Michele Corti | Università degli Studi di Milano - State University of Milan (Italy) (original) (raw)
Papers by Michele Corti
Il contributo analizza le caratteristiche strutturali della zootecnia trentina nei suoi nessi con... more Il contributo analizza le caratteristiche strutturali della zootecnia trentina nei suoi nessi con il sistema di trasformazione casearia e con i sistemi foraggeri. La spinta alla concentrazione delle unit\ue0 produttive zootecniche \ue8 comportato profondi squilibri territoriali dal momento che si \ue8 accompagnata ad un concomitante processo di intensificazione produttiva e di concentrazione territoriale. Ne sono derivati sia problemi di impatti ambientali localizzati che di 'desertificazione zootecnica' con conseguente venir meno del ruolo dei sistemi zootecnici e pastorali di fattore di manutenzione territoriale. Specializzazione, intensificazione produttiva e rigidi rapporti di filiera riducono le potenzialit\ue0 della zootecnia trentina in relazione alle nuove prospettive di diversificazione e multifunzionalit\ue0. Il confronto con la realt\ue0 della provincia di Bolzano mette bene in evidenza le diverse scelte politiche assunte nelle due provincie che hanno determinato una forte 'tenuta' e di un buon utilizzo delle risorse prative e pascolive in Alto Adige e un drastico ridimensionamento della zootecnia e della coltivazione dei prati e dei pascoli in Trentino. Tra gli aspetti di debolezza del sistema zootecnico trentino si mette in evidenza anche il limitato sviluppo del comparto ovicaprino e del biologico con la conseguente perdita di nuove opportunit\ue0 di differenziazione produttiva. L'insieme delle difficolt\ue0 sono ricondotte a fattori istituzionali e sociologici che hanno favorito la creazione di una struttura verticista (strutture cooperative, strutture di secondo grado, federazione allevatori) rigidamente vincolata al modello produttivista e poco adatta a rispondere alle nuove esigenze di multifunzionalit\ue0 dell'agricoltura di montagna
Confinati in un ambito "specialistico", settoriale, sottoposti ai criteri di un... more Confinati in un ambito "specialistico", settoriale, sottoposti ai criteri di una falsa neutralità tecnica, i fenomeni relativi alla produzione agricola e zootecnica sono stati per troppo tempo trattati al di fuori del dibattito culturale, "desocializzati", "destoricizzati". Una condizione che non ha favorito la giusta attenzione nei loro confronti e che ha consentito, in forza della "delega" ad organismi tecnoburocratici, l'assunzione di scelte con grandi ricadute socioterritoriali, nell'interesse di precisi gruppi sociali egemoni. La storia della "Bruna non più alpina" vuole portare all'attenzione di chi è attento alla storia del territorio le implicazioni socio-territoriali della scelta di conservare o sostituire una razza fortemente radicata nella storia locale. Viene esaminato il caso della Brown swiss, nuova razza sintetica ottenuta begli Usa a fine XIX secolo a partire da un numero limitatissimo di capi di Braunvieh importati dall'Europa, insufficienti ad impedire gli effetti dell inbreeding in assenza di apporti di altre razze. Agli allevatori italiani la nuova razza venne surrettiziamente presentata come un nuovo ceppo della Bruna alpina (Bruna originale) determinando l'incrocio di sostituzione (a partire dagli anni Settanta del secolo scorso) della Bruna originale con la Brown Swiss, una razza non adatta alle condizioni della montagna e che si sarebbe dimostrata fattore di destabilizzazione dei sistemi d'alpeggio e più in generale dei sistemi zootecnici montani legati al territorio. Una destabilizzazione che, attraverso processi di concentrazione dell'allevamento e del conferimento del latte alle grandi centrali cooperative, nonché attraverso la necessità di un maggior ricorso agli input tecnici (seme congelato, mangimi, integratori) ha chiaramente favorito gli interessi industriali.
