Alto Medioevo Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
Entrato in monastero quand’era ancora bambino, il «Venerabile» benedettino inglese si affermò ben presto come una delle menti piú vivaci del suo tempo. E, oltre ai suoi studi sulle Sacre Scritture, ci ha lasciato una ricostruzione delle... more
Entrato in monastero quand’era ancora bambino, il «Venerabile» benedettino inglese si affermò ben presto come una delle menti piú vivaci del suo tempo. E, oltre ai suoi studi sulle Sacre Scritture, ci ha lasciato una ricostruzione delle vicende degli antichi Anglosassoni che, ancora oggi, rappresenta un caposaldo della storiografia..
Il volume è dedicato a una zona del paese di Nonantola divenuta, durante e dopo la Seconda guerra mondiale, simbolo dell'assurdità dei conflitti armati con il loro strascico di innocenti vittime civili, in particolare bambini, come... more
Il volume è dedicato a una zona del paese di Nonantola divenuta, durante e dopo la Seconda guerra mondiale, simbolo dell'assurdità dei conflitti armati con il loro strascico di innocenti vittime civili, in particolare bambini, come accadde con il bombardamento che la mattina del 20 novembre 1944 lì uccise undici persone.
La collana "Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo" si propone di rendere accessibili a un pubblico di lettori interessati ma non specialisti i più significativi testi europei di interesse storiografico relativi all'Alto Medioevo... more
La collana "Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo" si propone di rendere accessibili a un pubblico di lettori interessati ma non specialisti i più significativi testi europei di interesse storiografico relativi all'Alto Medioevo feudale (IX-XI secolo) e finora non tradotti in lingua italiana. Di ogni testo è offerta una versione accurata e completa, accompagnata da introduzioni e note e corredata da un'ampia documentazione ausiliaria.
La verità storica, un po' per volta, ritorna… Ildegarda di Bingen larucola.org/2018/11/30/la-verita-storica-un-po-per-volta-ritorna-ildegarda-di-bingen/ 1100 d.C. o giù di lì, la santa aveva corrispondenze con tutti: avrà avuto Whats App?... more
La verità storica, un po' per volta, ritorna… Ildegarda di Bingen larucola.org/2018/11/30/la-verita-storica-un-po-per-volta-ritorna-ildegarda-di-bingen/ 1100 d.C. o giù di lì, la santa aveva corrispondenze con tutti: avrà avuto Whats App? vissero al tempo di Carlo Magno. Berta risulta fosse la figlia di un duca e principe germanico, di regione non precisata; quando rimase vedova si ritirò con il figlio Ruperto in una loro proprietà a Bingen, come sta scritto nella loro biografia: "possessio autem praediorum ejus, quan ereditario jure tam à patre, quam à matre & à ceteris progenitoribus suis possederat, à loro illo, uni Reliquiae ipsus conditae sunt". Furono sepolti, dopo una pia vita, nello stesso luogo, in un monastero da loro fondato. Il luogo fu chiamato da allora Rupertsberg, in Germania, ma lì sopravvive solo il culto, a quanto pare già nel X secolo le loro tombe furono violate, e quindi i loro resti dispersi. Bene, se la vera Rupertsberg fosse in Italia? Cercando altre notizie su Santi e Beati, troviamo che "San Ruperto vescovo, morto nel 718 d.C., discendeva dai Robertini o Rupertini, una importante famiglia che dominava col titolo di conte nella regione del medio e alto Reno. Da questa famiglia nacque anche un altro San Ruperto, o Roberto, di Bingen, la cui vita venne scritta da Santa Ildegarda. I Robertini, o Robertingi, erano imparentati con i Carolingi". Il più famoso Robertingio, dal quale avrà origine la dinastia dei Capetingi, è Roberto il Forte, vissuto nel IX secolo, misso dominico di Carlo il Calvo, nipote di Carlo Magno. La professoressa Simonetta Torresi colloca Roberto il Forte come residente nella zona di Castelbellino-Monteroberto, e questo concorda con la nostra idea che fossero proprio qui i possedimenti che da generazioni si tramandavano da padre in figlio (e figlia): non c'è altro posto in Italia che si chiami "Roberto", e chiunque sia il vero Robertingio ad aver dato il nome a questa località, lì c'era di certo il castello di Berta e di suo figlio Roberto, con vicino il monastero dove sono stati sepolti e dove Hildegarda di Bingen decise di trasferirsi e fondare il suo monastero, Ruperts-berg, Monte-Roberto. Ildegarda Chi fece "tornare di moda" il culto di Berta e Ruperto fu nel 1150 proprio la monaca Benedettina Ildegarda di Bingen (1098/1179), la quale, come sopra accennato, decise di
