Italian communes Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
L’affermazione dei regimi popolari alla metà del duecento rappresentò un’importante cesura nell’evoluzione politico-istituzionale dei comuni dell’Italia centro-settentrionale e nel processo di formazione e consolidamento dei gruppi... more
L’affermazione dei regimi popolari alla metà del duecento rappresentò un’importante cesura nell’evoluzione politico-istituzionale dei comuni dell’Italia centro-settentrionale e nel processo di formazione e consolidamento dei gruppi dirigenti cittadini. Ciò nonostante, la storiografia comunalistica della seconda metà del novecento ha avuto la tendenza a sminuire l’originalità e la carica innovativa delle esperienze popolari sottolineando piuttosto la permanente centralità politica, economica ma soprattutto culturale dell’antica aristocrazia cittadina. Questo articolo prende in considerazione alcuni importanti comuni di Popolo – Firenze, Siena, Pisa, Bologna, Perugia – cercando di dimostrare come taluni elementi tradizionalmente portati a sostegno dell’interpretazione «continuista» delle vicende tardoduecentesche si prestino anche ad una lettura alternativa che metta piuttosto in luce la novità dell’esperimento politico e culturale portato avanti dai gruppi dirigenti popolari.
In recent years, the period between ca. 1280 and 1330 has attracted a growing interest among scholars who study Italian communes. As regards in particular the greatest popular communes, a specific attention to institutional dynamics has... more
In recent years, the period between ca. 1280 and 1330 has attracted a growing interest among scholars who study Italian communes. As regards in particular the greatest popular communes, a specific attention to institutional dynamics has allowed to develop a complex model to explain the transformations of the late thirteenth and early fourteenth centuries. However, there remain some difficulties in understanding fully the nature of the political conflicts that marked that phase. Popolani and magnati, guelphs and ghibellines, popolo grasso and popolo minuto, bianchi and neri: urban communities were traversed by multiple and overlapping lines of fracture, in a process of decomposition and recomposition of political identities in which horizontal “class” solidarities, family solidarities, conflicts of interest, clientelist logics and ideological claims acted simultaneously. The article puts forward the idea that a better understanding of these conflicts, of their protagonists – groups, families, individuals – and their political and discursive strategies would improve our ability to read the institutional evolution of the popular communes between the end of the thirteenth and the beginning of the fourteenth centuries.
"Nel Friuli patriarcale Cividale era solo una 'terra', ma la vocazione urbana - già visibile nella 'forma urbis' - era fortissima. Nel corso del Trecento il consiglio del Comune attuò una chiusura oligarchica: 'milites' e 'pedites'... more
"Nel Friuli patriarcale Cividale era solo una 'terra', ma la vocazione urbana - già visibile nella 'forma urbis' - era fortissima. Nel corso del Trecento il consiglio del Comune attuò una chiusura oligarchica: 'milites' e 'pedites' appaiono ormai come etichette prive di valore, ma sono un gruppo coeso, che nei confronti del patriarca Bertrando di Saint-Geniés seglie la via del conflitto, fino al tragico epilogo del 1350.
Nel saggio sono descritte le magistrature cittadine e individuato il gruppo dirigente urbano tra tra 1328-45 (riassunto in due tavole poste in appendice)."
The article is an overview on the relationship between the urban guilds and the popular governments in 13th and 14th c. Siena, mostly seen through the three main civic statutes of 1262, 1309-10 and 1337-39. It offers an up-to-date and... more
The article is an overview on the relationship between the urban guilds and the popular governments in 13th and 14th c. Siena, mostly seen through the three main civic statutes of 1262, 1309-10 and 1337-39. It offers an up-to-date and revised point of view on medieval guilds in Siena and their role in urban politics. Besides the traditional interpretation of the economic and political weakness of the local guilds and the undeniable coercion exercised by the middleclass merchants regime during the 13th c., the paper aims to encourage new researches on Sienese guilds and workers in the Middle Ages. The inventory of available data and sources offered in these pages will be an essential starting point.
Enrico di Castiglia è un caso emblematico di cavaliere e principe alla ricerca di una signoria. Dopo aver guidato senza successo una ribellione nobiliare contro il celebre fratello Alfonso X el Sabio (1252-1284) re di Castiglia, prese la... more
Enrico di Castiglia è un caso emblematico di cavaliere e principe alla ricerca di una signoria. Dopo aver guidato senza successo una ribellione nobiliare contro il celebre fratello Alfonso X el Sabio (1252-1284) re di Castiglia, prese la via dell’esilio. Barcellona, Londra e Tunisi furono le mete dei suoi viaggi. In Africa guadagnò grandi onori e ricchezze combattendo con i suoi cavalieri al servizio del sultano di Tunisi, che nel 1258 si era proclamato califfo. Venuto a sapere della spedizione angioina volta alla conquista del regno di Sicilia, il principe castigliano prestò la somma di 40.000 once d’oro a Carlo d’Angiò chiedendo come interesse in caso di vittoria la concessione di una signoria. La vittoria angioina di Benevento tuttavia lo lasciò a mani vuote e, dopo alcuni incontri, infruttuosi, con il papa e con Carlo d’Angiò, Enrico accettò l’elezione a senatore di Roma. Governò il comune capitolino sostenendo il “popolo” contro le aspirazioni nobiliari e angioine. Sottomise all’autorità comunale diversi centri del Patrimonium Beati Petri con la diplomazia o con la forza delle armi. Nel 1267 si schierò dalla parte di Corradino che scendeva in Italia per reclamare l’eredità paterna del regno di Sicilia, e utilizzò l’arma della propaganda politica (poesia di argomento politico, cerimonie pubbliche, laudes regiae) per sostenere la sua causa, denigrare Carlo d’Angiò e trovare nuovi alleati. Nel frattempo anche la corte papale metteva in atto una propaganda contraria al principe Enrico e favorevole a Carlo d’Angiò, in particolare con i sermoni del cardinale francese Odo da Châteauroux, che dipingeva Enrico di Castiglia, Corradino e il sultano di Babilonia come i tre spiriti immondi dell’Apocalisse e presentava invece il fratello del re di Francia come campione e difensore della Chiesa e del popolo cristiano. I due piani si intersecano in occasione della battaglia di Tagliacozzo presentata dalla propaganda di Enrico come una facile vittoria per Corradino e tutti coloro che avessero militato sotto le sue bandiere, e vissuta invece momento per momento dal cardinale francese a causa delle notizie, ora cattive, poi confuse e infine buone, che man mano arrivavano alla corte papale. Giustiziato Corradino nella pubblica piazza, Enrico fu condannato all’ergastolo. Dopo 23 anni di prigionia verrà liberato da Carlo II lo Zoppo e, tornato prima a Tunisi e poi in patria, divenne principe-reggente al trono di Castiglia-Leon per il nipotino Fernando IV.
