candida carella | Università degli Studi "La Sapienza" di Roma (original) (raw)

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Registrazione della comunicazione Su Vincenzo Colle da Sarno e sul manoscritto (anonimo) delle su... more Registrazione della comunicazione Su Vincenzo Colle da Sarno e sul manoscritto (anonimo) delle sue lezioni tenute a Napoli nel corso dell'autunno 1561 e inverno 1562. Lezioni cui potè assistere anche Giordano Bruno, in quegli anni a Napoli, allievo di Teofilo da Vairano e Vincenzo Colle da Sarno.
La relazione è stata tenuta in una giornata di studi bruniana organizzata da Eugenio Canone nel 2013.
La relazione è tuttora inedita.

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Papers by candida carella

Research paper thumbnail of Henry Fagot : il nome della spia

Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l&#... more Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l'ambasciata francese a Londra guidata da Michel de Castelnau, si sapeva solo quanto emerso dalle ricerche di John Bossy nella sua famosa/famigerata monografia del 1991. Le ragioni per cui Bossy aveva dedotto che Henry Fagot fosse solo un nomen inventato e che dietro questa trista figura si celasse in verità Giordano Bruno erano diverse. Analizzando le lettere delatorie di Fagot, che frugava, origliava e confessava i residenti dell'ambasciata per riferire a chi di dovere, Bossy sosteneva che l'uomo in questione non conosceva il francese come un madrelingua dovrebbe fare; che viceversa conosceva bene l'italiano, che era un feroce antipapista e che era un religioso, potendo esercitare la confessione, attraverso la quale estorceva confidenze. Questo profilo, associato al fatto che Fagot, nonostante la compresenza di Giordano Bruno nella residenza di Castelnau, non lo nominasse mai, portò Bossy a dedurre che Bruno-Fagot fossero la stessa persona. In questo breve articolo si presenta, attraverso una documentazione d'archivio e una testimonianza a stampa, un Henry Fagot realmente esistito, il cui profilo biografico si adatta alla perfezione alle caratteristiche del Fagot londinese. Fagot non era un religioso ma avrebbe potuto esercitare il sacramento della confessione, era un privilegio concesso alla sua Arciconfraternita, quella dei palafrenieri pontifici, cui appartenne almeno tra il 1565 e il 1570, anno in cui divenne Decano. Fagot, data la lunga permanenza a Roma, presso la corte pontificia, conosceva bene l'italiano. Dai documenti romani risulta che Henricus Fagotus era "galica natione", dunque era francese, ma poteva anche essere un francese di scarsa cultura, solo che Bossy coglieva errori e sciatterie indegne di un uomo di Chiesa, ma il nostro Fagot non era uomo di Chiesa, non era un regolare, né secolare, non era vero sacerdote ma un palafreniere pontificio (uomini scelti per tale incarico dagli ambasciatori stranieri a Roma per tutt'altre abilità) e nulla sappiamo della sua formazione. Fagot era un feroce antipapista e le ragioni di tale atteggiamento potevano essere legate all'esperienza romana, a Roma poteva aver appreso l'arte della delazione e aver maturato una sensibilità politica anticattolica. Fagot non citava mai Bruno non perché fossero la stessa persona ma probabilmente perché Bruno non era la 'vittima' ideale per la nostra spia; a Parigi per sua stessa ammissione, Bruno se ne stava alla larga dalla celebrazione eucaristica e dai confessori, perché avrebbe dovuto sottoporsi a tale forzatura proprio a Londra? Sul ruolo politico e culturale di Bruno, durante il soggiorno londinese - ricostruito per via congetturale e con sincera generosità dalla storiografia bruniana - a mio parere da ridimensionare, rinvio ad alcune pagine del mio "All'ombra del rogo" (2016). Sembra che Henry-Henri Fagot/Fagotus non fosse solo un evocativo e allegorico nomen, come riteneva Bossy, ma un personaggio realmente esistito. Il Fagot palafreniere pontificio che fu attivo a Roma tra il 1565 e il 1570 fu lo stesso Fagot che tramava nell'ombra, nell'ambasciata francese a Londra e che Bossy aveva identificato con Bruno? Personalmente ritengo di sì, due Henry Fagot omonimi sono pure pensabili, ma alquanto inverosimili; si consideri pure che, fin dagli anni romani il 'mio' Fagot lavorava per il D'Oseil, personaggio centrale nella mappa di relazioni diplomatiche tra Parigi-Londra-Scozia e che il Fagot di Bossy stette dentro lo stesso drammatico triangolo negli anni del soggiorno inglese di Bruno.

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Research paper thumbnail of L'insegnamento della filosofia alla Sapienza di Roma nel Seicento : le cattedre e i maestri

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Research paper thumbnail of Proteo figura attissima della materia: la filosofia di Angelo Artegiani

Nouvelles de la Republique des Lettres, 2002

Baconiana. In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosophica ... more Baconiana. In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosophica - redatto dall'agostiniano Angelo Artegiani - degno di nota per più ragioni, perché riportava anche le filosofie d'oltralpe, Cartesio, Gassendi e perché rappresentava la natura, la materia e gli elementi sotto forma di 'fabulae', di miti, rifacendosi soprattutto al De sapientia veterum di Francis Bacon, che citava in un altro ms. sulle 'fabulae' (Angelica, ms. 330).

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Research paper thumbnail of La metafisica dei carmelitani alla Sapienza di Roma nel¿600

Nouvelles de la Republique des Lettres, 2005

Attraverso lo studio e la trascrizione della documentazione manoscritta conservata presso l'A... more Attraverso lo studio e la trascrizione della documentazione manoscritta conservata presso l'Archivio di stato di Roma, è stato possibile ricostruire la tradizione filosofica e teologica di riferimento dei padri carmelitani che insegnavano metafisica alla Sapienza di Roma nel corso del Seicento. La scuola carmelitana riconosceva come maestro di filosofia Johannes Baconthorpe, inglese del xiv secolo. Baconthorpe era teologo e filosofo raffinatissimo nelle cui opere si coglie chiaramente un profilo metodologico e argomentativo di matrice averroista

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Research paper thumbnail of I trattati sui tre impostori nella Roma di fine Seicento

La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protesta... more La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protestante Christian Kortholt, il testo per alcuni versi piacque molto al censore Giovanni Cristoforo Battelli, per altri meno. Com'è noto il De tribus di Kortholt rovesciava su tre filosofi moderni, "callidi et technarum pleni", l'accusa di essere i tre impostori, i fiosofi in questione erano Herbert di Cherbury, Thomas Hobbes e Baruch Spinoza. La critica ai tre filosofi piacque al Battelli, che lodò il riformato; molto meno gli piacque la genealogia dell'ateismo che il teologo protestante proponeva e cioè un ateismo nato in Italia e poi propagatosi come una peste in Francia. Gli ateisti italiani additati da Kortholt erano Machiavelli, Aretino, Vanini et alij. Alla deriva atea degli italiani, Kortholt aggiungeva la conta spropositata degli atei parigini fatta da Mersenne. La reazione scandalizzata di Battelli, che consigliò la condanna o perlomeno l'expurgatio del testo, non si fece attendere, in quanto Kortholt aveva offeso due "catholicas, piasque nationes". Ovviamente il titolo del libricino di Kortholt risuonava con il famoso e leggendario De tribus impostoribus che correva anche sulle bocche degli ateisti romani ma che nessuno aveva mai davvero visto, in quel caso i tre impostori erano i fondatori delle tre religioni monoteiste. In modo del tutto anomalo rispetto alla procedura dell'Index, per un errore del segretario Sellerio il testo non venne inserito nell'Index pur essendo stato proibito donec corrigatur. Il suo precedessore, il segretario Giulio Maria Bianchi in uno dei suoi appunti, mentre attende notizie del De tribus di Kortholt ci fornisce un'informativa su ciò che si conosceva a Roma del De tribus famigerato, quello contro "Christum Moyse et Maoemeti": Riporto il brano perché sembra testimoniare una credenza condivisa in ambiente romano sull'autore del De tribus: "Si deve parimenti accusar il libronde tribus impostoribus non quel famoso antico de tribus impostoribus Christum Moyese et Mahometi che fù l'oratore rotato in Francia, e quale stava nel tormento disse "oh Dio", e chi lo confortava, li disse "ti racomandi a Dio", e non ci credi rispose questo "vox dolentis non credentis" ma ad instar di quello un tal Christian Kortholt ha fatto questo libro contro tre heretici, e viene accusato per pessimo ..." A chi pensava il Bianchi, chi era stato sottoposto al supplizio della ruota in Francia? L'unico supplizio celebre che sembra adattarsi alla descrizione del segretario dell'Indice (come sappiamo a Vanini venne recisa la lingua) è quello di Ferrante Pallavicino, libertino apostata, nemico dei Barberini la cui morte atroce (1644) rimase per anni scolpita nell'immaginario dei romani.

