Italian sociolinguistics Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
Il popolo delle curve, gli Ultras, conquista l’attenzione dei quotidiani per episodi socialmente stigmatizzabili, ma al fenomeno è utile accedere anche in contesti meno massmediali (Sebastio, 2008). Lo spazio Ultras, che prima che... more
Il popolo delle curve, gli Ultras, conquista l’attenzione dei quotidiani per episodi socialmente stigmatizzabili, ma al fenomeno è utile accedere anche in contesti meno massmediali (Sebastio, 2008). Lo spazio Ultras, che prima che geografico è sociale e culturale, ma anche linguistico e narrativo (Guerra, 2014, 2013, 2011), è di grande interesse se osservato alla luce della tesi di Huizinga (1939), secondo cui l’uomo esprime il meglio della propria intima natura attraverso attività ludiche. Una serenità di studio che deve considerare come gli Ultras si presentano con il loro repertorio comunicativo di abbigliamenti, cartelli, striscioni, cori e tutta una produzione espressiva che porta alla definizione di “dodicesimo (uomo) in campo”. Lo striscione, tra i mezzi di espressione, è uno dei più interessanti in quanto, con la forma scritta, offre il vantaggio della cristallizzazione del pensiero Ultras e, studiato nel tempo, consente di comprendere ciò che gli Ultras vogliono comunicare e trasmettere.
The article takes into account the case of an Italian Facebook page, “L’articolato sistema di valori del pensionato torinese” (‘The articulate value system of the Turinese retiree’). The language variety created by these users is an... more
The article takes into account the case of an Italian Facebook page, “L’articolato sistema di valori del pensionato torinese” (‘The articulate value system of the Turinese retiree’). The language variety created by these users is an interesting case of ironic recreation of an existing regional variety (Piedmontese Regional Italian), with the selection and mixing some specific traits. The aim of the study, which is collocated in the framework of the Citizen sociolinguistics (cf. Rymes&Leone 2014), is to find out which variables are considered typical of a specific variety by laymen, and whether they coincide with the variables identified by linguists as typical for PRI.
A selection of status published on the aforementioned Facebook page is analysed in order to point out both the features and the processes “by which categories of speakers and their linguistic varieties come to be perceived as distinct, as an ideological link is constructed between the linguistic and the social” (Eckert 2008: 457).
Lo studio prende in esame 36 slogan gridati durante le manifestazioni di piazza da militanti della destra extraparlamentare e dei movimenti neofascisti negli Anni di piombo e presenta un’analisi delle tematiche e del linguaggio adottati.... more
Lo studio prende in esame 36 slogan gridati durante le manifestazioni di piazza da militanti della destra extraparlamentare e dei movimenti neofascisti negli Anni di piombo e presenta un’analisi delle tematiche e del linguaggio adottati. Gli slogan censiti hanno evidenziato, attraverso un processo di cluster analysis, 5 aree tematiche cardine che consentono di determinare la struttura del pensiero politico e analizzare la sua evoluzione nel contesto storico. Il contributo procede, inoltre, a una valutazione del ruolo del linguaggio di piazza degli Anni di piombo, nella componente neofascista e di destra radicale, nei processi evolutivi del linguaggio politico e nella caduta del politichese, linguaggio dominante durante la Prima Repubblica.
Si pone in rilievo il ruolo di una rivista di disegno industriale, oggi design, nella storia dell'italiano contemporaneo. Fondata dall'architetto Alberto Rosselli nel 1954, la pubblicazione trimestrale e poi bimestrale, «Stile industria»,... more
Si pone in rilievo il ruolo di una rivista di disegno industriale, oggi design, nella storia dell'italiano contemporaneo. Fondata dall'architetto Alberto Rosselli nel 1954, la pubblicazione trimestrale e poi bimestrale, «Stile industria», accompagnerà per nove anni la crescita della società italiana del "boom" economico, dando una forma testuale e linguistica al dibattito intorno all’estetica della produzione in serie, e toccando nel contempo un insieme di fenomeni e processi riguardanti diversi strati della popolazione coinvolti nella produzione e nel consumo dei beni. La nuova realtà produttiva, che ha profondamente modificato la vita della società italiana condizionando a partire dagli anni Cinquanta gli usi e i costumi della quotidianità, ha trovato nella disciplina del design una delle manifestazioni più evidenti. Alla sua fisionomia di materia e tecnica e artistica corrispondeva appieno l’impostazione del periodico guidato da Rosselli. E così, nella scrittura "del" e "sul" design, le parole antiche, "forma" e "formale", "funzione", acquistano una nuova accezione circoscritta al lavoro del designer. All’epoca poco frequenti nella lingua d’uso, i termini che le affiancano, "funzionale" e "funzionalità", dal linguaggio tecnologico passeranno rapidamente in quello del commercio e della pubblicità, per fissarsi stabilmente nel lessico di settori diversi. A questi si aggiungono "efficienza" ed "estetica", l’antico "creativo" con il valore del tutto nuovo di ‘dotato di fantasia e inventiva’ e la neoformazione "creatività".
