Informalization of Labour Research Papers (original) (raw)

Nonostante negli ultimi abbiamo visto consumarsi un’esplosione del tirocinio a livello globale, una scarsa attenzione è stata affidata dai sociologi ai fattori che l’hanno prodotta. Sospeso tra l’essere uno strumento della didattica,... more

Nonostante negli ultimi abbiamo visto consumarsi un’esplosione del tirocinio a livello globale, una
scarsa attenzione è stata affidata dai sociologi ai fattori che l’hanno prodotta. Sospeso tra l’essere uno
strumento della didattica, delle politiche occupazionali o del reclutamento aziendale, il tirocinio in
questi anni si è moltiplicato verso ogni latitudine e tipologia di impresa, coinvolgendo un ampio
raggio di profili e bisogni. Il tirocinio sembra essere così un ombrello indeterminato in grado di
aderire a contesti e profili differenti, facendone però allo stesso tempo una delle posizioni più
vulnerabilità del mercato del lavoro. Un tale fenomeno non può essere avvenuto nel vuoto, né appare convincente l’idea che esso emerga deterministicamente a seguito di una centralità assunta dalla
conoscenza nell’economia.
L’intento di questo elaborato è quello di provare a colmare questa lacuna a partire da una verifica
empirica del funzionamento del tirocinio, ossia: da un lato delle ragioni che motivano sempre più
individui a svolgere un tirocinio, dall’altro, quelle che spingono sempre più aziende a ospitare
tirocinanti nel proprio organico. Tuttavia, a incidere su questi processi vi è una pluralità di attori
politici e economici che detengono la responsabilità di regolare, controllare e valutare l’uso del
tirocinio, e che, nel contesto analizzato, hanno giocato un ruolo decisivo nel promuoverlo.
L'iscrizione del fenomeno dell'esplosione del tirocinio all'interno dei processi di informalizzazione ci
consente così di scorgere il progressivo strutturarsi di una tendenza che vede le aziende guardare con
interesse al tirocinio grazie alla sua capacità di garantire l’accesso a una forza lavoro economica, ma
anche fortemente motivata.
Circa venti interviste raccolte tra gli attori politici e economici in Italia, Canada e India e venti
interviste condotte tra i tirocinanti curriculari e extracurriculari di Bologna, oltre a un’analisi delle
statistiche disponibili e dei documenti di policy costituiscono la base empirica dell’elaborato.

This article examines the evolution of labour informality in Brazil between 2003 and 2019, a period marked by strong political, economic and social inflections. In the first section, we offer a brief reflection on the terms of the... more

This article examines the evolution of labour informality in Brazil between 2003 and 2019, a period marked by strong political, economic and social inflections. In the first section, we offer a brief reflection on the terms of the historical debate on informality and its relation to the transformations of the Brazilian economy. In section two we describe the remarkable process of labour formalisation that took place in the country between 2003 and 2014, pointing out its exceptionality and principal determinants. In section three, we note the reversal of this formalisation trend. With the recession of 2015–2016, informal and precarious work increased sharply, exacerbated by newly flexible labour laws and the emergence of new precarious labour relations. We conclude that the Brazilian experience in this new century shows that the formalisation of labour relations is strongly related to more general conditions of economic development and the solidity of public institutions. Furthermore, and in contrast to the views held in mainstream economics, initiatives to simplify and ease the regulatory framework appear to coexist with increasing levels of precariousness and informal work.

Ferhunde Dilara Demir's interview with József Böröcz