DantParXXXIII (original) (raw)

'Dante vivo', 1997-2022 � Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Societ� Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice

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Empireo

DANTE ALIGHIERI

COMMEDIA. PARADISO XXXIII

Arnolfo di Cambio, Dormizione della Virgine Oderiso da Gubbio/Franco da Bologna, Dormition of the Virgin
Ges� con l'anima di Maria, la madre come la figlia,
Sapienza, che gioca accanto a Dio alla Creazione

ergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta pi� che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

4 tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti s�, che 'l suo fattore
non disdegn� di farsi sua fattura.

7 Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
cos� � germinato questo fiore.

10 Qui se' a noi merid�ana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.

13 Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua dis�anza vuol volar sanz' ali.

16 La tua benignit� non pur soccorre
a chi domanda, ma molte f�ate
liberamente al dimandar precorre.

19 In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura � di bontate.

22 Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,

25 supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
pi� alto verso l'ultima salute.

28 E io, che mai per mio veder non arsi
pi� ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

31 perch� tu ogne nube li disleghi
di sua mortalit� co' prieghi tuoi,
s� che 'l sommo piacer li si dispieghi.

34 Ancor ti priego, regina, che puoi
ci� che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.

37 Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!�.

40 Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;

43 indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.

46 E io ch'al fine di tutt' i disii
appropinquava, s� com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.

49 Bernardo m'accennava, e sorridea,
perch' io guardassi suso; ma io era
gi� per me stesso tal qual ei volea:

52 ch� la mia vista, venendo sincera,
e pi� e pi� intrava per lo raggio
de l'alta luce che da s� � vera.

55 Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.

58 Qual � col�i che sognando vede,
che dopo 'l sogno la passione impressa
rimane, e l'altro a la mente non riede,

61 cotal son io, ch� quasi tutta cessa
mia vis�one, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.

64 Cos� la neve al sol si disigilla;
cos� al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

67 O somma luce che tanto ti levi
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,

70 e fa la lingua mia tanto possente,
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;

73 ch�, per tornare alquanto a mia memoria
e per sonare un poco in questi versi,
pi� si conceper� di tua vittoria.

76 Io credo, per l'acume ch'io soffersi
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.

79 E' mi ricorda ch'io fui pi� ardito
per questo a sostener, tanto ch'i' giunsi
l'aspetto mio col valore infinito.

82 Oh abbondante grazia ond' io presunsi
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!

85 Nel suo profondo vidi che s'interna,
legato con amore in un volume,
ci� che per l'universo si squaderna:

88 sustanze e accidenti e lor costume
quasi conflati insieme, per tal modo
che ci� ch'i' dico � un semplice lume.

91 La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, perch� pi� di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.

94 Un punto solo m'� maggior letargo
che venticinque secoli a la 'mpresa
che f� Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.


Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 190

97 Cos� la mente mia, tutta sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.

100 A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
� impossibil che mai si consenta;

103 per� che 'l ben, ch'� del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
� defettivo ci� ch'� l� perfetto.

106 Omai sar� pi� corta mia favella,
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.

109 Non perch� pi� ch'un semplice sembiante
fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal � sempre qual s'era davante;

112 ma per la vista che s'avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom' io, a me si travagliava.

115 Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;

118 e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.

121 Oh quanto � corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
� tanto, che non basta a dicer `poco'.

124 O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!

127 Quella circulazion che s� concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,

130 dentro da s�, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.


The circled square possibly drawn by Dante in the Tesoro taught him by Brunetto Latino

133 Qual � 'l geom�tra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,

136 tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;

139 ma non eran da ci� le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.

142 A l'alta fantasia qui manc� possa;
ma gi� volgeva il mio disio e 'l velle,
s� come rota ch'igualmente � mossa,

145 l'amor che move il sole e l'altre stelle.


Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 189

1 Dante gives us an economy in which nothing is lost, the scattered, burnt leaves of Brunetto's misunderstood Tesoretto and likewise those of the Sybilline Aeneid's, are gathered up and bound in one volume of God's Creation, pagan and Christian combined.
2 Even the ship voyage metaphor of the poem now combines the pagan God Neptune marvelling at the Argonaut from beneath the waves with the psalm verses chanted by Jonah, all this brought into a harmony where the Cistercian, Latin Gregorian chanting St Bernard instead sings a Franciscan lauda in the language of the people, in the Italian of women and children, all included.

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