Il saggio ripercorre l'evoluzione degli stereotipi delle figure LGBT nel cinema italiano del Novecento. Sono state prese in esame 59 pellicole (32 commedie e 27 drammi), tra il1946 e il 2010. L'analisi verte su diverse aree della... more
Il saggio ripercorre l'evoluzione degli stereotipi delle figure LGBT nel cinema italiano del Novecento.
Sono state prese in esame 59 pellicole (32 commedie e 27 drammi), tra il1946 e il 2010.
L'analisi verte su diverse aree della lingua: aspetti fonologici e intonativi, lessico, eufemismi e reticenze e, infine, gli stereotipi visivi e le loro ricadute linguistiche.
Redazione informatica e impaginazione a cura di ARUN MALTESE (bibliotecnica.bear@gmail.com) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e... more
Redazione informatica e impaginazione a cura di ARUN MALTESE (bibliotecnica.bear@gmail.com) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell'art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.41
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Redazione informatica e impaginazione a cura di ARUN MALTESE (bibliotecnica.bear@gmail.com) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell'art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.41
Both attributable to the birth of humanity and contemporary protagonist of the urban space, graffiti art does not find consensual definitions on either an artistic or a linguistic level. Despite its massive presence in our cities, the... more
Both attributable to the birth of humanity and contemporary protagonist of the urban space, graffiti art does not find consensual definitions on either an artistic or a linguistic level. Despite its massive presence in our cities, the accusations of vandalism have caused scholars of Italian language and culture to shy away from the analysis of graffiti. Moreover, this reticence to study them might also have been exacerbated by the fact that graffiti is used by subcultures that represent a counterpower to the organization of society.
Dall’inizio del nuovo secolo, in seno alla linguistica italiana, si è andata sentendo sempre più forte l’esigenza di riflettere sulle sorti del dialetto, sulle sue funzioni, sullo statuto epistemologico della disciplina che lo studia,... more
Dall’inizio del nuovo secolo, in seno alla linguistica italiana, si è andata
sentendo sempre più forte l’esigenza di riflettere sulle sorti del dialetto, sulle sue funzioni, sullo statuto epistemologico della disciplina che lo studia, sulla definizione della sua stessa nozione.
In questo intervento intendiamo (ri)assumere le diverse prese di posizione ruotanti attorno a questi temi servendoci del concetto di ‘narrazione’, assai ricorrente nel linguaggio politico e massmediatico contemporaneo, che servirà da filo conduttore del ragionamento. A nostro avviso è, infatti, utile leggere in termini di racconto le diverse (ma non per questo opposte) interpretazioni che, nel periodo considerato, hanno caratterizzato il dibattito sullo “stato di salute” del dialetto nel nostro Paese. Quella che intendiamo qui presentare è una proposta di classificazione che prova a ricondurre i lavori che, a vario titolo, hanno avuto nel dialetto il loro oggetto di studio a punti di vista che raccontano ciascuno in modo diverso il suo (ri)collocarsi nel repertorio linguistico del dominio italoromanzo. In questa prospettiva, è così possibile provare a individuare ex post una coerenza e un rapporto anche intertestuale fra questi studi. Un’operazione di questo tipo è, noi crediamo, cruciale se si vogliono costruire, come da venti anni si prova a fare negli incontri sappadini, paradigmi interpretativi e modelli teorici adatti alle mutate condizioni sociolinguistiche.
