Daniela Angelucci | Roma Tre University, Rome, Italy (original) (raw)
books by Daniela Angelucci
by Emine Gorgul, Daniela Angelucci, Andrej Radman, Paulo de Assis, Burcu Baykan, Radek Przedpełski, Thomas Mical, jan jagodzinski, Janell Watson, Kenneth Surin, and Cristina Póstleman
Cambridge Scholars Publishing, Newcastle, 2018
Sito web: www.losguardo.net Contatti: redazione@losguardo.net "Lo Sguardo" è una rivista elettron... more Sito web: www.losguardo.net Contatti: redazione@losguardo.net "Lo Sguardo" è una rivista elettronica di filosofia Open access pubblicata da Edizioni di Storia e Letteratura. A partire dal 2010 la rivista pubblica con cadenza quadrimestrale numeri esclusivamente monotematici costituiti da articoli scientifici inediti, saggi-intervista, traduzioni di estratti da opere scientifiche significative e di recente pubblicazione o articoli rilevanti per la comunità scientifica, recensioni di libri ed eventi culturali.
Come si rapporta la filosofia con la propria rappresentazione sui media ottici? L’esposizione di ... more Come si rapporta la filosofia con la propria rappresentazione sui media ottici? L’esposizione di un filosofo – su uno schermo, su un supporto audio-visuale, sul mio display interconnesso alla rete – può introdurre delle alterazioni nella riflessione filosofica, riconfigurando il problema della mediazione con l’eterogeneo? Quali implicazioni vi sono nella possibilità, oggi virtualmente infinita, di vedersi vedersi, di rivedere la propria immagine registrata, schermata, riflessa su una pluralità di schermi fra loro difformi? Pur movendo da differenti sensibilità o impostazioni, i contributi raccolti in questo libro pongono tutti al centro il problema del dispositivo della rappresentazione, inteso come fenomeno estetico-mediale, considerandolo, però, anche nei suoi risvolti psichici o politici. Nel dispositivo sono in gioco nuovi equilibri non solo per la riflessione teorica, ma anche per la nostra soggettività individuale e collettiva. Con scritti di Vincenzo Cuomo, Daniela Angelucci, Daniele Dottorini, Igor Pelgreffi, Antonio Lucci e Paolo Vignola
This special issue of Deleuze Studies is the complete text of Daniela Angelucci’s book Deleuze e ... more This special issue of Deleuze Studies is the complete text of Daniela Angelucci’s book Deleuze e i concetti del cinema, translated by Sarin Marchetti.
Deleuze and the Concepts of Cinema takes up Deleuze’s idea that the true objects of the theory of cinema are the concepts that cinema generates when understood as a practice of images. In this sense, philosophy alone is able, as Deleuze argued, to ‘constitute the concepts of cinema itself’. It aims to avoid, as Deleuze himself once claimed, a double reproach: namely, both excessive erudition –which makes the reading complicated and tedious– and exaggerated familiarity.
Regno delle ombre, dei fantasmi, dei desideri, impronta digitale della realtà, legione straniera ... more Regno delle ombre, dei fantasmi, dei desideri, impronta digitale della realtà, legione straniera dell’intelligenza, occhio meccanico, arte balbuziente, mostro che divora la nostra anima e, naturalmente, invenzione senza futuro. Queste sono solo alcune delle definizioni che del cinema sono state date nel corso della sua storia, e proprio questo carattere complesso e ibrido ha provocato infiniti discorsi: un dispositivo di teorie e riflessioni che è entrato a far parte del fenomeno cinematografico, letteralmente costituendolo. Il cinema è quindi, questa la tesi del libro, l’arte più filosofica tra tutte. A partire da questa prospettiva la storia delle teorie viene ripercorsa, condensata attorno a quattro elementi: l’analogia tra meccanismo cinematografico e funzionamento del pensiero; la partecipazione del cinema al mondo dell’immaginario; la sua intimità con il reale e, infine, il rapporto tra visibile e narrativo.
Sul rapporto tra cinema e filosofia, oggi sempre più analizzato e frequentato, Gilles Deleuze si ... more Sul rapporto tra cinema e filosofia, oggi sempre più analizzato e frequentato, Gilles Deleuze si era pronunciato già nella prima metà degli anni Ottanta, scrivendo due testi ancora oggi molto attuali e discussi. Soltanto la filosofia, egli afferma, può arrivare a «costituire i concetti del cinema stesso». Ripercorrendo questi concetti, dieci in tutto, ed evitando, come diceva lo stesso Deleuze, la doppia ignominia dell’eccessiva erudizione e di un’esagerata familiarità, questo libro intende ricostruire i contenuti e l’atmosfera del suo pensiero sul cinema. Senza rinunciare a proporre, a partire dalle categorie filosofiche deleuziane, letture di particolari autori e di film significativi.