Lo spunto dalla irripetibile occasione rappresentata da Expo 2015 viene letto alla luce della col... more Lo spunto dalla irripetibile occasione rappresentata da Expo 2015 viene letto alla luce della collocazione strategica della Valle Brembana e dei territori limitrofi rispetto ai principali focus di attrazione turistica interessati dal flusso di visitatori e all’aeroporto internazionale di Orio al Serio. L’abbozzo progettuale punta, al di là di queste opportunità, a collegare in modo coerente i tematismi Expo con le proposte di visita extra sito configurate come uno stimolo a scoprire i nessi esemplari tra la produzione alimentare, le culture umane le relazioni ecologiche nel loro svolgersi storico in un determinato territorio. Ricalcando i cammini sulle antiche vie del commercio dei formaggi e delle transumanze, tra montagna, pianure irrigue “lattifere” e città. Cammini che videro protagonisti per cinque secoli le generazioni di mandriani-casari orobici, coloro che - accuratamente trascurati dalla cultura egemone di matrice urbana -hanno dato origine alla grande industria casearia lombarda e ad una lunga serie di prodotti (taleggio, gorgonzola, quartirolo, crescenza, salva, caprini) che rappresentano tuttora - dopo il grana - la componente principale dell’industria casearia italiana. Il contributo delinea alcune modalità attraverso le quali le proposte di visita possono articolarsi, i soggetti e le risorse territoriali che possono essere attivati per offrire una serie di offerte coordinate, originali ma anche competitive rispetto a destinazioni più scontate, in grado di conseguire effetti economici (ma anche sociali e culturali) duraturi grazie al consolidamento di reti locali.
Italian Journal of Agronomy, 2010
Atti del Convegno SooZooAlp, 2002
... sino all'altezza di circa 1,5 m, diverse specie di arbusti e alberelli presenti: noc... more ... sino all'altezza di circa 1,5 m, diverse specie di arbusti e alberelli presenti: nocciolo, rovo, salicone, lampone, carpino, orniello, betulla ... molto distanti non solo dagli asini delle razze autoctone di taglia elevata (Amiata, Martina Franca, Ragusano), ma anche dall'asino sardo. ...
In the Lombard Alps both traditional and “modern” goat farming systems are oriented to milk produ... more In the Lombard Alps both traditional and “modern” goat farming systems are oriented to milk production and dairy. These systems, often display a good deal of dynamism. Another feature of them is a large variability (genetic types, use of pasture, dairy technologies). Many goats however are farmed within a super extensive system oriented to slaughter kids production and subsides. When environmental and economic sustainability issues are considered it should be noted that super extensive and intensive (zero grazing) systems do not provides adequate social utilities in return for subsidies obtained respec-tively on the basis of the EC meat regime and of nancial supporting of farm buildings and machine modernization. Less favoured by the public support the semi-extensive traditional goat farming systems continue to perform a variety of functions (maintenance of landscape, biodiversity, cultural heritage).The most outstanding feature of sheep farming systems in the Lombard Alps is the vitality of the tra-ditional transhumance system based on the integrated use of alpine pastures and of hills and plains marginal foraging resources. Sedentary ocks on the contrary are declining. The transhumant system was able to adapt to the changes in land uses and food consumption and nowadays comprises 2/3 of the regional sheep stock. The production is oriented to heavy lamb, the breed is always the Berga-masca/Biellese, the average size of the ock is 900 heads . Sedentary sheep farming systems rely on niche market and short production chains but generally suffer from low incomes due to a compulsory orientation to milk-fed lamb production. Sedentary sheep farming is always accessory
Lo studio espone i risultati di una ricerca sul campo finalizzata ad identificare gli elementi de... more Lo studio espone i risultati di una ricerca sul campo finalizzata ad identificare gli elementi dei paesaggi (vegetale, animale, antropico) risultanti della pregressa colonizzazione pastorale della dorsale tra la Valle Intelvi e il Lario. Vengono analizzate le tipologie di insediamenti, strutture edilizie, infrastrutture, manufatti, architetture vagetali ed elementi semi-naturali del paesaggio e redatti degli inventari di insediamenti. Gli elementi descritti vengono analizzati in funzione delle relazioni funzionali ancora in essere con l'attivit\ue0 zoocasearia e vengono avanzate anche linee di intervento ai fini del recupero e rifunzionalizzazione degli elementi patrimoniali considerati
... (2) U. BECK, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma, 2000 (cap. 7... more ... (2) U. BECK, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma, 2000 (cap. 7). (3) R. BADII, La lettura focaultiana della biopolitica e la politica della tarda modernità, in: Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivizzazione, op. cit., pp. 41-52. Page 4. ...