In many parts of Europe, a range of intermediate varieties now fills up the linguistic space between base dialects and standard. In this paper similarities and differences between various European situations will be discussed, with... more
In many parts of Europe, a range of intermediate varieties now fills up the linguistic space between base dialects and standard. In this paper similarities and differences between various European situations will be discussed, with particular reference to the Italo-Romance domain. A comparison will be drawn on the basis of the following elements: the shape(s) of the linguistic space between base dialects and standard, the development of new standard varieties (as a result of the massive spread of the standard language), and the actual ‘coherence’ of certain sets of linguistic variables in the speakers’ usage. An overall picture will tentatively be sketched.
Is there such a thing as a design language? The rapid growth of design in Italy beginning in the earliest decades of the past century, witnessed the concurrent rise of a specific language that appeared in the writings of the authors of... more
Is there such a thing as a design language? The rapid growth of design in Italy beginning in the earliest decades of the past century, witnessed the concurrent rise of a specific language that appeared in the writings of the authors of industrial design (artists and craftsmen), as well as those of its theorists (designers and ideologists) or even critics (art critic authors).
This paper is meant to appraise design literature from a historical perspective, through the linguistic analysis of texts by its most important exponents (Ponti to Rosselli, to Sottsass jr. and Mendini). The goal is to discern the main linguistic features of one of the most representative productive fields in twentieth-century Italian civil life.
The expected goal is twofold: to begin, as is the case with other disciplines, a study of the linguistic and expressive forms that arose from theoretical changes in the field of design, and to gather into a Glossary the terms that become typical of the design language.
Thanks to the description of the distinctive features of linguistic expression in writings on and about design, we wish to contribute to the definition of the individuality of the design discipline, which reflects the syncretism of the specific activities involved in it: from the different phases of industrial production, to design theory, which has always relied on artistic and aesthetic approaches of its time.
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Esiste una lingua del design? Il rapido affermarsi della disciplina del design in Italia fin dai primi decenni del secolo scorso vede emergere in contemporanea una lingua speciale, che si manifesta negli scritti degli artefici del disegno industriale (artisti e artigiani), così come nella scrittura dei suoi teorici (progettisti e ideologi della disciplina) e dei suoi critici.
Il contributo si pone come obiettivo la valutazione della letteratura del design nella sua prospettiva storica attraverso l’analisi linguistica dei testi di alcuni dei suoi massimi rappresentanti (da Gio Ponti a Alberto Rosselli a Alessandro Mendini), per cogliere gli aspetti salienti di uno dei settori produttivi di grande rilievo nella vita civile italiana del Novecento.
Il risultato ricercato è duplice: iniziare, come già avviene in altre discipline, uno studio delle forme linguistico-espressive frutto dei cambiamenti teorici nell’ambito del design e la raccolta in un Glossario dei termini che diventano tipici della lingua del design.
Grazie alla descrizione dei tratti salienti dell’espressività linguistica di chi scrive del e sul design si intende dare un contributo alla definizione dell’individualità della disciplina, che riflette il sincretismo delle attività settoriali che la compongono (dalla produzione industriale in tutte le sua fasi alla teorizzazione, che da sempre si avvale delle teorie artistiche ed estetiche coeve) .
- by Anna Siekiera and +1
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- Cultural Studies, Visual Studies, Media and Cultural Studies, Design
Articolo on-line a questo link: https://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/15013
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In questo contributo si discute, con attenzione a aspetti teorici e empirici, la nozione di italiano neo-standard nel quadro sociolinguistico contemporaneo. Dopo aver introdotto di alcuni contributi che per primi hanno registrato la nascita di questa nuova varietà, si presenta il processo che ha portato l’emergere di un nuovo standard in Italia e la sua relazione rispetto al vecchio standard e agli standard regionali. Successivamente, si discute la compresenza del nuovo e del vecchio standard nella contemporaneità, anche considerando il diverso ruolo assunto dalle forze sociali che determinano cosa sia “standard” e alcuni recenti studi empirici che provano l’esistenza di queste due varietà da una prospettiva soggettiva e oggettiva. Infine, si presentano alcuni tratti linguistici che caratterizzano questa varietà, anche discutendo la loro traiettoria di movimento in relazione ai cambiamenti dall’alto e dal basso laboviani.
