Stratigrafia Degli Elevati Research Papers (original) (raw)

L’età romanica (secc. XI-XIII) ha lasciato in Toscana e nel resto d’Italia moltissime testimonianze significative in campo architettonico, sia nell’edilizia civile che in quella religiosa. Proprio in quest’ultima categoria rientrano non... more

L’età romanica (secc. XI-XIII) ha lasciato in Toscana e nel resto d’Italia moltissime testimonianze
significative in campo architettonico, sia nell’edilizia civile che in quella religiosa. Proprio in quest’ultima
categoria rientrano non solo importanti cattedrali e monasteri urbani ma anche edifici più modesti sparsi
nelle campagne. Nell’ultimo trentennio, congiuntamente all’approccio storico-artistico al Romanico se ne
è affermato un altro, basato sullo studio archeologico degli edifici, con risultati interessanti, data la qualità
delle informazioni che questo tipo di ricerca (archeologia degli elevati) dimostra di poter offrire. La città
di Pistoia, nella Toscana nord-occidentale, può essere un contesto di indagine privilegiato per lo studio
del Romanico toscano perché presenta, ben conservati e praticamente inediti da questo punto di vista,
numerosi ed importanti edifici religiosi. La necessità di uno studio approfondito sulle tecniche e tipologie
edilizie di questi complessi architettonici, nonché sulle loro sequenze stratigrafiche, diventa ancora più
significativa se si considera che, a differenza di altre città come Firenze, Lucca, Pisa e Siena, le indagini di
questo tipo sulle strutture medievali nel territorio pistoiese sono ancora numericamente esigue. Il presente
contributo, pertanto, intende sintetizzare il tipo di lavoro che verrà attuato nell’immediato futuro sui
principali monumenti religiosi del periodo Romanico nel centro di Pistoia, tutti localizzati entro la
seconda cerchia di mura della città; tra i vari obiettivi che si intende raggiungere ci sarà anche quello di
realizzare un primo Atlante dell’edilizia Medievale religiosa cittadina.

In area urbana uno degli edifici più interessanti della città di Ravenna è il complesso architettonico di Santa Croce. La storia di questa chiesa è strettamente legata a quella del vicino mausoleo di Galla Placidia. Nonostante ciò il sito... more

In area urbana uno degli edifici più interessanti della città di Ravenna è il complesso architettonico di Santa Croce. La storia di questa chiesa è strettamente legata a quella del vicino mausoleo di Galla Placidia. Nonostante ciò il sito è oggi in totale abbandono e confinato all'interno di un’area archeologica chiusa al pubblico. Nel 2013 vengono pubblicati i risultati delle attività di ricerca svolte tra il 2008 e il 2011. Grazie alla realizzazione di un nuovo rilevo – eseguito con strumenti di precisione (stazione totale e fotogrammetria) – alla lettura stratigrafica delle murature e al riesame di tutta la documentazione pregressa si è ottenuto un contributo interpretativo inedito sull'impianto fondativo e le successive trasformazioni architettoniche.

È ormai un aspetto consolidato nel restauro architettonico contemporaneo, che il degrado sia diventato parte della storia di un edificio, una traccia ‘archeologica-storica’ da individuare, documentare e nel caso conservare. Di qualunque... more

È ormai un aspetto consolidato nel restauro architettonico contemporaneo, che il degrado sia diventato parte della storia di un edificio, una traccia ‘archeologica-storica’ da individuare, documentare e nel caso conservare. Di qualunque tipo sia è una testimonianza importante delle diverse fasi di una costruzione e delle sue trasformazioni, in particolare l’umidità che coinvolge numerosi e rilevanti fattori di deterioramento dei materiali. La sua individuazione secondo i metodi della stratigrafia archeologica, ne facilita la sua interpretazione come ‘fonte’ e contribuisce a collocare il fenomeno in un quadro cronologico più completo e complesso nel quale ogni traccia o microstoria è parte di una ‘storia’ più grande. Questo implica anche rapporti con altre discipline (da quelle archeometriche a quelle fisiche-chimico) in un’ottica dove il costruito è per gli studiosi un documento sfaccettato e tutto da indagare e di cui il restauro, criticamente e modernamente inteso, ne è il garante per oggi e il domani. L’intervento sulla torre sud ovest del complesso monastico dei SS. Quattro Coronati in Roma è stato un caso estremamente esemplificativo per l’approfondimento di questa tematica, dove le tracce dell’umidità hanno rappresentato un documento di natura storica da conservare, più che una pericolosa alterazione da combattere.

Il lavoro di tesi caricato si focalizza sullo studio delle stratigrafie murarie della torre aperta (rompi-tratta) del Castello di Porciano in Casentino, appartenuto tra XI e XV secolo ai Conti Guidi, nell'ottica di proporre una prima... more

Il lavoro di tesi caricato si focalizza sullo studio delle stratigrafie murarie della torre aperta (rompi-tratta) del Castello di Porciano in Casentino, appartenuto tra XI e XV secolo ai Conti Guidi, nell'ottica di proporre una prima datazione metodologicamente scientifica delle strutture in elevato del sito. Sono stati inseriti nel lavoro, inoltre, ampi approfondimenti sulla storia medievale dell'Alto Casentino Fiesolano tra Alto e Basso Medioevo con un focus specifico sulle vicende storiche dei Conti Guidi.