This paper discusses the results of a survey carried out in the summer of 2003 with the aim of ga... more This paper discusses the results of a survey carried out in the summer of 2003 with the aim of gaining a deeper understanding of the attitudes of contemporary tourists towards mountain pastures. 829 visitors were interviewed in four areas in the provinces of Bergamo, Sondrio and Trento using a brief questionnaire. Besides enabling us to gather information about the basic demographic features of the tourist, the questions focused on the motivations for the visit and the attitudes towards specific aspects of pasture land such as landscape, grazing animals and local produce. The tourist profile which emerged from the bivariate analysis ascribed major relevance to the culture and environment associated with mountain pastures rather than the functional meanings. The age of the interviewees was the most significant variable in discriminating the answers: older people tended to appreciate the various different aspects to a greater extent.
Page 53. 53 Le valenze turistiche ed educative del sistema delle alpi pascolive: indagine sugli e... more Page 53. 53 Le valenze turistiche ed educative del sistema delle alpi pascolive: indagine sugli eventi turistici sul tema dell'alpeggio Corti M. Istituto di Zootecnia Generale, Università di Milano Riassunto Il sistema tradizionale ...
Annali di San Michele, 2009
... M. Corti , Riti del fieno e del latte, SM Annali di S.Michele, 22 (2009):249 ... La rappresen... more ... M. Corti , Riti del fieno e del latte, SM Annali di S.Michele, 22 (2009):249 ... La rappresentazionedel rurale è oggi contrassegnata da conflitti sim-bolici che vedono impegnate le ... Costruire una rappre-sentazione sociale significa far interagire esperienze personali e convinzioni che ...
Quaderni Sozooalp n. 9, 2016
Riassunto La disputa di lunga durata (che risale al 1994) sulle regole di produzione del formaggi... more Riassunto La disputa di lunga durata (che risale al 1994) sulle regole di produzione del formaggio Bitto dop è terminata nel 2016 con la rinuncia dell'uso del nome 'bitto' da parte dei produttori tradizionali che hanno dovuto chiamare 'storico ribelle' il loro antico formaggio. La vicenda rappresenta un esempio attuale di resistenza contadina contemporanea. La società valli del Bitto è stata fondata nel 2003 per sostenere quei produttori che non intendevano abbandonare le pratiche tradizionali e rappresenta una forma atipica di community supported agriculture (CSA). La società cura la stagionatura e la commercializzazione del formaggio e gestire una cantina-museo senza impianti di controllo del clima (con la capacità di 3000 forme) nonché un negozio per la vendita al minuto del bitto della tradizione' e di altri prodotti alimentari locali. I produttori gestiscono l'alpeggio senza somministrare alle bovine mangimi concentrati. Il formaggio è prodotto senza l'aggiunta di colture starter e l'aggiunta di latte di capra orobica locale (10-20%), al latte di mucca. Come ricompensa per l'impegno nel mantenimento alla tradizione viene riconosciuto ai produttori un prezzo elevato ('etico') pari a 15-16 € / kg per le forme consegnate in cantina nel mese di settembre al termine della stagione d'alpeggio. La società valli del Bitto è composto da 130 tra piccoli imprenditori, professionisti e semplici cittadini che detengono quote di valore da un minimo di 150 ad un massimo di 20.000 €. Alcuni degli amministratori e alcuni dei membri della società prestano lavoro volontario e svolgono propaganda per la causa del bitto della tradizione mettendo in evidenza un originale mix di azione economica, sociale e politica. La società, per poter continuare a svolgere la sua missione, ha dovuto adottare molte innovazioni, non solo sul terreno del marketing e comunicazione, ma anche di quella dell'innovazione sociale. La maggior parte delle innovazioni introdotte rientrano nelle categorie di retro-innovazione e novelty. Le innovazioni recenti comprendono il nuovo nome del formaggio: 'storico ribelle' e la trasformazione della società in una società benefit. Il caso di studio è discusso nel contesto dell'analisi dei movimenti sul tema del cibo locale di solito incorniciato nelle prospettive di ricerca degli AFC (catene alimentari alternativi) e dei SYAL (systèmes agroalimentaires localisés). Between dairy resistance and innovations: the case of the 'storico ribelle' (heritage rebel) cheese. The long lasting dispute on the production rules of PDO bitto cheese it's finished in 2016 with the complete rupture between the traditional producers and the PDO system. From now on their ancient cheese will be sold as 'storico ribelle' (heritage rebel). This conflict represents an example of contemporary peasant resistance. The Bitto valleys corp. was established in 2003 as