Through the analysis of some case-studies this paper aims to unveil an unknown genre of defamatory painting, which involved milites and condottieri. Contrary to common belief, city-states and urban lords were not the only ones to make use... more
Through the analysis of some case-studies this paper aims to unveil an unknown genre of defamatory painting, which involved milites and condottieri. Contrary to common belief, city-states and urban lords were not the only ones to make use of images to pillory people, since the military also resorted to “pittura infamante” to settle their accounts. This essay investigates the analogies and discrepancies between public (or official) rituals and military customs. In addition, it traces some regional differences, linking them to the diverse political context.
Between the 13th and 14th centuries in Italy, especially in Florence, a new ideology of common good takes shape, related to the enforcement of the communal «state» during the epoch marked out by popular government (regime di popolo). A... more
Between the 13th and 14th centuries in Italy, especially in Florence, a new ideology of common good takes shape, related to the enforcement of the communal «state» during the epoch marked out by popular government (regime di popolo). A main cause of this renewal is the explicit politicization of the Christian virtue of charity. Traditionally political bonds fell within the categories of friendship and love, not of charity, the «universal» virtue that bound man to God and men among themselves in the context of the ecclesiastical community: the Thomistic system provides a perfectly codified representation of this logic. Vice versa, some authors, like Ptolemy of Lucca, Remigio de’ Girolami, Coluccio Salutati, clearly show the transformation of caritas: the political community becomes direct object of charity/love and the political relationships, among the citizens and between them and the governing authorities, are strengthened by the same art of «feeling». The politicization of charity is the most evident symptom of the transformation of the political «common good», from a complex notion, including all that a community need in order to live well (namely the virtues of the citizens, domestic peace, the commons etc.), to a spiritual and indetermined principle, which tends to correspond to the abstract body of the community (or to its transcendental «person»). In this transformation the commons (bona communia) gradually fade out in discourse and institutional practice; their role becomes increasingly limited, not comparable (and not commensurable) to true «common good» (bonum commune). The latter is becoming the only object of the rulers’ care and of the citizens’ charity/love
I palazzi comunali costituiscono una delle impronte più significative lasciate dai grandi comuni cittadini, soprattutto in Lombardia, Emilia e Toscana. Con tratti tipologici ben riconoscibili (per esempio il grande spazio aperto al... more
I palazzi comunali costituiscono una delle impronte più significative lasciate dai grandi comuni cittadini, soprattutto in Lombardia, Emilia e Toscana. Con tratti tipologici ben riconoscibili (per esempio il grande spazio aperto al pianterreno oppure la torre) hanno avuto un impatto monumentale sui centri delle città comunali, oggetto di rinnovamenti e restauri nel corso dei secoli. Ma cosa succede in quelle aree dove i comuni ebbero una vita più discontinua? Esistono i palazzi comunali ai margini del mondo comunale e, se sì, quali forme assumono? Questo è il tema di ricerca affrontato dal volume, che offre uno sguardo ampio sui palazzi comunali nel mondo mediterraneo, dalle Alpi, all’Italia meridionale, fino alla Croazia, alla Corsica e alla Provenza.
- by Riccardo Rao and +7
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- History, Late Middle Ages, Medieval History, Cultural Heritage
This article discusses the role of irrigation in the Po Valley between 12th and 16th centuries. It studies how the development of irrigation affected the landscape, the presence of irrigation in the legislation, the discussion of... more
This article discusses the role of irrigation in the Po Valley between 12th and 16th centuries. It studies how the development of irrigation affected the landscape, the presence of irrigation in the legislation, the discussion of irrigation in agronomical and technical literature (including Leonardo da Vinci).
Il saggio ricostruisce le varie tipologie di rapporti che i monaci camaldolesi dell'abbazia di Sansepolcro hanno instaurato con le altre presenze religiose (vescovo diocesano, Ordini mendicanti, monachesimo femminile) e i poteri locali... more
Il saggio ricostruisce le varie tipologie di rapporti che i monaci camaldolesi dell'abbazia di Sansepolcro hanno instaurato con le altre presenze religiose (vescovo diocesano, Ordini mendicanti, monachesimo femminile) e i poteri locali (comune) in un periodo che vede il Borgo, nato attorno al monastero agli inizi dell'XI secolo, assumere caratteristiche sociali, economiche, demografiche e urbanistiche di "quasi città".