Storia della musica Research Papers (original) (raw)

Il dibattito fra idealismo universalista e materialismo individualista ha avuto inizio più di duemila anni fa nell’Antica Grecia con Platone e Aristotele, ed è giunto fino all’epoca moderna con la contrapposizione fra Classicismo e... more

Il dibattito fra idealismo universalista e materialismo individualista ha avuto inizio più di duemila anni fa nell’Antica Grecia con Platone e Aristotele, ed è giunto fino all’epoca moderna con la contrapposizione fra Classicismo e Romanticismo. Nella prima metà dell’Ottocento i tumulti sociali e i malcontenti che portarono alla Rivoluzione Francese si scontrarono prima con le sue conseguenze dirette e poi con i meccanismi della Restaurazione; il senso di “nulla di fatto” portò a quella serie di atteggiamenti collettivi che nell’arte si traducono nei temi topici del Romanticismo, nello specifico: la fuga dalla realtà verso mondi lontani nello spazio e nel tempo; la fuga intimista introspettiva; l’esaltazione della coscienza e dell’autodeterminazione individuale in luogo di grandi ideali collettivisti sempre validi; e infine la scoperta dei concetti di infinito e di eterno ritorno, che applicati alla storia e all’evoluzione della società, danno vita a una concezione circolare del tempo, contrapposta a quella giudaico-cristiana finalistica del tempo lineare. A causa dello smontaggio di alcuni valori fondativi della società, che iniziava il suo cammino verso il moderno capitalismo, tali concetti portarono gli intellettuali e gli artisti da un lato a operare con maggior libertà espressiva, dall’altro a dover scendere a continui compromessi con i gusti dei committenti. Per alcuni ciò era in qualche misura sopportabile, ma la mercificazione dell’arte e la perdita del ruolo sociale dell’intellettuale causate dal ceto borghese sempre più plutocratico, generarono dapprima un atteggiamento caricaturale e provocatorio nei confronti delle sue conseguenze, e subito dopo ad una netta opposizione conflittuale. È l’inizio della variegata stagione delle Avanguardie storiche, che spaziano dall’Espressionismo alla Nuova Oggettività. Ancora una volta però, gli atteggiamenti provocatori sfociarono in aspri conflitti sociali fra le varie anime del “Modernismo”, inteso come coesistenza del tardo Romanticismo decadente, delle Avanguardie e del Positivismo; essi portarono rapidamente alle due guerre mondiali, che sanciscono rispettivamente la fine della stagione borghese, e la fine delle “grandi narrazioni” e l’inizio del Postmodernismo. Esso si profila come l’ennesima crisi dell’idealismo, aggravata però dalla totale liquefazione globalizzante della società e delle informazioni fino alla rottura del logocentrismo, sintomo che rappresenta l’unica grossa differenza con il Modernismo. Nell’arte postmoderna, la contrapposizione tra Postavanguardie e Neoromanticismo si presenta per la prima volta dopo duemila anni non come scontro ma come dialettica non-violenta tra idealismo e materialismo. Le prime si presentano come voglia di rivoluzionare il pensiero tramite una rivoluzione del linguaggio tramite il metodo dell’apprendimento sperimentale. Il secondo accetta in realtà la globalizzazione, ma non in maniera rassegnata: bensì vuole sfruttare romanticamente i linguaggi stilistici di epoche passate, decontestualizzati e fusi in una sinergia eclettica promossa ad elemento strutturante e armonizzante nelle opere d’arte. Esse diventano quindi immagini di un’idea nascosta nell’anima mundi, la “memoria collettiva eterna”, aperte tra l’altro a varie interpretazioni come le opere postavanguardiste. La differenza sta invece
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nell’intento di salvaguardia di una complessità non elitaristica in un’epoca privata del logocentrismo e in cui l’arte ha perso non solo ogni fine etico, ma anche la pretesa che possa averlo.
Analizzando tre brani con il corno, di cui uno per corno e pianoforte e due concerti per corno e orchestra, si sono andati a ricercare gli elementi che dimostrano l’appartenenza non al Romanticismo o ad un semplice “stile personale”, bensì ad uno stile nuovo legittimato da una nuova idea musicale, facendo tesoro della distinzione operata da Arnold Schönberg fra stile e idea. Ognuno di questi brani si colloca in modo diverso nella musica del Neoromanticismo corni stico, della quale in particolare si identifica il Secondo Concerto per Corno e Orchestra di Richard Strauss come uno dei precursori, in quanto sebbene lo stile non abbracci ancora un largo eclettismo storico, le idee sono già presenti in toto. En forêt di Eugène Bozza si configura come il più accademico e “antecedente” dei tre brani, che tuttavia si colloca perfettamente negli ideali neoromantici, mentre il Concerto per Corno e orchestra di John Williams, anch’esso assolutamente neoromantico, costituisce fra i tre il più complesso e sperimentale, caratterizzato da uno stile particolare e del tutto originale.
Il Neoromanticismo si afferma quindi non come revival del Romanticismo - tramontato assieme alle grandi narrazioni del passato - e neanche come sua semplice attualizzazione, ma come un’idea artistica nuova, figlia dell’epoca contemporanea postmoderna, che testimonia la possibilità non solo di entrare in polemica senza andare a cercare scontri ideologici, atteggiamento coerente del resto con l’accettazione della condizione di società liquida, ma anche di poter costruire la novità rimanendo legati alla totalità del passato collettivo eterno e all’anima mundi.

