Movimenti sociali Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
La tesi è stata redatta durante un soggiorno di studio in Colombia, nell’ambito del Programma di Doppio Titolo Sapienza-Universidad del Norte. Una prima parte del testo delinea il passaggio dagli Stati-Nazione all'evoluzione di corpi... more
La tesi è stata redatta durante un soggiorno di studio in Colombia, nell’ambito del Programma di Doppio Titolo Sapienza-Universidad del Norte. Una prima parte del testo delinea il passaggio dagli Stati-Nazione all'evoluzione di corpi giuridici globali che costituiscono la configurazione geopolitica delle relazioni mondiali. Successivamente si definisce il contesto geopolitico mondiale in termini di interazioni e interessi non solo economici, ma anche politici e sociali: si analizzano le dinamiche delle interazioni nelle Americhe e il ruolo della Cina, che fa il suo ingresso nella “Cuenca del Caribe” per costruire un nuovo canale interoceanico in Nicaragua. La seconda parte del testo elabora un’analisi storica e dei fatti giuridici all’origine del contenzioso tra Nicaragua e Colombia per i territori dell’arcipelago di San Andrés, una regione colombiana situata nel Mar dei Caraibi di fronte alla costa nicaraguense, la cui architettura si trova frammentata in seguito alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia la quale, il 19/11/2012, decide di assegnare una porzione di mare dell’arcipelago colombiano al Nicaragua. La parte centrale del testo si focalizza sull’impatto ambientale, economico e sociale verificatosi nelle isole dopo la sentenza e sul ruolo delle comunità locali per la difesa del territorio. La tesi si conclude con una riflessione sull'azione collettiva dei movimenti sociali che, alimentati dalle diversità̀ etniche e culturali, costituiscono la chiave di volta per assimilare il progresso e rimodellarlo in un'alternativa concreta e possibile della vita sociale oltre lo sviluppo.
El artículo pretende ser una breve y didáctica reflexión sobre uno de los movimientos sociales más importantes de Latinoamérica, en general, y sin duda alguna el más importante de Brasil. Se trata de un análisis sobre la violencia... more
El artículo pretende ser una breve y didáctica reflexión sobre uno de los movimientos sociales más importantes de Latinoamérica, en general, y sin duda alguna el más importante de Brasil. Se trata de un análisis sobre la violencia estructural en un país polarizado, con una dicotomía económica que hace estragos y la respuesta desde el Movimiento de los Trabajadores Sin Tierra (MST) y la ocupación de tierras, rompiendo las normas establecidas. De esta forma, el trabajo se adentra, por un lado, en los postulados teóricos del movimiento social de los trabajadores que defiende la reforma agraria y, por ende, los derechos humanos frente al derecho positivo, y, por otro, en las estrategias del poder y el uso de la violencia, legitimada por el Estado frente a las ocupaciones de tierra. En suma, nos enfrentamos al célebre planteamiento de Max Weber sobre el monopolio de la violencia, aplica-do a las acciones a favor de una reforma agraria y un reparto de tierras más equitativo. En cuanto a su interés, es evidente por su eco social y las actuales movilizaciones en Brasil vinculadas al juicio político de Dilma Rousseff. This paper is intended to be a brief and didactic reflection on some of the most important Social Movements in Latin America in general, and undoubtedly the most important in Brazil. This is an analysis of structural violence in a polarized country, with an economic dichotomy that rages, the response from the MST and the occupation of land, breaking the established norms. Thus, the work delves into the theoretical postulates of workers social movement that defends the Agrarian Reform and, therefore, human rights versus the positive law. On the other hand, it looks into the strategies of the power and the use of violence, legitimized by the State against land occupations. In sum, we are confronted with Max Weber's famous approach to the monopoly of violence, applied to actions in favour of an Agrarian Reform and a more equitable land distribution. It is of particular and obvious interest for its social echo and the current mobilizations in Brazil linked to the political judgment of Dilma Rousseff.
Parque Alcosa, in Seville, is a neighbourhood that is well known mainly for the marked identity of its inhabitants and for the important tradition of mobilizations aimed at overcoming the difficulties created by its peripheral position... more
Parque Alcosa, in Seville, is a neighbourhood that is well known mainly for the marked identity of its inhabitants and for the important tradition of mobilizations aimed at overcoming the difficulties created by its peripheral position and its deprivations, which have been present since the origin of the neighbourhood. Through the application of some methodological tools developed in the framework of the Social Production and Management of Habitat (PSGH) from a qualitative approach, this article aims to deepen, from a complex perspective, in the transformation phenomena that have affected the neighborhood of Parque Alcosa in order to demonstrate the transformative potential of CIVITAS in the processes of transformation of the Habitat.