aunconventional form of community supported agriculture (CSA) in order to sustain those producers intending not to abandon the traditional practices. This small corporation is responsible for maturation and marketing of the cheese. It manage a museum-cellar without any control climate unit (capacity 3000 wheels) and a shop for retail selling of 'heritage rebel' (the former heritage bitto and other local food. Producers manage alpine pastures without supplementing cows with concentrate feed. As a reward for the commitment to tradition a high 'ethical' prize (15-16 €/kg) is recognized from the Bitto valleys corp. to the producers when they deliver their cheese wheels to the cellar in September. Cheese is manufactured without adding starter cultures and mixing local orobica goat milk (10-20%) with cow milk. The Bitto valleys corp. is made up of 130 small entrepreneurs, professionals and simple citizens who hold shares from a minimum of 150 to a maximum 20.000 €. Some of the administrators and some of the members of the corp. provide
Il contributo analizza le caratteristiche strutturali della zootecnia trentina nei suoi nessi con... more Il contributo analizza le caratteristiche strutturali della zootecnia trentina nei suoi nessi con il sistema di trasformazione casearia e con i sistemi foraggeri. La spinta alla concentrazione delle unit\ue0 produttive zootecniche \ue8 comportato profondi squilibri territoriali dal momento che si \ue8 accompagnata ad un concomitante processo di intensificazione produttiva e di concentrazione territoriale. Ne sono derivati sia problemi di impatti ambientali localizzati che di 'desertificazione zootecnica' con conseguente venir meno del ruolo dei sistemi zootecnici e pastorali di fattore di manutenzione territoriale. Specializzazione, intensificazione produttiva e rigidi rapporti di filiera riducono le potenzialit\ue0 della zootecnia trentina in relazione alle nuove prospettive di diversificazione e multifunzionalit\ue0. Il confronto con la realt\ue0 della provincia di Bolzano mette bene in evidenza le diverse scelte politiche assunte nelle due provincie che hanno determinato una forte 'tenuta' e di un buon utilizzo delle risorse prative e pascolive in Alto Adige e un drastico ridimensionamento della zootecnia e della coltivazione dei prati e dei pascoli in Trentino. Tra gli aspetti di debolezza del sistema zootecnico trentino si mette in evidenza anche il limitato sviluppo del comparto ovicaprino e del biologico con la conseguente perdita di nuove opportunit\ue0 di differenziazione produttiva. L'insieme delle difficolt\ue0 sono ricondotte a fattori istituzionali e sociologici che hanno favorito la creazione di una struttura verticista (strutture cooperative, strutture di secondo grado, federazione allevatori) rigidamente vincolata al modello produttivista e poco adatta a rispondere alle nuove esigenze di multifunzionalit\ue0 dell'agricoltura di montagna
Confinati in un ambito "specialistico", settoriale, sottoposti ai criteri di un... more Confinati in un ambito "specialistico", settoriale, sottoposti ai criteri di una falsa neutralità tecnica, i fenomeni relativi alla produzione agricola e zootecnica sono stati per troppo tempo trattati al di fuori del dibattito culturale, "desocializzati", "destoricizzati". Una condizione che non ha favorito la giusta attenzione nei loro confronti e che ha consentito, in forza della "delega" ad organismi tecnoburocratici, l'assunzione di scelte con grandi ricadute socioterritoriali, nell'interesse di precisi gruppi sociali egemoni. La storia della "Bruna non più alpina" vuole portare all'attenzione di chi è attento alla storia del territorio le implicazioni socio-territoriali della scelta di conservare o sostituire una razza fortemente radicata nella storia locale. Viene esaminato il caso della Brown swiss, nuova razza sintetica ottenuta begli Usa a fine XIX secolo a partire da un numero limitatissimo di capi di Braunvieh importati dall'Europa, insufficienti ad impedire gli effetti dell inbreeding in assenza di apporti di altre razze. Agli allevatori italiani la nuova razza venne surrettiziamente presentata come un nuovo ceppo della Bruna alpina (Bruna originale) determinando l'incrocio di sostituzione (a partire dagli anni Settanta del secolo scorso) della Bruna originale con la Brown Swiss, una razza non adatta alle condizioni della montagna e che si sarebbe dimostrata fattore di destabilizzazione dei sistemi d'alpeggio e più in generale dei sistemi zootecnici montani legati al territorio. Una destabilizzazione che, attraverso processi di concentrazione dell'allevamento e del conferimento del latte alle grandi centrali cooperative, nonché attraverso la necessità di un maggior ricorso agli input tecnici (seme congelato, mangimi, integratori) ha chiaramente favorito gli interessi industriali.
