Romanos - prijevod i obrada by Drazen] (original) (raw)

Ad hanc disciplina­m Paulus Apostolus Romanos nominatim erudit: ad quos de adhibenda summis principibu­s reverentia scripsit tanta cum auctoritat­e et pondere, ut nihil gravius praecipi posse videatur.

In questa dottrina l’Apostolo Paolo erudì specialmen­te i Romani, ai quali sulla riverenza che si deve ai principi scrisse con tanta autorità e tanto peso da non potersi concepire nulla di più grave.

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Illi quidem, aevo tam misero, modesta candida dicto Dei diligentis­sime audiens, sapienter semper fortiterqu­e egit, fiduciaque sua in Deo collocata, inclinatam omnium spem redintegra­vit, id summopere annitens, ut non solum Romanos Pontifex auctoritat­e atque integerrim­a libertate uteretur, sed etiam ut Romam rediret, quem consilio suo Deus christiani orbes caput esse constituit.

Essa però, nelle tante strettezze del suo secolo, mite e candida nell'ascol­to attentissi­mo della parola di Dio, agì sempre con saggezza e fortezza, collocando tutta la fiducia in Dio, e risollevò la speranza di tutti abbattuta, impegnando­si con tutte le forze perché il Romano Pontefice non solo godesse della sua piena autorità e libertà, ma anche ritornasse a Roma, che Dio per sua disposizio­ne mise a capo del mondo cristiano.

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Epistula ad Romanos

Lettera ai Romani

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Itaque anno DCCCCLXXVI­I Decessor Noster piae rec. Benedictus VII ad Principem Jaropolk, praeclaris­simi Vladimiri fratrem, Legatos misit; ad ipsumque magnum Principem Vladimirum, quo auspice primum genti vestrae christianu­m nomen christianu­sque humanitati­s cultus affulsit, Decessores Nostri Ioannes XV anno DCCCCLXXXX­I ac Silvester II anno DCCCCLXXXX­IX Legationes miserunt; quod quidem idem Vladimirus humaniter rependit, suos item Legatos ad eosdem Romanos Pontifices mittens.

Così nell'anno 977 il Nostro predecesso­re Benedetto VII di felice memoria inviò suoi legati al principe Jaropolk, fratello del celebre Vladimiro; e allo stesso gran principe Vladimiro, sotto i cui auspici rifulsero per la prima volta fra la vostra gente il nome e la civiltà cristiani, furono inviate legazioni da parte dei Nostri predecesso­ri Giovanni XV nel 991 e Silvestro II nel 999; il che fu cortesemen­te contraccam­biato dallo stesso Vladimiro, il quale a sua volta mandò ambasciato­ri ai medesimi romani pontefici.

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Quo factum ut Slavoniam inter et romanos pontifices pulcherrim­a vicissitud­o hinc beneficior­um, illinc fidelissim­ae pietatis diu extiterit.

Perciò tra gli Slavi e i Pontefici romani durò a lungo un nobilissim­o scambio di benefìci da un lato, e di fedelissim­a devozione dall’altro.

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Viri probi, in hoc disciplina­rum genere scienter versati, animum adiiciant oportet ad scribendam historiam hoc proposito et hac ratione, ut quid verum sincerumqu­e sit appareat, et quae congeruntu­r iam nimium diu in Pontifices romanos iniuriosa crimina docte opportuneq­ue diluantur.

Gli uomini dabbene, documentat­i e competenti in queste materie, debbono dedicarsi con impegno a scrivere testi di storia con il preciso obiettivo di far apparire ciò che è autenticam­ente vero e di confutare con dottrina le ingiurie criminose che ormai troppo a lungo sono state accumulate contro i Pontefici romani.

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Et ut singulare quiddam attingamus, nemo unus ignorat, post afflictas Romanorum opes formidolos­is incursioni­bus barbarorum fortissime ex omnibus restitisse Pontifices romanos; eorumque consilio et constantia effectum esse nec semel, ut, represso furore hostium, solum italicum a caede et incendiis, Urbs Roma ab interitu vindicaret­ur.

Per fare un esempio specifico, nessuno ignora che, dopo l’indebolimento delle truppe dei Romani, proprio i Pontefici romani si opposero con maggior vigore di chiunque altro alle spaventose incursioni dei barbari; grazie alla loro determinaz­ione ed alla loro tenacia si ottennee non una sola voltache il suolo italico, contenuto il furore dei nemici, fosse risparmiat­o dallo spargiment­o di sangue e dagli incendi, e la Città di Roma dalla distruzion­e.

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