Daniele Malfitana | University of Catania (original) (raw)
Books by Daniele Malfitana
L'Erma di Bretschneider, Roma, 2023
Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso s... more Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore Sistemi di garanzia della qualità
Cultural Heritage fro the next generation. Atti del Convegno internazionale (Gattatico, Cas Cervi 6-7 maggio 2021), a cura di Alessia Morigi, 2022
a cura di Alessia Morigi © 2022 Edipuglia srl L'autore ha il diritto di stampare o diffondere cop... more a cura di Alessia Morigi © 2022 Edipuglia srl L'autore ha il diritto di stampare o diffondere copie di questo PDF esclusivamente per uso scientifico o didattico. Edipuglia si riserva di mettere in vendita il PDF, oltre alla versione cartacea. L'autore ha diritto di pubblicare in internet il PDF originale allo scadere di 24 mesi. The author has the right to print or distribute copies of this PDF exclusively for scientific or educational purposes. Edipuglia reserves the right to sell the PDF, in addition to the paper version. The author has the right to publish the original PDF on the internet at the end of 24 months. CULTURAL HERITAGE FOR THE NEXT GENERATION-ISBN 979-12-5995-009-3 © 2022 • Edipuglia srl-ww.edipuglia.it «PERCHÉ STUDIARE ARCHEOLOGIA? QUESTO STUDIO HA ANCORA UN SENSO NEL MONDO DI OGGI E DI DOMANI?» Riflessioni su ricerca, didattica, professione e public engagement tra luci ed ombre
La ceramica africana nella Sicilia Romana / La ceramique africaine dans la Sicile romaine. Tomo / Tome I. Monografie dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali, C.N.R., 12. Catania 2016
by Daniele Malfitana, Antonino Mazzaglia, Giuseppe Cacciaguerra, Antonino Cannata, Giovanni Fragalà, Valerio Noti, Graziana Oliveri, Claudia Pantellaro, Maria Luisa Scrofani, Annarita Di Mauro, samuele barone, and G. Meli
OPENCiTy è un progetto di ricerca multidisciplinare avviato dall’Istituto per i beni archeologici... more OPENCiTy è un progetto di ricerca multidisciplinare avviato dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr sulla città di Catania. Il suo obiettivo è la creazione di uno strumento capace di accrescere, attraverso la libera condivisione dei dati, frutto della secolare attività di ricerca storico-topografica condotta in area urbana, la conoscenza collettiva, favorendo la pianificazione e la tutela territoriale. Il presente volume, primo di una serie monografica destinata ad approfondire ogni singolo aspetto della storia e della cultura di Catania, divulgandone i risultati raggiunti, è dedicato all’inquadramento del tema nell’ambito delle ricerche di archeologia urbana, al ruolo della ricerca fatta “nella città e per la città” per giungere all’analisi delle caratteristiche e delle scelte metodologiche operate nella creazione
della banca dati, della piattaforma GIS e del WebGIS, i tre elementi a cui è demandato il compito di archiviare, gestire, analizzare e rendere liberamente accessibili, su base geospaziale, i dati relativi alla complessa stratificazione urbana della città di Catania.
Contributi e saggi presentati dagli allievi del Master in Didattica museale e comunicazione cultu... more Contributi e saggi presentati dagli allievi del Master in Didattica museale e comunicazione culturale per i Musei a cura di DanieLe MaLfitana con il coordinamento di siMona scattina e antonio agostini redazione di annarita Di Mauro e Maria Luisa scrofani catania 2014 © Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore, dei Curatori, del Responsabile scientifico del Progetto e degli Autori. Lo straniero Contributi e saggi presentati dagli allievi del Master in Didattica museale e comunicazione culturale per i Musei 236 pp., ill. 17 x 24 cm. ISBN(13): 978-88-89375-14-3 I. INDICE Introduzione DanieLe MaLfitana, Alta Formazione e Didattica all'IBAM. L'esperienza del Master e il ruolo degli allievi Sezione storico-artistica Saggi antonio agostini, giacoMina r. croazzo, Motivi decorativi di derivazione islamica in Sicilia tra il X e il XVI secolo: alcune riflessioni Contributi eugenia LoMbarDo, DanieLa Mangione, Lina Maria, La raffigurazione della Fuga in Egitto come caso studio Lina Maria, La Fuga in Egitto nell'Iconografia paleocristiana. Riflessione su una selezione di casi DanieLa Mangione, Fuga in Egitto. Iconografia da Giotto all'età contemporanea. Riflessione su una selezione di casi eugenia LoMbarDo, La raffigurazione della Fuga in Egitto nella produzione artistica siciliana: arte popolare e arte colta a confronto anna rauDino, "Incontri": contatti e scambi attraverso un'analisi delle evidenze archeologiche nella Sicilia orientale nell'VIII secolo a.C. Alcune riflessioni Sezione arti visive Saggi fernanDo gioviaLe, Premessa aLessanDro De fiLippo, L'Altro che è in Noi siMona scattina, «Che ne sarà di me?»: la "tragedia" dello straniero Contributi fabrizia beLLa, MicheLa itaLia, La musica e lo straniero. Evoluzione storica in musica dell'integrazione sociale in Italia
"Today Catania sees the inauguration of a photographic exhibition housed in the charming complex ... more "Today Catania sees the inauguration of a photographic exhibition housed in the charming complex of the Monastero dei Benedettini. Meetings like this constitute a significant opportunity to reflect on the effect that international events have on the academic community and the city where they are held.
The beautiful images shown in this exhibition act as vehicles for transmitting genuine life moments for contemporary man - be he archaeologist or not - and for communicating them to the viewer. The shootings are related to the charismatic archaeological site of Sagalassos, which is situated in the southern part of Turkey. Through them, the viewer is able to capture the core dynamics and the interactions thath exist between humans and environment and make us think about the concept of place as an important aggregation point of actions and emotions. The images give us an idea about the appearance and uniqueness of the territory of Sagalassos. Moreover, they generate a wide range of notions about different relationships between artifacts and places, between human beings and things, and between static positions and restless actions. For those who like me are scholars of modern history, that means getting in touch with tools that enable us to recreate the “whole territory’s history” by bringing out not only its historical context but also all the actions, human wills and communication strategies linked to that territory.
This exhibition gives the viewer the opportunity to focus on the strategic role, the study of the ancient and modern territory should ideally have in contemporary society. This was also the general idea of the Master degree in “History and analysis of territory” organized a few years ago within our University thanks to the collaboration of Giuseppe Giarrizzo, Maurice Aymard and Giancarlo de Carlo. The Master was conceived as a “knowledge container” combining scholars with expertise in a wide range of fields (economists, city planners, historians, geographers, archaeologists, engineers, computer experts etc.), whose principal aim was to recreate the ancient territorial identity and the ancient territorial dimension otherwise neglected by analytical research.
Finally, as Past Dean of the Faculty of Literature and Philosophy of the University of Catania, I wish to welcome you all to the opening of this exhibition, which is the result of the collaboration and the synergies established among different Universities and Research Centers. The Belgian research in Sagalassos is indeed a highly important field of study, which not only involves our students but also researchers of the Institute for Archaeological and Monumental Heritage of the Italian National Research Council (IBAM - CNR). Thanks to IBAM’s efforts, we are today happy to open this exhibition, which demonstrates that we shall achieve our common goal of historical reconstruction through knowledge sharing and multidisciplinary collaboration.
