PROPOSTE INTEGRATE PER UNA CITTÀ CREATIVA, SOSTENIBILE E CONDIVISA a cura di (original) (raw)

EDILIZIA SOSTENIBILE, URBANISTICA PARTECIPATA E (DIS)ORDINE DELLE COMPETENZE COSTITUZIONALI

AmbienteDiritto.it, 2021

Abstract [Ita]: il contributo si occupa, in chiave costituzionale, di alcuni aspetti riguardanti il complesso tema dell’eco-edilizia. In particolare, dopo aver rintracciato le fondamenta costituzionali della materia, si farà accenno a due problematiche di grande rilievo: da una parte si guarderà al poco esplorato tema dell’urbanistica partecipata; dall’altra, alla mancanza di organicità che caratterizza la materia «governo del territorio». Il tutto, come si vedrà, nella convinzione che il «paesaggio» rappresenti, sul piano costituzionale, un vero e proprio «teatro della democrazia». Abstract [Eng]: the essay deals, in a constitutional key, with some aspects regarding the complex theme of eco-building. After tracing the constitutional foundations of this interesting subject matter, we will mention two fundamental issues: at first we will focus on the still quite unknown «participatory urban planning», whereas in the final part of the article we will talk about the lack of a systematic structure of the provisions that characterize the «government of the territory». All this in the belief that the «landscape» represents, on a constitutional level, a real «theater of democracy».

UN'IDEA DI BENESSERE. UN'IDEA DI CITTA'

Il Piano Strategico di Rimini nasce dalla collaborazione e dal coinvolgimento di più di trecento persone e di una settantina di associazioni del territorio. Il risultato è stato uno strumento agile, integrato, plurale e multidisciplinare nelle mani di un'amministrazione comunale che l'ha fatto proprio, mettendolo in pratica sul territorio, oovvero rendendo concreta un'idea di città. Ma cos’è il benessere? Quanti tipi di benessere esistono? Può un Piano Strategico portare benessere a una città? Perché questo concetto fondamentale non diventi vuoto materiale pubblicitario, è necessario un ragionamento profondo sulla sua natura e il suo significato sociale. È necessario confrontarsi coi soggetti del benessere e qui sorgono altri quesiti. Chi sono i destinatari del benessere? Dei clienti? Dei cittadini? Una comunità? Sono attivi o passivi nei confronti di ciò che ricevono? O sono loro stessi a generarlo coi loro comportamenti? A questi e numerosi altri interrogativi questa tesi cerca di dare risposta. Perché non basta proclamare di avere una vision e una mission per costruire una proposta per la città che sia integrata, plurale, previdente, sostenibile e attuale. È necessario avere prima di tutto un’idea di città e un’idea di benessere. È necessario stabilire delle priorità e definire chiaramente il tipo di relazione che le connette. Questo lavoro si propone di contestualizzare la proposta del Piano Strategico di Rimini all’interno delle dinamiche globali di sviluppo economico e di pensiero sulla città, per sottolinearne affinità, divergenze, proposte alternative. Fra le sue aspirazioni vi è quella di mostrare la strettissima relazione che intercorre fra il linguaggio usato per parlare di città, benessere, crescita economica, cittadinanza e lo sviluppo di un’idea di città, benessere, crescita economica e cittadinanza. Il contesto culturale in cui si sviluppa un determinato intervento sullo spazio urbano e le persone che vi risiedono, è determinato da un linguaggio che si fa pensiero. Un Piano Strategico redatto senza ascoltare le voci della città e delle comunità su cui questo verrà applicato, non può che risultare invasivo e fallimentare. Lo strumento di pianificazione urbana riesce veramente a conseguire risultati importanti quando riesce a diventare portavoce di un’idea condivisa di presente e di futuro. Interrogarsi, prima di redigere un Piano Strategico, su quali siano le idee di città e benessere che lo fondano, è il primo passo per creare una comunità di comunità, in cui ognuno si senta libero di esprimere le proprie specificità, in un’ottica di collaborazione, accoglienza e ascolto, che renda attivi politicamente e dunque pienamente cittadini.

PROGETTI DI UTILITÀ PUBBLICA E DISAGIO LOCALE: PROVE DI CONFRONTO CREATIVO IN UNO SCENARIO CHE CAMBIA

Da studi recenti a livello mondiale emerge che solo un progetto su sei è realizzato come presentato e quasi la metà non è realizzata. I fenomeni alla base di questi dati sono in continua evoluzione. Un sistema complesso in cui tutti hanno ragione, anche chi dice che non possono aver ragione tutti. Esiste la possibilità di un confronto fra chi propone opere ritenute indispensabili e il territorio che dovrebbe accoglierle? Ci sono quasi sempre soluzioni nascoste fuori dalla linea del se-tu-vinci-io-perdo (Zero Sum Games) che permettono di dare svolte positive ai confronti. Per cercarle noi abbiamo puntato sull'evoluzione dei tecnici. Vi raccontiamo l'esperienza in atto per portare con successo gli staff tecnici nell'arena del confronto con il territorio attraverso adeguati formazione e affiancamento, perché diventino anche loro risorse di relazione in grado di aggiungere contributi originali a quelli già sul campo di facilitatori, comunicatori ecc. In negoziati sempre più difficili all'interno di scenari sociali, politici e di valori in rapido mutamento, occorrono altri attori (se non nuovi, rinnovati) per migliorare il dibattito e la visione plurale.

Qualche altra idea sulla città (pubblica) intelligente

http://bit.ly/2VC7Zpo, 2012

Ho seguito, con interesse ma non senza qualche perplessità, buona parte della tre giorni di Smart City Exhibition 2012, a Bologna. Era quella stessa perplessità che in generale provo quando il termine città viene additivato con specificazioni varie: smart in questo caso, sostenibile, ecologica, a impatto zero e così via, in tante altre occasioni. Non perché a tali specificazioni non stia dietro una questione reale, o un punto di vista specifico che merita doverosi approfondimenti; quanto piuttosto perché spesso accade che prevalga un effetto "alla moda" della parola d'ordine del momento, che fa perdere di vista un orizzonte più vasto ed organico e fa diventare il ragionamento autoreferenziale, conducendo inevitabilmente a letture parziali e semplicistiche di una questione, quella urbana, che credo dovrebbe sempre rimanere alquanto articolata. Nella specificazione smart, di cui pare condiviso che non si riesca per ora a dare una definizione univoca (quando e perché una città è "smart"?), ci sono tuttavia alcune potenzialità di un certo interesse per chi si vorrebbe occupare di città-e-basta, e lo fa

LE PRATICHE INCLUSIVE COME PRESUPPOSTO DI CITTADINANZA

Il termine inclusione sta facendo timidamente la sua comparsa nel linguaggio pedagogico attuale: infatti lo si ritrova nei convegni e in alcuni testi che riguardano l'integrazione delle persone con disabilità all'interno del sociale e delle istituzioni educative. Sembra quindi che le resistenze iniziali ad assumere tale forma lessicale, rilevabili soprattutto nell'ambito scolastico 1 , stiano venendo meno e che quindi ci sia un accordo sul suo utilizzo: una riflessione più attenta porta però a sottolineare come l'impiego dello stesso termine non corrisponda ad una identità teorica e di prospettiva.