Tesi di Laurea in Letteratura, Musica e Spettacolo

Attraverso le ricerche riportate in questa tesi si è voluto approfondire nelle sue diverse sfaccettature il ruolo del clarinetto e dei clarinettisti nella composizione delle Fantasie su temi d'Opera, genere molto diffuso all'inizio... more

a cura di Carolina Diglio Collana Aperture. Studi di Francesistica 01 Carolina Diglio (a cura di), Vestiges culturels et innovations murattiennes Il regolamento e la programmazione editoriale sono pubblicati sul sito dell' editore:... more

a cura di Carolina Diglio Collana Aperture. Studi di Francesistica 01 Carolina Diglio (a cura di), Vestiges culturels et innovations murattiennes Il regolamento e la programmazione editoriale sono pubblicati sul sito dell' editore: www.edizioni-tangram.it/aperture Il volume è stato realizzato grazie al finanziamento e al supporto del Dipartimento di Studi Economici e Giuridici dell'Università degli Studi di Napoli "Parthenope".

Alle soglie del Novecento, quello squarcio di vita aperto dalla “Cavalleria rusticana” di Mascagni nel cuore del meridione d’Italia acquisisce con “Pagliacci” una forma più complessa e più matura, sorretta da una formidabile inventiva... more

Alle soglie del Novecento, quello squarcio di vita aperto dalla “Cavalleria rusticana” di Mascagni nel cuore del meridione d’Italia acquisisce con “Pagliacci” una forma più complessa e più matura, sorretta da una formidabile inventiva melodica, il che fa dell’opera di Ruggero Leoncavallo (1857 – 1919) il capolavoro del Verismo musicale. Per dirla con lo studioso Virgilio Bernardoni “Pagliacci rimane uno dei pochi lavori del genere verista che riesce a comunicarci il fascino di un’inquietudine drammaturgica”.

L'esecuzione milanese del mottetto "Exultate, jubilate" di Mozart, avvenuta il 17 Gennaio 1773, influenzò la produzione musicale dei maestri di Cappella milanesi contemporanei, si veda ad esempio il mottetto "Tube angelice" di Carlo Monza... more

L'esecuzione milanese del mottetto "Exultate, jubilate" di Mozart, avvenuta il 17 Gennaio 1773, influenzò la produzione musicale dei maestri di Cappella milanesi contemporanei, si veda ad esempio il mottetto "Tube angelice" di Carlo Monza (1735-1801)

Al tramonto del Risorgimento, l'opera verdiana abbandona la coralità diventando la tragedia del singolo eroe in dissidio con sé stesso e le sue intime contraddizioni. Ecco nascere a tutto tondo la figura di Azucena (nel "Trovatore"), di... more

Al tramonto del Risorgimento, l'opera verdiana abbandona la coralità diventando la tragedia del singolo eroe in dissidio con sé stesso e le sue intime contraddizioni. Ecco nascere a tutto tondo la figura di Azucena (nel "Trovatore"), di Rigoletto, per approdare a Violetta Valéry, protagonista de "La Traviata".