Da Canudo a Ejzenstein, da Benjamin a Zavattini, Pasolini e Deleuze: attraverso una scelta di tes... more Da Canudo a Ejzenstein, da Benjamin a Zavattini, Pasolini e Deleuze: attraverso una scelta di testi che vanno dagli scritti sul cinema dei primi del Novecento fino ai contributi degli ultimi anni, il volume presenta i momenti più significativi della riflessione estetica intorno alla "settima arte", quella cinematografica. Vi trovano posto opere fondamentali in prospettiva filosofica ma anche interventi che nel tempo hanno acquisito importanza dal punto di vista culturale e sociologico. Il percorso di lettura tracciato dalla curatrice rivela come la pratica cinematografica sia stata da sempre affiancata da un complesso di interventi critici, commenti e teorie che hanno nutrito, cambiato e arricchito il cinema, allo stesso modo in cui quest'ultimo li ha a sua volta alimentati. Tra i temi ricorrenti, il rapporto tra il reale e la sua riproduzione filmica, il confronto tra l'aspetto visivo e quello narrativo, il legame del cinema con le innovazioni tecniche e la modernità.« Riduci
Volume pubblicato con un contributo dai fondi di ricerca interuniversitaria %, ⁄. Cofin... more Volume pubblicato con un contributo dai fondi di ricerca interuniversitaria %, ⁄. Cofinanziamento MIUR -Dipartimento di filosofia, Università di Roma Tre. Indice Introduzione DANIELA ANGELUCCI Il discorso senza voce MONICA FERRANDO Etimologia e mitologia del "daimon" FLAVIO CUNIBERTO Amore demonico e amore divino nella "Vita nuova" ALBERTO GESSANI "Daemonica machinamenta" tra Platone e l'Umanesimo: a partire da un passo del commento di Ficino al "Sofista" TEODORO KATINIS Posseduti e ossessi durante la Riforma cattolica: il "Baculus Daemonum" di Carlo Olivieri PATRIZIA CASTELLI Il dio caprino. Luoghi, persone e concetti nel nominalismo individuale di Michelangelo ENRICO GUIDONI Socrate, Shakespeare e la Vergine maria. Genialità e cristianità del daimon nell'interpretazione di Johann Georg Hamann LORENZO LATTANZI La "forza demonica" della tragedia e le sue tracce antiche nel pensiero di Nietzsche STEPHEN HALLIWELL Dioniso contro il Crocefisso. Considerazioni su di un'antitesi ironica FEDERICO VERCELLONE
Papers by Daniela Angelucci
Lebenswelt Aesthetics and Philosophy of Experience, Dec 12, 2014
Deleuze and Guattari Studies
Deleuze and Guattari Studies
In a conference from 1987 on ‘What is the Creative Act?’, Deleuze argues that a fundamental and m... more In a conference from 1987 on ‘What is the Creative Act?’, Deleuze argues that a fundamental and mysterious affinity subsists between the work of art and the act of resistance. Starting from this statement, Agamben in his echoing text ‘What is the Act of Creation?’ presents an idea of resistance co-essential to power itself. Each power, in other words each possibility for human beings of doing something, is connected to their impotence, not necessarily understood as total absence of power, but as potential to not-do. Therefore, in the very creative act one detects something that resists and opposes the critical possibility of a retreat, of an emptiness that is itself a form of potentiality. The essay picks things up from here. The act of resistance, described in terms of dynamis, as power which is always in contact with its power-not-to, is identified as the core element of modern cinema images, notably in Italian neorealism.