Cosa si cela dietro l'immaginario che i media veicolano quando parlano di black bloc, terroristi e ragazzi dei centri sociali? Quali sono gli strumenti più duri di cui il controllo sociale dispone per contrastare conflittualità, dissidi e... more
Cosa si cela dietro l'immaginario che i media veicolano quando parlano di black bloc, terroristi e ragazzi dei centri sociali? Quali sono gli strumenti più duri di cui il controllo sociale dispone per contrastare conflittualità, dissidi e rivolte interne? Quali effetti produce su un territorio e sulla vita delle persone la violenza poliziesca? Che differenza può esprimere, rispetto alla solita analisi esterna, un racconto in presa diretta di un movimento come quello valsusino?
Attraverso il metodo etnografico, con un approccio che ibrida diverse discipline e le proprie conoscenze ed esperienze da militante, in questo suo lavoro Senaldi prova a squarciare il velo che avvolge l'attivismo politico, sia per quel che riguarda i suoi livelli organizzativi, le cornici teoriche e motivazionali e i sistemi di valori che esso incoraggia, sia per quel che riguarda le risposte istituzionali di cui i movimenti sono obiettivo. Un racconto dal vivo del conflitto, per dissipare la cortina di fumo che avvolge gli attivisti, spesso dipinti come “marziani” provenienti dalla “galassia dei centri sociali”.
To analytically refute the thesis of Axel Honneth on the Cornelius Castoriadis' concept of revolution allows to identify different ideas of revolution that mark his philosophical-political horizon. After the publication of his main book,... more
To analytically refute the thesis of Axel Honneth on the Cornelius Castoriadis' concept of revolution allows to identify different ideas of revolution that mark his philosophical-political horizon. After the publication of his main book, "The Imaginary Institution of Society" (1975), Castoriadis distinguishes the ideas of Social-historical and human autonomy to prevent building a political ontology. On this basis, he affirms a new idea of revolution at the beginning of the decade of 80: revolution is a general and instituting political practice. At the base of the "Project of Autonomy" there is Politics, understood as a social-historical creation that establishes autonomy on a collective level. Through a precise analysis of his thesis, we can affirm that this idea can be expressed by the concept of "political creation", and we can highlight it is based on the philosophical category of anthropological transformation. Despite its validity, the idea of "political creation" must be rethought. Se ci soffermiamo su alcuni pensatori considerati minori nel secolo scorso, si può concludere che la riflessione sulla rivoluzione non ha smesso di rappresentare l'oggetto di un dibattito prolifico. È il caso di Cornelius Castoriadis, filosofo politico che ha dedicato tutta la sua esistenza, e non solo l'impegno intellettuale, a elaborare a una nuova visione della rivoluzione. L'obiettivo del presente saggio critico è triplice: 1) superare l'interpretazione del concetto castoriadisiano di rivoluzione avanzata da Axel Honneth; 2) ricostruire le diverse idee di rivoluzione che il filosofo greco-francese assume nel tempo; 3) capire in che misura si possa assumere e usare l'idea di rivoluzione dedotta dal "Castoriadis maturo" (la creazione politica), per metterla a disposizione della discussione attuale. Link con la versione definitiva: https://ipk.uni-greifswald.de/storages/uni-greifswald/fakultaet/phil/ipk/Mitarbeiter/PoWi/Lehrstuhl_Politische_Theorie/Tropos_Prime_Bozze_trimcev.pdf
The terms “overtourism” and “tourismphobia” arise from the flourishing evolution of unsustainable mass tourism practices and the response that these have generated amongst a number of individuals and civil societies concerned with the... more
The terms “overtourism” and “tourismphobia” arise from the flourishing evolution of unsustainable mass tourism practices and the response that these have generated amongst a number of individuals and civil societies concerned with the detrimental use of public spaces for tourism purposes and associated international and local development and management policies. Social movements have emerged across Europe and globally to address what is referred to as overtourism, a term associated with exploitative practices by policymakers and destination managers, leading to unsustainable tourism practices and unbearable conditions for those residing in the affected destinations. The paper will observe how Barcelona is facing a resistance movement that criticize the contemporary urban touristic model.