Enrico Iachello - Past Dean of the Faculty of Literature and Philosophy of the University of Catania"
"""Il titolo di questo volume vuole riassumere il senso di quasi dieci anni di lavoro, all'intern... more """Il titolo di questo volume vuole riassumere il senso di quasi dieci anni di lavoro, all'interno dell'IBAM, l'istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
I diversi contributi presenti, sviluppati su piattaforme di indagine multidisciplinare, sono il frutto di attività di ricerca svolte, sia in Italia che all'estero, dai ricercatori delle tre sedi Lecce, Potenza e Catania e vogliono così offrire un quadro aggiornato di sintesi dei risultati di un'intensa attività scientifica che sta raggiungendo traguardi rilevanti nel contesto internazionale.
L'integrazione tra le diverse unità operative all'interno delle commesse di ricerca attive presso l'Istituto è servita per sviluppare prassi innovative per la conoscenza e per la conservazione dei Beni Culturali."""
Il volume dedicato a Priolo romana, tardo romana e medievale mira alla ricostruzione delle vicend... more Il volume dedicato a Priolo romana, tardo romana e medievale mira alla ricostruzione delle vicende storiche, politiche, economiche e sociali del territorio puntando l'attenzione sul tema del paesaggio e rifocalizzando interessi generali sulle ricerche di archeologia romana e medievale in Sicilia. Agli studi sulle fonti e sulla toponomastica, si affiancano analisi morfogeologiche del territorio e delle aree limitrofe con alcuni primi risultati offerti dal contributo dell'aerofotografia per la ricostruzione della struttura topografica del territorio. Ricerche sulla cultura materiale sono poi seguite da indagini, studi e ricerche condotte nell'ultimo quinquennio nel territorio focalizzando in tal modo l'attenzione su emergenze e complessi insediativi di importanza storica, archeologica e paesaggistica. L'approccio informatico alla gestione dei dati rivela sempre più l'importanza della tecnologia al servizio delle scienze storiche. Chiudono la raccolta, infine, alcune prime considerazioni su prospettive di valorizzazione di un territorio martoriato dagli stabilimenti industriali dove solamente la combinazione di strategie operative e comunicative sembra essere l'unica via possibile per riuscire a rendere fruibile un'intera area generalmente sottratta all'attenzione del pubblico di specialisti o di un turismo culturale che oggi merita di essere fortemente incentivato.
Pottery is a topic of fundamental importance to students of ancient Mediterranean cultures: it is... more Pottery is a topic of fundamental importance to students of ancient Mediterranean cultures: it is hard to conceive of a house¬hold in Classical Antiquity that could make do without pottery - for the storing of food¬stuffs, the cooking and serving of meals, the drinking of wine and other beverages etc. Vessels of fired clay shatter easily, but their sherds are nearly inde¬struct¬ible and hence ubi¬quitous; they bear a multitude of messages, which - if decoded - il¬lu¬minate aspects of history, notably economic exchanges and con¬sump¬tion in ancient times, that written sources keep us in the dark about. This volume comprises the Acts of an International Workshop dedicated to Roman pottery, held at Catania from the 22nd to the 24th of April 2004. The aim was to gather some of the finest scholars in the field of Roman pottery research in order to take stock of the discipline at the threshold of a new Millennium, and to create a platform for an integrated approach to the subject through the application of innovative interdisciplinary research. The rich and varied articles published in this volume show that the artisanal sector and its associated activities was a key element in the socio-economic structures of the ancient world, capable of shedding light on a formative period of European history - more specifically on the economic, social and cultural development of the Mediterranean countries from the 2nd century BC to the 7th century AD.
The core of the present study is a comprehensive corpus of “Corinthian” Roman Relief Ware. The do... more The core of the present study is a comprehensive corpus of “Corinthian” Roman Relief Ware. The do¬cu¬mentation assembled for this purpose has allowed the author to conduct an exhaustive and systematic evaluation of the potential and problems associated with this particular class of Roman red-slipped pottery, which has hitherto attracted little scholarly attention. There was a clear need for a new and comprehensive study of the material which would consider all the relevant aspects, including chronology and typology, production, distribution, iconography and iconology.
“Corinthian” Roman Relief Ware was produced during a relatively short period, from the mid (if not late) 2nd century AD until the late 3rd or early 4th.
Previously, the emergence of the ware was dated to the early 3rd century AD. However, it can now be placed at some point in the second half of the 2nd century, on the basis of new finds from stratified contexts (in particular from Patras, Emona and Paestum), in which the associated material, no¬tably Corinthian lamps of Broneer type XXVII (especially his groups A, C and D), is in¬di¬ca¬tive of a 2nd-century date, in particular within the Hadrianic-Antonine and Severan periods.
The 3rd century AD was apparently the main period of production (in parallel with the production of lamps), since a large number of specimens were found in stratified contexts of this period (mainly at Corinth, Ostia, Olympia and the wreck off Milazzo in Sicily). The vessels in question were generally associated with Corinthian lamps, African Red Slip Ware, transport amphorae from the Central Mediterranean, and in some cases also anchors and glass.
The end-date is suggested by a destruction deposit of the second half of the 3rd cen¬tury/early 4th century AD, recently excavated at Corinth, and by unpublished contexts from Corinth and Argos. One such deposit contained an ample number of Attic and Corinthian lamps, pottery and coins from the second half or late 3rd century and the early decades of the 4th. Two other deposits contained material which was mainly from the second half of the 3rd century and the beginning of the 4th.
Despite the absence of evidence for actual workshops (which might become available with the publica¬tion of the rich finds from Patras), the problem of determining the geographical source of the ware may be said to have been more or less resolved. Laboratory analyses, which were undertaken for the first time on this type of ware, showed a substantial homogeneity of fabric, which suggests a single place of production through time. The strong similarity between the chemical composition of the relief ware and that of other classes of pottery known to have been produced at Corinth, leaves little doubt that the “Corinthian” Roman Relief Ware was actually made at Corinth. Further evidence is provided by the finding in that city of the only known mould for making such bowls. Moreover, certain cups/pyxides bear incised names which correspond to examples found beneath the bases of Corinthian lamps.
The corpus at my disposal – comprising 630 examples – in con¬junc¬tion with the availability of rich photographic documentation was helpful in establishing a detailed typology of the ware, based on the correlation of a range of features (shape and profile of the rim, body and base, the angle of the carination, the rendering of a profile-band below the rim and, finally, the dimensions). The typology is designed as an open system, so that it can be expanded where necessary.
The repertoire of shapes of “Corinthian” Roman Relief Ware is for all practical purposes limited to three forms.
Form 1 is a cup/pyxis with a more or less cylindrical body. This form was the most frequently produced and had the widest distribution. A number of sub-types were identified, marked by a ring base of variable height, straight vertical sides (in some cases oblique and curving), a plain thickened rim, more or less everted, and with one or more mouldings on the exterior. This form was never provided with handles, except perhaps for a rare variant, until now only known from a fragmentary find from Pergamon: a small clay lug decorated with four faint grooves on its outer face was perhaps an attachment for the insertion of a vertical handle. D. C. Spitzer reported another example from Pergamon with faint traces of a handle attachment on the body of the vessel, but this was recently re-assigned to Pergamene Sigillata of the Middle to Late Imperial period.
Form 2 is a shallow open bowl/plate with a ring base. So far, this form is known only from Corinth, which may be another indication for the provenance of the ware.
