a dispetto della lettura sincopata, per casi, un itinerario nitido, in cui la teoria dialoga fruttuosamente con la pratica della scrittura in ottave, anche laddove questa – è il caso di Marino – si dichiara palesemente anti-epica.

Research paper thumbnail of La fortuna del Tasso eroico tra Sei e Settecento. Modelli interpretativi e pratiche di riscrittura, a cura di T. Artico ed E. Zucchi, Alessandria, Edizioni dell’Orso

Edizione dell'Orso, Series “Manierismo e Barocco”, 22

Il volume ripercorre la storia della fortuna del poema tassiano nel teatro e nell’epica del Sei e... more Il volume ripercorre la storia della fortuna del poema tassiano nel teatro e nell’epica del Sei e del Settecento seguendo un duplice percorso: da una parte esamina numerosi casi, più o meno noti, di precise rifunzionalizzazioni dell’epopea del Tasso, indagando le modalità in cui esse prendono corpo in periodi e contesti culturali differenti; dall’altra avvia una riflessione che appare sempre più cruciale, nel panorama degli studi contemporanei, sull’impatto decisivo della «Liberata» nello sviluppo della teoria sei-settecentesca dei generi letterari. Il poema tassiano non costituisce soltanto uno snodo ineludibile, in sede teorica, per i protagonisti seicenteschi dell’epica italiana, restii a recitare la parte degli epigoni o degli imitatori, ma condiziona anche l’evoluzione del teatro sei-settecentesco, producendo, tanto in Italia quanto in Francia, una torsione della tragedia e del dramma per musica verso l’epica, di cui non sempre è stata rilevata l’importanza.

Research paper thumbnail of Girolamo Graziani, ‘Il conquisto di Granata’, edizione commentata a cura di T. Artico, indici a cura di Monica García Aguilar

STEM Mucchi Editore

Il «Conquisto di Granata» è senz’ombra di dubbio il capolavoro dell’epica seicentesca, e il terzo... more Il «Conquisto di Granata» è senz’ombra di dubbio il capolavoro dell’epica seicentesca, e il terzo grande poema della tradizione eroica italiana assieme al Furioso e alla Liberata. Edito nel 1650, fu ristampato altre sei volte nella seconda metà del secolo, e godé di fortuna indiscussa, fino alle soglie del Novecento, tanto presso il pubblico quanto in sede critica. Lungo i suoi ventisei canti si narra, con stile teso e raffinato, tra continui colpi di scena, la fase conclusiva della ‘Reconquista’, terminata con l’espugnazione della capitale del regno di Al Andalus (1492), genialmente connessa, per il tramite di Colombo ed Hernan Cortés, a quella iniziale della ‘Conquista’ americana. È un grande racconto d’avventura, d’amore e di guerra, vicino alla sensibilità del romanzo di Sette e Ottocento ma rispettoso delle regole dell’epica rinascimentale, in grado di riassumere e sublimare la migliore tradizione narrativa occidentale da Omero a Marino. Di tutto ciò danno conto i paratesti critici, che mostrano la sagace arte di Graziani di dialogare, in filigrana alla narrazione, con la più alta letteratura europea antica e moderna, fino a costruire un poema che è, più che un semplice racconto, un capolavoro dell’ingegno.

Research paper thumbnail of From the Front. Zibaldone della Grande Guerra

Aracne editore, Series “Tempus. Le forme della memoria”, X, 2017

Seen a century later as one enormous theatre, Europe’s battlefields had been the stage of an incr... more Seen a century later as one enormous theatre, Europe’s battlefields had been the stage of an incredible drama. In this context, roles disappeared substituted by a universal pain that erased enmities: from Turkish to Australia, from Canada to Hungary, England, US, Germany, Belgium, Italy and Catalonia, soldiers’ records narrate the experience of a shared hell, lived with no difference between opposite flags. This Zibaldone tries to retrace this worldwide feeling through the recollection of excerpts of diaries and letters from the fronts.

Research paper thumbnail of Mario Puccini, ‘Davanti a Trieste’, Prefazione di S. Ramat, a cura di T. Artico

Ugo Mursia Editore, Series “Testimonianze fra cronaca e storia”, 2016

Settembre 1916, Carso. Fresco di nomina al grado di sottotenente, Mario Puccini entra in zona d’o... more Settembre 1916, Carso. Fresco di nomina al grado di sottotenente, Mario Puccini entra in zona d’operazioni con il II battaglione del 47° reggimento. Inizia la terribile avventura in prima linea che darà vita alle Esperienze di trincea, una collana di pezzi giornalistici (editi su Il Mondo) di taglio autobiografico riscritti e organizzati, ad armi deposte, nel diario Davanti a Trieste. Nel settore che si distribuisce tra Oppachiasella e Nova Vas, sulla linea conquistata con la Sesta battaglia dell’Isonzo, si svolgono i fatti del plotone che Puccini registra con l’occhio dell’uomo di lettere: ne scaturisce un racconto per quadri, distribuito tra il settembre e il novembre del 1916, nel quale si alternano voci e personaggi a raccontare la vita del soldato semplice. Una storia dal basso (che per l’usus scribendi ricorda uno dei grandi capolavori della letteratura di guerra, Il fuoco di Henri Barbusse) che è anche – come fa presente la lettera di prefazione anteposta al libro – un pegno d’amicizia a quei sottoposti diretti con amore paterno dal sottotenente nella baraonda del conflitto. Senza adagiarsi sulla postura intellettuale che spesso si avverte nella memorialistica di guerra, il letterato marchigiano anima un racconto che all’insegna della sincerità scava nella memoria per arrivare a un congedo, a una sorta di personale resa dei conti con l’esperienza di guerra, e che si chiude su una nota di rimpianto per la mancata partecipazione emotiva (ma la complicità è evidente), imposta dal rapporto gerarchico, alla vita dei propri uomini. Un commiato malinconico che chiude un’opera notevolissima, scritta da una penna in grado di variare, con la precisione del grande autore, il registro dello stile e dei contenuti dal basso della noiosa quotidianità in prima linea alla concitazione dell’assalto e alla riflessività del riposo nelle retrovie.