The aim of this paper is to present new arguments for the discussion of the question whether the mausoleum of Marcianus was built before or after the ba¬silica of Sant’Eufemia in Grado. The standing structures of this small building are... more

The aim of this paper is to present new arguments for the discussion of the question whether the mausoleum of Marcianus was built before or after the ba¬silica of Sant’Eufemia in Grado. The standing structures of this small building are partially preserved and the stratigraphy of its walls have been analyzed al¬so with the help of old photos from the excavations south of the basilica be-tween 1915 and 1921 and the restoration of the mausoleum in the years 1946-1951. In order to understand the many phases of the walls, all known drawings of the building have been examined together with the documentation conserved in the private archive of Vigilio de Grassi in Grado and at the Soprintendenza di Belle arti e paesaggio in Trieste. The study has shown that the south wall of the mausoleum may belong to an earlier building which hade been built against the south wall of the cathedral.

The chapter, part of a wider book about Scalea and its territory in ancient times, is divided into three sections: the first provides an update of the historical-archaeological data relating to the Castle of Scalea, resulting from a... more

The chapter, part of a wider book about Scalea and its territory in ancient times, is divided into three sections: the first provides an update of the historical-archaeological data relating to the Castle of Scalea, resulting from a on-site careful survey and stratigraphic analysis of the elevations; the second deals with the ancient settlement of Scalea and its fortifications (towers and gates) during the Middle Ages; the third aims to reconsider the role of the center of Scalea in the framework the Encastellation in the northern Tyrrhenian coast of Calabria, between 9th and 19th centuries.

Il ponte sul torrente Solano, in località Casenzi, è stato oggetto di un ampio programma di riqualificazione comprensivo di uno studio condotto dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Firenze. Il ruolo strategico di... more

Il ponte sul torrente Solano, in località Casenzi, è stato oggetto di un ampio programma di riqualificazione comprensivo di uno studio condotto dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Firenze. Il ruolo strategico di questo manufatto ha ragion d’essere nel contesto insediativo che mette in relazione l’abitato sparso di Cetica, il castello di Sant’Angelo, il mulino e la viabilità verso il castello di Garliano (vd. I.2.2c1) ed è perdurato, nei secoli, almeno fino all’abbandono dell’impianto molitorio, attorno agli anni Settanta del Novecento (vd. I.3.3a). La continuità d’uso ha determinato una lunga serie di ammodernamenti e riparazioni, come suggeriscono le fonti documentarie scritte e archeologiche.

The growing awareness of non-reproducibility of the existing architectural heritage has increased the urgency of using tools that are able to bring the intervention to the preservation of the environment in which it operates. The... more

The growing awareness of non-reproducibility of the existing architectural heritage has increased the urgency of using tools that are able to bring the intervention to the preservation of the environment in which it operates. The importance of the prior investigations for an adequate conservation plan gauged on the real needs of architectural artifacts determines the need for an expeditious method of reading the walls finalized to identify the phases of growth and management of the acquired datas with a specifically prepared to allow their use in preparing the conservation plan database. This allows, with the use of adequate filters, to extrapolate the informations to use for the formulation of design assumptions and ensuring compliance with the continuous monitoring of the correspondence between design and actual needs of the monument. This method, tested through the reading of archaeological stratigraphy of the norman church of St Maria at Mili S. Pietro, in the territory of Messina, was able to achieve unprecedented results.

in C. Molducci, A. Rossi (a cura di), Il ponte del tempo. Paesaggi culturali medievali, Pratovecchio Stia, Arti Grafiche Cianferoni, pp. 105-110.

The Mamluk dynasty (1250–1517) succeeded the Ayyubids in Egypt and Syria. From 1260, and for 260 years, construction projects and different types of buildings were sponsored by sultans, emirs, and members of the elite in Cairo, Damascus... more

The Mamluk dynasty (1250–1517) succeeded the Ayyubids in Egypt and Syria. From 1260, and for 260 years, construction projects and different types of buildings were sponsored by sultans, emirs, and members of the elite in Cairo, Damascus and Jerusalem as well as in smaller towns and regions on the outskirts of the Mamluk sultanate. Although the existing architecture from the Mamluk period is generally well known in Egypt and Syria, this is not always the case in other countries. In present-day Jordan, which was divided administratively into two large mamlakats, there are many sumptuous examples of mamluk buildings that still have yet to be investigated with the necessary attention. The case study analysed here is the castrum/qalʿat Kerak in the late 13th and the first half of 14th century, where an exceptional example of Mamluk palatine architecture is partially preserved. According to written historical sources, this reception hall (or qāʾa) called Qā’at al-Naḥḥās can be attributed to al-Nāṣir Muḥammad ibn Qalāwūn (1310–1341), one of the most distinguished figure of the Mamluk sultanate. This paper will undertake to clarify the construction process of Mamluk royal spaces in Kerak as evidence of the Mamluk dynasty’s power and stability, using the methods of “Light Archaeology” (building stratigraphy, in particular) already used by the Italian archaeological mission (University of Florence) at Petra and Shawbak (Medieval Petra project).