Le reliquie di Sant’Agostino vescovo di Ippona, oggi Annabà in Algeria, erano state portate, durante le persecuzioni vandaliche nell’Africa Romana, a Cagliari e lì erano rimaste, secondo la tradizione, per alcuni secoli, fino a quando... more
Nel 1974 il linguaggio ‘geometrico’ della scultura altomedievale “a funzione liturgica” faceva il suo esordio nel Corpus della Scultura Altomedievale, nel volume della Raspi Serra (1974), nella lezione del decoro a «Korbboden» (fondo di... more
LA CONDIZIONE GIURIDICA DELLA DONNA NEL REGNO DEI VISIGOTI (SEC V-VII). INDICE. INTRODUZIONE. 1.Struttura, metodologia e finalità della ricerca p. 01 2."Il problema della Spagna" fra miti nazionalistici e il tardo superamento... more
LA CONDIZIONE GIURIDICA DELLA DONNA NEL REGNO DEI VISIGOTI (SEC V-VII). INDICE. INTRODUZIONE. 1.Struttura, metodologia e finalità della ricerca p. 01 2."Il problema della Spagna" fra miti nazionalistici e il tardo superamento dell'isolazionismo accademico p. 02 3. Storia di genere o storia delle donne? Alcune riflessioni di J.W. Scott p. 04 PRIMA PARTE: DALL'ANTROPOLOGIA ALLA STORIA, MATRIMONIO E SOCIETA' 1. Il matrimonio e i cambiamenti che induce nel sociale: creazione di una nuova famiglia Prima Parte Dall'antropologia alla storia MATRIMONIO E SOCIETA' Declinare in sede storica lo sviluppo della pratica matrimoniale è un compito tutt'altro che semplice. Generalmente lo studioso approccia l'analisi del matrimonio su tre linee principali: ora privilegiando l'aspetto giuridico, ora storico, sino a giungere all'utilizzo di tutti quegli strumenti che l'antropologia ha messo a disposizione delle scienze sociali. Ciò detto, nello spazio di questa prima parte, si tratterà dello sviluppo del matrimonio dal punto di vista storico-antropologico, evidenziando le peculiarità e le caratteristiche che esso assume. Dunque è qui spiegato il perché del titolo "Dall'Antropologia alla Storia". Resta da spiegare la ragione del sottotitolo "matrimonio e società". Nello studio del matrimonio nella società medievale, ritengo molto utile un approccio antropologico di tipo funzionalista. Le ragioni di questa scelta sono storiche: prima dell'XI secolo, il matrimonio è sostanzialmente un contratto privato. La Chiesa gioca un ruolo a titolo variabile, ma la sua presenza o la sua assenza non aggiunge e non sottrae nulla alla validità dello stesso. Dunque il matrimonio ha più che altro un'importanza economico-patrimoniale, per cui, lo studio delle alleanze familiari, della fertilità, dei gradi di parentela, rientra a pieno titolo nello studio delle nozze come strategia di alleanza politico-familiare. Con ciò non si vuole restringere il suo studio in un comodo modello interpretativo, ma si vuole offrire un primo valido strumento di lettura. Ciò detto, è giunto il momento di affrontare il suo sviluppo in sede storica 4 , evidenziando quali siano i cambiamenti che il matrimonio subisce in età medievale. 4 Nella costruzione della prima parte di questa tesi mi sono servito della miscellanea: To Have and to Hold, marrying and its documentation in Western Christendom, 400-1600, Cambridge University Press, 2007. In particolare ho visionato i seguenti saggi: Philip L. Reynolds, Marrying and Its Documentation in Pre-Modern Europe: Consent, Celebration, and property, pp. 1-42, Judith Evans-Grubbs, Marrying and Its Documentation in Later Roman Law, pp. 43-94, David G. Hunter, Marrying and the tabulae Nuptiales in Roman North Africa from Tertullian to Augustine, pp. 95-113. Ho trovato inoltre assai interessante un'altra monografia : Charles Donahue Jr, Law, Marriage, and Society in the later middle ages, pp. 15-45, Cambridge University Press, 2007.
A new edition of the site guide of San Vincenzo al Volturno, replacing that published in 2005 - Published in cooperation with Soprintendenza per i Beni Architettonici del Molise and under the patronage of the Regione Molise. La nuova... more
A new edition of the site guide of San Vincenzo al Volturno, replacing that published in 2005 - Published in cooperation with Soprintendenza per i Beni Architettonici del Molise and under the patronage of the Regione Molise.
