Le citazioni dei classici nelle epistole di Sinesio (original) (raw)
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Tracce di teorie epistolografiche in Sinesio
2016
Premessa 5 Ad Conventum Synesianum Un cristiano difficile: Sinesio di Cirene 9 UGO CRISCUOLO El l xico de la educaci n en Sinesio 47 JUAN ANTONIO LÓPEZ FÉREZ La dottrina del p euma in Sinesio e la sua ripresa in Marsilio Ficino 8 CLAUDIO MORESCHINI Vita quotidiana e memoria letteraria nell'Epistola 148 Garzya-Roques di Sinesio GABRIELE BURZACCHINI Le citazioni dei classici nelle epistole di Sinesio GIUSEPPE ZANETTO Tracce plutarchee in Sinesio GIUSEPPE LOZZA Cosmologia e retorica negli di Sinesio: immagine della choreia astrale MARIA CARMEN DE VITA Configurazione linguistica e conformazione letteraria nelle lettere di Sinesio GIUSEPPINA MATINO Forme di memoria letteraria e strategie allusive in Sinesio ANNA TIZIANA DRAGO Tracce di teorie epistolografiche in Sinesio ASSUNTA IOVINE Conclusioni Bibliografia
2015
ENGLISH ABSTRACT This paper deals with the manuscript tradition of Synesius' collection of letters, a text which enjoyed a great success in Byzantium especially during the Palaeologan period, when it became a model of style and was intensively copied. The identification in some manuscripts of the handwriting of Nicholas Triclines, John Pepagomenos and some other scribes, such as a certain John, more or less connected with Demetrius Triclinius, allows to reconstruct a Triclinian stage, perhaps a veritable edition, in the history of the text. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- SOMMARIO ITALIANO Il contributo si occupa della tradizione manoscritta delle epistole di Sinesio, un testo che godette di un enorme successo a Bisanzio, specialmente durante l'età dei Paleologi, quando divenne un modello di stile e fu oggetto di un'intensa attività di copia. L'identificazione in alcuni manoscritti delle mani di Nicola Tricline, di Giovanni Pepagomeno e di alcuni altri copisti, come un certo Giovanni, più o meno connessi alla figura di Demetrio Triclinio, permette di ricostruire nella storia del testo una fase tricliniana, forse una vera e propria edizione. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- RESUMEN ESPAÑOL Esta contribución trata de la tradición manuscrita de la colección de cartas de Sinesio, un texto que gozó de gran éxito en Bizancio, especialmente durante el período paleólogo, cuando se convirtió en modelo de estilo y fue copiado intensamente. La identificación en algunos manuscritos de la escritura de Nicolás Triclines, Juan Pepagomeno y otros copistas, como cierto Juan de algún modo relacionado con Demetrio Triclinio, permite reconstruir una fase tricliniana, quizá una auténtica edición, en la historia del texto.
Tra echi, citazioni e Mosaikstil: la presenza dei classici nel Faldella latino
Bollettino di Studi Latini XLIX 2019 pp. 140-157., 2019
The essay associates the interest for the presence of the Ovidian Metamorphoses in the Latin work of Giovanni Faldella on the Italian 'Risorgimento' with the interest for intertextuality, arousing from the 'mosaic' character of the composition. The analysis of some passages of the De redemptione Italica highlights its construction through the 'reuse' of tesserae taken from many Latin classics, connected to each other and with new portions of the text, so that they reach a different meaning. At the beginning of the twentieth century in Italy, this technique takes up the lusus of late-antique 'centos' and 'pastiches' and allows us to understand the broad sharing of classical culture that Faldella could suppose in the readers of his time.