La predilezione di Giacomo Puccini (1858 -1924) per i personaggi femminili si estrinseca in maniera quanto mai compita con "Madama Butterfly", che dopo "Manon Lescaut", "La Bohème" e "Tosca" rappresenta l'ennesimo vertice compositivo del... more

La predilezione di Giacomo Puccini (1858 -1924) per i personaggi femminili si estrinseca in maniera quanto mai compita con "Madama Butterfly", che dopo "Manon Lescaut", "La Bohème" e "Tosca" rappresenta l'ennesimo vertice compositivo del musicista lucchese, opera alla quale egli rimase per sempre legatissimo, al punto da considerarla "… la più sentita e suggestiva che io abbia mai concepito". UN FIASCO PROGRAMMATO L'ambientazione esotica del libretto, scritto dal team Giacosa -Illica su una pièce di David Belasco (1853 -1931), si colloca in apparenza nell'alveo di quel gusto per l'Oriente tipicamente fin de siècle, diffusosi in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento sulla scia di opere letterarie quali "Madame Chrysanthème" di Pierre Loti (1887) o musicali come "The Mikado", operetta di Gilbert & Sullivan del 1885, per non parlare dell'"Iris" di Mascagni rappresentata a Roma nel 1898, i cui sostenitori furono probabilmente tra i responsabili del clamoroso fiasco della prima rappresentazione di "Butterfly" avvenuta alla Scala il 17 febbraio 1904. Si parlò addirittura di una claque avversa ingaggiata dall'editore Sonzogno, rivale di Giulio Ricordi (che invece era l'editore di Puccini), dopo l'insuccesso scaligero dell'opera "Siberia" di Umberto Giordano andata in scena tre mesi prima. Di fatto lo stesso Tito Ricordi, figlio di Giulio e regista dello spettacolo, offrì inconsapevolmente il fianco ai detrattori a causa di un espediente che si sarebbe rivelato infausto: egli aveva voluto inserire in loggione, durante l'intermezzo sinfonico che accompagnava l'alba del nuovo giorno, due gruppi di persone munite di fischietti appositamente accordati, che evocassero i "fischi d'uccelli" citati in partitura, ma ciò non fece altro che rinforzare l'ilarità di un pubblico già maldisposto. Il soprano Rosina Storchio, protagonista della serata, ci ha tramandato un'esilarante cronaca dell'episodio: "Per colorire il quadro con maggior suggestione, Tito aveva pensato che al cinguettìo della scena rispondessero altri stormi dal loggione. E per ottenere un più sicuro effetto aveva disseminato, con appositi fischietti intonati musicalmente, alcuni impiegati disposti in due gruppi a sinistra e a destra per rispondere a tempo. Ma quella sera agli schiamazzatori non parve vero d'approfittarne: al cinguettìo seguirono latrati di cani, chicchirichì di galli, ragli d'asino, boati di mucche, come se in quell'alba giapponese si risvegliasse l'arca di Noè".

A quasi due secoli dalla sua creazione, “L'elisir d'amore” mantiene intatta un'innata freschezza. Se il canovaccio dell'opera rispecchia apparentemente i canoni dell'opera buffa settecentesca, compreso un palese riferimento alle maschere... more

A quasi due secoli dalla sua creazione, “L'elisir d'amore” mantiene intatta un'innata freschezza. Se il canovaccio dell'opera rispecchia apparentemente i canoni dell'opera buffa settecentesca, compreso un palese riferimento alle maschere della Commedia dell'Arte, il lirismo infuso dal tessuto musicale è già Romanticismo vissuto con tutta l'ingenuità e la forza della prima “cotta” adolescenziale (o “scuffia” che dir si voglia). Per tali motivi, l'Elisir rimane per eccellenza l'opera della giovinezza, contrapposta al “Don Pasquale”, l'altro capolavoro buffo di Gaetano Donizetti (1797 – 1848), che invece rappresenta l'autoironica constatazione del decadimento.

Nata all'inizio dell'anno 1900, la “Tosca” inaugura il XX° secolo lasciandosi definitivamente alle spalle il melodramma Romantico. Con Giacomo Puccini (1858 – 1924), se da una parte l'opera italiana si apre al sinfonismo orchestrale di... more

Nata all'inizio dell'anno 1900, la “Tosca” inaugura il XX° secolo lasciandosi definitivamente alle spalle il melodramma Romantico. Con Giacomo Puccini (1858 – 1924), se da una parte l'opera italiana si apre al sinfonismo orchestrale di matrice mitteleuropea (sulla scia di Wagner e Strauss), dall'altra diventa specchio della nuova drammaturgia di inizio secolo, al contempo decadente e naturalista, dannunziana e piccolo-borghese, influenzata in maniera cospicua dalla nascita del cinema.