Introduzione alla riedizione italiana di Sottocultura di Dick Hebdige incentrata sull'analisi della ricezione italiana del libro, sulle sue opzioni metodologiche e sui limiti che manifesta l'approccio ispirato ai British Cultural Studies... more
Introduzione alla riedizione italiana di Sottocultura di Dick Hebdige incentrata sull'analisi della ricezione italiana del libro, sulle sue opzioni metodologiche e sui limiti che manifesta l'approccio ispirato ai British Cultural Studies nell'approccio alle culture giovanili della contemporaneità
In questo saggio riflettiamo sul paradigma della sussidiarietà. Le politiche nel campodella rigenerazione urbana sono esemplari della sua importanza e ambivalenza.Per fare in modo che questo principio non si dimostri funzionale ad... more
In questo saggio riflettiamo sul paradigma della sussidiarietà. Le politiche nel campodella rigenerazione urbana sono esemplari della sua importanza e ambivalenza.Per fare in modo che questo principio non si dimostri funzionale ad alimentarela frammentazione sociale attraverso la logica della concorrenza,dereposanbilizzando le istituzioni pubbliche, la strategia proposta è quella dellasua declinazione “necessaria” col concetto di solidarietà e con la grammatica deibeni comuni, che servono lo scopo di aprire spazi di cooperazione e incubatoridi massa critica tra soggettività differenti
Una tesi di laurea triennale che tenta in maniera non esaustiva di indagare la storia della mobilitazione studentesca a cavallo tra il 1989 e il 1990 e il suo rapporto con alcuni giornali ritenuti rappresentativi delle culture politiche... more
Una tesi di laurea triennale che tenta in maniera non esaustiva di indagare la storia della mobilitazione studentesca a cavallo tra il 1989 e il 1990 e il suo rapporto con alcuni giornali ritenuti rappresentativi delle culture politiche del Paese (il Manifesto, il Giornale, la Repubblica). Dopo una prima cronologia del movimento si passa ad un'indagine della rappresentazione che della Pantera diedero i quotidiani sopra citati. In appendice al secondo capitolo una riflessione su come una lettera di Achille Occhetto (segretario del Pci) dimostri l'avvenuta metamorfosi da partito comunista a partito "democratico di sinistra". In conclusione una riflessione sul destino dei militanti e sui mille rivoli della militanza che si espressero, soprattutto a Torino, in altre esperienze politiche (dalle occupazioni di case ai sindacati di base, dall'apertura dei centri sociali al semplice riflusso e alla "normalizzazione").
L'esigenza di tale lavoro parte dalla consapevolezza dell'importanza della transizione tra anni Settanta ed Ottanta per la cultura socio-politica italiana e, in particolar modo, per l'area di movimenti della sinistra extraparlamentare che... more
L'esigenza di tale lavoro parte dalla consapevolezza dell'importanza della transizione tra anni Settanta ed Ottanta per la cultura socio-politica italiana e, in particolar modo, per l'area di movimenti della sinistra extraparlamentare che aveva coordinato i cicli di protesta di fine decennio. Se gli anni Ottanta, sotto tali lenti, sono stati definiti come l'epoca del disimpegno, dell'arrivismo individualista e del "deserto dei movimenti", questa tesi propone l'analisi degli attori collettivi bolognesi, ricostruendone i tratti ideologici e l'azione collettiva. Restringendo ulteriormente l'ambito d'analisi, la ricerca si focalizza sui movimenti interni all'Università di Bologna, laddove le mobilitazioni del '77 si erano fatte sentire con maggior intensità. Tramite la consultazione delle fonti giornalistiche locali, degli atti dei Consigli comunali bolognesi - ma soprattutto, grazie ai fondi dell'Archivio "Marco Pezzi", ove sono conservati documenti prodotti dagli stessi soggetti della ricerca - si mette in luce la scelta delle diverse issues mobilitanti, le tattiche della protesta adoperate e il rapporto critico con le istituzioni accademiche e comunali, sulla scorta degli schemi interpretativi forniti dalla sociologia italiana dei movimenti.
Come i movimenti sociali estendono lo spazio di ciò che appare fattibile e pensabile? Come nascono idee innovative in grado di trasformare le società? La presente antologia raccoglie sia saggi che presentano ricerche sul campo su... more
Come i movimenti sociali estendono lo spazio di ciò che appare
fattibile e pensabile? Come nascono idee innovative in grado di
trasformare le società? La presente antologia raccoglie sia saggi che presentano ricerche sul campo su movimenti, mobilitazioni e pratiche di resistenza in Asia, America e Europa, sia saggi che si basano sul dialogo interdisciplinare tra analisi sociologica, scienze politiche e prassi etnografica. L’attenzione etnografica alle micro-pratiche e il suo interesse per i fenomeni culturali “marginali” o “periferici” mette in luce come essi siano spesso i luoghi privilegiati per l’elaborazione di forme di mobilitazioni e stili di vita nuovi, delineando così alcuni elementi costituenti per l’antropologia dei movimenti sociali. "
Call for Paper per un numero monografico di Farestoria Rivista dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Pistoia Tra il 1999 e il 2003 lo scenario politico mondiale fu attraversato dal cosiddetto movimento... more
