False città (original) (raw)

La città e i suoi falsi

La falsificazione epigrafica. Questioni di metodo e casi di studio, a cura di L. Calvelli, 2019

This paper deals with an instructive example of documentary falsification concerning cities and their history in the Marche. Epigraphic forgeries, which normally appear on paper, are objects of invention. They propose the celebration of a city for its ancient origin, the historical events around it, the descent from illustrious Roman figures, and celebrate local families, putting forward accounts of the origin of toponyms and institutions. Sommario 1 Forme e ragioni della falsificazione.-1.1 Introduzione.-1.2 Grandi eventi.-1.3 Glorie cittadine.-1.4 Avere radici romane.-1.5 Spiegare la toponomastica.-1.6 Città di antica e nobile fondazione.-1.7 Confermare le fonti.-1.8 Dar lustro alla famiglia.-2 Conclusioni.-2.1 Qualche considerazione. 1 Forme e ragioni della falsificazione

Città esattamente altrove

Territorio Della Ricerca Su Insediamenti E Ambiente Rivista Internazionale Di Cultura Urbanistica, 2009

Città di gatti neri

Secondo Lucy Puryatevic, quando la memoria inizia ad affievolirsi, le persone nel subconscio provano l'impulso di uccidere i gatti. La città K brulica di gatti, di colore nero, come ombre occasionalmente abbandonate dalle persone. Quando le persone, con gli occhi cisposi e assonnati, aprono le finestre nel mezzo della notte, spesso riescono a vederli saltare sui tetti, da un edificio all'altro, così veloci da formare ombre nere perfettamente rotonde sotto le flebili illuminazioni. Se quanto detto da Lucy corrisponde al vero, quando i gatti si intrufolano nei vicoli scuri, la maggior parte di questi non riesce a sfuggire dai malati di amnesia che li aspettano lì. Perché, anche se disarmati, i caccia-gatti spesso riescono comunque a bloccarli con agilità. I gatti allora lottano fino alla morte, sgraffiando a mezz'aria, ma poi un crack annuncia che il collo è stato ormai spezzato. Altri ancora, armati di scopa e mocio, mirano alla testa dei gatti, li colpiscono con ferocia e il cranio si spacca facendo schizzare il sangue mescolato a qualche traccia di cervello rosa sul terreno, rilasciando nella notte un pungente odore rancido. Ma, dopo tutto ciò, i caccia-gatti non dimenticano mai di pulirli per bene e gettare le carcasse o gli arti rimasti in sacchetti neri di gomma; li legano per bene e poi si arrampicano sui letti delle proprie case per dormire dolcemente. Negli stretti vicoli laterali della città, ogni notte vengono radunati migliaia di gatti morti, ma all'approssimarsi del mattino, quando la luce del sole si riversa sulle lunghe strade come acqua, i ricordi della notte si dissipano senza lasciare traccia, così come quelli delle persone. Nell'area residenziale dove vive Memory, al mattino, i sacchetti di gomma ammassati nel vicolo buio vengono portati nel deposito rifiuti vicino, in attesa che il pesante camion della spazzatura li porti via rimbalzando. Memory aveva sentito dire che alla fine vengono riversati dentro il fiume. Lei immaginava che questi sacchetti di gomma, dopo aver attraversato diverse città, avrebbero raggiunto galleggiando il mare aperto molto lontano. Avrebbero galleggiato sulla superficie del mare fino a che non fossero rimasti soltanto dei puntini, come la notte che si disperde colpita dai raggi del sole. Un sentimento di tristezza che si sarebbe dissolto presto. Memory, che si stava gradualmente riprendendo dall'amnesia, in quel momento era in piedi davanti la finestra a guardare quei sacchi neri di gomma abbandonati sul nudo terreno. Quando soffiava il vento, l'apertura dei sacchetti di gomma ondeggiava delicatamente frusciando: da lontano sembrava un campo di fiori neri. Ma nel vento, come c'era da aspettarsi, un fiore si schiuse. A Memory sembrò di vedere un vecchio gatto dai peli neri lucidi e arruffati, con un paio di occhi blu in risalto, lottare per uscire dalla bocca del sacco che si apriva lentamente, per poi oltrepassare in fretta il recinto di bambù poco lontano e scappare senza lasciare tracce. All'esterno del deposito rifiuti i passanti camminavano velocemente. Sembrava che l'ombra del gatto fosse soltanto frutto dell'immaginazione di Memory. Certo che si trattava di immaginazione, nulla di cui sorprendersi. Gli abitanti di quella città, infatti, si immaginavano sempre delle cose.