LA BEVANDA ALLA MODA L'aromatica pozione nota con il nome di caffè ha origini leggendarie: nera come la Sacra Pietra della Mecca, la bevanda dalle magiche doti ricostituenti sarebbe stata donata al profeta Maometto dall'arcangelo Gabriele... more

LA BEVANDA ALLA MODA L'aromatica pozione nota con il nome di caffè ha origini leggendarie: nera come la Sacra Pietra della Mecca, la bevanda dalle magiche doti ricostituenti sarebbe stata donata al profeta Maometto dall'arcangelo Gabriele in persona. Sia come sia, il XVII secolo vide in tutta Europa una grande fioritura di botteghe del caffè a partire dalla repubblica di Venezia che, a causa dei suoi scambi commerciali con l'Oriente, fu la prima città italiana a diffondere la nuova moda. Mentre le coffeehouses di Oxford e di Londra divenivano importanti punti di ritrovo per artisti e letterati, nel 1684 fu inaugurata la prima bottega del caffè nella Vienna appena liberata dall'assedio turco, grazie all'utilizzo dei sacchi di caffè abbandonati dall'esercito ottomano in fuga.

Al pari del più popolare “Barbiere di Siviglia”, “La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo” rappresenta la massima espressione del genio rossiniano nonché del teatro musicale di tutti i tempi. Realizzata in soli 24 giorni secondo la... more

Al pari del più popolare “Barbiere di Siviglia”, “La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo” rappresenta la massima espressione del genio rossiniano nonché del teatro musicale di tutti i tempi. Realizzata in soli 24 giorni secondo la proverbiale velocità del maestro appena venticinquenne, l’opera debuttò al teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817 conseguendo un riscontro che, seppur non disastroso come per il “Barbiere” dell’anno prima, non fu certo esaltante. Ciò non dispiacque al suo autore che, secondo le cronache dell’epoca, ne preconizzò l’imperituro trionfo.

«Can you tell me where my country lies?» I Genesis alla ricerca del tempo perduto, tra gotico e sublime. Studio sugli album del periodo con Peter Gabriel alla voce: analisi dei testi e riferimenti culturali e intertestuali ad altre opere... more

«Can you tell me where my country lies?» I Genesis alla ricerca del tempo perduto, tra gotico e sublime. Studio sugli album del periodo con Peter Gabriel alla voce: analisi dei testi e riferimenti culturali e intertestuali ad altre opere della tradizione gotica, orrifica, del sublime e del perturbante inglese.

Il "Nabucco" rappresenta un momento emblematico nell'excursus creativo di Giuseppe Verdi (1813 -1901). "Con quest'opera si può dire veramente che ebbe principio la mia carriera artistica". Apprendiamo dalle parole dello stesso compositore... more

Il "Nabucco" rappresenta un momento emblematico nell'excursus creativo di Giuseppe Verdi (1813 -1901). "Con quest'opera si può dire veramente che ebbe principio la mia carriera artistica". Apprendiamo dalle parole dello stesso compositore quanto egli stesso avesse piena consapevolezza del fatto che il "Nabucco" gli avesse aperto le porte di un'incontrastata popolarità, quella stessa che, consolidatasi nelle opere della maturità, persiste intatta ai nostri giorni insieme con l'immortale memoria del suo genio.

“La Bohème” di Giacomo Puccini (1858 – 1924) non cessa di colpire il cuore dell’ascoltatore grazie al lirismo di una mirabile pagina musicale che continua a tramandare eterna e immutabile la freschezza dell’età giovanile, l’infinita... more

“La Bohème” di Giacomo Puccini (1858 – 1924) non cessa di colpire il cuore dell’ascoltatore grazie al lirismo di una mirabile pagina musicale che continua a tramandare eterna e immutabile la freschezza dell’età giovanile, l’infinita tenerezza di quell’età beffarda, spensierata e libertina destinata per ognuno a concludersi bruscamente con la constatazione dell’umano dolore.