Call for Paper per un numero monografico di Farestoria Rivista dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Pistoia Tra il 1999 e il 2003 lo scenario politico mondiale fu attraversato dal cosiddetto movimento "altermondista", un soggetto composito e internazionale che muoveva da istanze economico-sociali rivendicando una globalizzazione diversa e alternativa da quella che si stava imponendo dopo la fine della Guerra fredda, sintetizzata nello slogan "Un altro mondo è possibile". Definito anche come "il movimento dei movimenti", questa ondata di attivismo si caratterizzò per aver posto con forza una critica di sistema al modello di globalizzazione neoliberista (da cui l'altra definizione di "No global", fatta propria dagli attivisti) ma anche per una certa dose di indeterminatezza di prospettive. Al suo interno furono presenti numerosi aspetti, anche non lineari fra loro: dai Social forum agli "assedi" contro le grandi assisi degli organismi internazionali (WTO, G8, Consiglio europeo, Davos ecc.); componenti cattoliche, marxiste, ecologiste e anarchiche; uso dei nuovi media all'epoca emergenti (video e internet) e persistenza di forme di comunicazione politica novecentesca (volantini, musica attraverso la nuova formula dei sound system ecc.); un approccio spaziale alla dimensione dell'attivismo che tentava di coniugare la consapevolezza dell'interdipendenza planetaria con i limiti geografici di azione riassunta sempre con uno slogan, "pensa globale agisci locale"; crinale fra l'ultima mobilitazione del '900 e la prima del nuovo secolo ed incubatore di una nuova "estetica" della protesta e di forme di attivismo che si sarebbero poi manifestate di nuovo dopo la crisi economica del 2008 in Grecia e in movimenti come Occupy Wall Street e 15 Mayo (Indignados); infine, seppur intergenerazionale nella partecipazione-in particolare ai social forum-il movimento ebbe una forte componente e carica generazionale, tale da segnare i nati tra gli anni '70 e '80 del XX secolo. Un aspetto che tuttavia non sempre, e non ovunque, ha lasciato un'eredità e si è trasformato successivamente in una qualche forma di progetto e/o di organizzazione politica, come nel caso dell'Italia, paese tra i più coinvolti nelle mobilitazioni al tempo ma di cui è difficile ritrovare traccia di quel movimento e di quelle elaborazioni nello scenario politico già negli anni '10 del XXI secolo (a differenza di Spagna, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Grecia).
La partecipazione politica, anche quando non è direttamente collegata alla rappresentanza politica, è parte essenziale del patrimonio del costituzionalismo democratico. Prendere parte alle decisioni collettive – al momento della loro... more
La partecipazione politica, anche quando non è direttamente collegata alla rappresentanza politica, è parte essenziale del patrimonio del costituzionalismo democratico. Prendere parte alle decisioni collettive – al momento della loro ideazione, realizzazione e valutazione dell’efficacia (controllo) – realizza il concorso alla determinazione dei processi decisionali pubblici. I partiti politici sono ancora oggi promotori privilegiati di partecipazione e di rappresentanza, dato il loro esplicito rilievo costituzionale e la collocazione della disciplina loro riservata nella prima parte della Carta. Anche nel confronto con la storia recente dell’azione dei movimenti politici non dotati di struttura organizzativa stabile, questo libro offre un’analisi sul ruolo che i partiti, come formazioni sociali, devono esercitare per continuare a contribuire alla realizzazione del disegno costituzionale.
Se la visione istituzionale vuole l'apprendimento della lingua italiana da parte degli “stranieri” finalizzato alla loro “integrazione” (in cosa se non nella massa de-politicizzata e a-conflittuale dei lavoratori sfruttati, degli studenti... more
Se la visione istituzionale vuole l'apprendimento della lingua italiana da parte degli “stranieri” finalizzato alla loro “integrazione” (in cosa se non nella massa de-politicizzata e a-conflittuale dei lavoratori sfruttati, degli studenti acriticamente operosi, dei “buoni cittadini” che chiedono umilmente assistenza piuttosto che lottare per i propri diritti?), se i governanti, eternamente preoccupati di mantenere un basso livello di conflittualità sociale (o di finalizzarla verso determinati gruppi, spesso appunto i migranti) e consci delle potenzialità sovversive dello strumento-lingua, cercano di depotenziare le sue caratteristiche “politiche” e anzi trasformarlo in strumento di discriminazione attraverso cui elargire concessioni “a chi se lo merita” (vedi la conoscenza obbligatoria della lingua per ottenere i documenti di soggiorno o la scolarità per la concessione della cittadinanza), allora può essere utile riprendersi la lingua nella sua dimensione “di classe”, per (re)imparare a muoversi in modo critico e conflittuale in una realtà a conti fatti ostile nei confronti di lavoratori, studenti, precari, migranti.
Ecco allora un manuale di lingua italiana per migranti (e non solo) in cui si recupera un apprendimento, e dunque una didattica, della lingua italiana manifestamente “di parte”, prendendo spunto da Freire – la lingua come mezzo dell'oppresso per liberare se stessi e il mondo – ma anche da Zinn – la scelta degli argomenti affrontati, mai presenti nei testi didattici, e non a caso.
Il testo è scaricabile gratuitamente. Una donazione è comunque ben accetta ! Chi volesse farla può andare su Paypal e ricaricare il conto di ildalma@alice.it .