Città di suono

LetteraVentidue, 2020

Un uomo, una sera, vede una persona nei pressi dell’unico lampione della zona. «Cosa state cercando?» chiede. «Ho perso le chiavi». «Le sono cadute qui?». «No, ma questo è l’unico posto dove le posso cercare. Perché solo qui, nel caso, le potrei vedere». L’obiettivo del libro è quello di “accendere una luce”. Per illuminare un terreno che forse da troppo tempo si trova in ombra, e che separa l’affascinante ambito degli studi sul paesaggio sonoro da quello del progetto dell’architettura. Un “lampione” che possa permettere in primis all’architettura di dotarsi di nuovi strumenti per avviare delle forme di progettazione multisensoriale dei luoghi. E al contempo agli studi sul paesaggio sonoro di radicarsi a un solido sfondo, per favorire un effettivo cambiamento dei contesti reali. La contingenza storica per proporre tale riflessione è quantomai matura, vista la prossima imminente trasformazione del paesaggio sonoro urbano, dovuta all’introduzione delle auto elettriche, al diffondersi di nuove tecnologie sostenibili e silenziose, e al contempo di strumenti di riproduzione sempre più rumorosi e portatili. E vista l’ormai inarrestabile evoluzione del percorso del progetto di architettura, che sta determinando un ampliamento delle responsabilità, delle figure e degli ambiti disciplinari coinvolti. Prendere posizione nel mondo significa mettersi in luce, esprimere dei punti di vista, introdurre delle visioni. Dentro a questo pregiudizio linguistico e percettivo, che fin dai tempi di Aristotele ha premiato la vista rispetto alle altre sensazioni, è andata affermandosi una differente modalità di interpretazione dei luoghi, a partire dai cosiddetti “sensi minori”. All’interno delle nostre città tradizionalmente visive, fatte di palazzi, luci, colori, si nascondono altrettante città popolate da suoni, sapori, odori, che influenzano profondamente la percezione dei luoghi, portando alla luce simbologie intime e complesse. Una dimensione svelata proprio dai recenti lockdown, che hanno fatto emergere elementi percettivi normalmente soffocati dal brusio quotidiano, risvegliando un’attenzione assopita. Conoscere questi riferimenti rappresenta un imperativo per coloro che praticano il progetto dell’architettura, nella prospettiva di realizzare in modo più consapevole ambienti adatti e sicuri per la nostra vita. “Città di suono” propone una lettura di questo tema, in una prospettiva multidisciplinare ricca di suggestioni.

Città metropolitane

Progetto di ricerca e formazione in accompagnamento all'attuazione della legge "Delrio", ideato e organizzato congiuntamente da SPISA -Università di Bologna e da Urban@it -Centro nazionale di studi per le politiche urbane, con sede presso l'Università di Bologna.

Città Razionale

L’ADC L’architettura delle città. The Journal of the Scientific Society Ludovico Quaroni, n. 9/2016, 2016

La città moderna proposta dai giovani architetti lombardi sotto la guida o la protezione entusiasta di Giuseppe Pagano può davvero essere detta, la Città Razionale? Mi spiego meglio: i progetti di Milano Verde (1938) e della Città Orizzontale (1940) dove, con poco sforzo e una certa superficialità potremmo immaginare realizzate anche le idee architettoniche dei giovani razionalisti italiani che fondarono, qualche anno primo il Gruppo 7, possono davvero essere considerati la continuazione a scala urbana di quell'idea di Architettura Razionale che proprio i giovani di quel gruppo d'avanguardia presentarono nella Prima Esposizione del 1928 nel Palazzo delle Esposizioni di Roma (e poi, nel 1931, nella nuova Galleria Bardi di Roma)? Premessa 1) Queste note nascono da una questione apparentemente già da tempo esaurita. O forse, addirittura, neanche da porre (o da porre più). Ma ho la fortuna, alla mia età, di poter partecipare comodamente, solo da spettatore, ad alcune ben mirate elaborazioni critiche sull'architettura moderna italiana cui giovani di indubbio valore tentano di dare forma di Tesi di Dottorato, pietra inaugurale del loro sogno accademico. Essi hanno un'età felice e faticosa che anche io ricordo d'aver avuto e che per me fu età di ampie, infinite discussioni tra noi giovani, alle prese con una disciplina (o un'arte?), che avevamo cominciato a conoscere davvero soltanto all'università. Qualcuno del nostro gruppo, come capita spesso, era giunto all'architettura perché s'era appassionato a un'altra arte, imparando, ben prima di iscriversi all'università, a dipingere o a modellare la creta o persino a scheggiare la pietra al primo slancio di passione creativa adolescenziale. Ma nessuno aveva potuto davvero tentare l'architettura se non mediante scolastici disegni 1. Lucio Valerio Barbera: Professor of Architecture and Urban Design, Sapienza University of Rome; email: lucio.barbera@uniroma1.it.

La terza città

Elisabetta Canepa (ed.), Ordinary Rooms. History of the Future - Volume Primo, SAGEP, Genova 2017, pp. 17-23.

Una volta dominio esclusivo di artisti, architetti e urbanisti, le immagini urbane sono oggi l’oggetto di un incessante processo collettivo di produzione, consumo, distruzione, appropriazione e trasformazione. Nello stesso modo in cui sono usate per veicolare gli interessi economici delle compagnie di real estate, esse sono anche lo strumento con cui le comunità locali possono rispondere alle tendenze globali di gentrificazione, alienazione e segregazione dello spazio urbano, il luogo in cui gli immaginari mercificati della metropoli neoliberale possono essere smontati e rimontati. Nello stesso periodo in cui la sfera urbana è soggetta a un crescente processo di privatizzazione, le immagini urbane si configurano dunque come un Bene Comune: una risorsa appartenente a tutti e a nessuno allo stesso tempo, capace di esercitare una influenza diretta sull’ambiente urbano, e dunque di garantire un diritto fondamentale – il diritto alla città.