Research paper thumbnail of Essere corpo. La Prima guerra mondiale tra storia e letteratura

LINT Editoriale, 2016

Senza pretendere di sbrogliare un’intricata matassa di questioni etiche ed estetiche, questo libr... more Senza pretendere di sbrogliare un’intricata matassa di questioni etiche ed estetiche, questo libro offre un attraversamento obliquo, guidato da un approccio tematico, dell’esperienza testimoniale della Prima Guerra. Dialogando a distanza con le categorie e con i generi, le cui griglie si adattano con difficoltà su un fenomeno tanto complesso, propone sondaggi da vari modi di scrivere (letterario, privato, epigrafico) che è anche, dopo cent’anni, un confronto tra la percezione immediata dell’evento e la memoria posteriore.
Il corpo è tanto un tema, sul quale si producono le più diverse variazioni, quanto, da un punto di vista nietzschiano, un «grande sistema di ragione» – forse il solo in grado di comprendere nelle maglie larghe delle sue regole la catastrofe effettiva del conflitto. Posto oltre i limiti di quella razionalità positiva d’ascendenza illuminista che, a detta di molti, fu alla radice del disastro, è qui riconosciuto come il veicolo utilizzato per ristabilire una struttura di significato e arginare la follia della «crociata apocalittica» (così la chiamò Céline).
Di questo complesso di norme danno un saggio e un primo affresco i contributi di questo volume, selezionati nel tentativo di estendere le migliori applicazioni di una gnoseologia del corpo nata nell’era digitale (tra storia della letteratura, filosofia politica e storiografia) a un oggetto di studio passatole inosservato, che presenta straordinarie e inquietanti affinità con il presente, prima fra tutte l’azzeramento materiale della società contemporanea.

Research paper thumbnail of L’angoscia dell’encomio. L’Anversa conquistata di Fortuniano Sanvitali (1609) e altri versi per Alessandro Farnese

L’articolo prende in considerazione il corpus di scritti encomiastici dedicati ad Alessandro Farn... more L’articolo prende in considerazione il corpus di scritti encomiastici dedicati ad Alessandro Farnese all’indomani della sua trionfale campagna nelle Fiandre. Le imprese del duca di Parma, culminate nel 1585 con la riconquista di Anversa, sono oggetto, nello specifico, di due poemi d’impianto post-tassiano: l’anonima «Anversa liberata» (in passato erroneamente attribuita a Marino) e l’«Anversa conquistata» di Fortuniano Sanvitali (a stampa nel 1609). L’articolo rileva e indaga l’attrito che, in questi testi, viene a crearsi tra genere letterario e finalità celebrativa, tra convenzioni epico-cavalleresche e rappresentazione di una guerra moderna, ambientata nel presente (in violazione dei precetti tassiani) e ricca di aspetti strategici, tecnologici e celebrativi squisitamente tardo-cinquecenteschi.

Research paper thumbnail of La prima traduzione dei «Lusíadas» in Italia: il canto X dell’«America» di Girolamo Bartolomei (1650)

Giornale Storico della Letteratura Italiana, 2021

Il presente articolo discute della prima traduzione in italiano dei «Lusíadas» di Luis de Camões ... more Il presente articolo discute della prima traduzione in italiano dei «Lusíadas» di Luis de Camões al fine di rivedere l’assunto secondo cui essa sarebbe la «Lusiada italiana» (1658) di Carlo Antonio Paggi e di concedere invece la palma al canto X dell’«America» (1650) di Girolamo Bartolomei. Il confronto tra il poema di Camões e quello di Bartolomei dimostra come il canto X sia una riscrittura dei «Lusíadas» in miniatura, che rispetta la vicenda narrata nel testo di partenza e aggiunge una cospicua serie di novità. Bartolomei irrobustisce il testo di partenza proprio laddove esso è carente, e cioè la descrizione particolareggiata delle terre appena ritrovate da Vasco da Gama (la costa orientale dell’Africa; il Malabar) e dei costumi delle genti che vi abitano. Il risultato, ottenuto usando le stesse fonti cronachistiche di Camões (l’«Asia» di João Barros, l’«Historia dell’Indie orientali» di Fernão Lopes de Castanheda e il «Libro di Odoardo Barbosa»), è un testo di grande efficacia descrittiva e che sposta il racconto del viaggio di Vasco da Gama da un’epica della conquista a un’epica della conquista spirituale.

Research paper thumbnail of L’epica degli «Ecatommiti». La fortuna di alcune novelle giraldiane tra la «Gerusalemme liberata» e il Seicento, “Studi giraldiani. Letteratura e teatro”, VI (2020), pp. 33–66

Partendo dalle recenti sistemazioni critiche sull’opera del Giraldi novellista, il presente artic... more Partendo dalle recenti sistemazioni critiche sull’opera del Giraldi novellista, il presente articolo mira a compiere un primo scavo circa la fortuna degli “Ecatommiti” nell’epica del Cinque e Seicento. Primo tra gli autori in qualche misura interessati alle cento novelle è Tasso, che accoglie qualche suggestione scenica nella “Gerusalemme liberata”, nei canti II, VIII e XX: gli “Ecatommiti” si dimostrano un più che discreto filtro per l’adattamento alla modernità letteraria di motivi classici. L’anamorfosi di motivi epici e il gusto per il melodrammatico sono materia di interesse per gli autori del Seicento: da Francesco Bracciolini a Tomaso Stigliani, gli “Ecatommiti” si conquistano uno spazio rilevante nell’epica barocca.

Starting from the recent critical observations on the work of the novelist Giraldi, this article aims to provide a first research on the reception of the “Ecatommiti” in the 16th and 17th centuries epic. Tasso was the first author who was – to some extent – interested in these hundred short stories. He welcomes some moral and scenic suggestion in the “Gerusalemme liberata”, in cantos II, VIII and XX. The “Ecatommiti” prove to be a more than discreet filter for adapting to the literary modernity of classic themes. The anamorphosis of epic themes and the taste for melodramatic contents are a matter of interest for the authors of the seventeenth century: from Francesco Bracciolini to Tomaso Stigliani, the Ecatommiti gain a relevant space in the Baroque epic.

Research paper thumbnail of Dalla parte di Tasso. Bracciolini nel cimento dell’epica, “Studi Tassiani”, LVII (2019), pp. 203–219

Studi Tassiani, 2019

The epic poem “Croce racquistata” (1618) by Francesco Bracciolini is one of the most fitting exam... more The epic poem “Croce racquistata” (1618) by Francesco Bracciolini is one of the most fitting example of the extraordinary fortune of Torquato Tasso’s Gerusalemme liberata throughout the Seventeenth Century. In this article, I deal with “Croce racqusitata” in order to point out Bracciolini’s negotiation between imitation and challenge of its model. At odds with past critics, I demonstrate that “Croce racqusitata”’s narrative structure is akin to “Gerusalemme liberata”’s one. In the wake of Tasso, Bracciolini moulds a main plot from which the entwined subplots triggered off. The discrepancy with “Gerusalemme liberata” lays in the amount of subplots, which are consistently increased by Bracciolini.