In: (eds.) Alberto Marinelli e Elisabetta Cioni (2014), Public Screens, Sapienza University Press. ISBN: 978-88-98533-43-5
Studying the consequences (also defined as outcomes, impacts, effects in literature) of social movements is notoriously the most difficult task that scholars face in this kind of research. The problems that the literature has dealt with... more
Studying the consequences (also defined as outcomes, impacts, effects in literature) of social movements is notoriously the most difficult task that scholars face in this kind of research. The problems that the literature has dealt with to explore and assess the social movement consequences are both conceptual and methodological, and have commonly to do with aspects related to the transformation of movement goals, dura-bility of outcomes, interrelated effects, unintended and perverse outcomes, as well as causal attribution. How can one define a movement’s consequence? How can it be op-erationalized and measured? How can one be sure that the relevant change that is be-ing attributed to a protest movement would not have occurred without the movement?
Un saggio di storia politica che guarda alla cosiddetta “stagione dei movimenti” con l’intento di riannodare le origini del movimento ecologista in Italia, tra specificità nazionali e carattere transnazionale della critica al modello di... more
Un saggio di storia politica che guarda alla cosiddetta “stagione dei movimenti” con l’intento di riannodare le origini del movimento ecologista in Italia, tra specificità nazionali e carattere transnazionale della critica al modello di sviluppo occidentale, superando le semplicistiche contrapposizioni del dibattito pubblico e politico tra “rosso” e “verde”.
Il testo, già pubblicato nel 2010 con diverso titolo, viene ripresentato con limitate variazioni ma con una nota bibliografica ampliata e aggiornata e con un’appendice di interviste inedite.
Le tattiche dei media sono fondamentalmente due. Il «nemico » non esiste, va ignorato, seppellito sotto tonnellate di spot, tele-show, dichiarazioni di figuranti della politica da Palazzo. Altrimenti, deve essere vilipeso, irriso,... more
Le tattiche dei media sono fondamentalmente due. Il «nemico
» non esiste, va ignorato, seppellito sotto tonnellate di spot,
tele-show, dichiarazioni di figuranti della politica da Palazzo.
Altrimenti, deve essere vilipeso, irriso, etichettato, isolato.
Decine di migliaia di persone, tra cui molta gente ormai disabituata
ai cortei ed altra del tutto nuova, sono scese in piazza
negli ultimi anni da Nord a Sud per difendere il territorio e la
propria esistenza dall’ingordigia distruttrice di un falso modello
di sviluppo. Anziché capirne le ragioni o cercare il dialogo, sono stati
bollati come terroristi e «no-global» dai politici, sbeffeggiati dai
media come retrogradi ed egoisti, e talvolta – come in Val Susa
– colpiti senza misericordia dai manganelli delle «forze dell’ordine», desiderose di aprire la strada alle ruspe portatrici della
modernità. L’isteria delle reazioni nasconde certamente l’irritazione, lo
stupore, la meraviglia, lo straniamento dei Berlusconidi ormai
convinti di confrontarsi esclusivamente con una tele-platea narcotizzata
ed intontita dalle frasi ad effetto studiate dai geni del marketing. E invece si sono trovati di fronte a gente che esce, protesta,
pensa e dice e scrive parole che non avevano trovato cittadinanza
in televisione. Piccole minoranze, nel corso del tempo, hanno saputo spiegare le proprie ragioni – concrete e non ideologiche – guadagnandosi il consenso di chi – al di là dell’appartenenza politica
– pagherà comunque sulla propria pelle la presenza di megacantieri,
discariche radioattive o impianti inquinanti. A tutto questo, alle ferite immediate, vanno aggiunti i danni letali ai conti pubblici, la politica della privatizzazione che arricchisce pochi ed impoverisce tutti gli altri, l’inefficienza senza rimedio e la lentezza infinita delle troppe opere mai completate che nessuno spot elettorale potrà mai coprire.
La ricerca - sviluppata come tesina durante un corso universitario magistrale - intende ripercorrere i primi anni della storia della rivista "Rosso", embrione e laboratorio politico-culturale dell'Autonomia Operaia. I primissimi numeri di... more
La ricerca - sviluppata come tesina durante un corso universitario magistrale - intende ripercorrere i primi anni della storia della rivista "Rosso", embrione e laboratorio politico-culturale dell'Autonomia Operaia.
I primissimi numeri di "Rosso" (n. 1-6) testimoniano l'esistenza di un gruppo politico milanese (Gruppo Gramsci) totalmente trascurato dalla storiografia, sia ufficiale che militante.
In the wake of the international political turmoil generated by the protests of ’68, a large number of social movements explicitly focused on raising awareness of the role and social function of science in advanced capitalist societies.... more
In the wake of the international political turmoil generated by the protests
of ’68, a large number of social movements explicitly focused on raising awareness of the role and social function of science in advanced capitalist societies. From a theoretical point of view, such debates have largely focused on the discussion of the non-neutrality of scientific knowledge with respect to its socio-political conditioning. The article aims to present the contribution of Italian physicists to this debate by 1) showing their positioning in the wider sphere of transnational militancy networks 2) highlighting the theoretical specificities and the related querelles that have sprung up within the Italian intellectual field with the Italian Science Wars and 3) bringing out how this politically engaged approach to science has influenced research practices in physics history by encouraging new paths
of inquiry.
