Conflittualità sociale Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

La sottocultura ultrà rappresenta uno dei tasselli più rilevanti della società di massa italiana ed europea, non solo per la moltitudine di persone che ne sono parte, dato che ogni squadra di calcio, dalle serie superiori fino al... more

La sottocultura ultrà rappresenta uno dei tasselli più rilevanti della società di massa italiana ed europea, non solo per la moltitudine di persone che ne sono parte, dato che ogni squadra di calcio, dalle serie superiori fino al dilettantismo, ha un proprio gruppo ultrà di riferimento, che segue e supporta i colori “al di là della categoria”. Numeri che possiamo analizzare, seppur a grandi linee, grazie ad una ricerca dell’ISTAT del 2019. Nel 2018, un quarto della popolazione di 6 anni e più si è recato ad uno spettacolo sportivo. Il 16,8% dichiara di esserne un assiduo frequentatore (in un anno, 7 volte o più ad una manifestazione sportiva), mentre la maggior parte, il 67,6%, ha assistito ai suddetti spettacoli da una a tre volte. Se consideriamo gli stessi dati per concerti e teatro vediamo che nello stesso anno si è recato a tali eventi il 20% della popolazione (concerti) ed il 19,2% (teatro); le percentuali di frequentatori assidui (7 volte o più) sono più basse, rispettivamente del 5,7% e del 6,3% .
Oltre le statistiche, dobbiamo considerare l’impatto che la sottocultura ha sulla coscienza comune. Pensiamo all’effetto di desolazione che lasciano gli stadi vuoti e silenziosi, a cui non possiamo né dobbiamo abituarci a causa della pandemia; ma anche al ruolo di aggregazione sociale che viene svolto dai gruppi ultrà all’interno di uno stadio. Se è vero infatti che il calcio e il mondo del tifo si sviluppano come fenomeno di massa principalmente attraverso il proletariato, è altrettanto vero che queste differenziazioni sociali sono state erose dal tempo e private del loro originale significato, lasciando spazio ad un melting pot socioculturale dove non solo convivono, ma collaborano e si sostengono ragazzi e ragazze di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali, uniti da un unico obiettivo comune: vivere la propria passione in maniera totale.

La presente indagine 'Violenza domestica e di prossimità, i numeri oltre il genere, anno 2017' ha lo scopo di mostrare un quadro d'insieme delle morti violente causate da chi avrebbe dovuto proteggere, amare, o anche solo accompagnare per... more

La presente indagine 'Violenza domestica e di prossimità, i numeri oltre il genere, anno 2017' ha lo scopo di mostrare un quadro d'insieme delle morti violente causate da chi avrebbe dovuto proteggere, amare, o anche solo accompagnare per alcuni tratti il tortuoso cammino della vita. Ed è anche un invito a osservare i fenomeni per quello che sono, senza mistificazioni e deviazioni culturali che non permettono di attuare politiche preventive corrette. Questa indagine, che forse per la prima volta comprende le Vittime maschili e quelle femminili trattando i casi con gli stessi criteri di analisi, va vista come un punto di partenza che invita in primis le Istituzioni ad approfondire lo studio del fenomeno da una prospettiva allargata e non ideologica. Senza tralasciare, come invece si fa, sfere mai prese prima in considerazione nello stesso contesto: quello sentimentale e affettivo. Per esempio qui si rilevano anche i suicidi da separazione; degli omicidi-suicidi si tiene conto sia della Vittima sia dell'autore. L'obiettivo è quello di individuare le politiche e le strategie più idonee a fermare una strage che ha più protagonisti legati tra di loro da una relazione. E in una relazione, specie se dura nel tempo, i ruoli non sono mai fissi. A volte è un "granello di polvere non visto a causare l'infezione". I numeri che seguono non sono il risultato di proiezioni statistiche che si basano sul calcolo delle probabilità. Sono numeri di persone reali, con nome e cognome. Sono fatti e i fatti, per dirla con Hannah Arendt, sono ostinati. Il numero totale può essere semmai in difetto, perché alcuni delitti possono non essere stati ripresi dai media. Quando in occasione del pamphlet 'Il maschicidio silenzioso' (Collana Fuori dal Coro in allegato a Il Giornale), poi in '50 Sfumature di violenza. Femminicidio e 1 maschicidio in Italia' (Cairo Editore), ho cominciato a osservare il fenomeno nel suo Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una 1 sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte. Femicidio l'omicidio per tale causa. Qui la definizione data da Diana Russel (www.dianarussel.com)

Pistoia, 16 ottobre 1944: Circa un centinaio di donne, quasi tutte con bambini in tenera età in braccio, hanno inscenato dimostrazione protesta davanti al Municipio, alla R. Prefettura ed alla sede dell'AMG, gridando "abbiamo fame,... more