Research paper thumbnail of La “Aquilea distrutta” di Belmonte Cagnoli: analisi del testo e vicende compositive

Seicento & Settecento, 2019

“Aquilea distrutta”, firstly published in 1625, is an important case of imitation of Tasso’s “Lib... more “Aquilea distrutta”, firstly published in 1625, is an important case of imitation of Tasso’s “Liberata”, because it tends to undermine the system of Tasso’s epic from within. This article aims to explore the ways in which the poem is constructed between contesting the model and autonomous innovative thrusts, through the analysis of the tale, and on the ecdotic level, its compositional itinerary.

Research paper thumbnail of Preliminari per un discorso su Marino classico. Intorno alla polemica sull’«Adone»

Studi (e testi) italiani, 2017

Usually considered as a vulgar and unproductive rivalry, the debate around Marino’s Adone has bee... more Usually considered as a vulgar and unproductive rivalry, the debate around Marino’s Adone has been, in truth, a crucial moment for the history of the epic genre during the Seventeenth Century: it could be considered, measured up to the quarrels around Ariosto’s Orlando furioso and Tasso’s Gerusalemme liberata, as the third great discussion about the genre’s form and contents, and a concrete step for the development of its’ theoretical foundations in the central part of the century. As Ariosto’s and Tasso’s poems, Marino’s Adone become the vehicle for an extended discussion; but it was also a dangerous precedent for those who wanted to impose their personal vision of literature, like Tommaso Stigliani.
So this article, following the instruction given for Ariosto by Daniel Javitch in Proclaiming a classic, is going to read the most important polemic texts, consider them as part of a process of canonization and not simply as a violent offensive to Marino.

Research paper thumbnail of Danese Cataneo, «felicissimo spirito» nelle carte tassiane.  L’«Amor di Marfisa» e la «Gerusalemme liberata»

Italianistica Debreceniensis, 2017

Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem «Amor di Marfisa» had a wide but underval... more Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem «Amor di Marfisa» had a wide but undervalued influence in Torquato Tasso’s masterpiece, «Gerusalemme liberata». In this short essay I’ll provide the necessary evidences to demonstrate the existence of a deep connection between those two poems, and establish how it is organized. In particular, Cataneo’s literary legacy, which is underlined by a long list of quote, is strongly perceptible for what concerns the expression of feelings and thoughts. «Amor di Marfisa», in this regard, gives to the young Tasso an unusual example of epic poem interested in characters’ psychology: aspects such as the self-analysis and the fragmentation of the ego are underrated in Ariosto’s «Orlando furioso» and the other Italian poems in ottava rima, whereas they are fundamental in Cataneo’s poem. More than just an example, it represents for Tasso a training ground and a mine, where he founds themes and lexicon that later will be used in «Gerusalemme liberata».

Research paper thumbnail of “Si va avanti, ma Trieste non si prende mai!”. L’irredentismo al battesimo del fuoco

Zibaldone. Estudios Italianos, 2018

Italian irredentism surely represents an intriguing case of study in the consistent amount of ide... more Italian irredentism surely represents an intriguing case of study in the consistent amount of ideas promoted as positive by the propaganda in the years before World War I and then, after the war experience, renounced. Irredentism, indeed, was deeply rooted both in literature’s and journalism’s rhetoric before 1915, but during the war it was rejected from the literary field: authors like Frescura, Lussu, Puccini and Soffici underline the decadence of Resurgence’s idealisms, and denounce a deep discrepancy between the mystified ideologies used by the newspapers and the High Command, and their destruction in the private war’s testimonies.
Tra i molti concetti seminati dalla propaganda prebellica per indirizzare la volontà popolare poi sconfessati dalla realtà di guerra, l’irredentismo costituisce sicuramente un singolare caso di studio: radicatosi profondamente nel tessuto retorico della letteratura e del giornalismo, fu, alla prova del fronte, rinnegato dalla prima e praticato dal secondo. Autori come Lussu, Frescura, Puccini e Soffici danno conto con lucidità, perché forestieri rispetto alle zone irredente, della decadenza dell’ideale post-risorgimentale, denunciando un netto strabismo tra l’ideologia popolare-demagogica praticata dai giornali e dai quadri di comando e le mitologie private messe in atto nella costruzione del ‘libro di guerra’.

Research paper thumbnail of ‘Barbaro è di costume, empio di fede’? Sul nativo americano nell’epica del Seicento

Incontri, 2017

The goal of this article is to investigate two opposite approaches in the representation of the n... more The goal of this article is to investigate two opposite approaches in the representation of the native American in the seventeenth century and how they are connected with the literary theories, starting from the example two Italian epic poems. The first, Stigliani’s Mondo Nuovo, joins the ideology of Homer’s Iliad and of the Spanish Empire, so gives a negative idea of the native, seen like a brute and unholy follower of Satan. The second, Girolamo Bartolomei’s America, it’s based on the scheme of Odissey and on the philanthropic theories of Bartolomé de Las Casas, so it describes the native as a pure man, corrupted by the brutality of the conquerors. These two perspectives are related with a problem of literary theory, which involved the role of Homer’s Odissey: with this survey on the representation of the native it’s possible to demonstrate that there’s a forgotten archetype in modern epic, in addition to the prevailing Iliad, and the importance of his recognition for the comprehensions of literature.

Research paper thumbnail of L’angoscia dell’encomio. L’«Anversa conquistata» di Fortuniano Sanvitali (1609) e altri versi per Alessandro Farnese

Filologia & Critica, 2016

L’articolo prende in considerazione il corpus di scritti encomiastici dedicati ad Alessandro Farn... more L’articolo prende in considerazione il corpus di scritti encomiastici dedicati ad Alessandro Farnese all’indomani della sua trionfale campagna nelle Fiandre. Le imprese del duca di Parma, culminate nel 1585 con la riconquista di Anversa, sono oggetto, nello specifico,
di due poemi d’impianto post-tassiano: l’anonima «Anversa liberata» (in passato erroneamente attribuita a Marino) e l’«Anversa conquistata» di Fortuniano Sanvitali (a stampa nel 1609). L’articolo rileva e indaga l’attrito che, in questi testi, viene a crearsi tra genere letterario e finalità celebrativa, tra convenzioni epico-cavalleresche e rappresentazione di
una guerra moderna, ambientata nel presente (in violazione dei precetti tassiani) e ricca di aspetti strategici, tecnologici e celebrativi squisitamente tardo-cinquecenteschi.