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Research paper thumbnail of Roma

Il testo è diviso in due sezioni, la prima, più ampia, ricostruisce i tre soggiorni romani di Bru... more Il testo è diviso in due sezioni, la prima, più ampia, ricostruisce i tre soggiorni romani di Bruno: il primo, giovanile, risalente al 1568; il secondo risalente all'inverno del 1576; il terzo dall'estradizione veneziana alla condanna e al rogo (1593-1600). Sul primo soggiorno, sulla sua fattibilità e sulla datazione, così come sul valore da attribuire alla testimonianza di Cotin si avanzano legittimi dubbi. Sul secondo soggiorno del 1576 conclusosi con la apostasia e la fuga si ricorda la possibile interazione con il maestro di filosofia di Bruno, Teofilo da Vairano, che nell'inverno del 1576 insegnava Metafisica alla Sapienza di Roma e insegnava la filosofia privatamente al figlio di Marcantonio, Ascanio Colonna; si ricorda la presenza in Sapienza di Muret e dello stesso presso la casa dei Colonna come maestro di Marzio, e di come un riferimento a Muret e agli emolumenti corrispostigli come precettore privato sia emerso proprio durante le conversazioni parigine con Cot...

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Research paper thumbnail of Il Dio di Randazzo' e i "goffi, et ignoranti" dell'Academico Arciasino

In one of his Postille storico-letterarie dedicated to Bruno, Vincenzo Spampanato identified the ... more In one of his Postille storico-letterarie dedicated to Bruno, Vincenzo Spampanato identified the so-called ‘Dio di Randazzo’ mentioned in De la causa with the sixteenth-century ‘crocifisso della pioggia’ attributed to Giovanni de Matinati of Messina. However, the real ‘God of Randazzo’ is an older, wooden, Byzantine-style crucifix in which Christ is wearing a tunica inconsutilis and has suffering features that are typical of the iconography of the Holy Face. It was described by an erudite and restless Sicilian poet, Antonio Filoteo degli Omodei, who had moved to Rome and befriended Annibal Caro and other men of letters of that time. Niccolò Franco’s Costituti indicate that he had also attracted the attention of the Holy Offic

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Research paper thumbnail of Fortunae Lancisiane

Si tratta di una breve nota volta quasi esclusivamente a sollecitare la riapertura al pubblico de... more Si tratta di una breve nota volta quasi esclusivamente a sollecitare la riapertura al pubblico della biblioteca Lancisiana di Roma che venne fondata dal medico Giovanni Maria lancisi ai primi del Settecento. Gravi carenze strutturali rendono impossibile la fruizione della biblioteca e della res libraria. La nota inoltre presenta il medico romano con il profilo più autentico di medico cartesiano e materialista

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Research paper thumbnail of Henry Fagot Il Nome Della Spia

Fabrizio Serra, 2018

Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l&#... more Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l'ambasciata francese a Londra guidata da Michel de Castelnau, si sapeva solo quanto emerso dalle ricerche di John Bossy nella sua famosa/famigerata monografia del 1991. Le ragioni per cui Bossy aveva dedotto che Henry Fagot fosse solo un nomen inventato e che dietro questa trista figura si celasse in verità Giordano Bruno erano diverse. Analizzando le lettere delatorie di Fagot, che frugava, origliava e confessava i residenti dell'ambasciata per riferire a chi di dovere, Bossy sosteneva che l'uomo in questione non conosceva il francese come un madrelingua dovrebbe fare; che viceversa conosceva bene l'italiano, che era un feroce antipapista e che era un religioso, potendo esercitare la confessione, attraverso la quale estorceva confidenze. Questo profilo, associato al fatto che Fagot, nonostante la compresenza di Giordano Bruno nella residenza di Castelnau, non lo nominasse mai, portò Bossy a dedurre che Bruno-Fagot fossero la stessa persona. In questo breve articolo si presenta, attraverso una documentazione d'archivio e una testimonianza a stampa, un Henry Fagot realmente esistito, il cui profilo biografico si adatta alla perfezione alle caratteristiche del Fagot londinese. Fagot non era un religioso ma avrebbe potuto esercitare il sacramento della confessione, era un privilegio concesso alla sua Arciconfraternita, quella dei palafrenieri pontifici, cui appartenne almeno tra il 1565 e il 1570, anno in cui divenne Decano. Fagot, data la lunga permanenza a Roma, presso la corte pontificia, conosceva bene l'italiano. Dai documenti romani risulta che Henricus Fagotus era "galica natione", dunque era francese, ma poteva anche essere un francese di scarsa cultura, solo che Bossy coglieva errori e sciatterie indegne di un uomo di Chiesa, ma il nostro Fagot non era uomo di Chiesa, non era un regolare, né secolare, non era vero sacerdote ma un palafreniere pontificio (uomini scelti per tale incarico dagli ambasciatori stranieri a Roma per tutt'altre abilità) e nulla sappiamo della sua formazione. Fagot era un feroce antipapista e le ragioni di tale atteggiamento potevano essere legate all'esperienza romana, a Roma poteva aver appreso l'arte della delazione e aver maturato una sensibilità politica anticattolica. Fagot non citava mai Bruno non perché fossero la stessa persona ma probabilmente perché Bruno non era la 'vittima' ideale per la nostra spia; a Parigi per sua stessa ammissione, Bruno se ne stava alla larga dalla celebrazione eucaristica e dai confessori, perché avrebbe dovuto sottoporsi a tale forzatura proprio a Londra? Sul ruolo politico e culturale di Bruno, durante il soggiorno londinese - ricostruito per via congetturale e con sincera generosità dalla storiografia bruniana - a mio parere da ridimensionare, rinvio ad alcune pagine del mio "All'ombra del rogo" (2016). Sembra che Henry-Henri Fagot/Fagotus non fosse solo un evocativo e allegorico nomen, come riteneva Bossy, ma un personaggio realmente esistito. Il Fagot palafreniere pontificio che fu attivo a Roma tra il 1565 e il 1570 fu lo stesso Fagot che tramava nell'ombra, nell'ambasciata francese a Londra e che Bossy aveva identificato con Bruno? Personalmente ritengo di sì, due Henry Fagot omonimi sono pure pensabili, ma alquanto inverosimili; si consideri pure che, fin dagli anni romani il 'mio' Fagot lavorava per il D'Oseil, personaggio centrale nella mappa di relazioni diplomatiche tra Parigi-Londra-Scozia e che il Fagot di Bossy stette dentro lo stesso drammatico triangolo negli anni del soggiorno inglese di Bruno.

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Research paper thumbnail of Anteprima de la Divina settimana di Guisoni e il Mondo creato di Tasso

