Un documento di storia religiosa tra Italia e Spagna: la disputa dell’Immacolata Concezione in un’opera inedita di Juan de Borgoña, in IL CAPITALE CULTURALE, 19, 2019 (original) (raw)

A. Anselmi, «Tota pulchra es amica mea et macula non est in te»: la Spagna e l'Immacolata a Roma, in A. Anselmi, a cura di, L'Immacolata nei rapporti tra l'Italia e la Spagna, Roma, De Luca Editori D'Arte, 2008, pp. 239-300.

2008

Tota pulcra es amica mea et macula non est in te», si legge nel cartiglio che un maestoso Davide, in trono, mostra allo spettatore (fig. 1) dall'arco della terza cappella a sinistra della chiesa di San Pietro in Montorio. Il versetto, derivato dal Cantico dei Cantici (Ct 4, 7), così come quello scritto nel cartiglio sostenuto dal contiguo Salomone (fig. 2), derivato dal Salmo 45 della Vulgata, «santificavit tabernaculum suum altissimus», ben si appropriava ad una cappella dedicata all'Immacolata Concezione 1. Questi affreschi, attribuiti ad Antoniazzo Romano ed alla sua bottega, cui si deve anche l'affresco con la Sant'Anna Metterza ed il Redentore benedicente della calotta absidale, costituiscono, per quanto noto, e congiuntamente alle coeve Virtù cardinali (fig. 3) ed alle Sibille (fig. 4), dipinte dalla bottega del Peruzzi sull'arco della seconda e terza cappella a destra 2 , nel primo decennio del Cinquecento, le prime testimonianze figurative con «chiari riferimenti al tema dell'Immacolata Concezione» 3 che a Roma si colle-ALESSANDRA ANSELMI «Tota pulchra es amica mea et macula non est in te»: la Spagna e l'Immacolata a Roma

“L’Incoronazione della Vergine per San Girolamo alla Costa, nel passaggio fra Rinascimento e ‘maniera’,”” in Norma e capriccio: spagnoli in italia agli esordi della maniera moderna, exh. cat., ed. Tommaso Mozzati and Antonio Natali, Florence, Galleria Nazionale degli Uffizi, 2013, pp. 86-99.

L' Incoronazione della Vergine con i santi Girolamo, Francesco, Bonaventura e Ludovico di Tolosa conservata al Louvre, sebbene raramente presentata all'attenzione dei visitatori del museo parigino, rimane una testimonianza capitale della pittura del Cinquecento (cat. n. I.7; ).

L’Immacolata Concezione: l’invenzione di un’immagine, G. Sertoli, C. Vaglio Marengo, C. Lombardi, et al. (eds.), Miscellanea in onore di Franco Marenco, Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2009, pp. 1087-1100.

L'8 dicembre 1854, nella Basilica Vaticana, Pio IX proclamò il dogma dell'Immacolata Concezione. La bolla Ineffabilis Deus stabilì in modo definitivo la natura incorrotta di Maria, madre di Dio e Vergine nata senza peccato 1 . Se nel XIX secolo la risoluzione papale appariva agli occhi dei fedeli un atto dovuto, occorre, tuttavia, rammentare che la Chiesa romana era giunta a questa conclusione in seguito a lunghe e complesse polemiche dottrinali. La natura di Maria era stata in passato oggetto di un'accesa disputa teologica: il confronto era tra quanti consideravano la Madonna alla stregua degli altri santi e quanti, al contrario, ne rivendicavano il primato su tutti gli uomini, santi compresi. Tuttavia, se da un punto di vista teologico la bolla di Pio IX non incontrò alcuna resistenza, legittimando di fatto una devozione già radicata, quando si trattò di decidere quale raffigurazione dare al dogma mariano nel mondo cattolico montarono le polemiche. Per comprendere le ragioni della disputa iconografica occorre ricordare che nel corso del tempo, in assenza di una norma univoca, l'immagine della Vergine era stata interpretata in modo discordante 2 .

>Il culto dell’Immacolata Concezione a Siena nel Cinquecento. Tradizione e iconografia<, in «Forte Fortuna. Religiosità e arte nella cultura senese ..., (Quaderni dell’Opera 7-8-9)», 2003-2005 [2006], a cura di M. Lorenzoni e R. Guerrini, pp. 131-307

incoraggiamento ad approfondire la ricerca mi è venuto da Philippa Jackson e Fabrizio Nevola, organizzatori di due giornate di studio tenutesi nella primavera 2003 rispettivamente presso l'AHRB Centre for the Study of Renaissance Elites and Court Culture (University of Warwick, UK) e il Graduate College di Santa Chiara (Università degli Studi di Siena) e dedicate al tema «Ritual in Renaissance Siena: Comparative Disciplinary Approaches», i cui atti sono stati recentemente pubblicati in «Renaissance Studies», vol. XX, 2006, n. 2. Chiarificazioni determinanti per la ricerca devo anche a Raffaele Argenziano, . Particolare riconoscenza ho nei confronti dei direttori Daniele Danesi (Biblioteca Comunale di Siena), Michael Rocke (Biblioteca Berenson, Villa I Tatti di Firenze), Carla Zarrilli (Archivio di Stato di Siena), Alessandro Sderci (Segreteria Generale del Monte dei Paschi di Siena), oltre che al personale delle rispettive istituzioni. Questo lavoro porta la dedica di un figlio ai genitori che lo hanno concepito.