Research paper thumbnail of Un imperfetto capitano nell’epica barocca:  il «Boemondo» di G.L. Sempronio come antitesi di Goffredo

AIC, 2015

This article considers the heroes’ literary form in the epic of the 17th century and their cultur... more This article considers the heroes’ literary form in the epic of the 17th century and their cultural and literary value since the case of the «Boemondo», one of the most important poems written after the «Gerusalemme liberata». The study of the text’s narratology and its topoi shows that the lack of confidence in the politician, as a consequence of a diffuse feeling of disillusion, affects the way of organizing the narration. Even in the epic context, the narration follows centrifugal principles that are close to Marino’s «Adone» and tends towards the condottiere’s distinctive features, without the ethical traits of Tasso’s Goffredo. The case of Sempronio testifies that the historical and cultural change of the hero in courtier is present not only in the comic writing but even in the epic one, that keep one’s distance from those positions trusting to the prince’s rectitude and typical of the 16thcentury.

Research paper thumbnail of Teoria e prassi del comico nell’epos tra fine Cinquecento e primo Seicento

Dai libelli difensivi di Bardi, Orazio Ariosti e dei Crusconi, che rispondono ai precisi stimoli ... more Dai libelli difensivi di Bardi, Orazio Ariosti e dei Crusconi, che rispondono ai precisi stimoli di Camillo Pellegrino, la presenza del comico nella riflessione sull’epos si fa rilevante, come elemento utile per danneggiare la credibilità della controparte polemica. In questa stessa funzione passa al Seicento, dove i teorici maggiori ne fanno uso per dimostrare la superiorità dei moderni sugli antichi, approntando al contempo anche una prima casistica di topoi e motivi utile per lo sviluppo dell’eroicomico. Benedetto Fioretti e, soprattutto, Paolo Beni, testimoniano, con affondi sulla categoria del costume, di una dicotomia netta, che tuttavia la pratica della scrittura sembra, in alcuni casi non irrilevanti, rifiutare: il Mondo Nuovo di Stigliani, i vari poemi di Francesco Bracciolini, e l’Atestio di Pio Enea Obizzi (questi i tre casi di studio che intendo sondare) si contraddistinguono per la presenza di palesi marche comiche, dando l’idea di uno sviluppo particolare della scrittura eroica, parzialmente incongruente con la lezione di Tasso.
Senza voler giungere a conclusioni generali (l’epica magnifica resiste), il fine del mio intervento è quello di dimostrare che lo sviluppo dell’epos sia tutt’altro che regolare, ricostruire la genesi di questa irregolarità tra teoria e pratica, sottolineando la dualità tra le sistematizzazioni astratte e la scrittura vera e propria, e infine proporre un uso del comico (relativamente al costume) come categoria ermeneutica per l’epica seicentesca che sostituisca, in parte, quella ormai inattuale di ‘tassiano’.

Research paper thumbnail of Schede per la fortuna del Bracciolini epico (1605-1650)

Dal 1605, anno della prima edizione della ‘Croce racquistata’, Francesco Bracciolini comincia un’... more Dal 1605, anno della prima edizione della ‘Croce racquistata’, Francesco Bracciolini comincia un’ascesa che lo porterà ad assumere un ruolo di fondamentale importanza sul palcoscenico dell’epica italiana: nel corso del seguente trentennio il suo tavolo di lavoro si arricchirà di altri due testi, la ‘Bulgheria convertita’ e la ‘Roccella espugnata’, venendo di fatto a essere uno tra i più ricchi del panorama nazionale, foriero di valide proposte per una rilettura dell’eredità tassiana e guardato con interesse dai poeti eroici coevi.
Il corpus d’autore, tuttavia, non è mai stato considerato né per la sua importanza assoluta, né per quella relativa al genere epico seicentesco. In tal senso, sembra necessario sanare perlomeno la seconda lacuna, sondando l’impatto teorico e pratico che questi tre poemi ebbero presso i contemporanei. Un esame di testi e paratesti rivela che la poesia in ottave di Bracciolini fu realmente competitiva con la proposta del suo personale nemico, Marino, e che lasciò tracce concrete in varie opere teoriche e poemi eroici successivi. In particolare, sono documenti di eccezionale validità il trattato dell’‘Epopeia’ di Giulio Cesare Grandi e il ‘Conquisto di Granata’ di Girolamo Graziani: nel primo la ‘Roccella espugnata’ viene spesso presa come perfetto esempio moderno di poema, in nome di una teoria dell’epica di stampo classicistico contraria al Barocco marinista; nel secondo, la ‘Croce racquistata’ è sottoposta a scandagli puntuali per ciò che riguarda temi e lessico, che dimostrano come Graziani, considerandola un tassello importante nel mosaico delle fonti, la ritenesse degna di stare nel novero della migliore epica moderna che sintetizza nel proprio poema.
Partendo da questi due testi e ampliando poi ad altri casi, si intende fornire un resoconto il più dettagliato possibile dei lasciti dell’opera epica braccioliniana, dimostrandone così la centralità in un canone di ampie dimensioni.

Research paper thumbnail of Sulla fortuna di un modello narrativo: Tasso, Ovidio e la tradizione tardo-cinquecentesca

Research paper thumbnail of L’organizzazione del dissenso nell’epica di Cinque e Seicento: topoi, motivi, obiettivi