BISANTI - Citazioni classiche nel «De contemptu mundi» di Lotario di Segni
«Maia», n.s., 64, 2 (2012), pp. 368-380
«De contemptu mundi» (or «De miseria humane conditionis») written by Lotharius of Segni (pope Innocent III, 1198-1216) is a literary work in three books which belongs to the so-called “literature on death”, which had a big diffusion in medieval Europe between the end of the 11th and the beginnings of the 13th century and is characterized by apocalyptical visions, pessimistic meditations, vivid realism of representation. The first book («De miserabili humane conditionis ingressu») is dedicated to the description of the various periods of human life on the earth, from birth to maturity; the second («De culpabili humane conditionis progressu») to the seven capital sins; the third and last («De dampnabili humane conditionis egressu») to the death of man and his eternal life in Hell or Paradise. Lotharius frequently quotes the Bible (and particularly The book of Job) as the principal source of his work. But in the «De contemptu mundi» there are also a few quotations from Latin classical poets, such as Horace, Ovid, Lucan, Juvenal and Claudian. After a presentation of the work by Lotharius, this work offers a strict analysis of these classical quotations, inserted within the literary and philosophical texture of «De contemptu mundi».
“E ’n guisa d’eco i detti e le parole”. Studi in onore di Giorgio Bàrberi Squarotti, Alessandria, Edizioni Dell'Orso, 2006
Citazione e attualizzazione dei classici nei Promessi Sposi (appunti per una rilettura del romanzo) 1. Nella lettera "sul Romanticismo", Manzoni, che, allora andava riscrivendo 1 Promessi sposi, rifiutava perentoriamente «1'uso della mitologia» e «l'imitazione servile dei c1assici»: nel primo caso, perché gli sembrava una forma di «idolatria» fondata «nell' amore, nel rispetto e nel desiderio delle cose terrene, delle passioni, de' piaceri portato fino all'adorazione»; nel secondo, perché 1'imitazione elevata a «sistema» tendeva a «riprodurre [... ] il punto di vista dei c1assici» utilizzandone «i simboli, le espressioni, le formule de' sentimenti»l. Tuttavia negli stereotipi sopravvissuti al tempo, Manzoni riscontrava anche un aspetto meno nocivo qualora avessero perso illoro significato originario collogorio dell'uso: «L'istituzioni, l'usanze, l'opinioni che hanno regnato lungo tempo in una o piu societa, -affermava -lasciano ordinariamente nelle lingue, delle tracce della loro esistenza passata, e ci sopravvivono con un senso acquistato per mezzo dell'uso, e reso independente dalla loro origine»2. La concezione manzoniana della forma non si riduceva, quindi, nel 1823, a un organicismo rigido, inteso come rapporto diretto fra linguaggio e ideologia, ma inc1udeva anche una visione piu flessibile della disponibilita del segno a venir ricaricato di senso, e persino ad entrare in discordanza «ironica» col proprio contenuto. Anzi nella lettera si troyano accenni a un trapasso fra codice antico e codice moderno che, lungi dal fare tabula rasa del passato, sembrano mirare a una sua complessa attualizzazione. COSI, Dante, Ariosto e Tasso vi si affacciavano quali modelli capaci di transcodificare i miti pagani nellinguaggio del «maraviglioso soprannaturale» (Dante e Tasso), o del magico e del fantastico (AriostO)3, mentre si distingueva fra «l'imitazione dei c1assici» e illoro «studio», facendo consistere quest'ultimo nell' «osservare in noi 1'impressione prodotta dalla parola altrui» per «pro-1 Cfr. Lettera al Marchese Cesare d'Azeglio, in Manzoni, Tutte le opere, a cura di M. Martelli, Firenze, Sansoni, II, 1973, p. 1716 [1713-1726. Per altre citazioni dalle opere manzoniane mi atterro alle seguenti edizioni: Del romanzo storico e, in genere, de' componimenti misti di storia e d'invenzione, testo a cura di S. De Laude, Edizione Nazionale ed Europea delle Opere di Alessandro Manzoni, diretta da G.