Finally, Form 3 is a hemispherical trulla, with a very low base and a flat handle decorated on the upper side with a kantharos.
As for vessel dimensions, it proved possible to define three typical sizes for the cups/pyxides of Form 1, with rim-diameters of 14–15 cm, 9–10 cm and a few miniature examples of about 6 cm.
With regard to function, use as drinking vessels at symposia and other such occasions, is suggested, from the analysis of the find contexts. This was confirmed by the vessels found in an important deposit recently excavated at Corinth, even though the excavator inferred that they were intended for solid food or sauces. However, the intriguing hypothesis remains that these vessels could have been used as containers for an unguent, in powdered or – more probably – a more solid form (the diapasmata or perhaps the spissa mentioned by Pliny the Elder). Until now, no lids have been found which can be associated with this class of vessels, though it is possible to imagine the existence of covers made of perishable materials, such as cork, which would not have been preserved.
The decorative repertoire comprises seven schemes: the labours of Hercules, a combat motif (presumably an amazonomachy), Dionysiac scenes, a theoxenia, a rural landscape, “Homeric” scenes and, finally, simple vegetal decoration.
The trullae with the theoxenia motif are particularly noteworthy. The scene is set in a rural landscape and represents the majestic figure of Dionysus dressed in a pleated garment, holding a thyrsos in his left hand and supported on the right side by a young satyr. A satyr, who is unlacing his sandals, crouches in front of him, followed by another satyr with a thyrsos in his raised right hand. He rests a leather skin on his shoulder with his left hand. Further on, below thick foliage, stands a kline on which two figures are reclining: one of these is dressed on the upper part of the body and supports his left arm on a cushion, while his right is raised in a gesture of invitation. The other, a woman, is reclining towards the right, turning the upper part of her body towards Dionysus, who is just about to enter. The whole scene, which has a clear Hellenistic imprint, has precise parallels in a relief known from a long series of copies and variants: the so-called “Visit of Dionysus to Icarius”, which depicts a lively scene representing the visit of Dionysus to the poet. Interestingly, a fragment of a cup/pyxis from Gortyn displays a completely new subject: a “Homeric” scene of the blinding of Polyphemus. Odysseus to the right offers a cup filled with wine to the giant who is reclining on the rock. On the ground below may be seen the pole to be used in the blinding.
Also new is a vegetal scheme made up of small cypresses placed one next to the other without leaving space for a figurative element; this is hitherto attested only on a cup/pyxis from Corinth. Unique, also, is a fragment from Argos with a representation of small figures and animals in a rural setting.
A comprehensive analysis of all the examples in the corpus made it possible for the author to reject the hitherto current hypothesis concerning the placing of the individual punches in the matrix. On the one hand, this seems completely casual and without any narrative logic, yet, on the other hand, it follows an overall scheme generating fixed sequences, which are repeated consistently on an important number of examples of identical dimensions. This is certainly the case with the cups/pyxides with combat motifs, and also with those bearing Dionysiac scenes. The trullae with the theoxenia motif stand apart; they adopt a more fluid narrative style that is not sub-divided by metopes with inserted motifs and hence delimited by floral decoration. The cups/pyxides depicting the labours of Hercules are likewise distinctive, in that the existence of two decorative series with a regular disposition of the punches could be demonstrated. The first of these com¬prises cups/pyxides with seven of the hero’s labours: the Lion (I), the Hydra (II), the Boar (III), the Hind (IV), the Birds (V), the Belt (IX) and the Augean Stables (VI); the second series comprises the remaining labours: the Bull (VII), the Horses (VIII), Cerberus (XI) and the Apples (XII), and again also the Belt (IX) and the Augean Stables (VI). The existence of a literary source (a text by Antipater of Thessalonica) combined with an in-depth analysis of the social, religious and cultural context of the city of Corinth in the Middle Imperial period made it possible to explain why certain episodes are missing. Hence, the absence of the fight of Hercules with the three-bodied Geryon may be explained by the particular political situation of Corinth. The city was destroyed in 146 BC by the consul Lucius Mummius Achaicus. On his return to Rome, Mummius decided to erect a temple to Hercules on the Mons Caelius in commemoration of his campaign, in which the Hercules Victor type seems to have been associated with the Geryon episode, in particular with his presence in Rome and his encounter with the local hero Cacus, son of Vulcan. Geryon and Cacus are equated in some ancient sources, which may explain why the inhabitants of Corinth, who might have preserved a vivid memory of the destruction of their city by Mummius,...
Papers by Daniele Malfitana
in R. Brancato (a cura di), Città e territori nel Mediterraneo antico. Studi offerti a Edoardo Tortorici, Roma, pp. 313-336., 2023
Da Roma a Catania: il contributo di Edoardo Tortorici Nel bel volume del compianto Marcello Barba... more Da Roma a Catania: il contributo di Edoardo Tortorici Nel bel volume del compianto Marcello Barbanera, "L Archeologia degli italiani" 1 , nel quale l autore racconta lo sviluppo dell archeologia classica in Italia negli ultimi centocinquant anni intrecciando storie di uomini, con vicende accademiche, indirizzi di studio e dibattiti teorici e metodologici, l ultimo capitolo, il sesto, è affidato alla cura di Nicola Terrenato ed è così intitolato: "Fra tradizione e trend. L ultimo ventennio (1975-1997)" 2. In esso, lo studioso focalizza le sue attenzioni su quanto accaduto nel panorama dell archeologia classica in Italia in un ventennio segnato da profonde trasformazioni, da riscritture di processi e percorsi metodologici, dallo stravolgimento dei metodi di lettura ed interpretazione dei monumenti del passato, grazie anche all ingresso via via più dirompente delle nuove tecnologie che andavano man mano innovando nello studio di paesaggi, territori, contesti, etc. Terrenato, in questo suo saggio, ripercorre alcune tappe importanti che hanno contraddistinto l evidente interesse di gruppi di studiosi e di scuole di pensiero a stravolgere l assetto preesistente per provare a predicare e praticare una nuova archeologia: dal convegno "Come l archeologo opera sul campo" svoltosi a Siena nel 1981, alla scomparsa dei "Dialoghi di Archeologia" fondati da Ranuccio Bianchi Bandinelli (ultimo numero edito è del 1992), passando per tutto quello che accade nel campo della ricerca topografica, dove le scuole di Giacomo Boni Parole chiave: Catania; archeologia urbana, topografia antica, ICT.
D. Malfitana (a cura di), Un secolo di archeologia (1923-2023). Ricerca, tutela, valorizzazione, gestione. Per i cento anni della Scuola di Specializzazione in beni archeologici dell’Università di Catania, L’ERMA di Bretschneider, Roma, pp. 79-92., 2023
Layout e grafica Federica Guzzardi ©Copyright 2023 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Tutti i diritti rise... more Layout e grafica Federica Guzzardi ©Copyright 2023 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore Sistemi di garanzia della qualità
in D. Malfitana, Un secolo di archeologia (1923-2023). Ricerca, tutela, valorizzazione, gestione. Per i cento anni della Scuola di Specializzazione in beni archeologici dell’Università di Catania, L’ERMA di Bretschneider, Roma, 2023, pp. 21-60, 2023
«HEROM. Journal on Hellenistic and Roman Material Culture», pp. 33-99, 2022
Edited by HEROM is a printed and online journal presenting innovative contributions to the study ... more Edited by HEROM is a printed and online journal presenting innovative contributions to the study of material culture produced, exchanged, and consumed within the spheres of the Hellenistic kingdoms and the Roman relevant academic disciplines within the arts, humanities, social sciences and environmental sciences. HEROM creates a bridge between material culture specialists and the wider scienhumans interacted with and regarded artefacts from the late 4th century BC to the 7th century AD. ity for studies of material culture in many ways which are not necessarily covered by existing scholarly journals or conference proceedings. HEROM studies material culture in its totality, with a view to clarifying the complex wider implications of such evidence for understanding a host of issues concerning the economy, society, daily life, politics, religion, history of the ancient world, among other aspects.