Lo spunto dalla irripetibile occasione rappresentata da Expo 2015 viene letto alla luce della col... more Lo spunto dalla irripetibile occasione rappresentata da Expo 2015 viene letto alla luce della collocazione strategica della Valle Brembana e dei territori limitrofi rispetto ai principali focus di attrazione turistica interessati dal flusso di visitatori e all’aeroporto internazionale di Orio al Serio. L’abbozzo progettuale punta, al di là di queste opportunità, a collegare in modo coerente i tematismi Expo con le proposte di visita extra sito configurate come uno stimolo a scoprire i nessi esemplari tra la produzione alimentare, le culture umane le relazioni ecologiche nel loro svolgersi storico in un determinato territorio. Ricalcando i cammini sulle antiche vie del commercio dei formaggi e delle transumanze, tra montagna, pianure irrigue “lattifere” e città. Cammini che videro protagonisti per cinque secoli le generazioni di mandriani-casari orobici, coloro che - accuratamente trascurati dalla cultura egemone di matrice urbana -hanno dato origine alla grande industria casearia lombarda e ad una lunga serie di prodotti (taleggio, gorgonzola, quartirolo, crescenza, salva, caprini) che rappresentano tuttora - dopo il grana - la componente principale dell’industria casearia italiana. Il contributo delinea alcune modalità attraverso le quali le proposte di visita possono articolarsi, i soggetti e le risorse territoriali che possono essere attivati per offrire una serie di offerte coordinate, originali ma anche competitive rispetto a destinazioni più scontate, in grado di conseguire effetti economici (ma anche sociali e culturali) duraturi grazie al consolidamento di reti locali.
Italian Journal of Agronomy, 2010
Atti del Convegno SooZooAlp, 2002
... sino all'altezza di circa 1,5 m, diverse specie di arbusti e alberelli presenti: noc... more ... sino all'altezza di circa 1,5 m, diverse specie di arbusti e alberelli presenti: nocciolo, rovo, salicone, lampone, carpino, orniello, betulla ... molto distanti non solo dagli asini delle razze autoctone di taglia elevata (Amiata, Martina Franca, Ragusano), ma anche dall'asino sardo. ...
In the Lombard Alps both traditional and “modern” goat farming systems are oriented to milk produ... more In the Lombard Alps both traditional and “modern” goat farming systems are oriented to milk production and dairy. These systems, often display a good deal of dynamism. Another feature of them is a large variability (genetic types, use of pasture, dairy technologies). Many goats however are farmed within a super extensive system oriented to slaughter kids production and subsides. When environmental and economic sustainability issues are considered it should be noted that super extensive and intensive (zero grazing) systems do not provides adequate social utilities in return for subsidies obtained respec-tively on the basis of the EC meat regime and of nancial supporting of farm buildings and machine modernization. Less favoured by the public support the semi-extensive traditional goat farming systems continue to perform a variety of functions (maintenance of landscape, biodiversity, cultural heritage).The most outstanding feature of sheep farming systems in the Lombard Alps is the vitality of the tra-ditional transhumance system based on the integrated use of alpine pastures and of hills and plains marginal foraging resources. Sedentary ocks on the contrary are declining. The transhumant system was able to adapt to the changes in land uses and food consumption and nowadays comprises 2/3 of the regional sheep stock. The production is oriented to heavy lamb, the breed is always the Berga-masca/Biellese, the average size of the ock is 900 heads . Sedentary sheep farming systems rely on niche market and short production chains but generally suffer from low incomes due to a compulsory orientation to milk-fed lamb production. Sedentary sheep farming is always accessory
Lo studio espone i risultati di una ricerca sul campo finalizzata ad identificare gli elementi de... more Lo studio espone i risultati di una ricerca sul campo finalizzata ad identificare gli elementi dei paesaggi (vegetale, animale, antropico) risultanti della pregressa colonizzazione pastorale della dorsale tra la Valle Intelvi e il Lario. Vengono analizzate le tipologie di insediamenti, strutture edilizie, infrastrutture, manufatti, architetture vagetali ed elementi semi-naturali del paesaggio e redatti degli inventari di insediamenti. Gli elementi descritti vengono analizzati in funzione delle relazioni funzionali ancora in essere con l'attivit\ue0 zoocasearia e vengono avanzate anche linee di intervento ai fini del recupero e rifunzionalizzazione degli elementi patrimoniali considerati
... (2) U. BECK, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma, 2000 (cap. 7... more ... (2) U. BECK, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma, 2000 (cap. 7). (3) R. BADII, La lettura focaultiana della biopolitica e la politica della tarda modernità, in: Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivizzazione, op. cit., pp. 41-52. Page 4. ...