Lebenswelt Aesthetics and Philosophy of Experience, Dec 16, 2013
Lebenswelt Aesthetics and Philosophy of Experience, Dec 15, 2011
in R come Reale, a cura di F. Cimatti, A. Pagliardini, Macerata, Quodlibet, pp. 127-138, 2019
"Rivista di estetica", ed. C. Barbero, M. Latini, 1, pp. 19-30;, 2019
by Emine Gorgul, Daniela Angelucci, Andrej Radman, Paulo de Assis, Burcu Baykan, Radek Przedpełski, Thomas Mical, jan jagodzinski, Janell Watson, Kenneth Surin, and Cristina Póstleman
Cambridge Scholars Publishing, Newcastle, 2018
Sito web: www.losguardo.net Contatti: redazione@losguardo.net "Lo Sguardo" è una rivista elettron... more Sito web: www.losguardo.net Contatti: redazione@losguardo.net "Lo Sguardo" è una rivista elettronica di filosofia Open access pubblicata da Edizioni di Storia e Letteratura. A partire dal 2010 la rivista pubblica con cadenza quadrimestrale numeri esclusivamente monotematici costituiti da articoli scientifici inediti, saggi-intervista, traduzioni di estratti da opere scientifiche significative e di recente pubblicazione o articoli rilevanti per la comunità scientifica, recensioni di libri ed eventi culturali.
Come si rapporta la filosofia con la propria rappresentazione sui media ottici? L’esposizione di ... more Come si rapporta la filosofia con la propria rappresentazione sui media ottici? L’esposizione di un filosofo – su uno schermo, su un supporto audio-visuale, sul mio display interconnesso alla rete – può introdurre delle alterazioni nella riflessione filosofica, riconfigurando il problema della mediazione con l’eterogeneo? Quali implicazioni vi sono nella possibilità, oggi virtualmente infinita, di vedersi vedersi, di rivedere la propria immagine registrata, schermata, riflessa su una pluralità di schermi fra loro difformi? Pur movendo da differenti sensibilità o impostazioni, i contributi raccolti in questo libro pongono tutti al centro il problema del dispositivo della rappresentazione, inteso come fenomeno estetico-mediale, considerandolo, però, anche nei suoi risvolti psichici o politici. Nel dispositivo sono in gioco nuovi equilibri non solo per la riflessione teorica, ma anche per la nostra soggettività individuale e collettiva. Con scritti di Vincenzo Cuomo, Daniela Angelucci, Daniele Dottorini, Igor Pelgreffi, Antonio Lucci e Paolo Vignola
This special issue of Deleuze Studies is the complete text of Daniela Angelucci’s book Deleuze e ... more This special issue of Deleuze Studies is the complete text of Daniela Angelucci’s book Deleuze e i concetti del cinema, translated by Sarin Marchetti.
Deleuze and the Concepts of Cinema takes up Deleuze’s idea that the true objects of the theory of cinema are the concepts that cinema generates when understood as a practice of images. In this sense, philosophy alone is able, as Deleuze argued, to ‘constitute the concepts of cinema itself’. It aims to avoid, as Deleuze himself once claimed, a double reproach: namely, both excessive erudition –which makes the reading complicated and tedious– and exaggerated familiarity.
Regno delle ombre, dei fantasmi, dei desideri, impronta digitale della realtà, legione straniera ... more Regno delle ombre, dei fantasmi, dei desideri, impronta digitale della realtà, legione straniera dell’intelligenza, occhio meccanico, arte balbuziente, mostro che divora la nostra anima e, naturalmente, invenzione senza futuro. Queste sono solo alcune delle definizioni che del cinema sono state date nel corso della sua storia, e proprio questo carattere complesso e ibrido ha provocato infiniti discorsi: un dispositivo di teorie e riflessioni che è entrato a far parte del fenomeno cinematografico, letteralmente costituendolo. Il cinema è quindi, questa la tesi del libro, l’arte più filosofica tra tutte. A partire da questa prospettiva la storia delle teorie viene ripercorsa, condensata attorno a quattro elementi: l’analogia tra meccanismo cinematografico e funzionamento del pensiero; la partecipazione del cinema al mondo dell’immaginario; la sua intimità con il reale e, infine, il rapporto tra visibile e narrativo.
Sul rapporto tra cinema e filosofia, oggi sempre più analizzato e frequentato, Gilles Deleuze si ... more Sul rapporto tra cinema e filosofia, oggi sempre più analizzato e frequentato, Gilles Deleuze si era pronunciato già nella prima metà degli anni Ottanta, scrivendo due testi ancora oggi molto attuali e discussi. Soltanto la filosofia, egli afferma, può arrivare a «costituire i concetti del cinema stesso». Ripercorrendo questi concetti, dieci in tutto, ed evitando, come diceva lo stesso Deleuze, la doppia ignominia dell’eccessiva erudizione e di un’esagerata familiarità, questo libro intende ricostruire i contenuti e l’atmosfera del suo pensiero sul cinema. Senza rinunciare a proporre, a partire dalle categorie filosofiche deleuziane, letture di particolari autori e di film significativi.