Alla memoria di Francesco La Torre, Mousai 38, Pisa, pp. 99-106., 2023
D. Malfitana, G. Fazio, S. Fricano, A. Mazzaglia, E. Bonacini (eds), Digital Cultural Heritage e serious game: l’esperienza del progetto Augustus, Palermo University Press, pp. 97-110, 2022
A. Morigi (a cura di), Atti del convegno internazionale “Cultural heritage for the next generation/patrimonio culturale per la generazione futura, Università di Parma, 6-7 maggio 2021, 2022
L'Erma di Bretschneider, Roma, 2023
Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso s... more Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore Sistemi di garanzia della qualità
Cultural Heritage fro the next generation. Atti del Convegno internazionale (Gattatico, Cas Cervi 6-7 maggio 2021), a cura di Alessia Morigi, 2022
a cura di Alessia Morigi © 2022 Edipuglia srl L'autore ha il diritto di stampare o diffondere cop... more a cura di Alessia Morigi © 2022 Edipuglia srl L'autore ha il diritto di stampare o diffondere copie di questo PDF esclusivamente per uso scientifico o didattico. Edipuglia si riserva di mettere in vendita il PDF, oltre alla versione cartacea. L'autore ha diritto di pubblicare in internet il PDF originale allo scadere di 24 mesi. The author has the right to print or distribute copies of this PDF exclusively for scientific or educational purposes. Edipuglia reserves the right to sell the PDF, in addition to the paper version. The author has the right to publish the original PDF on the internet at the end of 24 months. CULTURAL HERITAGE FOR THE NEXT GENERATION-ISBN 979-12-5995-009-3 © 2022 • Edipuglia srl-ww.edipuglia.it «PERCHÉ STUDIARE ARCHEOLOGIA? QUESTO STUDIO HA ANCORA UN SENSO NEL MONDO DI OGGI E DI DOMANI?» Riflessioni su ricerca, didattica, professione e public engagement tra luci ed ombre
La ceramica africana nella Sicilia Romana / La ceramique africaine dans la Sicile romaine. Tomo / Tome I. Monografie dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali, C.N.R., 12. Catania 2016
by Daniele Malfitana, Antonino Mazzaglia, Giuseppe Cacciaguerra, Antonino Cannata, Giovanni Fragalà, Valerio Noti, Graziana Oliveri, Claudia Pantellaro, Maria Luisa Scrofani, Annarita Di Mauro, samuele barone, and G. Meli
OPENCiTy è un progetto di ricerca multidisciplinare avviato dall’Istituto per i beni archeologici... more OPENCiTy è un progetto di ricerca multidisciplinare avviato dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr sulla città di Catania. Il suo obiettivo è la creazione di uno strumento capace di accrescere, attraverso la libera condivisione dei dati, frutto della secolare attività di ricerca storico-topografica condotta in area urbana, la conoscenza collettiva, favorendo la pianificazione e la tutela territoriale. Il presente volume, primo di una serie monografica destinata ad approfondire ogni singolo aspetto della storia e della cultura di Catania, divulgandone i risultati raggiunti, è dedicato all’inquadramento del tema nell’ambito delle ricerche di archeologia urbana, al ruolo della ricerca fatta “nella città e per la città” per giungere all’analisi delle caratteristiche e delle scelte metodologiche operate nella creazione
della banca dati, della piattaforma GIS e del WebGIS, i tre elementi a cui è demandato il compito di archiviare, gestire, analizzare e rendere liberamente accessibili, su base geospaziale, i dati relativi alla complessa stratificazione urbana della città di Catania.
Contributi e saggi presentati dagli allievi del Master in Didattica museale e comunicazione cultu... more Contributi e saggi presentati dagli allievi del Master in Didattica museale e comunicazione culturale per i Musei a cura di DanieLe MaLfitana con il coordinamento di siMona scattina e antonio agostini redazione di annarita Di Mauro e Maria Luisa scrofani catania 2014 © Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore, dei Curatori, del Responsabile scientifico del Progetto e degli Autori. Lo straniero Contributi e saggi presentati dagli allievi del Master in Didattica museale e comunicazione culturale per i Musei 236 pp., ill. 17 x 24 cm. ISBN(13): 978-88-89375-14-3 I. INDICE Introduzione DanieLe MaLfitana, Alta Formazione e Didattica all'IBAM. L'esperienza del Master e il ruolo degli allievi Sezione storico-artistica Saggi antonio agostini, giacoMina r. croazzo, Motivi decorativi di derivazione islamica in Sicilia tra il X e il XVI secolo: alcune riflessioni Contributi eugenia LoMbarDo, DanieLa Mangione, Lina Maria, La raffigurazione della Fuga in Egitto come caso studio Lina Maria, La Fuga in Egitto nell'Iconografia paleocristiana. Riflessione su una selezione di casi DanieLa Mangione, Fuga in Egitto. Iconografia da Giotto all'età contemporanea. Riflessione su una selezione di casi eugenia LoMbarDo, La raffigurazione della Fuga in Egitto nella produzione artistica siciliana: arte popolare e arte colta a confronto anna rauDino, "Incontri": contatti e scambi attraverso un'analisi delle evidenze archeologiche nella Sicilia orientale nell'VIII secolo a.C. Alcune riflessioni Sezione arti visive Saggi fernanDo gioviaLe, Premessa aLessanDro De fiLippo, L'Altro che è in Noi siMona scattina, «Che ne sarà di me?»: la "tragedia" dello straniero Contributi fabrizia beLLa, MicheLa itaLia, La musica e lo straniero. Evoluzione storica in musica dell'integrazione sociale in Italia
"Today Catania sees the inauguration of a photographic exhibition housed in the charming complex ... more "Today Catania sees the inauguration of a photographic exhibition housed in the charming complex of the Monastero dei Benedettini. Meetings like this constitute a significant opportunity to reflect on the effect that international events have on the academic community and the city where they are held.
The beautiful images shown in this exhibition act as vehicles for transmitting genuine life moments for contemporary man - be he archaeologist or not - and for communicating them to the viewer. The shootings are related to the charismatic archaeological site of Sagalassos, which is situated in the southern part of Turkey. Through them, the viewer is able to capture the core dynamics and the interactions thath exist between humans and environment and make us think about the concept of place as an important aggregation point of actions and emotions. The images give us an idea about the appearance and uniqueness of the territory of Sagalassos. Moreover, they generate a wide range of notions about different relationships between artifacts and places, between human beings and things, and between static positions and restless actions. For those who like me are scholars of modern history, that means getting in touch with tools that enable us to recreate the “whole territory’s history” by bringing out not only its historical context but also all the actions, human wills and communication strategies linked to that territory.