L’oggetto principale della presente ricerca è costituito dall’analisi storico-sociale del movimento dei cosiddetti “autoriduttori” che si è sviluppato in modo prevalente nel decennio degli anni ‘70; in particolare analizzeremo la... more
L’oggetto principale della presente ricerca è costituito dall’analisi storico-sociale del movimento dei cosiddetti “autoriduttori” che si è sviluppato in modo prevalente nel decennio degli anni ‘70; in particolare analizzeremo la specifica forma di autoriduzione che è stata praticata in occasione dei concerti rock.
Sebbene con il termine “autoriduttori” si sia indicato spesso il movimento che poneva al centro della propria pratica il libero accesso dei giovani delle classi popolari ai luoghi della cultura di massa – teatro, cinema, concerti – in realtà esso si colloca all’interno di un ben più vasto movimento per le autoriduzioni che si è sviluppato su molti altri fronti: dagli affitti ai trasporti pubblici, dalle bollette della luce e del telefono al cibo.
Abbiamo dunque strutturato la ricerca in modo concentrico ponendo al centro l’analisi del movimento per le autoriduzioni ai concerti (cap. 5) che a sua volta si colloca all’interno dell’analisi del movimento per le autoriduzioni in generale (cap. 4); questa analisi è posta nel quadro di una riflessione sullo sviluppo del protagonismo giovanile negli anni ’60 e ’70 (cap. 3) e, infine, l’analisi sui giovani è collocata all’interno di quella che tratteggia in generale lo scenario storico, sociale e culturale che agisce da precursore (e in certa misura anche da cornice) delle lotte ai concerti (cap. 2).
Si tratta evidentemente di un percorso di approfondimento successivo che abbiamo ritenuto necessario per provare a cogliere il senso profondo dell’epoca, dei movimenti e delle idee che abbiamo studiato.
INDICE: Santarelli Enzo, Dieci anni di storia americana, 3-10. Kaufmann Robert, Sviluppo politico ed economico in Brasile e Cono sud, 11-15. Trento Angelo, ” La “ridemocratizzazione in Brasile, 17-28. Oldrini Giorgio, La grande rapina dei... more
Una riflessione "laterale" e schematica sul rapporto tra Sessantotto e Settantasette.
The no tav question has become a criminal question: 500 activists suspected or accused and around a hundred trials does not any longer support the understanding - as does the positive jurist - that only individual episodes of crime are... more
The no tav question has become a criminal question: 500 activists suspected or accused and around a hundred trials does not any longer support the understanding - as does the positive jurist - that only individual episodes of crime are pursued. This paper analyzes the process of criminalization first, through the analysis of journalistic discourse in order to seize the gradual construction of the social problem. Second, we consider how the discourse may become a practice modifying the above, so that the voice may be returned to activists. Through fieldwork where the "labeled" may or may not contradict their stigmatization. We recognize only a limited gain for control devices, believing that the subject has not a passive role but instead, can withstand discursive practices by becoming active in the construction of meaning of those core issues that construct the concepts of knowledge, progress and democracy.
- by Alessandro Senaldi and +1
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- Social Movements, Media, Criminologia, Criminalization
Il fenomeno dell’abitare informale è stato per lo più identificato nell’auto-costruzione abusiva di immobili riconosciuta dalla letteratura quale tratto peculiare dell’urbanismo italiano. Meno trattato è il fenomeno delle occupazioni di... more
Il fenomeno dell’abitare informale è stato per lo più identificato nell’auto-costruzione abusiva di immobili riconosciuta dalla letteratura quale tratto peculiare dell’urbanismo italiano. Meno trattato è il fenomeno delle occupazioni di alloggi e stabili a scopo abitativo, malgrado sembri svolgere una funzione altrettanto consolidata entro il sistema.
I fattori che alimentano il fenomeno risiedono nell’assetto del sistema abitativo – caratterizzato da preponderanza della proprietà, offerta di affitto compressa e poco accessibile e residualità dell’edilizia pubblica –; ma anche nella crescente vulnerabilità: invecchiamento della popolazione e incremento di nuclei mono-componente; liberalizzazione del mercato del lavoro (con implicazioni rilevanti per i giovani); rilevanza acquisita dal fenomeno migratorio.
L’esito combinato di questi fattori ha indebolito già limitate condizioni di affordability del mercato dell’affitto: un meccanismo illustrato dall’incremento degli sfratti per morosità incolpevole a partire dal 2008. Il cortocircuito tra dinamiche di espulsione dal comparto abitativo e indebolimento della capacità di “assorbimento” dell’edilizia pubblica così connota il quadro entro cui il fenomeno dell’abitare informale si è riprodotto con rinnovato vigore, specie nelle grandi città.