Da Canudo a Ejzenstein, da Benjamin a Zavattini, Pasolini e Deleuze: attraverso una scelta di tes... more Da Canudo a Ejzenstein, da Benjamin a Zavattini, Pasolini e Deleuze: attraverso una scelta di testi che vanno dagli scritti sul cinema dei primi del Novecento fino ai contributi degli ultimi anni, il volume presenta i momenti più significativi della riflessione estetica intorno alla "settima arte", quella cinematografica. Vi trovano posto opere fondamentali in prospettiva filosofica ma anche interventi che nel tempo hanno acquisito importanza dal punto di vista culturale e sociologico. Il percorso di lettura tracciato dalla curatrice rivela come la pratica cinematografica sia stata da sempre affiancata da un complesso di interventi critici, commenti e teorie che hanno nutrito, cambiato e arricchito il cinema, allo stesso modo in cui quest'ultimo li ha a sua volta alimentati. Tra i temi ricorrenti, il rapporto tra il reale e la sua riproduzione filmica, il confronto tra l'aspetto visivo e quello narrativo, il legame del cinema con le innovazioni tecniche e la modernità.« Riduci
Volume pubblicato con un contributo dai fondi di ricerca interuniversitaria %, ⁄. Cofin... more Volume pubblicato con un contributo dai fondi di ricerca interuniversitaria %, ⁄. Cofinanziamento MIUR -Dipartimento di filosofia, Università di Roma Tre. Indice Introduzione DANIELA ANGELUCCI Il discorso senza voce MONICA FERRANDO Etimologia e mitologia del "daimon" FLAVIO CUNIBERTO Amore demonico e amore divino nella "Vita nuova" ALBERTO GESSANI "Daemonica machinamenta" tra Platone e l'Umanesimo: a partire da un passo del commento di Ficino al "Sofista" TEODORO KATINIS Posseduti e ossessi durante la Riforma cattolica: il "Baculus Daemonum" di Carlo Olivieri PATRIZIA CASTELLI Il dio caprino. Luoghi, persone e concetti nel nominalismo individuale di Michelangelo ENRICO GUIDONI Socrate, Shakespeare e la Vergine maria. Genialità e cristianità del daimon nell'interpretazione di Johann Georg Hamann LORENZO LATTANZI La "forza demonica" della tragedia e le sue tracce antiche nel pensiero di Nietzsche STEPHEN HALLIWELL Dioniso contro il Crocefisso. Considerazioni su di un'antitesi ironica FEDERICO VERCELLONE
Lebenswelt Aesthetics and Philosophy of Experience, Dec 12, 2014
Deleuze and Guattari Studies
Deleuze and Guattari Studies
In a conference from 1987 on ‘What is the Creative Act?’, Deleuze argues that a fundamental and m... more In a conference from 1987 on ‘What is the Creative Act?’, Deleuze argues that a fundamental and mysterious affinity subsists between the work of art and the act of resistance. Starting from this statement, Agamben in his echoing text ‘What is the Act of Creation?’ presents an idea of resistance co-essential to power itself. Each power, in other words each possibility for human beings of doing something, is connected to their impotence, not necessarily understood as total absence of power, but as potential to not-do. Therefore, in the very creative act one detects something that resists and opposes the critical possibility of a retreat, of an emptiness that is itself a form of potentiality. The essay picks things up from here. The act of resistance, described in terms of dynamis, as power which is always in contact with its power-not-to, is identified as the core element of modern cinema images, notably in Italian neorealism.
Lebenswelt Aesthetics and Philosophy of Experience, Dec 16, 2013
Lebenswelt Aesthetics and Philosophy of Experience, Dec 15, 2011
in R come Reale, a cura di F. Cimatti, A. Pagliardini, Macerata, Quodlibet, pp. 127-138, 2019
"Rivista di estetica", ed. C. Barbero, M. Latini, 1, pp. 19-30;, 2019
Philippe Nouzille e Salvatore Rindone (a cura di), Ermeneutica, cristianesimo, politica, Aracne, Roma, 2018, pp. 183-197;, 2018
A P r o t e s t e , c o n t e s t a z i o n i , m i n o r a n z e 3 4
I rapporti tra storia dell’arte e film studies non sono pacifici. Disciplina giovane e metodolog... more I rapporti tra storia dell’arte e film studies non sono pacifici. Disciplina giovane e metodologicamente permeabile, i film studies si sono costituiti grazie all’apporto di diverse discipline: dalla psicoanalisi alla semiotica, dall’iconografia alla teoria critica, dallo strutturalismo al post-strutturalismo. La storia dell’arte ha invece dimostrato una resistenza più o meno attiva a una considerazione critica delle immagini in movimento. Significative le eccezioni, a partire, per citare due esempi fondativi, dalla conferenza pubblicata da Erwin Panofsky nel 1936 – lo stesso anno del saggio di Walter Benjamin sull’opera d’arte all’epoca della sua riproducibilità tecnica – e dall’intero corpus di scritti del regista russo Sergej Ejzenstein.