Il "giudiciosissimo" Corbinelli e la Divina Settimana di Ferrante Guisoni, 2010

I risultati di questa ricerca, che si inseriva in un progetto di ricerche bruniane, esulano dalla... more I risultati di questa ricerca, che si inseriva in un progetto di ricerche bruniane, esulano dalla biografia intellettuale di Bruno per toccare un altro grande del nostro tardo Rinascimento: Torquato Tasso e l'ideazione/redazione deu suo poema cosmogonico il Mondo creato.
Avendo considerato che nessuno aveva mai compulsato la corrispondenza dell'ambasciatore dei Gonzaga a Parigi, negli anni del soggiorno parigino di Bruno, Ferrante Guisoni, mi recai all'ASM di Mantova per consultare il fondo Gonzaga; in effetti nella corrispondenza del Guisoni con il Duca, minuziosa e dettagliata non c'erano passaggi sul filosofo italiano però c'era narrata in filigrana tutta la vicenda della traduzione italiana della Sepmaine di Du Bartas, che Ferrante Guisoni aveva realizzato; traduzione rispetto alla quale Guisoni chiamava in causa, come fine giudice del lavoro svolto, il letterato italiano Iacopo Corbinelli.
Corbinelli, appassionato lettore di Dante, ben introdotto a corte, era pure amico di Bruno e proprio in quel torno di tempo in cui Bruno si trovata a Parigi dopo la stagione londinese (autunno 1585- tarda primavera 1586) frequentava il filosofo italiano apostata eseguiva le fatiche letterarie dell'ambasciatore mantovano alle prese con la traduzione italiana di Du Bartas.
In una lettera del 12 maggio del 1586 Guisoni riferiva per lettera al suo duca che Corbinelli aveva giudicato la sua traduzione degna di essere pubblicata e gli inviava le sue fatiche con la Dedicatoria, chiamando in causa proprio il grande Torquato Tasso, e in quel mentre a Mantova, ospite del Duca soggiornava proprio il grande poeta.
La traduzione italiana non vide luce rapidamente, come sperava il suo autore che dovette attendere sei anni per pubblicarla, e nel frattempo il Tasso scrisse il suo poema, il Mondo Creato.
Possiamo così appianare la questione della datazione della traduzione italiana di Guisoni, di sei anni precedente all'edizione a stampa, e soprattutto precedente alla redazione del Mondo creato di Tasso e possiamo aggiungere la presenza di Tasso a Mantova, quando il lavoro di Guisoni arrivò sullo scrittoio del Duca.
A sciogliere le perplessità per le corrispondenze testuali tra i due lavori e alle questioni di priorità tra i due testi penseranno gli studiosi di Tasso.
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Research paper thumbnail of ROMA NICODEMITA APPENDICI

ROMA FILOSOFICA NICODEMITA LIBERTINA, 2014

DISSIMULAZIONE E NICODEMISMO RAPPRESENTARONO LA RATIO STESSA DELLA VITA CULTURALE ROMANA E L'ORAL... more DISSIMULAZIONE E NICODEMISMO RAPPRESENTARONO LA RATIO STESSA DELLA VITA CULTURALE ROMANA E L'ORALITA, NELLA TRASMISSIONE DEI SAPERI FILOSOFICI E MEDICI RAPPRESENTò UNA DELLE VIE PRIVILEGIATE DELLA COMUNICAZIONE INTELLETTUALE E DELLA DIDATTICA DELLA FILOSOFIA NATURALE E DELLA MEDICINA.
NICODEMISMO, DISSIMULAZIONE, ORALITA' MA ANCHE IL RAGIONEVOLE MARGINE DI TOLLERANZA PRATICATO DALLE ISTITUZIONI, PREPOSTE AL CONTROLLO SOCIALE E AL CONTROLLO LIBRARIO, RAPPRESENTARONO I PILASTRI DELLA STESSA STABILITA' - POLITICA E SOCIALE - DELLA ROMA SEICENTESCA.
IN TALE CONTESTO, POTERONO CIRCOLARE NON SOLO LA FILOSOFIA CARTESIANA, L'ATOMISMO E IL MECCANICISMO MA ANCHE IL MATERIALISMO DI STAMPO ARISTOTELICO E LA PIU ETERODOSSA TRADIZIONE DELL'IMPOSTURA DELLE RELIGIONI STORICHE.
IL VOLUME CONTIENE LA TRASCRIZIONE DI DOCUMENTI PREZIOSI PER DOCUMENTARE ALCUNI DEGLI ASPETTI PIU PECULIARI DELLA VITA CULTURALE DELLA ROMA DELLA SECONDA META' DEL SEICENTO:
LA TRASCRIZIONE DEL SOMMARIO DEL PROCESSO INQUISITORIALE CONTRO IL MEDICO GIOVANNI MARIA LANCISI.
I VOTI CENSORI AL DE TRIBUS IMPOSTORIBUS MAGNIS LIBER DI CHRISTIAN KORTHOLT, TESTO CHE NON VENNE MAI INSERITO NELL'INDEX.
LE CENSURE CHE DETERMINARO LA CONDANNA IN VIA DEFINITIVA DELLE MEDITATIONES CARTESIANE.

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Research paper thumbnail of L'arrivo a Roma del primo esemplare del De augmentis scientiarum nell'epistolario Peiresc-Aleandro NRL

All'interno delle prime ricerche sulla diffusione della filosofia moderna nella Roma seicentesca ... more All'interno delle prime ricerche sulla diffusione della filosofia moderna nella Roma seicentesca si situa questa breve nota, che intercetta l'arrivo a Roma del primo esemplare del De augmentis scientiarum di Bacon fresco di stampa; il circuito è sempre quello delle corrispondenze erudite e i personaggi coinvolti sono alcuni dei più assidui animatori della Roma dei Barberini: Cassiano dal Pozzo, Pieresc e Girolamo Aleandro jr.

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Research paper thumbnail of Proteo figura attissima della materia: la filosofia di Angelo Artegiani

Baconiana. In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosoph... more Baconiana.

In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosophica - redatto dall'agostiniano Angelo Artegiani - degno di nota per più ragioni, perché riportava anche le filosofie d'oltralpe, Cartesio, Gassendi e perché rappresentava la natura, la materia e gli elementi sotto forma di 'fabulae', di miti, rifacendosi soprattutto al De sapientia veterum di Francis Bacon, che citava in un altro ms. sulle 'fabulae' (Angelica, ms. 330).

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Research paper thumbnail of Roma filosofica - nuove linee di ricerca

Le linee di ricerca emerse nel Convegno romano "L'altro Seicento. Libertinismo e arte a Roma nel ... more Le linee di ricerca emerse nel Convegno romano "L'altro Seicento. Libertinismo e arte a Roma nel secolo delle rivoluzioni scientifiche", indicano nel materialismo di matrice aristotelica e nella condivisione della tesi dell'impostura delle religioni storiche, nell'adesione al corpuscolarismo e all'atomismo e nell'adesione al meccanicismo la vocazione più autentica dei medico-fisici romani e di alcuni maestri di matematica e di fisica della 'Sapienza' del Seicento. Dissimulazione e nicodemismo - quel libertinismo ispirato alla lezione del Cremonini per intenderci - erano divenuti un abito per medici, semplicisti, matematici e fisici che dovevano continuare a lavorare in condizioni se non impraticabili (notevole rimase fino ai processi del 1690 il livello di tolleranza delle istituzioni di controllo sociale e culturale), comunque estremamente complesse.
Accanto alla definizione di queste linee di ricerca, in questa breve nota tracciavo un ulteriore ampliamento e cioè la necessità di indagare la presenza nella cultura filosofica romana seicentesca della tradizione ermetica, lulliana e pitagorica, che è attualmente oggetto della mia ricerca storico filosofica in area romana

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Research paper thumbnail of I trattati sui tre impostori nella Roma di fine Seicento

I trattati sui tre impostori nella Roma di fine Seicento, 2011

La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protesta... more La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protestante Christian Kortholt, il testo per alcuni versi piacque molto al censore Giovanni Cristoforo Battelli, per altri meno.
Com'è noto il De tribus di Kortholt rovesciava su tre filosofi moderni, "callidi et technarum pleni", l'accusa di essere i tre impostori, i fiosofi in questione erano Herbert di Cherbury, Thomas Hobbes e Baruch Spinoza.
La critica ai tre filosofi piacque al Battelli, che lodò il riformato; molto meno gli piacque la genealogia dell'ateismo che il teologo protestante proponeva e cioè un ateismo nato in Italia e poi propagatosi come una peste in Francia.
Gli ateisti italiani additati da Kortholt erano Machiavelli, Aretino, Vanini et alij.
Alla deriva atea degli italiani, Kortholt aggiungeva la conta spropositata degli atei parigini fatta da Mersenne.
La reazione scandalizzata di Battelli, che consigliò la condanna o perlomeno l'expurgatio del testo, non si fece attendere, in quanto Kortholt aveva offeso due "catholicas, piasque nationes".
Ovviamente il titolo del libricino di Kortholt risuonava con il famoso e leggendario De tribus impostoribus che correva anche sulle bocche degli ateisti romani ma che nessuno aveva mai davvero visto, in quel caso i tre impostori erano i fondatori delle tre religioni monoteiste.
In modo del tutto anomalo rispetto alla procedura dell'Index, per un errore del segretario Sellerio il testo non venne inserito nell'Index pur essendo stato proibito donec corrigatur.
Il suo precedessore, il segretario Giulio Maria Bianchi in uno dei suoi appunti, mentre attende notizie del De tribus di Kortholt ci fornisce un'informativa su ciò che si conosceva a Roma del De tribus famigerato, quello contro "Christum Moyse et Maoemeti":
Riporto il brano perché sembra testimoniare una credenza condivisa in ambiente romano sull'autore del De tribus: "Si deve parimenti accusar il libronde tribus impostoribus non quel famoso antico de tribus impostoribus Christum Moyese et Mahometi che fù l'oratore rotato in Francia, e quale stava nel tormento disse "oh Dio", e chi lo confortava, li disse "ti racomandi a Dio", e non ci credi rispose questo "vox dolentis non credentis" ma ad instar di quello un tal Christian Kortholt ha fatto questo libro contro tre heretici, e viene accusato per pessimo ..."
A chi pensava il Bianchi, chi era stato sottoposto al supplizio della ruota in Francia?
L'unico supplizio celebre che sembra adattarsi alla descrizione del segretario dell'Indice (come sappiamo a Vanini venne recisa la lingua) è quello di Ferrante Pallavicino, libertino apostata, nemico dei Barberini la cui morte atroce (1644) rimase per anni scolpita nell'immaginario dei romani.