This exhibition gives the viewer the opportunity to focus on the strategic role, the study of the ancient and modern territory should ideally have in contemporary society. This was also the general idea of the Master degree in “History and analysis of territory” organized a few years ago within our University thanks to the collaboration of Giuseppe Giarrizzo, Maurice Aymard and Giancarlo de Carlo. The Master was conceived as a “knowledge container” combining scholars with expertise in a wide range of fields (economists, city planners, historians, geographers, archaeologists, engineers, computer experts etc.), whose principal aim was to recreate the ancient territorial identity and the ancient territorial dimension otherwise neglected by analytical research.
Finally, as Past Dean of the Faculty of Literature and Philosophy of the University of Catania, I wish to welcome you all to the opening of this exhibition, which is the result of the collaboration and the synergies established among different Universities and Research Centers. The Belgian research in Sagalassos is indeed a highly important field of study, which not only involves our students but also researchers of the Institute for Archaeological and Monumental Heritage of the Italian National Research Council (IBAM - CNR). Thanks to IBAM’s efforts, we are today happy to open this exhibition, which demonstrates that we shall achieve our common goal of historical reconstruction through knowledge sharing and multidisciplinary collaboration.
Enrico Iachello - Past Dean of the Faculty of Literature and Philosophy of the University of Catania"
"""Il titolo di questo volume vuole riassumere il senso di quasi dieci anni di lavoro, all'intern... more """Il titolo di questo volume vuole riassumere il senso di quasi dieci anni di lavoro, all'interno dell'IBAM, l'istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
I diversi contributi presenti, sviluppati su piattaforme di indagine multidisciplinare, sono il frutto di attività di ricerca svolte, sia in Italia che all'estero, dai ricercatori delle tre sedi Lecce, Potenza e Catania e vogliono così offrire un quadro aggiornato di sintesi dei risultati di un'intensa attività scientifica che sta raggiungendo traguardi rilevanti nel contesto internazionale.
L'integrazione tra le diverse unità operative all'interno delle commesse di ricerca attive presso l'Istituto è servita per sviluppare prassi innovative per la conoscenza e per la conservazione dei Beni Culturali."""
Il volume dedicato a Priolo romana, tardo romana e medievale mira alla ricostruzione delle vicend... more Il volume dedicato a Priolo romana, tardo romana e medievale mira alla ricostruzione delle vicende storiche, politiche, economiche e sociali del territorio puntando l'attenzione sul tema del paesaggio e rifocalizzando interessi generali sulle ricerche di archeologia romana e medievale in Sicilia. Agli studi sulle fonti e sulla toponomastica, si affiancano analisi morfogeologiche del territorio e delle aree limitrofe con alcuni primi risultati offerti dal contributo dell'aerofotografia per la ricostruzione della struttura topografica del territorio. Ricerche sulla cultura materiale sono poi seguite da indagini, studi e ricerche condotte nell'ultimo quinquennio nel territorio focalizzando in tal modo l'attenzione su emergenze e complessi insediativi di importanza storica, archeologica e paesaggistica. L'approccio informatico alla gestione dei dati rivela sempre più l'importanza della tecnologia al servizio delle scienze storiche. Chiudono la raccolta, infine, alcune prime considerazioni su prospettive di valorizzazione di un territorio martoriato dagli stabilimenti industriali dove solamente la combinazione di strategie operative e comunicative sembra essere l'unica via possibile per riuscire a rendere fruibile un'intera area generalmente sottratta all'attenzione del pubblico di specialisti o di un turismo culturale che oggi merita di essere fortemente incentivato.
Pottery is a topic of fundamental importance to students of ancient Mediterranean cultures: it is... more Pottery is a topic of fundamental importance to students of ancient Mediterranean cultures: it is hard to conceive of a house¬hold in Classical Antiquity that could make do without pottery - for the storing of food¬stuffs, the cooking and serving of meals, the drinking of wine and other beverages etc. Vessels of fired clay shatter easily, but their sherds are nearly inde¬struct¬ible and hence ubi¬quitous; they bear a multitude of messages, which - if decoded - il¬lu¬minate aspects of history, notably economic exchanges and con¬sump¬tion in ancient times, that written sources keep us in the dark about. This volume comprises the Acts of an International Workshop dedicated to Roman pottery, held at Catania from the 22nd to the 24th of April 2004. The aim was to gather some of the finest scholars in the field of Roman pottery research in order to take stock of the discipline at the threshold of a new Millennium, and to create a platform for an integrated approach to the subject through the application of innovative interdisciplinary research. The rich and varied articles published in this volume show that the artisanal sector and its associated activities was a key element in the socio-economic structures of the ancient world, capable of shedding light on a formative period of European history - more specifically on the economic, social and cultural development of the Mediterranean countries from the 2nd century BC to the 7th century AD.
The core of the present study is a comprehensive corpus of “Corinthian” Roman Relief Ware. The do... more The core of the present study is a comprehensive corpus of “Corinthian” Roman Relief Ware. The do¬cu¬mentation assembled for this purpose has allowed the author to conduct an exhaustive and systematic evaluation of the potential and problems associated with this particular class of Roman red-slipped pottery, which has hitherto attracted little scholarly attention. There was a clear need for a new and comprehensive study of the material which would consider all the relevant aspects, including chronology and typology, production, distribution, iconography and iconology.
“Corinthian” Roman Relief Ware was produced during a relatively short period, from the mid (if not late) 2nd century AD until the late 3rd or early 4th.
Previously, the emergence of the ware was dated to the early 3rd century AD. However, it can now be placed at some point in the second half of the 2nd century, on the basis of new finds from stratified contexts (in particular from Patras, Emona and Paestum), in which the associated material, no¬tably Corinthian lamps of Broneer type XXVII (especially his groups A, C and D), is in¬di¬ca¬tive of a 2nd-century date, in particular within the Hadrianic-Antonine and Severan periods.
The 3rd century AD was apparently the main period of production (in parallel with the production of lamps), since a large number of specimens were found in stratified contexts of this period (mainly at Corinth, Ostia, Olympia and the wreck off Milazzo in Sicily). The vessels in question were generally associated with Corinthian lamps, African Red Slip Ware, transport amphorae from the Central Mediterranean, and in some cases also anchors and glass.
The end-date is suggested by a destruction deposit of the second half of the 3rd cen¬tury/early 4th century AD, recently excavated at Corinth, and by unpublished contexts from Corinth and Argos. One such deposit contained an ample number of Attic and Corinthian lamps, pottery and coins from the second half or late 3rd century and the early decades of the 4th. Two other deposits contained material which was mainly from the second half of the 3rd century and the beginning of the 4th.
Despite the absence of evidence for actual workshops (which might become available with the publica¬tion of the rich finds from Patras), the problem of determining the geographical source of the ware may be said to have been more or less resolved. Laboratory analyses, which were undertaken for the first time on this type of ware, showed a substantial homogeneity of fabric, which suggests a single place of production through time. The strong similarity between the chemical composition of the relief ware and that of other classes of pottery known to have been produced at Corinth, leaves little doubt that the “Corinthian” Roman Relief Ware was actually made at Corinth. Further evidence is provided by the finding in that city of the only known mould for making such bowls. Moreover, certain cups/pyxides bear incised names which correspond to examples found beneath the bases of Corinthian lamps.
The corpus at my disposal – comprising 630 examples – in con¬junc¬tion with the availability of rich photographic documentation was helpful in establishing a detailed typology of the ware, based on the correlation of a range of features (shape and profile of the rim, body and base, the angle of the carination, the rendering of a profile-band below the rim and, finally, the dimensions). The typology is designed as an open system, so that it can be expanded where necessary.