Le citazioni dei poeti antichi all'interno delle opere di Niceta Coniata
2010
Il dodicesimo secolo rappresenta, per il mondo bizantino, un momento di grande cambiamento politicoculturale 1 : poco tempo dopo, all"inizio del secolo successivo, il crollo di Costantinopoli in mano ai Latini (12 aprile 1204) segnerà la fine di un"epoca e, nonostante la successiva ripresa dell"Impero sotto la dinastia dei Paleologi, darà avvio a un innarrestabile processo di declino. La famiglia Comnena 2 , che governa l"impero nel corso del XII secolo, in una fase particolarissima della sua storia, con la propria politica nei confronti dei popoli stranieri e, soprattutto, con l"ostilità manifestata da Andronico Comneno nei confronti dell"aristocrazia militare, ne accelera la fine, ponendo le basi per il crollo che si verificherà, appunto, nel XIII secolo 3. Dal punto di vista culturale, però, l"XI e il XII secolo sono caratterizzati dalla presenza di numerose figure di rilievo, letterati di dotta formazione, storici, filologi, che ruotano intorno alla Scuola Patriarcale di Costantinopoli ed hanno ricevuto una formazione classica accompagnata da una profonda conoscenza delle Sacre Scritture: Teodoro Prodromo, Eustazio di Tessalonica, Giovanni Tzetzes, suo fratello Isacco e molti altri. 4 Nel XII secolo troviamo Niceta Coniata. Nasce a Cone, intorno al 1150, secondo figlio di una famiglia benestante che lo manda, all"età di nove anni, a raggiungere il fratello Michele, allievo, a Costantinopoli, di Eustazio di Tessalonica 5. Niceta entra così a far parte di quella élite intellettuale, ricordata da Mango, che aveva la possibilità di ricevere una educazione adeguata per entrare a far parte della burocrazia imperiale. 6 Conclusa la propria formazione, Niceta si introduce nell"ambiente di Corte sino a ricevere la carica di Segretario Imperiale sotto Alessio II. Il regno di Andronico rappresenta una difficile parentesi nella sua vita: l"imperatore era ostile alla classe aristocratica e Niceta, allontanandosi spontaneamente da Corte, rischia la vita. Tornato a Costantinopoli dopo la morte di Andronico, viene nominato oratore di corte, governatore di Filippopoli, giudice del Velo-una delle cariche più prestigiose dell"Impero-e, infine, logoteta dei Sekreta (capo dell"amministrazione imperiale); vive nella capitale fino alla conquista latina (1204), quando riesce a rifugiarsi a Selimbria con la famiglia. Da lì si trasferisce poi presso Teodoro Lascari a Nicea sperando, ma senza successo, di convincerlo ad intervenire in difesa di Costantinopoli. Muore intorno al 1217, poco dopo il fratello Michele, nel frattempo ritiratosi a Kos. Della produzione di Niceta rimangono un trattato teologico intitolato Panoplia Dogmatica, le orazionicomposte in diverse occasioni-undici lettere e l"opera storica (Φξνληθὴ δηήγεζηο) in cui sono narrati gli avvenimenti che vanno dal 1118, anno di morte di Alessio I Comneno, al 1210 circa. Nella stesura di quest"opera Niceta mostra chiaramente la propria formazione culturale, sfruttando le conoscenze acquisite per trasmettere al lettore sensazioni, pensieri, giudizi, anche se talvolta mediati dalla forma stilistica e letteraria adottata dall"autore 7. Dall"analisi delle citazioni emerge uno degli elementi maggiormente indicativi 1 Kazhdan 1994, p.X. 2 Dall"epoca della dinastia macedone (867-1056) viene introdotto a Bisanzio il principio di trasmissione dinastica del potere imperiale2, ed è quindi possibile parlare di "famiglia".
I classici nelle «Rime» di Boccaccio: una proposta di lettura
Intorno a Boccaccio / Boccaccio e dintorni 2015. Atti del Seminario internazionale di studi (Certaldo Alta, Casa di Giovanni Boccaccio, 9 settembre 2015), a cura di Stefano Zamponi, Firenze, Firenze University Press, pp. 15-25, 2016
Nel proemio del Filostrato, Giovanni Boccaccio si definisce come colui che ha ridotto «l'antiche storie [...] in leggier rima e nel mio fiorentino idioma, con stilo assai pietoso» 1 . Allo stesso modo nella dedicatoria del Teseida, l'autore propone se stesso come colui che ha trasportato «una antichissima istoria [...] alle più delle genti non manifesta» in «latino volgare e per rima, acciò che più dilettasse» 2 . Nel lungo processo di trasmissione e rilettura del patrimonio di storie antiche e di «favole» del passato «ornate di molte bugie» 3 entro la cultura medievale, Boccaccio appare come una delle più fortunate ed interessanti figure di ricezione, ma anche uno straordinario cantiere di archiviazione, catalogazione, 'stoccaggio' della memoria trasmessa dai classici.