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Research paper thumbnail of «Et solevo sentir le lettioni publiche d'uno che si chiamava il sarnese»

Segnalazione di un manoscritto inedito e mai segnalato, conservato nella "Biblioteca Lancisiana" ... more Segnalazione di un manoscritto inedito e mai segnalato, conservato nella "Biblioteca Lancisiana" di Roma, che riporta le lezioni di filosofia di Vincenzo Colle da Sarno tentute a Napoli negli anni in cui il giovanissimo Giordano Bruno studiava proprio sotto la guida del Sarnese.

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Research paper thumbnail of La metafisica dei carmelitani alla Sapienza di Roma nel¿600

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Research paper thumbnail of I lettori di 'Filosofia naturale' della 'Sapienza' di Roma: I° Francesco Nazari

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Research paper thumbnail of L'insegnamento della filosofia alla Sapienza di Roma nel Seicento : le cattedre e i maestri

Introduzione, 2007

La monografia sull'insegnamento della filosofia nella 'Sapienza' romana del Seicento ricostruisce... more La monografia sull'insegnamento della filosofia nella 'Sapienza' romana del Seicento ricostruisce attraverso un importante lavoro di archivio e di biblioteca, condotto su fonti primarie, sia documentarie, sia testi a stampa e manoscritti, un vuoto storiografico, sia sul fronte della storia delle università, sia sul fronte del magistero della filosofia nella Sapienza di Roma.
Per poter valutare il reale impatto delle discipline filosofiche sulla formazione della gioventù romana è stato necessario ricostruire e ridefinere anche la storia istituzionale della Sapienza, consegnata ad una profonda crisi nel corso del XVII secolo, anche per la concorrenza potente dei gesuiti del Collegio Romano, degli Scolopi e di altri collegi religiosi romani sugli studia humanitatis e sulla matematica.
La Sapienza però vantava il privilegio di dottorare in utroque iure e in medicina, rispetto a quest'ultima le discipline filosofiche e la matematica erano preparatorie e i gradi in filosofia si conseguivano o propedeuticamente o in contemporanea con i gradi di medicina.
Sia contando le presenze degli allievi e considerando l'impatto della frequenza delle 'accademie' tenute nelle abitazioni dai maestri della Sapienza (che non dettavano lezioni in scriptis e prediligevano la tradizione orale), sia verificando sui testi la sensibilità filosofica dei maestri di logica, di filosofia morale, di filosofia naturale di metafisica è stato possibile ricostruire la didattica della filosofia nella Sapienza di Roma.
Sulle cattedre di filosofia, parlo della lettura di Logica e di quella di Filosofia [naturale], spesso si avvicendavano i medici, prima di passare a cattedre più importanti e meglio remunerate.
Dopo aver ricostruito la storia istituzionale e la storia delle singole discipline, ai maestri di filosofia sono state dedicate delle schede bio-bibliografiche:
Accarisi (Accarigi), Giacomo
Alessi, Alessio de'
Angelis, Agostino de
Angelucci, Francesco
Arezzo, Guglielmo
Argoli, Andrea
Baldi, Baldo
Bandiera, Domenico
Barberi, Carlo Filippo
Barberiis, Stefano de'
Bernardini, Paolino
Billeci, Raffaele
Bosco, Tommaso
Bovio, Giovanni Antonio
Caimo, Pompeo
Camola, Giacomo Filippo
Camotti, Tommaso
Campanella, Domenico
Castelli, Pietro
Coluzi, Filandro
Coluzi, Francesco
Fallierei, Demetrio [Ciricao, Demetrio]
Fani, Vincenzo
Garigliano, Pompeo
Giacinto Maria di San Bernardino
Giuliani, Angelo de
Gruter, Filippo
Isimbardi, Pietro
Lagalla, Giulio Cesare
Lezana, Giovanni Battista
Lotto, Giovanni
Luciani, Marco Antonio
Macchiati, Cesare
Manelfi, Giovanni
Marinari, Antonio
Milani, Benedetto
Nazari, Francesco
Pedicini, Jacopo
Pellegrini, Lelio
Perez, Ludovico
Piselli, Giambattista
Poliziano, Giuseppe
Punticola, Pirro
Raffaeli, Aurelio
Rita, Benedetto
Rogeri, Francesco
Salsilli, Alessandro
Scalioli, Pietro Michele
Strada, Ippolito
Tartaglia, Ferdinando
Tisbia, Luca
Tomasi, Tommaso
Valerio, Luca
Venturini, Giuseppe
Zaccaria, Zaccaria

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Registrazione della comunicazione Su Vincenzo Colle da Sarno e sul manoscritto (anonimo) delle su... more Registrazione della comunicazione Su Vincenzo Colle da Sarno e sul manoscritto (anonimo) delle sue lezioni tenute a Napoli nel corso dell'autunno 1561 e inverno 1562. Lezioni cui potè assistere anche Giordano Bruno, in quegli anni a Napoli, allievo di Teofilo da Vairano e Vincenzo Colle da Sarno.
La relazione è stata tenuta in una giornata di studi bruniana organizzata da Eugenio Canone nel 2013.
La relazione è tuttora inedita.

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Research paper thumbnail of Henry Fagot : il nome della spia

Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l&#... more Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l'ambasciata francese a Londra guidata da Michel de Castelnau, si sapeva solo quanto emerso dalle ricerche di John Bossy nella sua famosa/famigerata monografia del 1991. Le ragioni per cui Bossy aveva dedotto che Henry Fagot fosse solo un nomen inventato e che dietro questa trista figura si celasse in verità Giordano Bruno erano diverse. Analizzando le lettere delatorie di Fagot, che frugava, origliava e confessava i residenti dell'ambasciata per riferire a chi di dovere, Bossy sosteneva che l'uomo in questione non conosceva il francese come un madrelingua dovrebbe fare; che viceversa conosceva bene l'italiano, che era un feroce antipapista e che era un religioso, potendo esercitare la confessione, attraverso la quale estorceva confidenze. Questo profilo, associato al fatto che Fagot, nonostante la compresenza di Giordano Bruno nella residenza di Castelnau, non lo nominasse mai, portò Bossy a dedurre che Bruno-Fagot fossero la stessa persona. In questo breve articolo si presenta, attraverso una documentazione d'archivio e una testimonianza a stampa, un Henry Fagot realmente esistito, il cui profilo biografico si adatta alla perfezione alle caratteristiche del Fagot londinese. Fagot non era un religioso ma avrebbe potuto esercitare il sacramento della confessione, era un privilegio concesso alla sua Arciconfraternita, quella dei palafrenieri pontifici, cui appartenne almeno tra il 1565 e il 1570, anno in cui divenne Decano. Fagot, data la lunga permanenza a Roma, presso la corte pontificia, conosceva bene l'italiano. Dai documenti romani risulta che Henricus Fagotus era "galica natione", dunque era francese, ma poteva anche essere un francese di scarsa cultura, solo che Bossy coglieva errori e sciatterie indegne di un uomo di Chiesa, ma il nostro Fagot non era uomo di Chiesa, non era un regolare, né secolare, non era vero sacerdote ma un palafreniere pontificio (uomini scelti per tale incarico dagli ambasciatori stranieri a Roma per tutt'altre abilità) e nulla sappiamo della sua formazione. Fagot era un feroce antipapista e le ragioni di tale atteggiamento potevano essere legate all'esperienza romana, a Roma poteva aver appreso l'arte della delazione e aver maturato una sensibilità politica anticattolica. Fagot non citava mai Bruno non perché fossero la stessa persona ma probabilmente perché Bruno non era la 'vittima' ideale per la nostra spia; a Parigi per sua stessa ammissione, Bruno se ne stava alla larga dalla celebrazione eucaristica e dai confessori, perché avrebbe dovuto sottoporsi a tale forzatura proprio a Londra? Sul ruolo politico e culturale di Bruno, durante il soggiorno londinese - ricostruito per via congetturale e con sincera generosità dalla storiografia bruniana - a mio parere da ridimensionare, rinvio ad alcune pagine del mio "All'ombra del rogo" (2016). Sembra che Henry-Henri Fagot/Fagotus non fosse solo un evocativo e allegorico nomen, come riteneva Bossy, ma un personaggio realmente esistito. Il Fagot palafreniere pontificio che fu attivo a Roma tra il 1565 e il 1570 fu lo stesso Fagot che tramava nell'ombra, nell'ambasciata francese a Londra e che Bossy aveva identificato con Bruno? Personalmente ritengo di sì, due Henry Fagot omonimi sono pure pensabili, ma alquanto inverosimili; si consideri pure che, fin dagli anni romani il 'mio' Fagot lavorava per il D'Oseil, personaggio centrale nella mappa di relazioni diplomatiche tra Parigi-Londra-Scozia e che il Fagot di Bossy stette dentro lo stesso drammatico triangolo negli anni del soggiorno inglese di Bruno.