La nuova edizione della guida del sito di San Vincenzo al Volturno, che sostituisce quella edita nel 2005. Pubblicata in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici del Molise e con il patrocinio della Regione Molise
Vengono presentati i risultati di una lunga indagine di archeologia di superficie svolta nel biennio 1990-1992 su uno dei più importanti siti fortificati di epoca proto-bizantina della Sardegna. Costruito immediatamente dopo la... more
Vengono presentati i risultati di una lunga indagine di archeologia di superficie svolta nel biennio 1990-1992 su uno dei più importanti siti fortificati di epoca proto-bizantina della Sardegna. Costruito immediatamente dopo la riconquista di Giustiniano dell’isola (534 d. C.), il castrum di Sa Paulazza o Monte a Telti (castrum Tertii), ubicato a cinque chilometri da Olbia, verso l’entroterra, costituisce uno degli esempi più importanti e meglio conservati della tipologia di castrum quadrilatero di ascendenza romana. All’interno dell’articolo planimetria del complesso e un’importante e rara documentazione fotografica.
In questo primo lavoro di mappatura delle torri nell'agro di Corato si è andati alla ricerca di tutte quelle strutture a torre o definite tali e nascoste per la maggior parte. Nella mappatura si è andati prima ad indagare su quelle torri... more
In questo primo lavoro di mappatura delle torri nell'agro di Corato si è andati alla ricerca di tutte quelle strutture a torre o definite tali e nascoste per la maggior parte.
Nella mappatura si è andati prima ad indagare su quelle torri indicate nelle mappe storiche e in quelle dell’Istituto Geografico Militare (IGM) del 1870 e del 1955, poi si sono individuate anche altre torri inedite non presenti su nessuna cartografia.
Le torri sono state descritte, inserendo anche la loro posizione attuale, con un’ampia galleria fotografica e schede individuali. (maggio 2022).
La piccola chiesa di S. Maria foris portas fu riscoperta, casualmente, nel 1944. Emerse cosí uno dei piú insigni cicli pittorici dell’Alto Medioevo. Di cui tuttora, però, si ignorano la data certa di realizzazione e il nome del loro... more
La piccola chiesa di S. Maria foris portas fu riscoperta, casualmente, nel 1944. Emerse cosí uno dei piú insigni cicli pittorici dell’Alto Medioevo. Di cui tuttora, però, si ignorano la data certa di realizzazione e il nome del loro geniale artefice
Questa brochure divulgativa è stata prodotta e gratuitamente distribuita dalla cittadinanza di Campodipietra (CB) dalla corrente amministrazione comunale in concomitanza con la cartolina postale e lo speciale annullo filatelico... more
Questa brochure divulgativa è stata prodotta e gratuitamente distribuita dalla cittadinanza di Campodipietra (CB) dalla corrente amministrazione comunale in concomitanza con la cartolina postale e lo speciale annullo filatelico "Aspettando il Millennio" in attesa di dei mille anni dalla prima testimonianza storica sull'esistenza del paese.
Testo di Gioele Di Renzo.
Ingresar en el significado de la música para Hildegard von Bingen implica, en parte, comprender su creación personal en el contexto de su propia tradición románica. Esto, pues muchos eruditos, particularmente de la elite monástica, fueron... more
Ingresar en el significado de la música para Hildegard von Bingen implica, en parte, comprender su creación personal en el contexto de su propia tradición románica. Esto, pues muchos eruditos, particularmente de la elite monástica, fueron fieles a las denominaciones propuestas por Boecio (s. V d.C.), quien introdujo la teoría pitagórica musical. Éste consideraba en la música una triple división: musica mundana, musica humana, musica instrumentalis. A la musica mundana atañe la noción de orden cósmico a partir del sonido armónico de los astros y de su movimiento, la sucesión de estaciones y la simbiosis de los elementos son correspondientes a este equilibrio dinámico. Esta música cósmica está ligada a la armonía de las esferas: los siete planetas giran y su movimiento produce un sonido melodioso, de modo que si el movimiento es más rápido produce un sonido más agudo; si es más lento, uno más grave. De aquí proviene una proporción numérica expresada en el movimiento que, en cuanto está situado en el espacio, es el ojo el que lo capta. De ahí la relación constante entre el oído y la vista con respecto al número. Boecio habló también de una musica humana. Ella rige al hombre como parte microcósmica del todo y supone un acuerdo entre el alma y el cuerpo. Esta música concierne además a las facultades del alma y la armonía de los elementos que componen el cuerpo, a saber, los órganos. En cuanto a la música instrumental o musica instrumentalis, ésta se refiere al uso de instrumentos, comprendiendo la voz humana, y sus diferentes relaciones: armónicas, métricas y rítmicas. 1 Este artículo fue escrito en el marco del Proyecto Fondecyt N°1000951. Todas las referencias a los textos poéticos de la Symphonia tienen como referencia la edición de Berschin y Schipperges (1995) y las traducciones al castellano de nuestro propio equipo de investigación, dirigido por María Isabel Flisfisch. La posibilidad de trabajar la bibliografía alemana que, en su gran parte, proviene desde el Priester Seminar de Tréveris, tiene como consultora, portadora y traductora a Miriam Gusella (exceptuando Betz 1996).
