La boemia altrove (original) (raw)
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Il passaggio da una lingua a un'altra è traslazione più che traduzione, trasporto più che introduzione. (A. Bensoussan) La traduzione può svolgere un ruolo d'innovazione, arricchendo la lingua del paese d'arrivo. (M. C. Batalha) Ciascuna traduttrice, ciascun traduttore assume nei confronti dei testi, autori, società e ideologie dominanti con e in cui lavora posizioni variabili, mobili e continuamente negoziabili. (M. Baker) Voglio intraprendere una pratica della traduzione speculativa, provvisoria e interventista. (T. Niranjana) La traduzione densa potrà spinger[ci] ad andare oltre e a intraprendere il più difficile compito di giungere a una forma di rispetto per l'altro. (K.A. Appiah) La scrittura come traduzione da un metatesto culturale, che non è un testo originale, quanto piuttosto un originale immaginario. (P. Bandia) Nell'era degli attacchi informatici, futuro teatro di guerra, futura zona traduttiva sarà il terreno elettronico. (E. Apter) L'importanza di divenire traduttori perpetui per porci a leggere un mondo plurilingue. (S. Mehrez) Traduco, dunque sono. (J. Lahiri)
Postfazione di "Li Cuonti. La collina degli uccelli di passo", di Antonino De Angelis (CAPRI: Edizioni La Conchiglia, 2015), ISBN: 8860910633, 2015
Postfazione a un libro di memorie e di fotografie d'epoca su un borgo della Penisola Sorrentina, in cui suggerisco l'istituzione di un ecomuseo per salvare i segni della memoria locale e l'ambiente naturale e culturale della zona.
La storia, le storie, l'altrove
2012
Note e discussioni sul convegno “Antropologia e Storia: un rapporto problematico”, tenutosi nel Dipartimento di “Storia, Culture e Religioni” dell’Università “La Sapienza” di Roma il 10 maggio 2012.
2020
Terminata la fase più intensa e drammatica del contagio da Coronavirus, l'osservazione di alcune sue conseguenze sugli spazi aperti urbani potrebbe essere utile per l'avanzamento del progetto, al di là della contingenza emergenziale. In particolare, si sollevano due questioni. La prima: dopo che l'assenza degli umani ha rivelato la presenza di altri esseri viventi, vegetali e animali, nello spazio urbano, potrebbe ora essere possibile e persino desiderabile stabilire con essi rinnovate condizioni di compresenza, alla luce delle più avvertite posizioni del pensiero contemporaneo sulla necessità del superamento del dualismo oppositivo tra natura e cultura, tra natura e città. La seconda questione ci interroga su dove e come saranno gli spazi attraenti, centrali e capaci di coesione sociale del futuro prossimo, ora che, esautorati dagli spazi pubblici tradizionali, abbiamo fatto esperienza della qualità silenziosa di molti ambiti di amnesia urbana, fuori dall'ortodossia...
NIP Network in Progress, 2012
Il Landscape Urbanism (LU) interpretato in chiave metodologica è secondo molti quella disciplina che usando il paesaggio come modello per l’urbanistica ha saputo dare risposte simultaneamente generiche, sistemiche e dinamiche, senza perdere in specificità e in operatività. Considerando il tempo e non più la scala metrica la variabile che distingue i progetti, si può provare a dare alla sintesi tra architettura, urbanistica e paesaggio un nuovo significato. Le differenze scalari misurano il grado di virtualità di un progetto, ovvero il grado di definizione temporale, di specificità e di determinatezza che esso è in grado di attualizzare.
Territorio Della Ricerca Su Insediamenti E Ambiente Rivista Internazionale Di Cultura Urbanistica, 2009
GLI EBREI IN BOEMIA: UNA MINORANZA FRA LE NAZIONI
Sottotitolo: Una comunità fra cechi e tedeschi: assimilazione e isolamento. La Boemia, fin dalle sue origini più remote, è stata una terra interessata dalla presenza di popolazioni piuttosto eterogenee: dai cechi ai tedeschi, dagli ebrei agli slovacchi, dai russi agli ungheresi e così via. Proprio perché terra al centro di traffici e snodo di vie commerciali, proprio perché terra storicamente dominata da vari popoli, la Boemia anche nei tempi moderni, nei secoli diciannovesimo e ventesimo, ha mantenuto la sua conformazione etnica iniziale, registrando la presenza di varie minoranze ben inserite nel contesto socio-culturale e facenti parte a pieno titolo della popolazione stanziale boema. Questo breve studio analizza sinteticamente, anche con l’ausilio di statistiche, la posizione della comunità ebraica all’interno della società (in particolare praghese), fra le due nazioni preponderanti, quella ceca e quella tedesca, a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dal punto di vista prettamente letterario e culturale sono giunte a noi molte testimonianze sugli ebrei praghesi, soprattutto grazie alle opere di scrittori quali Franz Kafka, Max Brod, Franz Werfel, che hanno fatto splendere la letteratura tedesca producendola nella capitale boema a partire dalla fine del XIX secolo. Poco si sa però della comunità ebraica praghese dal punto di vista dell’assimilazione al mondo circostante. Sembra di trovarci di fronte a una comunità liberale e completamente distaccata dall’ebraismo, tutta sbilanciata verso l’esterno. Erano sì ebrei assimilati, quelli che vivevano a Praga, ma lo erano in un modo del tutto particolare.
mommseniane, non possono in alcun modo esser considerati alla stregua di pubblicazioni, essendo tali lettere, negli intendimenti dell'autore, rivolte a una fruizione privata.