The repertoire of shapes of “Corinthian” Roman Relief Ware is for all practical purposes limited to three forms.
Form 1 is a cup/pyxis with a more or less cylindrical body. This form was the most frequently produced and had the widest distribution. A number of sub-types were identified, marked by a ring base of variable height, straight vertical sides (in some cases oblique and curving), a plain thickened rim, more or less everted, and with one or more mouldings on the exterior. This form was never provided with handles, except perhaps for a rare variant, until now only known from a fragmentary find from Pergamon: a small clay lug decorated with four faint grooves on its outer face was perhaps an attachment for the insertion of a vertical handle. D. C. Spitzer reported another example from Pergamon with faint traces of a handle attachment on the body of the vessel, but this was recently re-assigned to Pergamene Sigillata of the Middle to Late Imperial period.
Form 2 is a shallow open bowl/plate with a ring base. So far, this form is known only from Corinth, which may be another indication for the provenance of the ware.
Finally, Form 3 is a hemispherical trulla, with a very low base and a flat handle decorated on the upper side with a kantharos.
As for vessel dimensions, it proved possible to define three typical sizes for the cups/pyxides of Form 1, with rim-diameters of 14–15 cm, 9–10 cm and a few miniature examples of about 6 cm.
With regard to function, use as drinking vessels at symposia and other such occasions, is suggested, from the analysis of the find contexts. This was confirmed by the vessels found in an important deposit recently excavated at Corinth, even though the excavator inferred that they were intended for solid food or sauces. However, the intriguing hypothesis remains that these vessels could have been used as containers for an unguent, in powdered or – more probably – a more solid form (the diapasmata or perhaps the spissa mentioned by Pliny the Elder). Until now, no lids have been found which can be associated with this class of vessels, though it is possible to imagine the existence of covers made of perishable materials, such as cork, which would not have been preserved.
The decorative repertoire comprises seven schemes: the labours of Hercules, a combat motif (presumably an amazonomachy), Dionysiac scenes, a theoxenia, a rural landscape, “Homeric” scenes and, finally, simple vegetal decoration.
The trullae with the theoxenia motif are particularly noteworthy. The scene is set in a rural landscape and represents the majestic figure of Dionysus dressed in a pleated garment, holding a thyrsos in his left hand and supported on the right side by a young satyr. A satyr, who is unlacing his sandals, crouches in front of him, followed by another satyr with a thyrsos in his raised right hand. He rests a leather skin on his shoulder with his left hand. Further on, below thick foliage, stands a kline on which two figures are reclining: one of these is dressed on the upper part of the body and supports his left arm on a cushion, while his right is raised in a gesture of invitation. The other, a woman, is reclining towards the right, turning the upper part of her body towards Dionysus, who is just about to enter. The whole scene, which has a clear Hellenistic imprint, has precise parallels in a relief known from a long series of copies and variants: the so-called “Visit of Dionysus to Icarius”, which depicts a lively scene representing the visit of Dionysus to the poet. Interestingly, a fragment of a cup/pyxis from Gortyn displays a completely new subject: a “Homeric” scene of the blinding of Polyphemus. Odysseus to the right offers a cup filled with wine to the giant who is reclining on the rock. On the ground below may be seen the pole to be used in the blinding.
Also new is a vegetal scheme made up of small cypresses placed one next to the other without leaving space for a figurative element; this is hitherto attested only on a cup/pyxis from Corinth. Unique, also, is a fragment from Argos with a representation of small figures and animals in a rural setting.
A comprehensive analysis of all the examples in the corpus made it possible for the author to reject the hitherto current hypothesis concerning the placing of the individual punches in the matrix. On the one hand, this seems completely casual and without any narrative logic, yet, on the other hand, it follows an overall scheme generating fixed sequences, which are repeated consistently on an important number of examples of identical dimensions. This is certainly the case with the cups/pyxides with combat motifs, and also with those bearing Dionysiac scenes. The trullae with the theoxenia motif stand apart; they adopt a more fluid narrative style that is not sub-divided by metopes with inserted motifs and hence delimited by floral decoration. The cups/pyxides depicting the labours of Hercules are likewise distinctive, in that the existence of two decorative series with a regular disposition of the punches could be demonstrated. The first of these com¬prises cups/pyxides with seven of the hero’s labours: the Lion (I), the Hydra (II), the Boar (III), the Hind (IV), the Birds (V), the Belt (IX) and the Augean Stables (VI); the second series comprises the remaining labours: the Bull (VII), the Horses (VIII), Cerberus (XI) and the Apples (XII), and again also the Belt (IX) and the Augean Stables (VI). The existence of a literary source (a text by Antipater of Thessalonica) combined with an in-depth analysis of the social, religious and cultural context of the city of Corinth in the Middle Imperial period made it possible to explain why certain episodes are missing. Hence, the absence of the fight of Hercules with the three-bodied Geryon may be explained by the particular political situation of Corinth. The city was destroyed in 146 BC by the consul Lucius Mummius Achaicus. On his return to Rome, Mummius decided to erect a temple to Hercules on the Mons Caelius in commemoration of his campaign, in which the Hercules Victor type seems to have been associated with the Geryon episode, in particular with his presence in Rome and his encounter with the local hero Cacus, son of Vulcan. Geryon and Cacus are equated in some ancient sources, which may explain why the inhabitants of Corinth, who might have preserved a vivid memory of the destruction of their city by Mummius,...
in R. Brancato (a cura di), Città e territori nel Mediterraneo antico. Studi offerti a Edoardo Tortorici, Roma, pp. 313-336., 2023
Da Roma a Catania: il contributo di Edoardo Tortorici Nel bel volume del compianto Marcello Barba... more Da Roma a Catania: il contributo di Edoardo Tortorici Nel bel volume del compianto Marcello Barbanera, "L Archeologia degli italiani" 1 , nel quale l autore racconta lo sviluppo dell archeologia classica in Italia negli ultimi centocinquant anni intrecciando storie di uomini, con vicende accademiche, indirizzi di studio e dibattiti teorici e metodologici, l ultimo capitolo, il sesto, è affidato alla cura di Nicola Terrenato ed è così intitolato: "Fra tradizione e trend. L ultimo ventennio (1975-1997)" 2. In esso, lo studioso focalizza le sue attenzioni su quanto accaduto nel panorama dell archeologia classica in Italia in un ventennio segnato da profonde trasformazioni, da riscritture di processi e percorsi metodologici, dallo stravolgimento dei metodi di lettura ed interpretazione dei monumenti del passato, grazie anche all ingresso via via più dirompente delle nuove tecnologie che andavano man mano innovando nello studio di paesaggi, territori, contesti, etc. Terrenato, in questo suo saggio, ripercorre alcune tappe importanti che hanno contraddistinto l evidente interesse di gruppi di studiosi e di scuole di pensiero a stravolgere l assetto preesistente per provare a predicare e praticare una nuova archeologia: dal convegno "Come l archeologo opera sul campo" svoltosi a Siena nel 1981, alla scomparsa dei "Dialoghi di Archeologia" fondati da Ranuccio Bianchi Bandinelli (ultimo numero edito è del 1992), passando per tutto quello che accade nel campo della ricerca topografica, dove le scuole di Giacomo Boni Parole chiave: Catania; archeologia urbana, topografia antica, ICT.