La Vergine contesa. Roma, l’Immacolata Concezione e l’universalismo della Monarchia Cattolica (secc. XVII-XIX) a cura di Manfredi Merluzzi, Gaetano Sabatini e Flavia Tudini, Roma, Viella 2022

Il 12 settembre 1612, interpretando il decreto di Paolo V Sanctissimus Dominus Noster, la Monarchia Cattolica introdusse la pratica del giuramento di fedeltà all’Immacolata Concezione per tutti i ministri del sovrano, che fu poi esteso a università, municipalità, ordini cavallereschi e confraternite, in tutti i suoi domini. Questa decisione, indipendente dalla volontà della Chiesa di Roma, si tradusse in un intenso dibattito politico e alimentò controversie teologiche già esistenti riguardo alle posizioni immacoliste. La difesa della causa dell’Immacolata Concezione rientrò nel discorso politico della Monarchia Cattolica, tanto attraverso la pubblicistica come tramite la produzione artistica e letteraria, convertendosi, per i territori appartenenti alla Corona asburgica, in un elemento di promozione dell’unità, tale da esaltare fortemente la coesione tra di essi pur appartenendo a un sistema policentrico.

Domenico Condito, Il collezionismo di reliquie nell’Europa della Riforma cattolica. Il caso emblematico di Filippo II di Spagna, Litterae caelestes 2023, pp. 171-177.

Litterae caelestes, 2023

Nel clima generato dalla Riforma cattolica, si svilupparono il fenomeno del collezionismo sacro e la tendenza a collezionare reliquie. Il più appassionato collezionista di reliquie dell’epoca fu Filippo II di Spagna che contribuì in modo determinante all’affermazione di questo “nuovo” orientamento, che ci permette di avere a volte verifiche storiche preziose, da mettere in relazione con testimonianze scritte non sempre chiare. Un caso di questo tipo riguarda la reliquia del cranio di San Gregorio Taumaturgo, il cui culto si diffonde a Lisbona grazie alla donazione della collezione di reliquie e reliquiari di Don Juan de Borja, nobile valenciano, alla Igreja de São Roque, la Casa Professa dei Gesuiti a Lisbona, nel 1588. Con l’arrivo della celebre reliquia il culto di San Gregorio Taumaturgo divenne uno dei più importanti della città negli ultimi anni del regno di Filippo II.

Recensione a: Gian Luca D'Errico (a cura di), Il Corano e il pontefice. Ludovico Marracci fra cultura islamica e Curia papale, Carocci, Roma 2015, in «Annali di storia dell'esegesi», 35/1 (2018), pp. 271-274.

2018

Recensione al volume curato da Gian Luca D'Errico dal titolo "Il Corano e il pontefice. Ludovico Marracci fra cultura islamica e Curia papale" (Carocci, Roma 2015), apparsa sulla rivista "Annali di storia dell'esegesi", 35/1 (2018), pp. 271-274.

20/07/2016: «Mélusine et la croisade. Sur un nouveau manuscrit de Jean d'Arras». Roma, Aula A - Studi Storico-religiosi (piano III, Facoltà di Lettere) Università La Sapienza (Città Universitaria), ore 12.00

Le ms. Cotton Otho D II de la British Library de Londres (gravement endommagé par un incendie au XVIIIème siècle) contient les six traductions des œuvres concernant l’Orient de Jean le Long d’Ypres et une copie du roman de Jean d’Arras, la Mélusine. Au-delà du fond romanesque et féerique propreau roman, il faudra interroger ses rapports avec les autres œuvres contenues dans le manuscrit, sur la base des aspects géographiques et de chronique qui caractérisent les chapitres consacrés aux croisades et aux fondations dynastiques, à savoir la fondation des maisons de Lusignan de Chypre, d’Arménie, de Bohème et de Luxembourg. Grâce à l’analyse codicologique du ms., de ses enluminures, du milieu de circulation et à l’identification de ses possibles propriétaires nous essayerons d’avancer des hypothèses sur les raisons qui ont poussé à créer ce manuscrit, sur les liens intertextuels subtils existants entre les œuvres contenues et sur la cohérence interne du ms. Ces données matérielles nous permettront de confirmer les hypothèses d’Emmanuèle Baumgartner et de Laurence Harf-Lancner, qui avaient souligné la forte composante historique et politique du roman de Jean d’Arras.