Anche l’epica, che dello Stato è strumento culturale per l’organizzazione del consenso (Quint, Ep... more Anche l’epica, che dello Stato è strumento culturale per l’organizzazione del consenso (Quint, Epic and empire, 1993), ammette nel suo perimetro a prima vista compatto infiltrazioni di critica e risentimento nei confronti del potere. Nel caso italiano, già a partire da Ariosto e, in maniera più compiuta, da Tasso, si sviluppa una topica del dissenso, necessaria per nascondere e isolare le zone di conflitto e limitarne le potenzialità disgreganti sul tessuto ideologico dell’opera. Le finzioni più in uso sono quelle del pastore, figura auctoris che consente una sortita dall’impersonalità del racconto epico e un ritorno sulla scena della prima persona (dalla Gerusalemme liberata transita ai poemi di Bracciolini e Graziani), e del sedizioso, nel quale i germi di critica diventano importanti in ottica narratologica per il peso che, come funzione, ha sulla struttura della fabula, dove agisce come oppositore al potere centrale del capitano rivelando la sua carica negativa (di nuovo in Tasso, e sul suo modello in Strozzi e Stigliani).
I bersagli, da guardare attraverso la lente biografica e ideologica, sono due: la corte, contro cui si sfoga il risentimento personale (Tasso, con modi non sempre lineari, come mostrato da Zatti, L’uniforme cristiano e il multiforme pagano, 1983, e il caso clamoroso di Graziani), e la Spagna, detestata per la sua politica imperialistica per quanto formalmente omaggiata, contro la quale agisce un rancore più profondo, non così dissimile dalla «malinconia» di cui parla Butler (Precarious life, 2004).
A partire da questi due spunti, che in parte mostrano come si possa applicare a testo una teoria della violenza, se ne metterà in evidenza l’evoluzione storica in un percorso che a partire da Tasso conduce, in modo incrementale, al Seicento, che nei suoi migliori esponenti epici sembra adombrare un venir meno degli equilibri rinascimentali dell’opposizione in nome di un più aperto dissenso.

Research paper thumbnail of Disdegnando Guido? Cavalcanti dalla ‘Vita nova’ alla ‘Commedia’

Research paper thumbnail of Sodali o detrattori? Problemi strategici nelle difese dell’‘Adone’

Considerata usualmente come uno sterile scambio di accuse personali, la polemica sull’‘Adone’ è i... more Considerata usualmente come uno sterile scambio di accuse personali, la polemica sull’‘Adone’ è in realtà il terreno di scontro fondamentale per le vicende dell’eroico seicentesco: molto più che semplice acrimonia tra nemici personali, è il terzo grande momento di discussione degli statuti del genere dopo le cinquecentesche diatribe intorno all’‘Orlando furioso’ e alla ‘Gerusalemme liberata’, nonché quello che ne segnerà il destino in maniera netta fino all’epilogo del secolo, quando al Barocco subentrerà l’Arcadia.
Come ogni grande testo, l’‘Adone’ diventa il veicolo per un profondo ripensamento della teoria letteraria da un lato e, dall’altro, un pericolo per coloro che la vorrebbero determinare in maniera autonoma e su altre basi. Così si spiegano le reprimende di Stigliani, il cui ‘Occhiale’ tuttavia apre il proprio ventaglio argomentativo (fatto di teoria e commento, come tutti gli altri testi in gioco) intorno a un presupposto, discusso con faciloneria, che rappresenta la spada di Damocle sulla canonizzazione dell’‘Adone’, cioè che si tratti di un poema eroico.
Il tema diventa da subito un affare spinoso per i difensori, sospesi tra un’ammissione che significherebbe portare dentro l’epica i principi del suo disfacimento, e una difesa moderata che lasci aperti gli spiragli per un prosieguo del genere. Alcuni avvocati dell’‘Adone’, quelli che non hanno alcun tipo di ambizione pratica, ne fanno banalmente un poema epico, applicando nella teoria e nel commento al testo una serie di strategie di lettura già viste nella polemica su Ariosto e di cui intendo dare conto; altri, che cercheranno di dare un apporto al genere scrivendo in ottave, rifiutano invece di accettare il poema di Marino come tale, architettando difese sottili intorno ad altri principi.
Nel ricostruire un quadro preciso della questione, il primo del genere, arriverò a una valutazione delle spinte sotterranee che ne stabiliscono gli itinerari e fornirò i cardini tecnici per un suo più preciso inquadramento. Ciò che intendo dimostrare è come la situazione sia molto più frastagliata di quella dipinta dalla critica (che vede una sorta di scontro bipartisan tra Stigliani e i sodali, e rifiuta di indagare in modo serio la vicenda) e di come sia tale in ragione dell’importanza enorme della posta in gioco, che necessita fortemente di venir riabilitata.

Research paper thumbnail of «Solo cenere e sangue»: il corpo attraverso la memorialistica della Prima guerra mondiale

Il corpo, un tema quasi ossessiva nel secondo Novecento, è una presenza centrale nella memorialis... more Il corpo, un tema quasi ossessiva nel secondo Novecento, è una presenza centrale nella memorialistica della Prima Guerra: animalesco, dilaniato, impotente, si erge al centro della scena nella maggior parte delle testimonianze, senza distinzione di fronti. È, si può dire, uno dei lasciti del conflitto alla mentalità moderna, per aggiungere un tassello all’indagine di Paul Fussell: la rilevanza del corpo come oggetto narrativo e cognitivo ha come momento palingenetico la guerra, che fu il primo e traumatico momento di contatto dell’uomo con la nuova società industriale e con i suoi mezzi.

Research paper thumbnail of Navigatore e condottiero: Cristoforo Colombo tra conquista e ‘Reconquista’ nell’epica del Seicento

Con il presente intervento si intende seguire la tortuosa evoluzione poetica del personaggio di C... more Con il presente intervento si intende seguire la tortuosa evoluzione poetica del personaggio di Cristoforo Colombo all’interno dell’epica seicentesca. In questo genere (e non solo, dunque, nel suo ricco filone «americano») il genovese viene trasfigurato da navigatore a capitano d’arme, in linea con un progressivo avvicinamento logico e narrativo tra conquista del Nuovo Mondo e Reconquista spagnola. Dopo che Tasso aveva fissato la storia medievale come argomento esclusivo dell’epica, influenzando in maniera quasi assoluta il panorama letterario italiano per oltre un cinquantennio, l’Ammiraglio e la sua impresa diventano il perno di un tormentato e mai riconosciuto movimento dell’epos verso soggetti moderni, su cui si forniranno delle coordinate.
Si vuole dunque dare conto di ciò seguendo i cortocircuiti che si creano intorno alla figura del genovese: la necessaria interazione di realtà storica e modelli letterari (in particolare, nonostante le differenze genetiche con l’epica «americana», quelli di Goffredo e della Gerusalemme liberata) porta ad una definizione complessa del personaggio, saggio viandante ma anche eroe guerriero, un fenomeno per cui questa produzione narrativa fu oggetto di critica già nel Seicento. A partire dai primi esperimenti, per lo più incompleti e dei quali si darà solo qualche cenno dove necessario, si focalizzerà l’attenzione sul poderoso Mondo Nuovo di Tommasi Stigliani (1628) e sul Conquisto di Granata (1650) di Girolamo Graziani, nel quale si salda il passaggio da argomenti narrativi medievali a moderni.