Il contributo considera forme di occupazione di singoli alloggi (più spesso pubblici) e interi stabili, in cui i movimenti per il diritto all’abitare possono essere variamente coinvolti e non figurano sempre come promotori. L’occupazione di stabili è il cuore del repertorio di questi movimenti; nel caso di singoli alloggi, invece, la loro azione si limita per lo più a fornire consulenza legale e supportare forme di resistenza a sfratti e sgomberi, al fine di negoziare soluzioni tutelanti.
Dimensioni e storicità dell’abitare informale paiono qualificare il fenomeno come una componente strutturale del sistema abitativo. L’abitare informale non è sottratto alla regolazione pubblica: le sue manifestazioni sono andate associandosi a una stratificazione di misure formali e specifici assetti di governance. L’abitare informale fungere così da “cuscinetto” per la quota di popolazione espulsa dal comparto abitativo.
L’azione pubblica in questo campo è però per lo più affidata a misure emergenziali. Questo stile di governo a Roma ha trovato declinazione nella gestione della cosiddetta “emergenza abitativa”, secondo modalità extra-ordinarie di intervento, spesso negoziate da istituzioni di governo e movimenti, ma implementate senza valutare i costi e assorbire risolutivamente l’emergenza.
Sia a Roma che a Milano, si è fatta strada una modalità di trattamento della questione come emergenza di ordine pubblico, che si accompagna alla pericolosa contrazione degli spazi di negoziazione. L’alternativa non è la legittimazione incondizionata, ma una inclusione abitativa della “città informale” che tenga conto delle spinte generative associate alle reti di attori territoriali attive su questo fronte.
INDICE: Manuzzato Nicoletta, Messico: l'epoca del partito unico è finita?, 3-8. Gigli Pietro, Guatemala, l'ombra dei militari, 9-17. Dossier Brasile, a cura di Angelo Trento, Trento Angelo, La lunga strada della transizione, 21-30.... more
La secolarizzazione non ha portato all’eliminazione del sacro, ma al contrario a una nuova rilevanza della religione nelle società. La teoria di Weber sui rapporti tra modernità e religione, il concetto di epoca secolare, la teoria del... more
La secolarizzazione non ha portato all’eliminazione del sacro,
ma al contrario a una nuova rilevanza della religione nelle società.
La teoria di Weber sui rapporti tra modernità e religione,
il concetto di epoca secolare, la teoria del trasferimento del sacro
di Durkheim e il futuro delle religioni in Europa.
Pistoia, 16 ottobre 1944: Circa un centinaio di donne, quasi tutte con bambini in tenera età in braccio, hanno inscenato dimostrazione protesta davanti al Municipio, alla R. Prefettura ed alla sede dell'AMG, gridando "abbiamo fame,... more
Pistoia, 16 ottobre 1944: Circa un centinaio di donne, quasi tutte con bambini in tenera età in braccio, hanno inscenato dimostrazione protesta davanti al Municipio, alla R. Prefettura ed alla sede dell'AMG, gridando "abbiamo fame, vogliamo pane". S.E. il Prefetto ed il Commissario Provinciale dell'AMG hanno ricevuto commissione dimostranti, assicurando che al più presto sarà aumentata la razione pane che attualmente è di gr. 100. L'Arma intervenuta ha sciolto pacificamente i dimostranti. Nessun incidente 1. Questa scena, riportata in maniera asciutta ma toccante dai Carabinieri, non ci testimonia soltanto la drammatica situazione in cui venne a trovarsi la popolazione pistoiese all'immediato indomani della Liberazione, a guerra ancora in corso e con il fronte attestato sulla Linea Gotica, ma ci restituisce un quadro comune e diffuso nell'Europa che usciva, lentamente e in tempi diversi, dal secondo conflitto mondiale. Keith Lowe, descrivendo lo stato di distruzione e inselvatichimento in cui era piombato il continente, ce ne fornisce una valida raffigurazione: "Ci si poteva aspettare che la situazione alimentare in Europa migliorasse un po' a guerra finita, ma in molti luoghi in realtà le cose peggiorarono. Nei mesi immediatamente successivi alla resa tedesca, gli Alleati si diedero da fare disperatamente e senza successo per dar da mangiare ai milioni di affamati d'Europa". L'Italia e Pistoia non facevano eccezione. "Un anno dopo la liberazione del sud Italia, nonostante i 100 milioni di dollari di aiuti arrivati nel paese, le massaie continuavano a ribellarsi contro i prezzi degli alimentari a Roma, dove nel dicembre 1944 si tenne una "marcia della fame" per protestare contro l'insufficienza di cibo. Alla fine della guerra, secondo una relazione dell'UNRRA, le rivolte per il cibo continuarono in tutto il paese" 2. Con le infrastrutture dei trasporti in gran parte distrutte e inservibili, e con l'agricoltura depredata ed impoverita, la crisi alimentare continuò ad affliggere le popolazioni italiane ed europee a lungo, ben oltre la fine del conflitto. Come vedremo, nel pistoiese il problema alimentare continuerà ad essere ai primi posti delle preoccupazioni tanto delle autorità che della popolazione. Ma la dimostrazione delle donne è paradigmatica anche per un altro aspetto. La sua modalità operativa divenne uno standard negli anni seguenti. I dimostranti, fossero lavoratori che chiedevano adeguamenti salariali per il carovita, disoccupati o donne che reclamavano cibo, tesero sempre a presentarsi alle autorità, sindaci o prefetto, chiedendo udienza, talvolta affiancati da membri del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), dei partiti antifascisti o della Camera del Lavoro (CdL), talaltra costringendo questi ultimi ad esercitare un'opera di mediazione a fronte di proteste
Abstract This paper reconstructs the history of the social movements of Knowledge Workers that have taken place in Italy over the past thirty years, looking particularly at the red thread that connects, even biographically, the social,... more
Abstract This paper reconstructs the history of the social movements of Knowledge Workers that have taken place in Italy over the past thirty years, looking particularly at the red thread that connects, even biographically, the social, musical and cultural innovation of the Eighties and Nineties to the more recent “precariat movements”. It pays particular attention to the Fifth Estate of independent researchers and autonomous knowledge workers that were established after 2001.