Critical edition of two music books printed in Venice in 1584 with 25 3-part canzonette by Cesare Borgo and 18 4-part canzonette by Giuseppe Caimo, prominent Milanese musicians. The canzonette, which combine the elevated style with the... more

Critical edition of two music books printed in Venice in 1584 with 25 3-part canzonette by Cesare Borgo and 18 4-part canzonette by Giuseppe Caimo, prominent Milanese musicians.
The canzonette, which combine the elevated style with the popular genre, are analyzed in the poetic and in the musical text and related to other compositions.
The extensive preface concerns the life and works of the two musicians in connection with the historical and artistic environment of the time. Caimo's membership in the Accademia della Val di Blenio (chaired by the painter Giovan Paolo Lomazzo) and his attempts to be hired at the Bavarian court are investigated. Letters from Caimo to Cardinal Carlo Borromeo are published.
The diversified contribution of the two musicians illuminates the specific musical role of Milan.

Insieme con ”Andrea Chénier”, “Fedora” costituisce il titolo più famoso nel repertorio di Umberto Giordano (1867 – 1948), compositore di origine foggiana che, alle soglie del XX° secolo, si caratterizza per una formidabile inventiva... more

Insieme con ”Andrea Chénier”, “Fedora” costituisce il titolo più famoso nel repertorio di Umberto Giordano (1867 – 1948), compositore di origine foggiana che, alle soglie del XX° secolo, si caratterizza per una formidabile inventiva melodica e quella perfetta “aderenza della musica all’azione” (per dirla con l’insuperato musicologo Massimo Mila) che ne fa uno degli interpreti più pregevoli della poetica verista.

Note su una conversazione musicale su Claude Debussy a cura Associazione culturale " I luoghi della Sorgente " su . "Crisi del sistema tonale e dissoluzione del romanticismo" a cura del professore Giorgio Lombardo, studioso di... more

Note su una conversazione musicale su Claude Debussy a cura Associazione culturale " I luoghi della Sorgente " su . "Crisi del sistema tonale e dissoluzione del romanticismo" a cura del professore Giorgio Lombardo, studioso di musicologia e storia della musica.

I due autori hanno voluto fornire una visione d'insieme delle Messe da requiem espressamente composte in memoria di re Carlo Alberto dalla sua morte alla fine del secolo. Il ricordo del sovrano era evocato solennemente da una Messa... more

I due autori hanno voluto fornire una visione d'insieme delle Messe da requiem espressamente composte in memoria di re Carlo Alberto dalla sua morte alla fine del secolo. Il ricordo del sovrano era evocato solennemente da una Messa appositamente composta da compositori designati d'autorità o scelti per concorso. Era il Ministero dell'Interno a commissionare annualmente una nuova Messa o a indire il concorso scegliendo fra i candidati il più adatto. La cerimonia funebre si teneva nel Duomo di Torino, San Giovanni, il 28 luglio (come è noto data della morte di Carlo Alberto in esilio), alla presenza delle autorità civili e militari. .

Essendo io nata in una famiglia caratterizzata da una forte passione musicale, essa è senza dubbio diventata uno degli aspetti più importanti della mia vita e ritengo che lo studio pratico e teorico della musica, ne mio caso del... more

Essendo io nata in una famiglia caratterizzata da una forte passione musicale, essa è senza dubbio diventata uno degli aspetti più importanti della mia vita e ritengo che lo studio pratico e teorico della musica, ne mio caso del pianoforte, rappresentino una parte fondamentale della mia formazione. In questo lavoro di documentazione scolastica ho voluto quindi analizzare alcuni aspetti per me fondamentali di questa forma d'arte. Innanzi tutto il ruolo della musica in quanto forma d'arte è quello di massima forma di libertà di espressione dell' essere umano, attraverso la musica l'uomo ha la possibilità di esternare gli aspetti più intimi e nascosti del proprio essere. La musica è un'arte così sublime e meravigliosa, di efficacia così grande sui sentimenti più intimi dell'uomo, così facile a comprendersi interamente e profondamente quasi lingua universale oltrepassante in chiarezza la stessa evidenza del mondo intuitivo. Arthur Schopenhauer, da "Il mondo come volontà e rappresentazione", 1818 Uno dei più importanti teorici di questa visione fondamentale dell'arte nella vita dell'uomo è senza dubbio il filosofo tedesco Arthur Shopenhauer (Danzica 1788-Francoforte 1860). Il pensiero filosofico di Shopenhauer pone come punto fondamentale una visione dualistica del mondo: il mondo è volontà e rappresentazione. Alla base della vera essenza del mondo sta la volontà, essa è unica, eterna e assoluta. La si può configurare come un'energia di cui tutto ciò che esiste è una rappresentazione. Essa è sostanzialmente la volontà che spinge alla vita tutti gli esseri e le cose esistenti. La realtà sensibile di cui abbiamo percezione è solamente una manifestazione di questa volontà. Essa si oggettiva in modelli eterni e immutabili che Schopenhauer chiama idee, di cui tutte le cose sono un'immagine moltiplicata in più copie. La volontà è quindi una forza irrazionale che domina il mondo, compresa l'esistenza degli esseri umani. La consapevolezza di quest'impotenza di fronte alla volontà è il fondamento del radicale pessimismo di Shopenhauer: tutto ciò che l'uomo crede positivo è in realtà un illusione, l'appagamento di ogni desiderio è momentaneo. La volontà porta l'uomo a vivere un' esistenza in continua tensione e in continuo bisogno. Dunque la vita umana è caratterizzata da continuo dolore e sofferenza per l'impossibilità di essere padroni della propria vita. Schopenhauer propone una via di liberazione e di sollievo da questo stato di dolore: l'arte. Per il filosofo l'arte è capace di portare l'uomo alla conoscenza diretta delle idee e di superare quindi la superficiale conoscenza delle rappresentazioni