Research paper thumbnail of L’«atleta di Dio». Un percorso del poema sacro tra Cinque e Seicento

La figura del santo assisiate ha un peso di non poco conto nelle vicende del poema sacro, un sott... more La figura del santo assisiate ha un peso di non poco conto nelle vicende del poema sacro, un sottogenere delle’epica che affonda le proprie radici nel Manierismo tardo cinquecentesco e ha uno sviluppo eccezionale nel primo trentennio del Seicento: a lui sono dedicati ben quattro testi, a cavallo tra il 1595 e il 1623, che seguono gli indirizzi e le logiche del genere narrativo dopo Tasso. Si tratta di quattro prodotti tra loro autonomi, per forma e modalità di scrittura, che tuttavia condividono il tentativo di inserire tra gli argomenti dell’epica “alta” la vita del santo, modello di perfezione degno - in un contesto in cui la figura del cavaliere medievale andava mutando, in direzione del miles Christi e al contempo del gentiluomo di corte - di reggere il confronto con gli eroi classici.
L’epica, che per caratteristiche genetiche mira alla compiutezza della vicenda e al possesso della storia, ben si prestava all’inserimento dell’agiografia tra le sue tematiche, ma si rese necessario oltre un ventennio dal primo esperimento tardo cinquecentesco, «Il serafico San Francesco» di Garibbi, al grande risultato del «San Francesco, overo Gierusalemme celeste acquistata» di Gallucci, a riprova di un percorso poetico intorno alla vita del santo tutt’altro che rettilineo. Tutto si gioca intorno al confronto e all’accettazione dei modelli moderni della narrativa in ottave (una dialettica risolta, faticosamente, solo da Gallucci), fatto che apre a una gamma di problemi che intersecano la narratologia, la retorica e il rapporto con la storia e che si inseriscono perfettamente nel percorso del genere narrativo dopo la «Gerusalemme liberata». All’iniziale rigetto, infetti, si sostituisce una progressiva accettazione e infine un libero riutilizzo del modello tassiano.

Research paper thumbnail of «Perch’ei tentò d’imporre il giogo a Sparta»: timori tirannici nel dittico ‘Alcippe spartano’-‘Furio Camillo’ di Ansaldo Cebà

a cura di MARGHERITA MANNINO e ANDREA TONIN 16.45-17.30 COMUNICAZIONI (II) Presiede: MARCO BIZZAR... more a cura di MARGHERITA MANNINO e ANDREA TONIN 16.45-17.30 COMUNICAZIONI (II) Presiede: MARCO BIZZARINI (Università di Padova) ALESSANDRA MUNARI (Università di Padova) La "verga fatale" della maga Incognita: tra impotenza e peripezia. CAROLINA PATIERNO (Université Paris X) Allegoria e moralizzazione di un mito: Ero e Leandro sulla scena del dramma per musica veneziano. ENRICO ZUCCHI (Università di Padova) Sovrani temperanti e tiranni lascivi: allegorie della felicità pubblica e privata da Gravina a Metastasio. In collaborazione con Con il patrocinio di: La partecipazione a ciascuna giornata del convegno dà diritto agli studenti del corso di Laurea in Lettere ad 1 CFU (2 CFU per la partecipazione ad entrambe le giornate), previa presentazione di una relazione scritta da inviare alla prof.ssa Elisabetta Selmi (elisabetta.selmi@unipd.it). Scuola Galileiana di Studi Superiori

Research paper thumbnail of Interpolazioni al codice tassiano nell’epica di metà Seicento: Marino e il ‘Conquisto di Granata’ di Girolamo Graziani

Prendendo le mosse dal sempreverde lavoro di Guido di Baldassarri, Il sonno di Zeus, si intende t... more Prendendo le mosse dal sempreverde lavoro di Guido di Baldassarri, Il sonno di Zeus, si intende tracciare, attraverso un’analisi tematica, un primo diagramma delle linee di tendenza che attraversano l’epica di metà Seicento in relazione alle contaminazioni che il codice tassiano subisce con l’Adone di Marino. In particolare, l’autore ritenuto più rappresentativo dell’epica barocca, Girolamo Graziani, testimonia con originalità nel suo Conquisto di Granata (1650) come il monstre mariniano, collocato in posizione non del tutto antiepica, agisca da filtro rispetto all’archetipo tassiano per tutta una serie di tematiche riconducibili al côté estetico dell’esagerazione barocca.

Research paper thumbnail of Panel: Il «suon de’ mormoranti carmi». Maghi, streghe, incantatori e fattucchiere nell’epica cinque-seicentesca.

Il tema della magia ha sempre suscitato un notevole interesse nell'epos: a partire dalla figura d... more Il tema della magia ha sempre suscitato un notevole interesse nell'epos: a partire dalla figura della maga Eritto della Pharsalia di Lucano, capace, con l'ausilio delle sue arti magiche, di incutere timore negli stessi dèi, fino agli esiti seicenteschi della Falsirena mariniana. Proprio nel Barocco, con lo sviluppo della nuova scienza, diventa argomento di discussione frequente nell'epica, che attraverso le figure dei maghi si ritaglia gli spazi per discutere del mutato rapporto tra la scienza e la natura, tra accettazione e rifiuto delle nuove teorie. Già nel secondo Cinquecento, tuttavia, l'impatto della Controriforma aveva radicalmente mutato la fisionomia e la funzione degli incantatori nel poema, rendendoli assai diversi da quelli della precedente tradizione cavalleresca: depositari di funzioni scientifiche, come in Tasso, diventano qualcosa di più simile allo scienziato moderno che al negromante del poema cavalleresco. Questo panel si propone di analizzare lo sviluppo del tema tra il 1547, anno della pubblicazione dell'Italia Liberata di Trissino, e il primo trentennio del Seicento, cioè il periodo in cui sono stampate le maggiori opere di Galilei. Si accettano, dunque, proposte che: a. mettano in rilievo il cambiamento della figura del mago tra tradizione cavalleresca ed epica moderna, anche attraverso il confronto con i modelli classici; b. discutano casi pratici di maghi-scienziati (e delle teorie che promuovono) nel poema in ottave; c. sondino la configurazione dei personaggi femminili, tra rivisitazione dei modelli classici (Eritto, Alcina, Armida) e nuovo uso di tali agenti nel poema eroico moderno.