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Research paper thumbnail of L'insegnamento della filosofia alla Sapienza di Roma nel Seicento : le cattedre e i maestri

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Research paper thumbnail of Proteo figura attissima della materia: la filosofia di Angelo Artegiani

Nouvelles de la Republique des Lettres, 2002

Baconiana. In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosophica ... more Baconiana. In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosophica - redatto dall'agostiniano Angelo Artegiani - degno di nota per più ragioni, perché riportava anche le filosofie d'oltralpe, Cartesio, Gassendi e perché rappresentava la natura, la materia e gli elementi sotto forma di 'fabulae', di miti, rifacendosi soprattutto al De sapientia veterum di Francis Bacon, che citava in un altro ms. sulle 'fabulae' (Angelica, ms. 330).

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Research paper thumbnail of La metafisica dei carmelitani alla Sapienza di Roma nel¿600

Nouvelles de la Republique des Lettres, 2005

Attraverso lo studio e la trascrizione della documentazione manoscritta conservata presso l'A... more Attraverso lo studio e la trascrizione della documentazione manoscritta conservata presso l'Archivio di stato di Roma, è stato possibile ricostruire la tradizione filosofica e teologica di riferimento dei padri carmelitani che insegnavano metafisica alla Sapienza di Roma nel corso del Seicento. La scuola carmelitana riconosceva come maestro di filosofia Johannes Baconthorpe, inglese del xiv secolo. Baconthorpe era teologo e filosofo raffinatissimo nelle cui opere si coglie chiaramente un profilo metodologico e argomentativo di matrice averroista

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Research paper thumbnail of I trattati sui tre impostori nella Roma di fine Seicento

La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protesta... more La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protestante Christian Kortholt, il testo per alcuni versi piacque molto al censore Giovanni Cristoforo Battelli, per altri meno. Com'è noto il De tribus di Kortholt rovesciava su tre filosofi moderni, "callidi et technarum pleni", l'accusa di essere i tre impostori, i fiosofi in questione erano Herbert di Cherbury, Thomas Hobbes e Baruch Spinoza. La critica ai tre filosofi piacque al Battelli, che lodò il riformato; molto meno gli piacque la genealogia dell'ateismo che il teologo protestante proponeva e cioè un ateismo nato in Italia e poi propagatosi come una peste in Francia. Gli ateisti italiani additati da Kortholt erano Machiavelli, Aretino, Vanini et alij. Alla deriva atea degli italiani, Kortholt aggiungeva la conta spropositata degli atei parigini fatta da Mersenne. La reazione scandalizzata di Battelli, che consigliò la condanna o perlomeno l'expurgatio del testo, non si fece attendere, in quanto Kortholt aveva offeso due "catholicas, piasque nationes". Ovviamente il titolo del libricino di Kortholt risuonava con il famoso e leggendario De tribus impostoribus che correva anche sulle bocche degli ateisti romani ma che nessuno aveva mai davvero visto, in quel caso i tre impostori erano i fondatori delle tre religioni monoteiste. In modo del tutto anomalo rispetto alla procedura dell'Index, per un errore del segretario Sellerio il testo non venne inserito nell'Index pur essendo stato proibito donec corrigatur. Il suo precedessore, il segretario Giulio Maria Bianchi in uno dei suoi appunti, mentre attende notizie del De tribus di Kortholt ci fornisce un'informativa su ciò che si conosceva a Roma del De tribus famigerato, quello contro "Christum Moyse et Maoemeti": Riporto il brano perché sembra testimoniare una credenza condivisa in ambiente romano sull'autore del De tribus: "Si deve parimenti accusar il libronde tribus impostoribus non quel famoso antico de tribus impostoribus Christum Moyese et Mahometi che fù l'oratore rotato in Francia, e quale stava nel tormento disse "oh Dio", e chi lo confortava, li disse "ti racomandi a Dio", e non ci credi rispose questo "vox dolentis non credentis" ma ad instar di quello un tal Christian Kortholt ha fatto questo libro contro tre heretici, e viene accusato per pessimo ..." A chi pensava il Bianchi, chi era stato sottoposto al supplizio della ruota in Francia? L'unico supplizio celebre che sembra adattarsi alla descrizione del segretario dell'Indice (come sappiamo a Vanini venne recisa la lingua) è quello di Ferrante Pallavicino, libertino apostata, nemico dei Barberini la cui morte atroce (1644) rimase per anni scolpita nell'immaginario dei romani.

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Research paper thumbnail of Roma

Il testo è diviso in due sezioni, la prima, più ampia, ricostruisce i tre soggiorni romani di Bru... more Il testo è diviso in due sezioni, la prima, più ampia, ricostruisce i tre soggiorni romani di Bruno: il primo, giovanile, risalente al 1568; il secondo risalente all'inverno del 1576; il terzo dall'estradizione veneziana alla condanna e al rogo (1593-1600). Sul primo soggiorno, sulla sua fattibilità e sulla datazione, così come sul valore da attribuire alla testimonianza di Cotin si avanzano legittimi dubbi. Sul secondo soggiorno del 1576 conclusosi con la apostasia e la fuga si ricorda la possibile interazione con il maestro di filosofia di Bruno, Teofilo da Vairano, che nell'inverno del 1576 insegnava Metafisica alla Sapienza di Roma e insegnava la filosofia privatamente al figlio di Marcantonio, Ascanio Colonna; si ricorda la presenza in Sapienza di Muret e dello stesso presso la casa dei Colonna come maestro di Marzio, e di come un riferimento a Muret e agli emolumenti corrispostigli come precettore privato sia emerso proprio durante le conversazioni parigine con Cot...