Questo lavoro si sviluppa a partire dalla minoranza linguistica ed etnica del grico – o griko – salentino, affrontando brevemente la sua storia, il suo ruolo giuridico all’interno del paese, il suo grado di espansione e i suoi rapporti... more
Questo lavoro si sviluppa a partire dalla minoranza linguistica ed etnica del grico – o griko – salentino, affrontando brevemente la sua storia, il suo ruolo giuridico all’interno del paese, il suo grado di espansione e i suoi rapporti con il dialetto salentino. In seguito, il lavoro si focalizzerà sull’impiego del grico nella quotidianità e sul suo affievolirsi nella dimensione contemporanea per poi giungere a un confronto con la sua persistenza nei canti popolari, analizzando in particolare la ballata Kali Nifta. Infine, si tenterà di rispondere alla domanda cruciale che fa da filo rosso all’intero lavoro: il grico salentino riuscirà a sopravvivere alle prossime generazioni?
How do Italian women want to be called in different parts of Italy? This paper examines Italian women’s responses when called “signora” and “signorina” in the restaurants of five regions of Italy. Over 300 female respondents in Emilia,... more
How do Italian women want to be called in different parts of Italy? This paper examines Italian women’s responses when called “signora” and “signorina” in the restaurants of five regions of Italy. Over 300 female respondents in Emilia, Umbria, Lazio, Salento and Sardinia reported on how they feel when addressed with each of these two forms of address: whether they like it, dislike it, or if it leaves them indifferent. Is there a relationship between the geographical region where Italian women live and how they perceive these two address terms?
Italy is a country characterised by great diversity, with each region boasting their own history, culture and customs. As is well known, food occupies a central position in Italian regional cultures. Restaurants are, therefore, privileged places for the full expression of Italian regional identities, and the interaction between customers and waiting staff is of particular interest.
How do women see themselves in this setting? Do they see themselves as “signore” or “signorine”? Traditionally “signora” is used to address a married woman, and “signorina” to address an unmarried woman. However, the perception of these address terms appears to be under discussion in contemporary Italy, and differences emerge when looking at responses from the five regions examined.
Looking at variables such as age, region and clothing style, this investigation describes Italian women’s perception of address terms “signora” and “signorina” in contemporary Italy. The presentation of quantitative data is accompanied by relevant comments taken from individual interviews conducted in Emilia, Umbria, Lazio, Salento and Sardinia.
The usage of the Italian subjunctive, particularly in the context of embedded completive clause, can be considered a normative linguistic stereotype par excellence, to which speakers should pay particular attention if they want to speak... more
The usage of the Italian subjunctive, particularly in the context of embedded completive clause, can be considered a normative linguistic stereotype par excellence, to which speakers should pay particular attention if they want to speak ‘properly’. However, despite the massive effort of the normative enterprise, as well as the much scholarly attention garnered from linguists, overall consensus on what exactly constrains mood selection in discourse is not unanimous: whether it makes a semantic contribution, which verbs should trigger it, whether it signals more careful style. Grammarians are also concerned with the attrition of the subjunctive and its productivity in speech, fearing the loss of its supposed semantic contribution. Several studies have addressed these issues, but only a small amount of this body of work on Italian subjunctive has utilized a quantitative method and these assumptions have not been evaluated systematically under an accountable empirical methodology. The findings of the present variationist investigation illuminate new evidence in the patterning of subjunctive use in community-based spontaneous speech data and refuting the claims that it is productive and semantically-motivated. The analysis reveals a lexically motivated pattern of variation, i.e., the use of the subjunctive is mainly restricted to a handful of main clause verbs and a single embedded verb. Systematic analysis also shows a correlation between subjunctive choice and higher level of education, a social meaning that further strengthens the idea that no semantic contribution is made when the speaker opts for the subjunctive over the indicative, a phenomenon that is inherently variable.