Le fonti della musica sacra napoletana del Settecento si trovano prevalentemente fuori Napoli. A partire dall'ultimo scorcio del XVIII secolo e soprattutto in tutto il XIX molti manoscritti appartenuti a chiese, conventi, congregazioni ed... more

Le fonti della musica sacra napoletana del Settecento si trovano prevalentemente fuori Napoli. A partire dall'ultimo scorcio del XVIII secolo e soprattutto in tutto il XIX molti manoscritti appartenuti a chiese, conventi, congregazioni ed agli stessi Conservatori vennero, nella migliore delle ipotesi, copiati per essere portati altrove, e nei casi peggiori, trafugati 1 . Tale circostanza, 1 Sul diffuso fenomeno del collezionismo musicale si vedano i seguenti saggi: CARLA MO-RENI, Vita musicale a Milano 1837-1866. Gustavo Adolfo Noseda collezionista e compositore, "Musica e Teatro", I, 1 (dicembre 1985); ROSA CAFIERO, Una biblioteca per la biblioteca: la collezione musicale di Giuseppe Sigismondo, in BIANCA MARIA ANTOLINI -WOLFGANG WITZENMANN (a cura di), Napoli e il teatro musicale in Europa fra Sette e Ottocento. Studi in onore di Friedrich Lippmann, Firenze, Olschki, 1993, pp. 299-367; EAD., Una sintesi di scuole napoletane: il Trattato di armonia di Gaspare Selvaggi (1823), "Studi musicali", XXX, 2 (2001), pp. 411-452. Nel saggio della Moreni sono riportate anche le lettere in cui Adolfo Noseda -ad unità d'Italia appena avvenuta -descriveva con meraviglia la "situazione culturale in cui versava l'Italia meridionale, dove immensi patrimoni artistici venivano letteralmente buttati via, considerati alla stregua di cartaccia" (C. MORENI, Vita musicale a Milano 1837-1866 cit., p. 77). Ma il motivo principale per cui Noseda riuscì ad acquistare tanti tesori per la sua biblioteca milanese -adesso fondo Noseda della Biblioteca del Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi" di Milano -fu un altro: "La miseria, vedi, ha fatto sì che vi sono molti individui artisti che si vanno privando di cose assai rare ed a prezzi così bassi che sarebbe follia lasciar scappare. Credo che occasione così favorevole poche volte si presenti nel decorso degli anni." (ivi, p. 77). Fra le carte rinvenute da Noseda a Napoli tante sono quelle di musica sacra, sia nei conventi, che vivevano le condizioni economiche più disagiate, che nello stesso Collegio di musica dove il "sotto-archivario" Rondinella -scavalcando il sospettoso bibliotecario Florimo che mal tollerava la presenza di quel giovane milanese nella "sua" biblioteca -gli dava continuamente informazioni e suggerimenti per le sue ricerche.

L'elaborato nasce con l’intento di offrire una panoramica dell’insegnamento della storia della musica dal punto di vista didattico, della manualistica adottata e di quello esecutivo/interpretativo nei Licei Musicali, istituiti nel 2010... more

L'elaborato nasce con l’intento di offrire una panoramica dell’insegnamento della storia della musica dal punto di vista didattico, della manualistica adottata e di quello esecutivo/interpretativo nei Licei Musicali, istituiti nel 2010 con la riforma Gelmini.