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Research paper thumbnail of Il Dio di Randazzo' e i "goffi, et ignoranti" dell'Academico Arciasino

In one of his Postille storico-letterarie dedicated to Bruno, Vincenzo Spampanato identified the ... more In one of his Postille storico-letterarie dedicated to Bruno, Vincenzo Spampanato identified the so-called ‘Dio di Randazzo’ mentioned in De la causa with the sixteenth-century ‘crocifisso della pioggia’ attributed to Giovanni de Matinati of Messina. However, the real ‘God of Randazzo’ is an older, wooden, Byzantine-style crucifix in which Christ is wearing a tunica inconsutilis and has suffering features that are typical of the iconography of the Holy Face. It was described by an erudite and restless Sicilian poet, Antonio Filoteo degli Omodei, who had moved to Rome and befriended Annibal Caro and other men of letters of that time. Niccolò Franco’s Costituti indicate that he had also attracted the attention of the Holy Offic

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Research paper thumbnail of Fortunae Lancisiane

Si tratta di una breve nota volta quasi esclusivamente a sollecitare la riapertura al pubblico de... more Si tratta di una breve nota volta quasi esclusivamente a sollecitare la riapertura al pubblico della biblioteca Lancisiana di Roma che venne fondata dal medico Giovanni Maria lancisi ai primi del Settecento. Gravi carenze strutturali rendono impossibile la fruizione della biblioteca e della res libraria. La nota inoltre presenta il medico romano con il profilo più autentico di medico cartesiano e materialista

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Research paper thumbnail of Henry Fagot Il Nome Della Spia

Fabrizio Serra, 2018

Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l&#... more Fino ad ora di quell'Henry Fagot, spia antifrancese al soldo degli inglesi presso l'ambasciata francese a Londra guidata da Michel de Castelnau, si sapeva solo quanto emerso dalle ricerche di John Bossy nella sua famosa/famigerata monografia del 1991. Le ragioni per cui Bossy aveva dedotto che Henry Fagot fosse solo un nomen inventato e che dietro questa trista figura si celasse in verità Giordano Bruno erano diverse. Analizzando le lettere delatorie di Fagot, che frugava, origliava e confessava i residenti dell'ambasciata per riferire a chi di dovere, Bossy sosteneva che l'uomo in questione non conosceva il francese come un madrelingua dovrebbe fare; che viceversa conosceva bene l'italiano, che era un feroce antipapista e che era un religioso, potendo esercitare la confessione, attraverso la quale estorceva confidenze. Questo profilo, associato al fatto che Fagot, nonostante la compresenza di Giordano Bruno nella residenza di Castelnau, non lo nominasse mai, portò Bossy a dedurre che Bruno-Fagot fossero la stessa persona. In questo breve articolo si presenta, attraverso una documentazione d'archivio e una testimonianza a stampa, un Henry Fagot realmente esistito, il cui profilo biografico si adatta alla perfezione alle caratteristiche del Fagot londinese. Fagot non era un religioso ma avrebbe potuto esercitare il sacramento della confessione, era un privilegio concesso alla sua Arciconfraternita, quella dei palafrenieri pontifici, cui appartenne almeno tra il 1565 e il 1570, anno in cui divenne Decano. Fagot, data la lunga permanenza a Roma, presso la corte pontificia, conosceva bene l'italiano. Dai documenti romani risulta che Henricus Fagotus era "galica natione", dunque era francese, ma poteva anche essere un francese di scarsa cultura, solo che Bossy coglieva errori e sciatterie indegne di un uomo di Chiesa, ma il nostro Fagot non era uomo di Chiesa, non era un regolare, né secolare, non era vero sacerdote ma un palafreniere pontificio (uomini scelti per tale incarico dagli ambasciatori stranieri a Roma per tutt'altre abilità) e nulla sappiamo della sua formazione. Fagot era un feroce antipapista e le ragioni di tale atteggiamento potevano essere legate all'esperienza romana, a Roma poteva aver appreso l'arte della delazione e aver maturato una sensibilità politica anticattolica. Fagot non citava mai Bruno non perché fossero la stessa persona ma probabilmente perché Bruno non era la 'vittima' ideale per la nostra spia; a Parigi per sua stessa ammissione, Bruno se ne stava alla larga dalla celebrazione eucaristica e dai confessori, perché avrebbe dovuto sottoporsi a tale forzatura proprio a Londra? Sul ruolo politico e culturale di Bruno, durante il soggiorno londinese - ricostruito per via congetturale e con sincera generosità dalla storiografia bruniana - a mio parere da ridimensionare, rinvio ad alcune pagine del mio "All'ombra del rogo" (2016). Sembra che Henry-Henri Fagot/Fagotus non fosse solo un evocativo e allegorico nomen, come riteneva Bossy, ma un personaggio realmente esistito. Il Fagot palafreniere pontificio che fu attivo a Roma tra il 1565 e il 1570 fu lo stesso Fagot che tramava nell'ombra, nell'ambasciata francese a Londra e che Bossy aveva identificato con Bruno? Personalmente ritengo di sì, due Henry Fagot omonimi sono pure pensabili, ma alquanto inverosimili; si consideri pure che, fin dagli anni romani il 'mio' Fagot lavorava per il D'Oseil, personaggio centrale nella mappa di relazioni diplomatiche tra Parigi-Londra-Scozia e che il Fagot di Bossy stette dentro lo stesso drammatico triangolo negli anni del soggiorno inglese di Bruno.

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Research paper thumbnail of Anteprima de la Divina settimana di Guisoni e il Mondo creato di Tasso

Il "giudiciosissimo" Corbinelli e la Divina Settimana di Ferrante Guisoni, 2010

I risultati di questa ricerca, che si inseriva in un progetto di ricerche bruniane, esulano dalla... more I risultati di questa ricerca, che si inseriva in un progetto di ricerche bruniane, esulano dalla biografia intellettuale di Bruno per toccare un altro grande del nostro tardo Rinascimento: Torquato Tasso e l'ideazione/redazione deu suo poema cosmogonico il Mondo creato.
Avendo considerato che nessuno aveva mai compulsato la corrispondenza dell'ambasciatore dei Gonzaga a Parigi, negli anni del soggiorno parigino di Bruno, Ferrante Guisoni, mi recai all'ASM di Mantova per consultare il fondo Gonzaga; in effetti nella corrispondenza del Guisoni con il Duca, minuziosa e dettagliata non c'erano passaggi sul filosofo italiano però c'era narrata in filigrana tutta la vicenda della traduzione italiana della Sepmaine di Du Bartas, che Ferrante Guisoni aveva realizzato; traduzione rispetto alla quale Guisoni chiamava in causa, come fine giudice del lavoro svolto, il letterato italiano Iacopo Corbinelli.
Corbinelli, appassionato lettore di Dante, ben introdotto a corte, era pure amico di Bruno e proprio in quel torno di tempo in cui Bruno si trovata a Parigi dopo la stagione londinese (autunno 1585- tarda primavera 1586) frequentava il filosofo italiano apostata eseguiva le fatiche letterarie dell'ambasciatore mantovano alle prese con la traduzione italiana di Du Bartas.
In una lettera del 12 maggio del 1586 Guisoni riferiva per lettera al suo duca che Corbinelli aveva giudicato la sua traduzione degna di essere pubblicata e gli inviava le sue fatiche con la Dedicatoria, chiamando in causa proprio il grande Torquato Tasso, e in quel mentre a Mantova, ospite del Duca soggiornava proprio il grande poeta.
La traduzione italiana non vide luce rapidamente, come sperava il suo autore che dovette attendere sei anni per pubblicarla, e nel frattempo il Tasso scrisse il suo poema, il Mondo Creato.
Possiamo così appianare la questione della datazione della traduzione italiana di Guisoni, di sei anni precedente all'edizione a stampa, e soprattutto precedente alla redazione del Mondo creato di Tasso e possiamo aggiungere la presenza di Tasso a Mantova, quando il lavoro di Guisoni arrivò sullo scrittoio del Duca.
A sciogliere le perplessità per le corrispondenze testuali tra i due lavori e alle questioni di priorità tra i due testi penseranno gli studiosi di Tasso.
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Research paper thumbnail of ROMA NICODEMITA APPENDICI

ROMA FILOSOFICA NICODEMITA LIBERTINA, 2014

DISSIMULAZIONE E NICODEMISMO RAPPRESENTARONO LA RATIO STESSA DELLA VITA CULTURALE ROMANA E L'ORAL... more DISSIMULAZIONE E NICODEMISMO RAPPRESENTARONO LA RATIO STESSA DELLA VITA CULTURALE ROMANA E L'ORALITA, NELLA TRASMISSIONE DEI SAPERI FILOSOFICI E MEDICI RAPPRESENTò UNA DELLE VIE PRIVILEGIATE DELLA COMUNICAZIONE INTELLETTUALE E DELLA DIDATTICA DELLA FILOSOFIA NATURALE E DELLA MEDICINA.
NICODEMISMO, DISSIMULAZIONE, ORALITA' MA ANCHE IL RAGIONEVOLE MARGINE DI TOLLERANZA PRATICATO DALLE ISTITUZIONI, PREPOSTE AL CONTROLLO SOCIALE E AL CONTROLLO LIBRARIO, RAPPRESENTARONO I PILASTRI DELLA STESSA STABILITA' - POLITICA E SOCIALE - DELLA ROMA SEICENTESCA.
IN TALE CONTESTO, POTERONO CIRCOLARE NON SOLO LA FILOSOFIA CARTESIANA, L'ATOMISMO E IL MECCANICISMO MA ANCHE IL MATERIALISMO DI STAMPO ARISTOTELICO E LA PIU ETERODOSSA TRADIZIONE DELL'IMPOSTURA DELLE RELIGIONI STORICHE.
IL VOLUME CONTIENE LA TRASCRIZIONE DI DOCUMENTI PREZIOSI PER DOCUMENTARE ALCUNI DEGLI ASPETTI PIU PECULIARI DELLA VITA CULTURALE DELLA ROMA DELLA SECONDA META' DEL SEICENTO:
LA TRASCRIZIONE DEL SOMMARIO DEL PROCESSO INQUISITORIALE CONTRO IL MEDICO GIOVANNI MARIA LANCISI.
I VOTI CENSORI AL DE TRIBUS IMPOSTORIBUS MAGNIS LIBER DI CHRISTIAN KORTHOLT, TESTO CHE NON VENNE MAI INSERITO NELL'INDEX.
LE CENSURE CHE DETERMINARO LA CONDANNA IN VIA DEFINITIVA DELLE MEDITATIONES CARTESIANE.