According to normative descriptions of Italian adverbial clauses containing a subordinated verb, the future tense is the only option for eventualities unrealized at the moment of utterance (e.g. Quando verrai [F], ti presterò il libro... more
According to normative descriptions of Italian adverbial clauses containing a subordinated verb, the future tense is the only option for eventualities unrealized at the moment of utterance (e.g. Quando verrai [F], ti presterò il libro 'When you come, I'll lend you the book'). However, naturally-occurring data reveal that the present tense, which frequently replaces the future tense in main clauses as well, may also be used in these same future-framed adverbial clauses (e.g. Quando vieni [P], ti presto il libro). I demonstrate that native-speaker choice and acceptance of the present is conditioned by the speaker's presumption of settledness (Kaufmann 2002, 2005) of the realization of the future eventuality. Presumed settledness is the semantic-pragmatic notion that every future world compatible with what the speaker believes to be the case is one in which the future eventuality necessarily occurs. I operationalize settledness using stimuli that are maximally distinct in terms of contextual factors related to speaker confidence; cases presumed settled are [+immediate, +certain, +temporally specific], whereas non-settled stimuli are [-immediate,-certain,-temporally specific]. The data come from an online questionnaire completed by native speakers of Italian (N= 429) representing all 20 regions. The questionnaire consisted of a forced-choice (FC) task and an acceptability judgment (AJ) task. In both tasks, participants were presented with 8 target items and 16 fillers, each containing a preceding context and a bolded sentence. Participants in the FC task chose between the present and future tenses to fill in a blank in the subordinate clause, while those assigned to the AJ task evaluated the bolded sentence for acceptability using a 7-point Likert scale. Data from both tasks were analyzed using mixed-effects regressions in R. Results of both tasks show that the present is chosen most and rated highest when the future eventuality is presumed to be settled. In the FC task, settledness was a significant predictor of tense choice (p<.001), and in the AJ task, settledness had clear effects on (z-score) ratings, with settled stimuli containing the present receiving significantly higher ratings than their non-settled counterparts (p<.001). Results of the FC task also show a clear preference in Italian for tense-matching between main and subordinate clauses. Participant age, sex, level of education, and region of origin were not significant main effects in any model. These results demonstrate the central importance of settledness for tense choice in Italian, where speakers use the present to express their confidence in the realization of future eventualities, and allow for predictions about the " future " of Italian future expression.
Il volume intende analizzare le dinamiche del contatto tra italiano e dialetto in Sicilia sulla base dei dati lessicali desunti dal quesito onomasiologico (Domanda I) del questionario sociovariazionale dell’Atlante Linguistico della... more
Il volume intende analizzare le dinamiche del contatto tra italiano e dialetto in Sicilia sulla base dei dati lessicali desunti dal quesito onomasiologico (Domanda I) del questionario sociovariazionale dell’Atlante Linguistico della Sicilia (ALS). Nel corso della Domanda I, secondo una modalità elicitativa di tipo ostensivo, gli informatori – 15 per ciascuna località, diastraticamente diversificati e raggruppati in cinque unità familiari, secondo una catena generazionale costituta da Nonno, Genitore e Figlio – sono chiamati a nominare prima in italiano e poi in dialetto 36 item riguardanti oggetti e azioni della vita quotidiana, legati al lessico tradizionale e arcaico siciliano.
A partire da una selezione di 15 tra punti e microaree dalla rete di rilevamenti ALS, rappresentativi delle dinamiche sociali e linguistiche isolane, l’obiettivo principale della ricerca si coniuga in due direzioni strettamente connesse: da una parte, esaminare i dinamismi linguistici e la qualità-quantità del contatto tra i codici alla luce anche delle implicazioni sociolinguistiche via via considerate; dall’altra, “misurare”, grazie al tipo di campionamento ALS, la conoscenza del sostrato lessicale arcaico in prospettiva diastratica e diagenerazionale, secondo un’opposizione tra conservazione e innovazione, tra vitalità e perdita del lessico tradizionale. A ciò si aggiunge una lettura spaziale dei dati attraverso cui cogliere l’incidenza delle dinamiche dell’area e/o del punto sul contatto lingua-dialetto all’interno della realtà linguistica siciliana.
Lo studio prende in esame 36 slogan gridati durante le manifestazioni di piazza da militanti della destra extraparlamentare e dei movimenti neofascisti negli Anni di piombo e presenta un’analisi delle tematiche e del linguaggio adottati.... more
Lo studio prende in esame 36 slogan gridati durante le manifestazioni di piazza da militanti della destra extraparlamentare e dei movimenti neofascisti negli Anni di piombo e presenta un’analisi delle tematiche e del linguaggio adottati. Gli slogan censiti hanno evidenziato, attraverso un processo di cluster analysis, 5 aree tematiche cardine che consentono di determinare la struttura del pensiero politico e analizzare la sua evoluzione nel contesto storico. Il contributo procede, inoltre, a una valutazione del ruolo del linguaggio di piazza degli Anni di piombo, nella componente neofascista e di destra radicale, nei processi evolutivi del linguaggio politico e nella caduta del politichese, linguaggio dominante durante la Prima Repubblica.