Pistoia, 16 ottobre 1944: Circa un centinaio di donne, quasi tutte con bambini in tenera età in braccio, hanno inscenato dimostrazione protesta davanti al Municipio, alla R. Prefettura ed alla sede dell'AMG, gridando "abbiamo fame, vogliamo pane". S.E. il Prefetto ed il Commissario Provinciale dell'AMG hanno ricevuto commissione dimostranti, assicurando che al più presto sarà aumentata la razione pane che attualmente è di gr. 100. L'Arma intervenuta ha sciolto pacificamente i dimostranti. Nessun incidente 1. Questa scena, riportata in maniera asciutta ma toccante dai Carabinieri, non ci testimonia soltanto la drammatica situazione in cui venne a trovarsi la popolazione pistoiese all'immediato indomani della Liberazione, a guerra ancora in corso e con il fronte attestato sulla Linea Gotica, ma ci restituisce un quadro comune e diffuso nell'Europa che usciva, lentamente e in tempi diversi, dal secondo conflitto mondiale. Keith Lowe, descrivendo lo stato di distruzione e inselvatichimento in cui era piombato il continente, ce ne fornisce una valida raffigurazione: "Ci si poteva aspettare che la situazione alimentare in Europa migliorasse un po' a guerra finita, ma in molti luoghi in realtà le cose peggiorarono. Nei mesi immediatamente successivi alla resa tedesca, gli Alleati si diedero da fare disperatamente e senza successo per dar da mangiare ai milioni di affamati d'Europa". L'Italia e Pistoia non facevano eccezione. "Un anno dopo la liberazione del sud Italia, nonostante i 100 milioni di dollari di aiuti arrivati nel paese, le massaie continuavano a ribellarsi contro i prezzi degli alimentari a Roma, dove nel dicembre 1944 si tenne una "marcia della fame" per protestare contro l'insufficienza di cibo. Alla fine della guerra, secondo una relazione dell'UNRRA, le rivolte per il cibo continuarono in tutto il paese" 2. Con le infrastrutture dei trasporti in gran parte distrutte e inservibili, e con l'agricoltura depredata ed impoverita, la crisi alimentare continuò ad affliggere le popolazioni italiane ed europee a lungo, ben oltre la fine del conflitto. Come vedremo, nel pistoiese il problema alimentare continuerà ad essere ai primi posti delle preoccupazioni tanto delle autorità che della popolazione. Ma la dimostrazione delle donne è paradigmatica anche per un altro aspetto. La sua modalità operativa divenne uno standard negli anni seguenti. I dimostranti, fossero lavoratori che chiedevano adeguamenti salariali per il carovita, disoccupati o donne che reclamavano cibo, tesero sempre a presentarsi alle autorità, sindaci o prefetto, chiedendo udienza, talvolta affiancati da membri del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), dei partiti antifascisti o della Camera del Lavoro (CdL), talaltra costringendo questi ultimi ad esercitare un'opera di mediazione a fronte di proteste

From the end of the nineteenth century onwards, Italy witnessed a significant increase in labour conflicts, trade unionism and social protests, all of which shook the foundations of the liberal state. Following the failure of the... more

From the end of the nineteenth century onwards, Italy witnessed a significant increase in labour conflicts, trade unionism and social protests, all of which shook the foundations of the liberal state. Following the failure of the authorities' attempts to deal with mass protests, efforts were made under the governments of Giovanni Giolitti to adopt new policing policies that embraced state neutrality in social conflicts and the deployment at the same time of substantial police forces to prevent the escalation of conflict and bloodshed. The success of these policies is highly questionable and there were major differences in this respect between northern and southern Italy, and between rural and industrial areas. Nevertheless, these policies contributed to the fear of abandonment and desire for revenge felt by significant sections of the propertied classes, and the issue of strikebreaking was at the centre of the controversy. Focusing on the Po Valley, this article first presents a broad overview of the political situation in Italy with emphasis on policing policies and work replacement, then analyses the various forms of legal and illegal private strikebreaker protection organizations that took on clear subversive aims. Drawing on newspapers and archival records, the article highlights the overlap between private and public law enforcement and the combination of coercion and consensus in the Italian countryside. The long-term consequences of the unresolved issue of strikebreaking and private policing help explain the rise of Fascism after the Great War.

Il platform capitalism promette di superare i rapporti di sfruttamento fra capitale e lavoro grazie all’uso delle tecnologie digitali. Le città si trasformano in territori di conquista per delle piattaforme che fomentano la retorica... more

Il platform capitalism promette di superare i rapporti di sfruttamento fra capitale e lavoro grazie all’uso delle tecnologie digitali. Le città si trasformano in territori di conquista per delle piattaforme che fomentano la retorica dell’imprenditore di se stesso di matrice neoliberale. Eppure nuove forme di organizzazione operaia emergono all’interno degli spazi urbani, il cui obiettivo è quello di scardinare il potere dell’algoritmo.