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Research paper thumbnail of L'arrivo a Roma del primo esemplare del De augmentis scientiarum nell'epistolario Peiresc-Aleandro NRL

All'interno delle prime ricerche sulla diffusione della filosofia moderna nella Roma seicentesca ... more All'interno delle prime ricerche sulla diffusione della filosofia moderna nella Roma seicentesca si situa questa breve nota, che intercetta l'arrivo a Roma del primo esemplare del De augmentis scientiarum di Bacon fresco di stampa; il circuito è sempre quello delle corrispondenze erudite e i personaggi coinvolti sono alcuni dei più assidui animatori della Roma dei Barberini: Cassiano dal Pozzo, Pieresc e Girolamo Aleandro jr.

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Research paper thumbnail of Proteo figura attissima della materia: la filosofia di Angelo Artegiani

Baconiana. In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosoph... more Baconiana.

In Biblioteca Angelica, ms. 75 è conservato un breve scritto di historia philosophica - redatto dall'agostiniano Angelo Artegiani - degno di nota per più ragioni, perché riportava anche le filosofie d'oltralpe, Cartesio, Gassendi e perché rappresentava la natura, la materia e gli elementi sotto forma di 'fabulae', di miti, rifacendosi soprattutto al De sapientia veterum di Francis Bacon, che citava in un altro ms. sulle 'fabulae' (Angelica, ms. 330).

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Research paper thumbnail of Roma filosofica - nuove linee di ricerca

Le linee di ricerca emerse nel Convegno romano "L'altro Seicento. Libertinismo e arte a Roma nel ... more Le linee di ricerca emerse nel Convegno romano "L'altro Seicento. Libertinismo e arte a Roma nel secolo delle rivoluzioni scientifiche", indicano nel materialismo di matrice aristotelica e nella condivisione della tesi dell'impostura delle religioni storiche, nell'adesione al corpuscolarismo e all'atomismo e nell'adesione al meccanicismo la vocazione più autentica dei medico-fisici romani e di alcuni maestri di matematica e di fisica della 'Sapienza' del Seicento. Dissimulazione e nicodemismo - quel libertinismo ispirato alla lezione del Cremonini per intenderci - erano divenuti un abito per medici, semplicisti, matematici e fisici che dovevano continuare a lavorare in condizioni se non impraticabili (notevole rimase fino ai processi del 1690 il livello di tolleranza delle istituzioni di controllo sociale e culturale), comunque estremamente complesse.
Accanto alla definizione di queste linee di ricerca, in questa breve nota tracciavo un ulteriore ampliamento e cioè la necessità di indagare la presenza nella cultura filosofica romana seicentesca della tradizione ermetica, lulliana e pitagorica, che è attualmente oggetto della mia ricerca storico filosofica in area romana

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Research paper thumbnail of I trattati sui tre impostori nella Roma di fine Seicento

I trattati sui tre impostori nella Roma di fine Seicento, 2011

La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protesta... more La nota riguarda la vicenda censoria del De tribus impostoribus magnis liber del teologo protestante Christian Kortholt, il testo per alcuni versi piacque molto al censore Giovanni Cristoforo Battelli, per altri meno.
Com'è noto il De tribus di Kortholt rovesciava su tre filosofi moderni, "callidi et technarum pleni", l'accusa di essere i tre impostori, i fiosofi in questione erano Herbert di Cherbury, Thomas Hobbes e Baruch Spinoza.
La critica ai tre filosofi piacque al Battelli, che lodò il riformato; molto meno gli piacque la genealogia dell'ateismo che il teologo protestante proponeva e cioè un ateismo nato in Italia e poi propagatosi come una peste in Francia.
Gli ateisti italiani additati da Kortholt erano Machiavelli, Aretino, Vanini et alij.
Alla deriva atea degli italiani, Kortholt aggiungeva la conta spropositata degli atei parigini fatta da Mersenne.
La reazione scandalizzata di Battelli, che consigliò la condanna o perlomeno l'expurgatio del testo, non si fece attendere, in quanto Kortholt aveva offeso due "catholicas, piasque nationes".
Ovviamente il titolo del libricino di Kortholt risuonava con il famoso e leggendario De tribus impostoribus che correva anche sulle bocche degli ateisti romani ma che nessuno aveva mai davvero visto, in quel caso i tre impostori erano i fondatori delle tre religioni monoteiste.
In modo del tutto anomalo rispetto alla procedura dell'Index, per un errore del segretario Sellerio il testo non venne inserito nell'Index pur essendo stato proibito donec corrigatur.
Il suo precedessore, il segretario Giulio Maria Bianchi in uno dei suoi appunti, mentre attende notizie del De tribus di Kortholt ci fornisce un'informativa su ciò che si conosceva a Roma del De tribus famigerato, quello contro "Christum Moyse et Maoemeti":
Riporto il brano perché sembra testimoniare una credenza condivisa in ambiente romano sull'autore del De tribus: "Si deve parimenti accusar il libronde tribus impostoribus non quel famoso antico de tribus impostoribus Christum Moyese et Mahometi che fù l'oratore rotato in Francia, e quale stava nel tormento disse "oh Dio", e chi lo confortava, li disse "ti racomandi a Dio", e non ci credi rispose questo "vox dolentis non credentis" ma ad instar di quello un tal Christian Kortholt ha fatto questo libro contro tre heretici, e viene accusato per pessimo ..."
A chi pensava il Bianchi, chi era stato sottoposto al supplizio della ruota in Francia?
L'unico supplizio celebre che sembra adattarsi alla descrizione del segretario dell'Indice (come sappiamo a Vanini venne recisa la lingua) è quello di Ferrante Pallavicino, libertino apostata, nemico dei Barberini la cui morte atroce (1644) rimase per anni scolpita nell'immaginario dei romani.

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Research paper thumbnail of «Et solevo sentir le lettioni publiche d'uno che si chiamava il sarnese»

Segnalazione di un manoscritto inedito e mai segnalato, conservato nella "Biblioteca Lancisiana" ... more Segnalazione di un manoscritto inedito e mai segnalato, conservato nella "Biblioteca Lancisiana" di Roma, che riporta le lezioni di filosofia di Vincenzo Colle da Sarno tentute a Napoli negli anni in cui il giovanissimo Giordano Bruno studiava proprio sotto la guida del Sarnese.