D. Malfitana (a cura di), Un secolo di archeologia (1923-2023). Ricerca, tutela, valorizzazione, gestione. Per i cento anni della Scuola di Specializzazione in beni archeologici dell’Università di Catania, L’ERMA di Bretschneider, Roma, pp. 79-92., 2023
Layout e grafica Federica Guzzardi ©Copyright 2023 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Tutti i diritti rise... more Layout e grafica Federica Guzzardi ©Copyright 2023 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore Sistemi di garanzia della qualità
in D. Malfitana, Un secolo di archeologia (1923-2023). Ricerca, tutela, valorizzazione, gestione. Per i cento anni della Scuola di Specializzazione in beni archeologici dell’Università di Catania, L’ERMA di Bretschneider, Roma, 2023, pp. 21-60, 2023
«HEROM. Journal on Hellenistic and Roman Material Culture», pp. 33-99, 2022
Edited by HEROM is a printed and online journal presenting innovative contributions to the study ... more Edited by HEROM is a printed and online journal presenting innovative contributions to the study of material culture produced, exchanged, and consumed within the spheres of the Hellenistic kingdoms and the Roman relevant academic disciplines within the arts, humanities, social sciences and environmental sciences. HEROM creates a bridge between material culture specialists and the wider scienhumans interacted with and regarded artefacts from the late 4th century BC to the 7th century AD. ity for studies of material culture in many ways which are not necessarily covered by existing scholarly journals or conference proceedings. HEROM studies material culture in its totality, with a view to clarifying the complex wider implications of such evidence for understanding a host of issues concerning the economy, society, daily life, politics, religion, history of the ancient world, among other aspects.
Alla memoria di Francesco La Torre, Mousai 38, Pisa, pp. 99-106., 2023
D. Malfitana, G. Fazio, S. Fricano, A. Mazzaglia, E. Bonacini (eds), Digital Cultural Heritage e serious game: l’esperienza del progetto Augustus, Palermo University Press, pp. 97-110, 2022
A. Morigi (a cura di), Atti del convegno internazionale “Cultural heritage for the next generation/patrimonio culturale per la generazione futura, Università di Parma, 6-7 maggio 2021, 2022
HEROM. Journal on Hellenistic and Roman material culture, 10, pp. 13-77, 2021
HEROM is a printed and online journal presenting innovative contributions to the study of materia... more HEROM is a printed and online journal presenting innovative contributions to the study of material culture produced, exchanged, and consumed within the spheres of the Hellenistic kingdoms and the Roman relevant academic disciplines within the arts, humanities, social sciences and environmental sciences.
Avances en Arqueomalacología. Nuevos conocimientos sobvre la sociedades pasadas y su intorno natural gracias a los moluscos. Monografías de la Societat d'Història Natural de les Balears, 32, Actas de la 6 Reunión Científica de Arqueomalacologia de la Península Iberica CAPI, 2021
Cita recomendada para la obra completa: Vicens, M.À. y Pons, G.X. (Editores) 2021. Avances en Arq... more Cita recomendada para la obra completa: Vicens, M.À. y Pons, G.X. (Editores) 2021. Avances en Arqueomalacología. Nuevos conocimientos sobre las sociedades pasadas y su entorno natural gracias a los moluscos. Monografies de la Societat d'Història Natural de les Balears, 32. 371p. ISBN: 978-84-09-27590-8. Palma Cita recomentada para los artículos (ej.
Herom, Journal on Hellenistic and Roman Material Culture, 2020
in HEROM Journal on Hellenistic and Roman Material Culture, 9, 2020, pp. 9-74
Daniele Malfitana , Giulio Amara , Antonino Mazzaglia Anno di Edizione: 2020 Edizione: L'ERMA d... more Daniele Malfitana , Giulio Amara , Antonino Mazzaglia
Anno di Edizione: 2020
Edizione: L'ERMA di BRETSCHNEIDER
Collane:
Bibliotheca Archaeologica, 69
ISBN: 9788891319937
Rilegatura: Rilegato
Pagine: 328
Formato: 24 x 28 cm
in D. Malfitana, G. Amara, A. Mazzaglia, «La grandiosa imitazione». Il plastico di Pompei. Dal modello materico al digitale, L'ERMA di Bretschneider, Roma, pp. 11-22, 2020
I monumenti, come i tesori, vanno conservati, ma in questa prospettiva la conservazione prevale s... more I monumenti, come i tesori, vanno conservati, ma in questa prospettiva la conservazione prevale sull'intendimento della storia attraverso l'archeologia, che implica il superamento della pur nobile considerazione monumentale… Il monumento appare importante di per sé, senza che vi sia la necessità di argomentare questa importanza". Ed ancora: "La considerazione monumentale dà la priorità a quanto è noto, al canone delle rovine illustri, infinitamente riprodotte in disegni, pitture, stampe e fotografie, mentre la ricerca archeologica dà la priorità a quanto è sconosciuto, al buio della memoria». 3 Sul tema, utili considerazioni confluite nei diversi saggi editi in Augè 2006 e soprattutto Barbanera 2009, passim. In particolare, si vedano i contributi di: Schnapp 2009; Carandini 2009; Hamilakis 2009; Zanker 2009. Si veda anche, Papini 2012 per riflessioni sul senso delle rovine di Roma. 4 Il tema della felloplastica è stato ampiamente trattato in Kockel 1996. Inoltre, in questo stesso volume, vd. infra, cap. II, pp. 37 e ss.
in Atti del Convegno internazionale Miniere della Memoria. Scavi in archivi, depositi e biblioteche, a cura di P. Giulierini, A. Coralini, E. Calandra, Firenze, pp. 63-79., 2020
in A. Russo - I. Della Giovampaola (a cura di), Monitoraggio e manutenzione delle aree archeologiche Cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico, degrado chimico-ambientale. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Roma, Curia Iulia, 20-21 Marzo 2019, 2020
L’Italia è uno dei paesi con la maggiore concentrazione di beni culturali, la cui fragilità archi... more L’Italia è uno dei paesi con la maggiore concentrazione di beni culturali, la cui fragilità architettonica e gli effetti dei cambiamenti climatici, idrogeologici
e sismici impongono continui interventi di recupero e manutenzione, che uniscono all’esigenza della conservazione, quella della messa in sicurezza.
In tale prospettiva, la disponibilità di dati aggiornati, di estremo rigore e di alta precisione, costituisce il requisito per la creazione di un sistema informativo
capace di supportare qualsiasi intervento. Il progetto eWAS, finanziato dal PON R&I 2014-2020, Area di specializzazione PRIN 2015-2020 “Cultural
Heritage” e coordinato da INGV, mira a sviluppare nuove tecnologie per la tutela, conservazione e sicurezza del patrimonio culturale, contribuendo sia
alla pianificazione, sia alla gestione dei Beni Culturali, tramite l’applicazione a differenti contesti, dal centro urbano di Catania, su cui l’esperienza del
progetto OpenCiTy, sviluppato dall’IBAM-CNR, aveva tracciato primi percorsi operativi, a siti archeologici di rilievo internazionale (Ercolano, Villa romana
del Casale). L’obiettivo è la creazione di un modello di piattaforma di monitoraggio integrata Smart-wireless e ICT in grado di attivare “warnings”
a diversi livelli di allarme sulla base delle informazioni derivanti da sistemi di misura terrestre (microsensoristica) e satellitare, integrata da accurate
valutazioni sulle caratteristiche costruttive-strutturali e sulla vulnerabilità ai diversi rischi naturali e ambientali.