La produzione di libretti d'opera nel Settecento, con riferimento al "Saggio" dell'illuminista Algarotti, che pubblicò la sua edizione a Livorno. E' presente un'analisi puntuale di alcuni passi letterari, con particolare riferimento ai... more

La produzione di libretti d'opera nel Settecento, con riferimento al "Saggio" dell'illuminista Algarotti, che pubblicò la sua edizione a Livorno. E' presente un'analisi puntuale di alcuni passi letterari, con particolare riferimento ai principi di drammaturgia musicale coevi.

Il presente testo è una nuova versione, rivista ed ampliata, dell'articolo di Vincenzo Lombardi, Bande e attività bandistiche in Molise nella seconda metà del XIX secolo. Prima ricognizione, in Accademie e società filarmoniche in Italia.... more

Il presente testo è una nuova versione, rivista ed ampliata, dell'articolo di Vincenzo Lombardi, Bande e attività bandistiche in Molise nella seconda metà del XIX secolo. Prima ricognizione, in Accademie e società filarmoniche in Italia. Studi e ricerche, a cura di Antonio Carlini, Trento, Società filarmonica Trento, 2001, pp. 111-180, (Archivio delle Società filarmoniche italiane, 3).

Il volume affronta l’opera dei due esponenti più importanti della videoarte dalle sue origini, entrambi cresciuti a stretto contatto con ambienti dell’avanguardia musicale: Nam June Paik e Bill Viola. Approfondisce le relazioni instaurate... more

Il volume affronta l’opera dei due esponenti più importanti della videoarte dalle sue origini, entrambi cresciuti a stretto contatto con ambienti dell’avanguardia musicale: Nam June Paik e Bill Viola. Approfondisce le relazioni instaurate dai due artisti con la musica, con i musicisti e con l’ambiente musicale attraverso uno studio di ricostruzione storico-estetica. Inoltre, indaga la dimensione sonora delle loro opere, su molteplici piani: da una parte affronta un’analisi strutturale delle opere dei due artisti, dall’altra mira a ricostruire le strategie e le tecniche compositive da loro messe in atto, anche attraverso uno studio delle fonti e dei materiali di avant-texte oggi reperibili, con una ricerca condotta in numerosi centri di ricerca europei (Kunsthalle di Brema, archivio privato di Wulf Herzogenrath, archivio Sohm di Stoccarda, INA di Parigi) e statunitensi (Getty Research Institut, archivio privato di Bill Viola, archivi Moorman e Cage presso la Northwestern University, archivio del MoMA di New York).
Il volume è suddiviso nei seguenti capitoli: il primo capitolo, introduttivo, da una parte discute la questione dei generi e delle forme d’arte coinvolte, la loro definizione e la loro problematicità, e dall’altra stila un primo catalogo delle opere dei due artisti. Il secondo capitolo è dedicato allo studio e all’analisi delle performance e delle installazioni, sonore e in genere multimediali, mentre il terzo affronta le opere audiovisive. L’ultimo capitolo opera un confronto serrato che coinvolge molteplici piani tra le poetiche dei due artisti, basato sulle analisi in precedenza svolte.
Una particolare attenzione è riservata alle strategie e alle tecniche adoperate per il coinvolgimento del fruitore: in seguito al lavoro, nel contempo storico e analitico, si enuclea un contrasto tra i due artisti e tra la relazione opera-fruitore inscritta nelle loro opere. Contrasto che coinvolge molteplici dimensioni, dalla relazione tra suono e immagine, alla concezione del suono e della musica, dalla tipologia di tecnologia e dal modo di adoperarla, alla relazione tra spazio e fruitore, alla costruzione della dimensione temporale, alla concezione del nesso mediale, alla dimensione sociale dell’opera e al modo in cui questa costruisce la conoscenza del fruitore e ne determina il rapporto col mondo. Tale opposizione differenzia non soltanto due artisti, bensì due generazioni, il loro rapporto con l’arte e con il suono; un confronto, dunque, che enuclea due paradigmi nelle modalità di creazione dell’esperienza, l’una interattiva e l’altra immersiva, che hanno ampi riflessi su tutti i dettagli macro e micro compositivi delle opere.