This chapter reconstructs the linguistic discussions that arose around the digital text for the last eighty years.
Corriere del Ticino, 9 dicembre 2016
Essendo la più piccola delle regioni italiane, la Valle d'Aosta (3.263 km2) giustifica, almeno dal punto di vista dell'estensione territoriale, la sua denominazione di "petite patrie". Ci vorrebbero infatti otto "Valli d'Aosta" per... more
Essendo la più piccola delle regioni italiane, la Valle d'Aosta (3.263 km2) giustifica, almeno dal punto di vista dell'estensione territoriale, la sua denominazione di "petite patrie". Ci vorrebbero infatti otto "Valli d'Aosta" per coprire la superficie territoriale della più grande regione italiana, e cioè della Sicilia (25.707 km2). Situata all'estremità nord-occidentale dell'Italia, ai confini con la Svizzera (Valais), la Francia (Savoie) ed il Piemonte, la Valle d'Aosta (VDA) è senz'altro una delle regioni più interessanti per effettuare studi geo- o sociolinguistici. I parlanti valdostani dispongono di un repertorio linguistico che comprende fino a cinque idiomi / varietà, tra cui il francese, il dialetto francoprovenzale, l'italiano, il dialetto piemontese ed infine, in riferimento ad alcune isole linguistiche tedesche della Valle del Lys, il dialetto Walser.
Questa indagine offre una descrizione preliminare della percezione dell'uso dei dialetti a Roma e provincia, dove per dialetti si intendono le parlate locali ma anche quelle originarie di altre aree linguistiche italiane. L'innovativo... more
Questa indagine offre una descrizione preliminare della percezione dell'uso dei dialetti a Roma e provincia, dove per dialetti si intendono le parlate locali ma anche quelle originarie di altre aree linguistiche italiane. L'innovativo approccio utilizzato prevede la combinazione di metodo quantitativo, basato su un campione di 151 informatori e comprendente analisi statistiche, e metodo qualitativo, basato su 7 interviste individuali e 2 focus group. Nell'analisi dei dati, viene esplorata la relazione fra la percezione del proprio uso dei dialetti e variabili quali età e sesso, ma anche origine geografica degli informatori e uso dei dialetti nella famiglia d'origine. Nella discussione dei risultati, vengono considerati aspetti che possono influenzare le dichiarazioni sul proprio uso dei dialetti, come l'autocensura e il prestigio sociale attribuito ai dialetti. L'attenzione viene anche portata su un aspetto specifico della situazione linguistica di Roma, segnalato dagli stessi informatori, ovvero la prossimità fra romanesco e italiano, che rende problematica l'identificazione del romanesco contemporaneo come dialetto vero e proprio.
La narrativa sarda è visceralmente legata alla tradizione orale, da sempre veicolo privilegiato di trasmissione del sapere e delle storie in una società prevalentemente agropastorale. L'oralità e la scrittura si nutrono della Storia per... more
La narrativa sarda è visceralmente legata alla tradizione orale, da sempre veicolo privilegiato di trasmissione del sapere e delle storie in una società prevalentemente agropastorale. L'oralità e la scrittura si nutrono della Storia per restituirla alla collettività sotto forma di epos, miti e leggende che in ogni epoca hanno dato vita a creature fantastiche e trasfigurazioni oniriche della realtà. Sebbene il fantastico non sia un elemento ricorrente nella letteratura sarda moderna e contemporanea, non mancano le apparizioni di spiriti, diavoli e fate nelle leggende di Grazia Deledda; janas nelle fiabe di Gino Bottiglioni; pietre dalle quali scaturiscono streghe e diavoli (Copez e Oppes); strias e cogas che si materializzano nei racconti di Sergio Atzeni; accabadoras che danno la buona morte (Murgia, Murineddu). Si pensi anche all'accoglienza favorevole della saga Iskìda della terra di Nurak, trilogia fantasy di Andrea Atzori. Anche il cinema sardo contemporaneo è divenuto un canale fecondo di divulgazione delle storie e delle leggende della tradizione popolare, attraverso la rievocazione di creature immaginarie quali surbiles (Giovanni Columbu), panas (Marco Antonio Pani), cogas (Michela Anedda) e altre figure leggendarie in bilico tra Storia e fantasy (Nuraghes di Mauro Aragoni). La presente sessione intende accogliere contributi che riflettano sul ruolo della fantasia nella costruzione dell'immagine letteraria e cinematografica della Sardegna, attraverso il ricorso a modalità discorsive, semiotiche e narrative che rafforzino o mettano in discussione le rappresentazioni dell'Isola, stereotipate o meno. Saranno altresì apprezzati i contributi che affrontino il tema proposto dalla prospettiva linguistica, con particolare attenzione al plurilinguismo e alla componente dialettale/regionale. Gli interessati possono inviare entro il 15 febbraio 2018 un abstract di max. 200 parole accompagnato da una breve nota