Nondimeno, una forma di resistenza, spesso sottaciuta, resta uno dei tratti specifici della tradizione modernista, da Clement Greenberg a Michael Fried o, al di là della storia dell’arte, da Franz Kafka a Roland Barthes. Le ragioni che si nascondono dietro tale chassé-croisé restano da indagare nella loro complessità. Al riguardo, i rapporti tra storia dell’arte e film studies suscitano sempre più l’interesse degli studiosi. Una tendenza che, da una parte, corre parallela al ripensamento, ormai ineludibile, della storia dell’arte in quanto disciplina all’interno del contesto più ampio della cultura visiva (cultural studies, visual studies, media archaeology). Dall’altra, è il riflesso della situazione artistica contemporanea, con la migrazione delle immagini in movimento verso ambienti una volta riservati alle immagini fisse. Sin dalla fine degli anni sessanta, gli spazi museali si sono così confrontati con il dispositivo cinematografico ovvero, per semplificare: con la presenza fisica del proiettore; con il fascio di luce che attraversa un ambiente oscurato; con la superficie immacolata dello schermo; con l’esperienza d’immersione dello spettatore. Un dispositivo che, elaborato almeno sin dal XIX secolo attraverso la spettacolarizzazione dell’esperienza estetica, come nel caso del panorama, trova la sua istituzionalizzazione nella sala cinematografica, in cui l’immobilità dello spettatore si accompagna alla mobilità dello sguardo.
In tal senso, la migrazione delle immagini in movimento dal loro supporto, il loro ingresso negli spazi d’esposizione ha costituito una trasgressione degli aspetti coercitivi delle sale cinematografiche: l’immobilità dello sguardo, l’invisibilità del proiettore, la presenza esclusiva di un solo schermo, la collettività e simultaneità dell’esperienza e così via. Una conseguenza inattesa, se consideriamo che gli spazi espositivi presentavano a loro volta altrettanti aspetti coercitivi se non un vero e proprio apparato ideologico, la cui incarnazione più diabolica ai tempi del modernismo è stato il white cube. In altri termini, le immagini in movimento e il dispositivo cinematografico sono riusciti ad aprire dal suo interno il white cube, se non a scardinare la sua logica cronofoba e la sua supposta autonomia. Un fenomeno oggi esteso alla smaterializzazione delle immagini in movimento, alla loro proliferazione sugli schermi della televisione, del computer, dei palmari e in generale a quella che Rosalind Krauss ha identificato come la condizione post-mediale dell’arte contemporanea.
Che qualcosa di simile sia pensabile – e praticabile – anche sul piano disciplinare oltre che su quello delle pratiche artistiche? Oppure la storia e la critica dell’arte, la storia e la critica del cinema, l’estetica, i visual studies e la sfera culturologica sono destinate a riaffermare, davanti alle immagini in movimento, la specificità del proprio approccio? Molti sono concordi nell’affermare che non è più possibile considerare il cinema nei confini della storia del cinema e che è necessario ridefinirlo nel campo allargato della storia dell’arte. Tuttavia la storia dell’arte – una disciplina di cui negli anni ottanta si decretava la fine, in Europa come negli Stati Uniti, e che, a partire dagli anni novanta, è stata sottoposta a verifica, se non minacciata, dall’agenda dei visual studies – è nelle condizioni di garantire tale apertura disciplinare?
Questo numero monografico di “Predella” intende affrontare la questione dei rapporti tra storia dell’arte e film studies sia attraverso incursioni teoriche e metodologiche, sia attraverso l’analisi di alcuni incontri – effettivi e mancati – occorsi nel XX secolo tra immagini fisse e immagini in movimento.