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Research paper thumbnail of La metafisica dei carmelitani alla Sapienza di Roma nel¿600

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Research paper thumbnail of I lettori di 'Filosofia naturale' della 'Sapienza' di Roma: I° Francesco Nazari

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Research paper thumbnail of L'insegnamento della filosofia alla Sapienza di Roma nel Seicento : le cattedre e i maestri

Introduzione, 2007

La monografia sull'insegnamento della filosofia nella 'Sapienza' romana del Seicento ricostruisce... more La monografia sull'insegnamento della filosofia nella 'Sapienza' romana del Seicento ricostruisce attraverso un importante lavoro di archivio e di biblioteca, condotto su fonti primarie, sia documentarie, sia testi a stampa e manoscritti, un vuoto storiografico, sia sul fronte della storia delle università, sia sul fronte del magistero della filosofia nella Sapienza di Roma.
Per poter valutare il reale impatto delle discipline filosofiche sulla formazione della gioventù romana è stato necessario ricostruire e ridefinere anche la storia istituzionale della Sapienza, consegnata ad una profonda crisi nel corso del XVII secolo, anche per la concorrenza potente dei gesuiti del Collegio Romano, degli Scolopi e di altri collegi religiosi romani sugli studia humanitatis e sulla matematica.
La Sapienza però vantava il privilegio di dottorare in utroque iure e in medicina, rispetto a quest'ultima le discipline filosofiche e la matematica erano preparatorie e i gradi in filosofia si conseguivano o propedeuticamente o in contemporanea con i gradi di medicina.
Sia contando le presenze degli allievi e considerando l'impatto della frequenza delle 'accademie' tenute nelle abitazioni dai maestri della Sapienza (che non dettavano lezioni in scriptis e prediligevano la tradizione orale), sia verificando sui testi la sensibilità filosofica dei maestri di logica, di filosofia morale, di filosofia naturale di metafisica è stato possibile ricostruire la didattica della filosofia nella Sapienza di Roma.
Sulle cattedre di filosofia, parlo della lettura di Logica e di quella di Filosofia [naturale], spesso si avvicendavano i medici, prima di passare a cattedre più importanti e meglio remunerate.
Dopo aver ricostruito la storia istituzionale e la storia delle singole discipline, ai maestri di filosofia sono state dedicate delle schede bio-bibliografiche:
Accarisi (Accarigi), Giacomo
Alessi, Alessio de'
Angelis, Agostino de
Angelucci, Francesco
Arezzo, Guglielmo
Argoli, Andrea
Baldi, Baldo
Bandiera, Domenico
Barberi, Carlo Filippo
Barberiis, Stefano de'
Bernardini, Paolino
Billeci, Raffaele
Bosco, Tommaso
Bovio, Giovanni Antonio
Caimo, Pompeo
Camola, Giacomo Filippo
Camotti, Tommaso
Campanella, Domenico
Castelli, Pietro
Coluzi, Filandro
Coluzi, Francesco
Fallierei, Demetrio [Ciricao, Demetrio]
Fani, Vincenzo
Garigliano, Pompeo
Giacinto Maria di San Bernardino
Giuliani, Angelo de
Gruter, Filippo
Isimbardi, Pietro
Lagalla, Giulio Cesare
Lezana, Giovanni Battista
Lotto, Giovanni
Luciani, Marco Antonio
Macchiati, Cesare
Manelfi, Giovanni
Marinari, Antonio
Milani, Benedetto
Nazari, Francesco
Pedicini, Jacopo
Pellegrini, Lelio
Perez, Ludovico
Piselli, Giambattista
Poliziano, Giuseppe
Punticola, Pirro
Raffaeli, Aurelio
Rita, Benedetto
Rogeri, Francesco
Salsilli, Alessandro
Scalioli, Pietro Michele
Strada, Ippolito
Tartaglia, Ferdinando
Tisbia, Luca
Tomasi, Tommaso
Valerio, Luca
Venturini, Giuseppe
Zaccaria, Zaccaria

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Research paper thumbnail of La circolazione manoscritta della filosofia moderna a Roma all'inizio dwl XVIII secolo. Prime considerazioni su un fondo manoscritto  della Biblioteca Casanatense di Roma

Nouvelles de la République des Lettres, 2004

gentilissimi amici e colleghi, su richiesta di alcuni di voi ho fatto scansionare e ho caricato i... more gentilissimi amici e colleghi, su richiesta di alcuni di voi ho fatto scansionare e ho caricato in Academia.edu questa pubblicazione un po' datata ma ancora utile e piena di spunti, sulla storia intellettuale romana del XVII secolo.
Spero di aver fatto cosa gradita.
In calce al pdf troverete due paginette su un ms. lancisiano che riporta verbatim le lelezioni di uno dei due maestri di filosofia che Giordano Bruno ebbe prima di entrare in San Domenico.

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Research paper thumbnail of Laboratorio Erasmo - primavera-estate 2022

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Research paper thumbnail of BEYOND THE BORDERS/Más allá de las fronteras - Convegno internazionale - Sapienza Università di Roma, Palazzo del Rettorato, Aula degli Organi Collegiali, 23-25 giugno 2022

by Alessia Ceccarelli, Gerassimos D. PAGRATIS, Sabina Brevaglieri, Maria Teresa Fattori, Luciano Pezzolo, Atzin Bahena, María Laura Salinas, candida carella, Domenico Cecere, Roberto Di Stefano, Massimo Carlo Giannini, Silvia Toppetta, Ilaria Stazzi, Daniele Colonnetti, Montserrat Báez, and Massimo De Giuseppe

BEYOND THE BORDERS/Más allá de las fronteras, 2022

Il convegno è parte del progetto di Cooperazione internazionale Beyond the borders. Laboratory ... more Il convegno è parte del progetto di Cooperazione internazionale
Beyond the borders. Laboratory of history and historiography, networking action between Europe and Central America (Sapienza 2020–22), di cui sono partner i seguenti atenei: Universidad de San Carlos de Guatemala (USAC – Prof. José Edgardo Cal Montoya), Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM – Prof. Gibrán Irving Israel Bautista y Lugo), Universidad Autónoma de Madrid (UAM – Prof. Antonio Álvarez Ossorio Alvariño), National and Kapodistrian University of Athens (UOA – Prof. Gerassimos D. Pagratis), Università di Palermo (UNIPA – Prof.ssa Valentina Favarò), Università di Milano (UNIMI – Prof.ssa Blythe Alice Raviola). Responsabile: Gaetano Lettieri – Responsabile operativo (Project Manager): Alessia Ceccarelli

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Research paper thumbnail of Corso di Alta Formazione/Curso de Formación Avanzada - Storia, storiografia e scienze umane/Historia, historiografía y ciencias humanas - Sapienza Università di Roma - Dipartimento SARAS - 13 cfu

by Alessia Ceccarelli, Blythe Alice Raviola, Gibran Bautista y Lugo, Luciano Pezzolo, Benoît Maréchaux, candida carella, Massimo Carlo Giannini, Francesco Freddolini, Atzin Bahena, Rafael Gaune Corradi, Deborah Besseghini, Maria Teresa Fattori, and Gerassimos D. PAGRATIS

Corso di Alta Formazione/Curso de Formación Avanzada - Storia, storiografia e scienze umane/Historia, historiografía y ciencias humanas - Sapienza Università di Roma - Dipartimento SARAS, 2022

Están abiertas las inscripciones para el Curso de Formación Avanzada en Storia, storiografia e ... more Están abiertas las inscripciones para el Curso de Formación Avanzada en Storia, storiografia e scienze umane (Historia, historiografía y ciencias humanas) de Sapienza Università di Roma – Dipartimento SARAS:
https://www.uniroma1.it/it/offerta-formativa/corso-di-alta-formazione/2022/storia-storiografia-e-scienze-umane
El curso es gratuito y está dirigido a quienes posean una licenciatura de al menos tres años obtenida en cualquier facultad de una de las siguientes universidades: Universidad de San Carlos de Guatemala (USAC) o Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM).
El curso, que se llevará a cabo en línea a través de la plataforma Zoom, comenzará el 25 de agosto 2022 y tendrá una duración de 5 semanas. Lo conforman unas 25 clases, que se impartirán de lunes a viernes, aproximadamente en las siguientes franjas horarias: de 9.30 a 11.30 horas, horario de Ciudad de Guatemala, y de 10.30 a 13.30 horas, horario de Ciudad de México.
Los profesores del curso – principalmente historiadores de la Edad Moderna y Contemporánea, junto con historiadores del arte e historiadores de la filosofía – desempeñan sus labores de investigación y de docencia en algunas de las mejores universidades de Europa y América Latina. La principal lengua del curso será el español (algunas clases serán en italiano, aunque de fácil comprensión).
La asistencia al menos al 75% de las clases dará derecho a un certificado de Sapienza Università di Roma de 13 créditos.
El Aviso de selección (Avviso di Selezione) se encuentra disponible en el siguiente enlace: https://www.uniroma1.it/sites/default/files/avviso_selezione_31873_fto.pdf
La solicitud de admisión (preinscripción), acompañada de la documentación requerida, tiene que enviarse a más tardar el 22 de agosto de 2022 a la siguiente dirección: alessia.ceccarelli@uniroma1.it

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