Keywords: Social movements. Knowledge workers. Independent researchers. Fifth Estate.
Sommario 1 Precari frammenti di insubordinati e indisciplinate. – 2 Archeologia del trentennio perduto: non si esce vivi dagli anni Ottanta? – 3 Il nostro 1989: Play It Again, Joe Strummer! – 4 La Pantera: brindo al talento della mia generazione! – 5 Anni Zero: torri d’avorio che crollavano. – 6 Fantasmagoria cognitaria e quintaria, dieci anni fa.
https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/libri/978-88-6969-137-9/alle-origini-di-un-trentennio-insubordinato/
http://doi.org/10.14277/6969-136-2/CultLav-4-7
https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-137-9/978-88-6969-137-9-ch-07.pdf
«Voi siete la schifezza di Napoli». La nascita del movimento anticamorra in Campania https://journals.openedition.org/laboratoireitalien/2929 1/15 Laboratoire italien Politique et société 22/2019 « Sans recourir à la violence » : la société italienne face aux terrorismes et aux mafias (1969-1992) Dossier «Voi siete la schifezza di Napoli». La nascita del movimento anticamorra in Campania « Vous êtes les ordures de Naples ». La naissance du mouvement anti-Camorra en Campanie "You are the filth of Naples". The birth of the anti-Camorra movement in Campania MMMMMMMM RR Résumés Italiano Français English In Campania, a differenza della Sicilia, non c'è mai stata una tradizione di contrapposizione sociale ai fenomeni mafiosi. Il movimento anticamorra (1980-1983), infatti, nasce come risposta all'ondata di violenza della prima «guerra» di camorra (1978-1983) per il controllo del mercato della droga e degli appalti pubblici del post terremoto (23 novembre 1980). Protagonista del movimento, che sarà ricordato come la «stagione delle marce», è in prima battuta il movimento operaio (i sindacati e il partito comunista). Ma è l'entrata in campo della Chiesa e degli studenti (in collegamento con le agitazioni palermitane seguite agli omicidi di La Torre e dalla Chiesa) che conferisce un tratto originale alla mobilitazione. La presa di posizione della Conferenza episcopale campana contribuisce a costruire un movimento unitario che si connota per il suo valore etico, ancorché politico. La mobilitazione studentesca, invece, è una vera e propria contestazione del «sistema di potere» regionale, una reazione al clima di «strategia della tensione» instaurato dalla violenza politica e criminale della camorra. Si stabilisce così una sintonia tra le varie componenti del movimento che si qualifica come resistenza civile in difesa delle libertà costituzionali. En Campanie, contrairement à la Sicile, il n'y a jamais eu de tradition d'opposition sociale au phénomène mafieux. Le mouvement anti-Camorra (1980-1983), en effet, est né en réponse à la vague de violence de la première « guerre » de la Camorra (1978-1983) pour le contrôle du marché de la drogue et des marchés publics consécutifs au tremblement de terre (23 novembre 1980). C'est d'abord le mouvement ouvrier (les syndicats et le parti communiste) qui initie ce qu'on nommera « la saison des marches ». Mais c'est l'entrée sur le terrain de l'Église et des étudiants-en lien avec les réactions que connaît Palerme à la suite des assassinats de La Torre et de dalla Chiesa-qui donne ses caractéristiques à la mobilisation. La position adoptée par la Conférence épiscopale de Campanie contribue à la construction d'un mouvement unitaire qui se distingue par sa valeur éthique, tout en restant politique. La mobilisation étudiante, en revanche,