DantParXXIII (original) (raw)

'Dante vivo', 1997-2022 � Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Societ� Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice, Richard Holloway, Akita Noek

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Cielo Stellate

DANTE ALIGHIERI

ome l'augello, intra l'amate fronde,
posato al nido de' suoi dolci nati
la notte che le cose ci nasconde,

4 che, per veder li aspetti dis�ati
e per trovar lo cibo onde li pasca,
in che gravi labor li sono aggrati,

7 previene il tempo in su aperta frasca,
e con ardente affetto il sole aspetta,
fiso guardando pur che l'alba nasca;

10 cos� la donna m�a stava eretta
e attenta, rivolta inver' la plaga
sotto la quale il sol mostra men fretta:

13 s� che, veggendola io sospesa e vaga,
fecimi qual � quei che dis�ando
altro vorria, e sperando s'appaga.

16 Ma poco fu tra uno e altro quando,
del mio attender, dico, e del vedere
lo ciel venir pi� e pi� rischiarando;

19 e B�atrice disse: �Ecco le schiere
del tr�unfo di Cristo e tutto 'l frutto
ricolto del girar di queste spere!�.

22 Pariemi che 'l suo viso ardesse tutto,
e li occhi avea di letizia s� pieni,
che passarmen convien sanza costrutto.

25 Quale ne' plenilun�i sereni
Triv�a ride tra le ninfe etterne
che dipingon lo ciel per tutti i seni,

28 vid' i' sopra migliaia di lucerne
un sol che tutte quante l'accendea,
come fa 'l nostro le viste superne;

31 e per la viva luce trasparea
la lucente sustanza tanto chiara
nel viso mio, che non la sostenea.

34 Oh B�atrice, dolce guida e cara!
Ella mi disse: �Quel che ti sobranza
� virt� da cui nulla si ripara.

37 Quivi � la sap�enza e la possanza
ch'apr� le strade tra 'l cielo e la terra,
onde fu gi� s� lunga dis�anza�.

40 Come foco di nube si diserra
per dilatarsi s� che non vi cape,
e fuor di sua natura in gi� s'atterra,

43 la mente mia cos�, tra quelle dape
fatta pi� grande, di s� stessa usc�o,
e che si fesse rimembrar non sape.

46 �Apri li occhi e riguarda qual son io;
tu hai vedute cose, che possente
se' fatto a sostener lo riso mio�.

49 Io era come quei che si risente
di vis�one oblita e che s'ingegna
indarno di ridurlasi a la mente,

52 quand' io udi' questa proferta, degna
di tanto grato, che mai non si stingue
del libro che 'l preterito rassegna.

55 Se mo sonasser tutte quelle lingue
che Polimn�a con le suore fero
del latte lor dolcissimo pi� pingue,

58 per aiutarmi, al millesmo del vero
non si verria, cantando il santo riso
e quanto il santo aspetto facea mero;

61 e cos�, figurando il paradiso,
convien saltar lo sacrato poema,
come chi trova suo cammin riciso.

64 Ma chi pensasse il ponderoso tema
e l'omero mortal che se ne carca,
nol biasmerebbe se sott' esso trema:

67 non � pareggio da picciola barca
quel che fendendo va l'ardita prora,
n� da nocchier ch'a s� medesmo parca.

70 �Perch� la faccia mia s� t'innamora,
che tu non ti rivolgi al bel giardino
che sotto i raggi di Cristo s'infiora?

73 Quivi � la rosa in che 'l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli
al cui odor si prese il buon cammino�.

76 Cos� Beatrice; e io, che a' suoi consigli
tutto era pronto, ancora mi rendei
a la battaglia de' debili cigli.

79 Come a raggio di sol, che puro mei
per fratta nube, gi� prato di fiori
vider, coverti d'ombra, li occhi miei;

82 vid' io cos� pi� turbe di splendori,
folgorate di s� da raggi ardenti,
sanza veder principio di folg�ri.

85 O benigna vert� che s� li 'mprenti,
s� t'essaltasti, per largirmi loco
a li occhi l� che non t'eran possenti.

88 Il nome del bel fior ch'io sempre invoco
e mane e sera, tutto mi ristrinse
l'animo ad avvisar lo maggior foco;

91 e come ambo le luci mi dipinse
il quale e il quanto de la viva stella
che l� s� vince come qua gi� vinse,

94 per entro il cielo scese una facella,
formata in cerchio a guisa di corona,
e cinsela e girossi intorno ad ella.

97 Qualunque melodia pi� dolce suona
qua gi� e pi� a s� l'anima tira,
parrebbe nube che squarciata tona,

100 comparata al sonar di quella lira
onde si coronava il bel zaffiro
del quale il ciel pi� chiaro s'inzaffira.

103 �Io sono amore angelico, che giro
l'alta letizia che spira del ventre
che fu albergo del nostro disiro;

106 e girerommi, donna del ciel, mentre
che seguirai tuo figlio, e farai dia
pi� la spera suprema perch� l� entre�.

109 Cos� la circulata melodia
si sigillava, e tutti li altri lumi
facean sonare il nome di Maria.

121 Lo real manto di tutti i volumi
del mondo, che pi� ferve e pi� s'avviva
ne l'alito di Dio e nei costumi,

124 avea sopra di noi l'interna riva
tanto distante, che la sua parvenza,
l� dov' io era, ancor non appariva:

127 per� non ebber li occhi miei potenza
di seguitar la coronata fiamma
che si lev� appresso sua semenza.

130 E come fantolin che 'nver' la mamma
tende le braccia, poi che 'l latte prese,
per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;

133 ciascun di quei candori in s� si stese
con la sua cima, s� che l'alto affetto
ch'elli avieno a Maria mi fu palese.

136 Indi rimaser l� nel mio cospetto,
`Regina celi' cantando s� dolce,
che mai da me non si part� 'l diletto.

138 Oh quanta � l'ubert� che si soffolce
in quelle arche ricchissime che fuoro
a seminar qua gi� buone bobolce!

142 Quivi si vive e gode del tesoro
che s'acquist� piangendo ne lo essilio
di Babill�n, ove si lasci� l'oro.

145 Quivi tr�unfa, sotto l'alto Filio
di Dio e di Maria, di sua vittoria,
e con l'antico e col novo concilio,

148 colui che tien le chiavi di tal gloria.


Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 171

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