Research paper thumbnail of La cultura di Dante, Crespano del Grappa, 10 giugno 2017

La cultura di Dante, Crespano del Grappa, 10 giugno 2017

Research paper thumbnail of Il suon de mormoranti carmi. Maghi, streghe, incantatori e fattucchiere nell'epica cinque-seicentesca

Il tema della magia ha sempre suscitato un notevole interesse nell’epos: a partire dalla figura d... more Il tema della magia ha sempre suscitato un notevole interesse nell’epos: a partire dalla figura della maga Eritto della Pharsalia di Lucano, capace, con l’ausilio delle sue arti magiche, di incutere timore negli stessi dèi, fino agli esiti seicenteschi della Falsirena mariniana. Proprio nel Barocco, con lo sviluppo della nuova scienza, diventa argomento di discussione frequente nell’epica, che attraverso le figure dei maghi si ritaglia gli spazi per discutere del mutato rapporto tra la scienza e la natura, tra accettazione e rifiuto delle nuove teorie. Già nel secondo Cinquecento, tuttavia, l’impatto della Controriforma aveva radicalmente mutato la fisionomia e la funzione degli incantatori nel poema, rendendoli assai diversi da quelli della precedente tradizione cavalleresca: depositari di funzioni scientifiche, come in Tasso, diventano qualcosa di più simile allo scienziato moderno che al negromante del poema cavalleresco. Questo panel si propone di analizzare lo sviluppo del tema tra il 1547, anno della pubblicazione dell’Italia Liberata di Trissino, e il primo trentennio del Seicento, cioè il periodo in cui sono stampate le maggiori opere di Galilei. Si accettano, dunque, proposte che: a. mettano in rilievo il cambiamento della figura del mago tra tradizione cavalleresca ed epica moderna, anche attraverso il confronto con i modelli classici; b. discutano casi pratici di maghi-scienziati (e delle teorie che promuovono) nel poema in ottave; c. sondino la configurazione dei personaggi femminili, tra rivisitazione dei modelli classici (Eritto, Alcina, Armida) e nuovo uso di tali agenti nel poema eroico moderno.

Research paper thumbnail of Celebrare Venezia. Generi e strategie di scrittura. Epica, Orazione, Lirica. "Seminari del RISK", Padova, 8 novembre 2019, Sala Scattola, ore 14-19

Research paper thumbnail of Recensione ad Andrea Moudarres, “The Enemy in Italian Renaissance Epic. Images of Hostility from Dante to Tasso”, Newark, University of Deleware Press, 2019, in “Studi Tassiani”, LVII (2019), pp. 221–228

Research paper thumbnail of Una «eroica sapienza». L’Ulisse toscano dell’«America» (1650) di Girolamo Bartolomei

Vita e morte dell’eroe epico. Percorsi dal Trecento al Seicento, 2021

Il presente articolo si sofferma su un particolare caso di eroismo seicentesco, gettando un primo... more Il presente articolo si sofferma su un particolare caso di eroismo seicentesco, gettando un primo sguardo sul curioso protagonista del poema «L’America» di Girolamo Bartolomei. Al centro delle vicende di questa enorme epopea è Amerigo Vespucci, il quale, più che provetto marinaio, è un vero eroe dell'evangelizzazione: pio, quasi del tutto imbelle, investito da Dio di una missione simile a quelle di Odisseo e di Enea ma destinato a portarla a compimento senza spargimenti di sangue (e, in questo, nuovo Dante), riflette il tentativo di sublimare in un’epica irenica la poderosa spinta alla “conquista spirituale” del nuovo mondo impressa dalla Chiesa nel Seicento.

Research paper thumbnail of Per una scrittura del corpo. Aspetti e problemi della memorialistica della Prima guerra mondiale

Research paper thumbnail of Puccini scrittore di guerra

Postfazione a Mario Puccini, ‘Davanti a Trieste’, Prefazione di S. Ramat, a cura di T. Artico, Mi... more Postfazione a Mario Puccini, ‘Davanti a Trieste’, Prefazione di S. Ramat, a cura di T. Artico, Milano, Mursia, 2016, pp. 165-187.

Research paper thumbnail of L’«atleta di Dio». Il ‘San Francesco’ di Gallucci e la riscrittura seicentesca del mito

Nel 1618 usciva a stampa il poderoso ‘San Francesco’ di frate Agostino Gallucci, che in 20 canti ... more Nel 1618 usciva a stampa il poderoso ‘San Francesco’ di frate Agostino Gallucci, che in 20 canti ripercorre la vicenda del santo assisiate. Sorta di agiografia in ottave, è un testo non propriamente eroico che, tuttavia, presenta caratteristiche interessanti per lo studio delle strutture del genere: fortemente legato a Tasso, come denuncia già la seconda parte del titolo (‘Gierusalemme celeste acquistata’), è uno dei primi poemi della nostra tradizione ad attestare una ripresa capillare della ‘Gerusalemme liberata’ e a potersi dire pertanto pienamente ‘tassiano’. Stile e impianto narrativo fanno tesoro della lezione tassiana, rivista e corretta guardando ad altri moduli della tradizione cinquecentesca (l’‘Ercole’ di Giraldi), e collaborano alla creazione di un impianto narrativo che racconta la vicenda di Francesco come capitano dell’ordine e, al contempo, come mistico errante.

Research paper thumbnail of «Perch’ei tentò d’imporre il giogo a Sparta»: timori tirannici nell’‘Alcippo spartano’ e nel ‘Furio Camillo’ di Ansaldo Cebà

Research paper thumbnail of Pastori sediziosi. Un ‘topos’ del dissenso nell’epica di Cinque e Seicento

Anche l’epica, che dello Stato è strumento culturale per l’organizzazione del consenso (come stud... more Anche l’epica, che dello Stato è strumento culturale per l’organizzazione del consenso (come studiato da Quint, ‘Epic and empire’), ammette nel suo perimetro a prima vista compatto infiltrazioni di critica e risentimento nei confronti del potere. Nel caso italiano, già a partire da Ariosto, e quindi, in maniera più compiuta, da Tasso, si sviluppa una topica del dissenso alla vita di corte, necessaria per isolare le zone di conflitto tra l’intellettuale e il mecenate, e per limitare le potenzialità disgreganti sul tessuto ideologico dell’opera.
La finzione più in uso è quella del pastore, figura auctoris che consente una sortita dall’impersonalità del racconto epico e un ritorno sulla scena della prima persona del poeta. Questo strumento del racconto – studiabile attraverso una teoria della violenza desumibile da Butler, ‘Precarious life’ – dalla Gerusalemme liberata transita all’epica del Seicento e viene usato con una frequenza tale da consentire di parlarne come un topos. Nel corso del tempo, a partire dagli stessi modelli e dalle stesse forme, si arricchisce di nuove caratteristiche: i poemi di Bracciolini e Graziani, e il caso limite di Stigliani, mostrano il venir meno degli equilibri rinascimentali e preludono a un più aperto dissenso della critica alla corte.