Una lezione di archeologia globale. Studi in onore di Daniele Manacorda a cura di M. Modolo, S. Pallecchi, G. Volpe, E. Zanini, Bari 2019, 2019
Archaeology, in its daily activity of reconstruction of ancient societies, is at the center of di... more Archaeology, in its daily activity of reconstruction of ancient societies, is at the center of different interests. Collecting data, preserving monuments and proposing historical reconstructions is no longer sufficient. It needs to find new channels of communication and more effective instruments of action towards contemporary society. Archaeology must create synergies between those who do research, those who protect and those who manage cultural heritage. Archeology must provide concrete examples that can stimulate more adequate legislative interventions, capable of producing collective wealth from the enhancement of cultural heritage. The present paper is inspired by the example of Daniele Manacorda, who has always combined, in his academic and professional activity, the passion for archaeo- logical research and for the reconstruction of the ancient societies with attention to the needs of contemporary world, dedicating partic- ular attention to the issues of protection and enhancement of cultural heritage. In this perspective, the present work intends to illustrate two projects, carried out by the IBAM-CNR of Catania. The first dedicated to the enhancement of the Roman amphitheater of Catania. The second project, called OpenCiTy, is based on a database, a GIS platform and a WebGIS for archiving, analyzing and managing ar- chaeological and historical-artistic data relating to the city of Catania, with the aim of providing to the community a powerful decision sup- port tool for urban planning and sustainable development.
HEROM. Journal on Hellenistic and Roman manterrai culture, 2019
in HEROM. Journal on Hellenistic and Roman Material Culture, 2019
Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico Methodology, material ... more Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico Methodology, material culture and artisanal productions in the Classical world Settore scientifico disciplinare L-ANT/10 Docente Daniele MALFITANA Anno di corso: I ANNO Periodo didattico (semestre): II semestre Totale crediti: CFU 6 Lezioni frontali: CFU 36 Obiettivi del corso:
When did Antiquity end? Archaeological Case Studies in Three Continents. The Proceedings of an International Seminar held at the University of Trento on April 29-30, 2005 on Late Antique Societies, Religion, Pottery and Trade in Germania, Northern Africa, Greece, and Asia Minor., 2011
Scavi recenti di varie aree grandi nel centro storico di Colonia hanno stabilito che già prima de... more Scavi recenti di varie aree grandi nel centro storico di Colonia hanno stabilito che già prima della fine del IV secolo la città era stata allargata oltre le mura urbane fino alla riva del Reno e non nel X secolo come si pensava fino a non molto tempo fa, in base a documenti del 948 e 988 che menzionano allargamenti oltre le mura. L'allargamento del IV secolo integrava nell'area urbana il porto già insabbiato nel III secolo e l'isola nel Reno, e si è realizzato prima che Roma perdesse il dominio sulla Germania Inferiore e su Agrippina -il nome tardoantico di Colonia. Gli scavi sul Heumarkt ( ) hanno dimostrato un uso continuo e ininterrotto dal IV al X secolo dello spazio, nel quale è stata trovata una struttura in pietra lunga 120 m, parallela alla riva del Reno, probabilmente una specie di darsena per la flotta Germanica nel IV e primo V secolo, che prima era stanziata nell'Alteburg, a 3,5 km a sud della città romana sino alla fine del III secolo. Impianti produttivi di metalli e vetro trovati nel Heumarkt attestano la decisione di costruire le fornaci nell'area urbana mentre prima erano consentite solo oltre le mura; la città continua la sua vita, ha bisogno dei prodotti artigianali: si tratta di una trasformazione, non di cesura. Gli scavi hanno messo in luce più di 400 m del cardo maximus, che era stato rinnovato con spolia e provvisto di un sistema di drenaggio in modo sistematico e organizzato non da individui bensì da un'autorità superiore nella seconda metà del IV secolo ( ). Lo scavo svelò un'ulteriore riparazione nella prima metà del V secolo che consiste in un battuto di ciottoli e cocciopesto laterizio ( ), il che dimostra la volontà di lasciare la città aperta al traffico. Il battistero ottagonale (Ø 4,7 m) una volta sovrastata da un baldacchino sostenuto da quattro colonne ( ) lascia presupporre la presenza di un vescovo e di una chiesa vescovile. Risorse economiche per sostenere il potere ecclesiastico dovevano provenire dagli scambi commerciali e dalla produzione p.e. del vetro. Verso la fine del VI secolo esistevano vivaci scambi commerciali tra i Frisoni nel Nord e l'area renana centrale, produttrice di macine basaltiche (Mayen). Colonia era una tappa obbligatoria sull'arteria fluviale, com'è dimostrato dal ritrovamento dei cosiddetti vasi copti di bronzo che non potrebbero essere arrivati a Colonia senza un circuito intraregionale. Verso la fine del V secolo esistono anche contatti con l'Italia e l'Africa, attestati da corredi funerari delle tombe della basilica cimiteriale di S. Severino. Colonia non era emarginata nel periodo tra il dominio romano e il dominio franco. Poco evidente è l'apporto dei dintorni agrari della città in quest'epoca, una volta la base fondamentale della ricchezza della città. Ricerche future dovranno stabilire se i benefici dei residenti in città provenissero ancora in parte da attività agricole. L'Agrippina tardoantica che si trasformava passo per passo nella Colonia franca era più importante e meglio organizzata di quello che non si è pensato finora. Neanche in ambito ecclesiastico si è manifestata un'interruzione nella successione dei vescovi. Il vescovo, che agiva di comune accordo con le forze militari franche, costituiva il secondo polo dell'ordine interno, per cui anche il latino sopravviveva relativamente a lungo, come dimostrano gli epitaffi ( . Il vescovo Everigisilus, attestato nel 590, è il primo che porta un nome franco: segno della fine della transizione.
Il plastico pompeiano, sintetizzando molteplici informazioni e supporti documentari, costituisce ... more Il plastico pompeiano, sintetizzando molteplici informazioni e supporti documentari, costituisce un archivio materico tridimensionale, un’istantanea olistica del sito prossima al momento della scoperta: la topografia urbana, l’architettura residenziale, pubblica, utilitaria, l’intero patrimonio delle decorazioni parietali e musive. Voluto dall’intelligenza documentaria di Fiorelli ma realizzato dalla perizia di più mani e in un ampio arco storico, si pone emblematicamente in un momento di transizione: dalla camera lucida, dal disegno quadrettato, dall’acquarello dei quadri figurativi e delle decorazioni parietali, alla fotografia. Mentre si modellava il plastico con sughero, stucco e pennello, a Pompei l’architetto Normand eseguiva i suoi primi calotipi.
Oggi, sulla scia della campagna di rilevamento fotografico di Pompei curata dall’ICCD anni or sono, l’intero Plastico di Pompei è stato acquisito mediante fotografia digitale e restituito tridimensionalmente: dall’archivio materico ad un archivio digitale 3D. All’incrocio tra fotografia d’archivio e nuove metodologie, il suo rilievo costituisce un archivio singolare di immagini e informazioni correlate nello spazio e mediate a loro volta dal modello analogico in sughero: un efficace strumento di ricerca, conoscenza e divulgazione nell’era degli open data. Considerando alcune domus pompeiane e le loro decorazioni parietali, è possibile operare con più efficacia un confronto fra il loro stato attuale di conservazione, il corpus fotografico d’archivio in merito a quei contesti e la testimonianza del plastico mediata dal suo modello 3D.