La riflessione di Jean Baudrillard attraversa gran parte dei fenomeni del mondo attuale (la guerr... more La riflessione di Jean Baudrillard attraversa gran parte dei fenomeni del mondo attuale (la guerra, l’informazione, la comunicazione e i media, la crisi del marxismo, il terrorismo, la fotografia, l’architettura, la clonazione, ecc.). Gran parte delle parole chiave del suo pensiero, come “scambio simbolico”, “iperrealtà” o “simulacro”, continuano a proliferare nella produzione filosofico-culturale più recente, poiché hanno saputo fornire un valido apparato concettuale per cogliere i complessi fenomeni della globalizzazione. A dieci anni dalla morte, Lo Sguardo dedica perciò a questo inclassificabile pensatore un numero monografico, che da un lato si propone di esplorarne lo stratificato e ricchissimo milieu culturale, dall’altro di sondarne la profonda incidenza sulla riflessione filosofica, sociologica, estetica ma anche politica contemporanea; essa testimonia infatti l’esigenza di ripensare l’attualità attraverso un utilizzo critico dei concetti baudrillardiani, ma anche di ‘reinventare il reale come finzione’ grazie allo specchio ustorio dell’ironia nei confronti della realtà.
Jean Baudrillard’s thought crosses a large part of the current world phenomena (war, information,... more Jean Baudrillard’s thought crosses a large part of the current world phenomena (war, information, media and communication, marxism’s crisis, terrorism, photography, architecture, clonation, etc.). Most of the keywords of his thought – “symbolic exchange”, “hyperreality”, “simulacrum” – continues to proliferate in the recent philosophical-cultural production, as far as this has provided a valiant conceptual framework in order to understand the complex phenomena of globalization. For these reasons, ten years from his passing, Lo Sguardo dedicates to this unclassifiable thinker a monographic issue, which intends to examine his rich and stratified cultural milieu and to investigate his deep effect on the contemporary philosophical, sociological, aesthetical and political thought. Indeed, it proves the demand to think over the contemporary through a critical use of baudrillardian concepts, that is ‘reinventing the real as fiction’ thanks to the burning lens of irony towards reality.
Talking about Deleuzian philosophy from an aesthetical point of view, in this interview Daniela A... more Talking about Deleuzian philosophy from an aesthetical point of view, in this interview Daniela Angelucci explains the reasons of her interest and commitment to Deleuze's thought. The French thinker shows why we should think to philosophy as a creative practice, in analogy to arts. In this perspective, it looks like philosophy has got a special relationship with cinema, which gives us a concrete example of duration and represents/repeats the 'plan of immanence', one of the Deleuze's key concepts. According to Angelucci, the experience of immanence finds its place not only in aesthetics and in the experience of arts, but in the ordinary life too. Underlining the connection between cinema, walking, and aesthetical experience of space, she shows how the philosophy of Deleuze could be thought as an aesthetics of immanence.
L’obiettivo del modulo è fornire una strumentazione teorica di lettura dei linguaggi artistici de... more L’obiettivo del modulo è fornire una strumentazione teorica di lettura dei linguaggi artistici del
contemporaneo attraverso l’assunzione femminista di un pensiero delle pratiche.
Verranno approfonditi i nodi teorici che attraversano la produzione politica e artistica dagli anni
Sessanta e Settanta fino ai giorni nostri: dalla sperimentazione alla pluralità dei linguaggi,
dall’assemblaggio all’installazione e l’intertestualità tra corpo, immagine e parola, dalla
cultura mainstream e alle culture minori e subalterne, le culture queer.
Ogni lezione prevede un dialogo teoriche in dialogo e artiste e artisti, scrittrici, curatrici e
professionisti del settore, nel riferimento agli spazi in cui l’arte nasce e si ri-produce. La giornata
conclusiva prevederà la presentazione dei progetti delle/dei partecipanti.
Philosophy Kitchen. Rivista di filosofia contemporanea, 2021
Although acknowledging that any artistic project is necessarily exceeded by the alterity of deter... more Although acknowledging that any artistic project is necessarily exceeded by the alterity of determining causes is quite a mundane way of representing the artistic fact (one thinks of the various theories of divine inspiration, of involuntary ideological conditioning, of the postulation of the existence of a logic of the unconscious, etc.), the implication of chance as the root cause of a work raises a critical issue since it rules out any interpretation of the work either as a manifestation of a truth that would have been pre-existing in god, or as a social or psychoanalytical determination of the forms produced and interpreted. In other words, the recognition or claiming of a measure of chance seems to imply modes of signifiance for which the identification of a project becomes problematic.