This paper discusses the results of a survey carried out in the summer of 2003 with the aim of ga... more This paper discusses the results of a survey carried out in the summer of 2003 with the aim of gaining a deeper understanding of the attitudes of contemporary tourists towards mountain pastures. 829 visitors were interviewed in four areas in the provinces of Bergamo, Sondrio and Trento using a brief questionnaire. Besides enabling us to gather information about the basic demographic features of the tourist, the questions focused on the motivations for the visit and the attitudes towards specific aspects of pasture land such as landscape, grazing animals and local produce. The tourist profile which emerged from the bivariate analysis ascribed major relevance to the culture and environment associated with mountain pastures rather than the functional meanings. The age of the interviewees was the most significant variable in discriminating the answers: older people tended to appreciate the various different aspects to a greater extent.
Page 53. 53 Le valenze turistiche ed educative del sistema delle alpi pascolive: indagine sugli e... more Page 53. 53 Le valenze turistiche ed educative del sistema delle alpi pascolive: indagine sugli eventi turistici sul tema dell'alpeggio Corti M. Istituto di Zootecnia Generale, Università di Milano Riassunto Il sistema tradizionale ...
Annali di San Michele, 2009
... M. Corti , Riti del fieno e del latte, SM Annali di S.Michele, 22 (2009):249 ... La rappresen... more ... M. Corti , Riti del fieno e del latte, SM Annali di S.Michele, 22 (2009):249 ... La rappresentazionedel rurale è oggi contrassegnata da conflitti sim-bolici che vedono impegnate le ... Costruire una rappre-sentazione sociale significa far interagire esperienze personali e convinzioni che ...
Quaderni Sozooalp n. 9, 2016
Riassunto La disputa di lunga durata (che risale al 1994) sulle regole di produzione del formaggi... more Riassunto La disputa di lunga durata (che risale al 1994) sulle regole di produzione del formaggio Bitto dop è terminata nel 2016 con la rinuncia dell'uso del nome 'bitto' da parte dei produttori tradizionali che hanno dovuto chiamare 'storico ribelle' il loro antico formaggio. La vicenda rappresenta un esempio attuale di resistenza contadina contemporanea. La società valli del Bitto è stata fondata nel 2003 per sostenere quei produttori che non intendevano abbandonare le pratiche tradizionali e rappresenta una forma atipica di community supported agriculture (CSA). La società cura la stagionatura e la commercializzazione del formaggio e gestire una cantina-museo senza impianti di controllo del clima (con la capacità di 3000 forme) nonché un negozio per la vendita al minuto del bitto della tradizione' e di altri prodotti alimentari locali. I produttori gestiscono l'alpeggio senza somministrare alle bovine mangimi concentrati. Il formaggio è prodotto senza l'aggiunta di colture starter e l'aggiunta di latte di capra orobica locale (10-20%), al latte di mucca. Come ricompensa per l'impegno nel mantenimento alla tradizione viene riconosciuto ai produttori un prezzo elevato ('etico') pari a 15-16 € / kg per le forme consegnate in cantina nel mese di settembre al termine della stagione d'alpeggio. La società valli del Bitto è composto da 130 tra piccoli imprenditori, professionisti e semplici cittadini che detengono quote di valore da un minimo di 150 ad un massimo di 20.000 €. Alcuni degli amministratori e alcuni dei membri della società prestano lavoro volontario e svolgono propaganda per la causa del bitto della tradizione mettendo in evidenza un originale mix di azione economica, sociale e politica. La società, per poter continuare a svolgere la sua missione, ha dovuto adottare molte innovazioni, non solo sul terreno del marketing e comunicazione, ma anche di quella dell'innovazione sociale. La maggior parte delle innovazioni introdotte rientrano nelle categorie di retro-innovazione e novelty. Le innovazioni recenti comprendono il nuovo nome del formaggio: 'storico ribelle' e la trasformazione della società in una società benefit. Il caso di studio è discusso nel contesto dell'analisi dei movimenti sul tema del cibo locale di solito incorniciato nelle prospettive di ricerca degli AFC (catene