Sardinian is a minoritized Romance languages that is in process of language shift in favour of Italian. In this book, G. Corongiu explores the history of this language, analyses how its process of standardization was stopped, and explains... more
Sardinian is a minoritized Romance languages that is in process of language shift in favour of Italian. In this book, G. Corongiu explores the history of this language, analyses how its process of standardization was stopped, and explains how it was degraded to the status of a minority language in its own territory after the creation of the Kingdom of Italy. The author explains also the modern efforts to recover the language and describes the many ideological, political and academic obstacle that its proponents have to face, especially in front of an academia depicted as a stronghold of Italiana nationalism.
Il presente contributo indaga le possibili influenze dovute a contatto nella pronuncia delle affricate dentali nell’italiano di Bolzano (Alto Adige/Südtirol). La comunità italofona altoatesina presenta alcuni interessanti elementi di... more
Il presente contributo indaga le possibili influenze dovute a contatto nella pronuncia delle affricate dentali nell’italiano di Bolzano (Alto Adige/Südtirol). La comunità italofona altoatesina presenta alcuni interessanti elementi di peculiarità, trattandosi di una comunità non autoctona, formatasi nell’ultimo secolo a seguito di migrazioni interne da varie parti d’Italia, inserita in un contesto in cui la maggioranza della popolazione è tedescofona (cfr. ASTAT 2012). Una ricerca sociolinguistica sull’italiano parlato dalla comunità italofona della città di Bolzano, dunque, è chiamata a verificare la presenza di influenze dovute a un contatto sia con il gruppo linguistico tedescofono sia tra le varietà di italiano regionale e i dialetti italo-romanzi che hanno contribuito alla formazione di tale comunità linguistica.
Per lo studio dell’italiano parlato a Bolzano sono stati registrati 42 italofoni bolzanini diversi per età, genere e livello di istruzione, per un totale di 43 ore circa di registrazione. Nel presente contributo verranno considerate le affricate dentali prodotte durante la lettura di parole: i 4244 istanze totali sono state annotate e analizzate tramite il software di analisi acustica PRAAT, secondo un protocollo di ricerca appositamente predisposto per questo studio. I dati relativi a grado di sonorità, durata e luogo di articolazione dell’affricata dentale sono stati poi incrociati con le altre variabili linguistiche e sociali al fine di evidenziare la distribuzione dei fenomeni all’interno del nostro corpus.
L’analisi ha in particolare evidenziato l’emergenza di due fenomeni peculiari nelle affricate dentali bolzanine, ossia un tipo di realizzazione intermedio per grado di sonorità e la presenza di uno stacco tra la fase occlusiva e la fase fricativa dell’affricata. La distribuzione sociolinguistica dei due diversi fenomeni e la comparazione con le produzioni di due gruppi di controllo, tedescofono e trentinofono, portano ad affermare che nella realizzazione delle affricate dentali si possano vedere in opera due tipi di interferenze dovute a contatto. Le realizzazioni intermedie sarebbero infatti una variabile antica, frutto di un contatto di tipo endogeno tra le diverse varietà di italiano regionale che hanno composto l’italofonia bolzanina. Al contrario, lo stacco tra le due fasi dell’affricata rappresenterebbe una variabile recente, frutto di un contatto di tipo esogeno con il gruppo linguistico tedescofono.
Questa analisi getta dunque una nuova luce sull’italiano parlato a Bolzano dal gruppo linguistico italofono, evidenziando come il contatto linguistico tra varietà diverse influisca in misura diversa nella realizzazione di un singolo fono quale l’affricata dentale.