Research paper thumbnail of Re–thinking War. A History of Voices

Research paper thumbnail of ‘Introduzione’, in Girolamo Graziani, ‘Il conquisto di Granata’, edizione commentata a cura di T. Artico

In una tela di Cornelis de Wael conservata a Palazzo Rosso a Genova, 1 non datata ma da collocare... more In una tela di Cornelis de Wael conservata a Palazzo Rosso a Genova, 1 non datata ma da collocare di certo alla prima metà del Seicento (il pittore operò stabilmente nella città ligure no al 1656-1657, prima di trasferirsi a Roma), una squadra di cavalieri impegnata a scaramucciare con della fanteria occupa il centro della scena: difesi da corazze e muniti di armi bianche -lance e stocchi, mentre solo uno di loro impugna una pistola -, si battono con un plotone di archibugieri a piedi, mentre da dietro una casupola che copre la visuale, sulla destra, sopraggiunge un drappello di uomini a cavallo armati alla leggera, con cappellacci a tesa larga e abiti di varia foggia, in procinto di assalirli alle spalle. Il loro ingresso nel teatro di battaglia -l'anfratto di un bosco, tra gli alberi; sullo sfondo, ma più lontana, si vede una radura -sorprende le truppe regolari a cavallo al punto che il comandante, in primo piano, si volta per dare degli ordini e, nello stesso istante, viene fulminato da un colpo a bruciapelo. Seminascosto, nella calca, un destriero rovinato a terra porta con sé chi lo cavalcava.

Research paper thumbnail of Fortuna e particolarità del codice tassiano a metà Seicento. ‘Gerusalemme liberata’ e ‘Adone’ nel ‘Conquisto di Granata’ di Girolamo Graziani

Il saggio ripercorre una pista poco considerata della fortuna tassiana, cioè la sua coabitazione,... more Il saggio ripercorre una pista poco considerata della fortuna tassiana, cioè la sua coabitazione, dalla pubblicazione dell’«Adone», con il modello di Marino. Il «Conquisto di Granata» di Girolamo Graziani, in tal senso, è un’opera emblematica della convivenza dei due modelli, secondo caratteristiche ben individuabili: se è indubbio che sul versante della scelta dell’argomento e della dispositio la «Gerusalemme liberata» abbia un ruolo fondamentale nella prassi della scrittura in ottave seicentesca, è altrettanto vero che la scelta dei motivi (inventio) e lo stile risentono in parte dell’esperimento mariniano, adottato dalla narrativa epico-cavalleresca al di là della barriera di genere.

Research paper thumbnail of Parodia e riso tra Manierismo e Barocco

Parodia e riso tra Manierismo e Barocco, in "Le forme del comico", Atti del XXI Congresso Adi - Associazione degli Italianisti, Firenze 6-9 settembre 2017, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2019

Il panel che qui si presenta si è mosso su un duplice binario, esplorando sia il territorio, più ... more Il panel che qui si presenta si è mosso su un duplice binario, esplorando sia il territorio, più ampio, del “riso”, cioè del comico in senso lato (con l’esclusione del genere drammatico della commedia, dotato di storia e caratteri suoi propri), sia il campo, più specifico, della parodia.

Research paper thumbnail of Magia, scienza e identità musulmana. L’epica per Lepanto (1571-1646): un caso di studio della morfologia eroica

«Al suon de’ mormoranti carmi». Magia e scienza nell’epica tra Cinque e Seicento, a cura di Tancredi Artico e Angelo Chiarelli, 2019

MAGIA, SCIENZA E IDENTITÀ MUSULMANA.

Research paper thumbnail of Scheda “Giason Denores, «Poetica»”, in “Studi giraldiani. Letteratura e teatro”, VI (2020), “Censimento: «Poetica» aristotelica: edizioni e commenti del XVI secolo”, pp. 249–272.

Studi giraldiani. Letteratura e teatro, VI (2020), Censimento: «Poetica» aristotelica: edizioni e commenti del XVI secolo, 2020

Nel contesto del censimento delle edizioni e commenti cinquecenteschi della Poetica di Aristotele... more Nel contesto del censimento delle edizioni e commenti cinquecenteschi della Poetica di Aristotele, si presenta la scheda relativa alla Poetica di Denores.

Research paper thumbnail of Leggere, commentare, postillare nel Rinascimento. I classici in versi della modernità (4-5 marzo 2021, Sapienza Università di Roma) - Convegno telematico

by Nicole Volta, Simone Albonico, Matteo Residori, Amelia Juri, Francesco Davoli, Giacomo Vagni, Maiko Favaro, Sara Giovine, Giovanni Vedovotto, Tancredi Artico, Alessandro Ferri, and Elisabetta Olivadese

Il convegno «Leggere, commentare, postillare nel Rinascimento», patrocinato dal Dipartimento di L... more Il convegno «Leggere, commentare, postillare nel Rinascimento», patrocinato dal Dipartimento di Lettere e Culture moderne e dal Dottorato in Italianistica della Sapienza Università di Roma, si svolgerà su piattaforma Zoom il 4 e il 5 marzo 2021. Per iscrizioni: elisabetta.olivadese@uniroma1.it

Research paper thumbnail of Rara avis. Carsismo epico nella contesta tra il musico e l’usignolo (‘Adone’ VII, 40-57)

L’Adone di Giovan Battista Marino. Mito - Movimento - Maraviglia, 2021

Research paper thumbnail of Torquato Tasso, Gerusalemme liberata,  Introduzione e cura di Claudio Gigante, Commento e introduzioni ai canti di Tancredi Artico, Milano, Mondadori, 2022

Oscar Classici, 2022

" ... Un poema-mondo oscillante tra una forte spinta unitaria e potenti forze centrifughe, in equ... more " ... Un poema-mondo oscillante tra una forte spinta unitaria e potenti forze centrifughe, in equilibrio perfetto tra “armi pietose” e “folli amori”, eventi storici e tradizione epica, “verisimile” e “meraviglioso”, momenti eroici, slanci spirituali e abbandoni lirici ... " (dalla quarta di copertina)