alimentari alternativi) e dei SYAL (systèmes agroalimentaires localisés). Between dairy resistance and innovations: the case of the 'storico ribelle' (heritage rebel) cheese. The long lasting dispute on the production rules of PDO bitto cheese it's finished in 2016 with the complete rupture between the traditional producers and the PDO system. From now on their ancient cheese will be sold as 'storico ribelle' (heritage rebel). This conflict represents an example of contemporary peasant resistance. The Bitto valleys corp. was established in 2003 as aunconventional form of community supported agriculture (CSA) in order to sustain those producers intending not to abandon the traditional practices. This small corporation is responsible for maturation and marketing of the cheese. It manage a museum-cellar without any control climate unit (capacity 3000 wheels) and a shop for retail selling of 'heritage rebel' (the former heritage bitto and other local food. Producers manage alpine pastures without supplementing cows with concentrate feed. As a reward for the commitment to tradition a high 'ethical' prize (15-16 €/kg) is recognized from the Bitto valleys corp. to the producers when they deliver their cheese wheels to the cellar in September. Cheese is manufactured without adding starter cultures and mixing local orobica goat milk (10-20%) with cow milk. The Bitto valleys corp. is made up of 130 small entrepreneurs, professionals and simple citizens who hold shares from a minimum of 150 to a maximum 20.000 €. Some of the administrators and some of the members of the corp. provide
Latte&Linguaggio 4 (in press)
Abstract – Goat symbolism and representations have been analysed through the history. In the Midd... more Abstract – Goat symbolism and representations have been analysed through the history. In the Middle Ages, the devil was represented in the most varied forms, usually with bird features, and goats was matter of Christian art . The association between the devil and both he and she goat appears to be tightly connected to the hunting for witches. These materials lead to a flowering of folk tales in the late modern and contemporary age. Even the alleged contrast between goats (the damned sinners) and sheep (the righteous caved) in the Bible appears to be the result of bad interpretations of sacred writing. The demonization of the goat and the social stigma associated to both shepherds and goat products has been a consequence of modernity . These cultural processes, along with the new command and control apparatus and the supremacy of scientific and technocratic rationalism, facilitated the ban on goats in the nineteenth century. As a victim of modernity, the goat has taken its revenge with the decline of industrial social discipline, together with the fading of the myths and illusions of science and the surge of neovitalism and a new attitude toward nature. It looks like as far as goat is considered that a true circle linking neolithic to post modernity has been closed . Results stimulate interesting considerations on the relations between culture (ideology, beliefs), economy, and social ecology.
Mountain herdsmen known as "bergamini" triggered the development of a agro-dairy system that exp... more Mountain herdsmen known as "bergamini" triggered the development of a agro-dairy system that exploited (XV-XX century) the complementary forage resources of both alpine pastures and irrigated lowlands. Previously they were pastoralists (“malghesi”), owners of large dairy flocks. At the end of the middle age they shifted from a rangeland systems to a dairy cows system eventually integrated into the new agrarian regimen of the lowlands based on large holdings (“cassine”) managed by capitalistic tenants. The herdsmen provided them with precious manure and created a marked for hay coupled with those of dairy products, cattle and swine they sold. They were albeit jealous of their independence and maintained their own life and production styles until the XX century when all of them turned into farmers. The "bergamini" played also a crucial role in the development of the large Italian dairy companies. Social and ideological prejudices prevented the "bergamini" from having their place in the social history of Lombardy until the present day