pretesto - terjemahan ke Latin (original) (raw)
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Resta ora da dire - si deduce facilmente da quanto abbiamo esposto - che come da una parte a nessuno sarebbe lecito accusare di fede sospetta e combattere a questo titolo coloro che, costanti nella difesa della dottrina e dei diritti della chiesa, vogliono tuttavia, con retta intenzione, appartenere, e realmente appartengono, ai sindacati misti, dove l'autorità ecclesiastica, secondo le circostanze del luogo, ha ritenuto opportuno di permettere l'esistenza di tali sindacati; così d'altra parte, sarebbe altamente da riprovare che si svolgesse attività ostile contro le associazioni puramente cattoliche - mentre si deve con ogni mezzo aiutare e favorire tal genere di associazioni - e che si volesse seguire e quasi imporre un tipo interconfessionale, anche se sotto il pretesto di ridurre a un modello uniforme tutte le associazioni di cattolici esistenti in ciascuna diocesi.
Quod reliquum est - et ex iis quae diximus, facile colligitur - quemadmodum ex una parte nemini fas esset accusare de suspecta Fide eoque impugnare nomine qui, constantes in defendendis doctrinis iuribusque Ecclesiae, tamen recto consilio volunt de Syndicatibus mistis esse, et sunt, ubi pro locorum rationibus potestati sacrae visum est Syndicatus huiusmodi, certis adhibitis cautionibus, esse permittere: item, altera ex parte valde improbandum foret inimice insectari consociationes mere catholicas - quod genus contra omni est ope adiuvandum ac provehendum - atque adhiberi velle et quasi imponere interconfessionale, quod aiunt, genus, idque per speciem quoque exigendi ad unam eamdemque formam omnes, quotquot sunt in singulis dioecesibus, catholicorum societates.
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Certamente sono notissime a tutti quelle cose che si dicono nella lettera del Re, mandataci in data dell’8 settembre scorso e consegnataci dal suo inviato, nella quale con lungo e ingannevole giro di parole e di frasi, ostentando i nomi di figlio amoroso e di uomo cattolico, con falso pretesto di salvare l’ordine pubblico, lo stesso Pontificato e la persona Nostra, domandava che Noi non volessimo considerare come un ostile misfatto la distruzione del Nostro potere temporale, e che inoltre cedessimo la Nostra stessa potestà, confidando nelle futili promesse da lui medesimo fatte, con le quali si concilierebbero i voti, come egli diceva, dei popoli d’Italia col supremo diritto e con la libertà spirituale del Romano Pontefice.
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Stando così le cose, come più volte dichiarammo e denunciammo, Noi, per non violare la fede, non possiamo aderire con giuramento ad alcuna conciliazione forzata che in qualche modo annulli o limiti i Nostri diritti, che sono diritti di Dio e della Sede Apostolica; così ora, per dovere del Nostro ufficio, Noi dichiariamo che mai potremo in alcun modo ammettere o accettare quelle garanzie, ossia guarantigie, escogitate dal Governo Subalpino, qualunque sia il loro dispositivo, né altri patti, qualunque sia il loro contenuto e comunque siano stati ratificati, in quanto essi ci furono proposti con il pretesto di rafforzare la Nostra sacra e libera potestà in luogo e in sostituzione del Principato civile di cui la divina Provvidenza volle dotata e rafforzata la Santa Sede Apostolica, come Ci è confermato sia da titoli legittimi e indiscussi, sia dal possesso di undici secoli ed oltre.
His ita se habentibus, quemadmodum pluries declaravimus et professi sumus, Nos absque culpa violatae fidei, iuramento obstrictam nulli adhaerere conciliationi posse quae quolibet modo iura Nostra destruat aut imminuat, quae sunt Dei et Apostolicae Sedis iura; sic nunc ex debito officii Nostri declaramus nunquam Nos admissurds aut accepturos esse nec ullo modo posse, excogitatas illas a Gubernio Subalpino cautiones seu guarentigie quaecumque sit earum ratio, neque alia quaecumque sint eius generis et quocumque modo sancita, quae specie muniendae Nostrae sacrae potestatis et libertatis Nobis oblata fuerint in locum et subrogationem civilis eius Principatus, quo divina Providentia Sanctam Sedem Apostolicam munitam et auctam voluit, quemque Nobis confirmant tum legitimi inconcussique tituli, tum undecim et amplius saeculorum possessio.
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