In occasione della conferenza inaugurale "Verso il IX Centenario della Basilica Cattedrale di Sant'Agapito Martire" presieduta da S.E. Rev.ma il Card. Gianfranco Ravasi, la Diocesi di Palestrina e il Capitolo dei Canonici hanno scelto di... more
In occasione della conferenza inaugurale "Verso il IX Centenario della Basilica Cattedrale di Sant'Agapito Martire" presieduta da S.E. Rev.ma il Card. Gianfranco Ravasi, la Diocesi di Palestrina e il Capitolo dei Canonici hanno scelto di redigere un breve compendio sulla storia della Cattedrale, in previsione della pubblicazione del volume monografico.
Per Brindisi, quel mezzo millennio di storia coincidente grosso modo con la seconda metà del primo millennio ‐compreso, o meglio detto schiacciato, tra l'ingombrante quanto meritata fama dell'urbe e la celebrità del suo porto negli anni... more
Per Brindisi, quel mezzo millennio di storia coincidente grosso modo con la seconda metà del primo millennio ‐compreso, o meglio detto schiacciato, tra l'ingombrante quanto meritata fama dell'urbe e la celebrità del suo porto negli anni della classicità di Roma repubblicana e imperiale da una parte, e la leggendaria e romantica epopea medievale delle crociate dei re normanni svevi e angioini dall'altra‐ è risaputamene poco raccontato dai libri e dalle riviste di storia ed è, di conseguenza, generalmente poco conosciuto e per nulla celebrato dalla tradizione popolare e dalla stessa cultura storica formale della città, rimanendo relegato nei confini e nei limiti degli addetti ai lavori e dei circoli degli studiosi ed appassionati della storia cittadina. Eppure si tratta di un periodo molto esteso, più di cinquecento anni, praticamente un quinto della plurimillenaria storia di Brindisi. Un lungo periodo storico che per la maggior parte del tempo fu segnato dal dominio, anche se spesso solo nominale, bizantino, ossia dei romaioi greci dell'impero romano d'oriente che con la sua capitale Costantinopoli sopravvisse mille anni all'impero romano d'occidente, dal quale aveva preso origine con la divisione che nel 395 d.C. ne fece l'imperatore Teodosio tra i suoi due figli: il maggiore Arcadio, primo imperatore romano d'oriente e il minore Onorio, primo imperatore romano del solo occidente. Si tratta dei cinque secoli di storia di Brindisi che, dopo la caduta nel 476 d.C. dell'impero romano d'occidente, vanno dalla cruenta conquista della penisola italiana ottenuta dall'imperatore d'Oriente Giustiniano con la ventennale guerra greco gotica conclusa nel 553, fino al crollo del dominio greco bizantino nel meridione d'Italia, conseguente alla conquista normanna ‐quella della città di Brindisi avvenne nel 1071‐ e alla fondazione del Regno di Sicilia, ufficialmente nato a Palermo nel 1131. Si tratta di più di cinquecento anni di storia che, anche se per Brindisi furono decisamente tenebrosi perché caratterizzati da una profonda decadenza e da un buio quasi assoluto, hanno comunque marcato fortemente il carattere della città e dei suoi abitanti ed hanno inciso in maniera determinante sulla loro successiva evoluzione fino a inevitabilmente riflettersi anche nella cultura e idiosincrasia di noi brindisini del terzo millennio. Ed è per ciò che considero possa essere utile ed importante, e spero anche apprezzato, questo contributo alla divulgazione di un capitolo della storia di Brindisi poco celebrato, ma comunque fondamentale ed estremamente interessante.
Il castello di Riocavo probabilmente è stato costruito nel periodo che và dal 924 al 940 come complesso facente parte di un sistema difensivo da opporre agli ungari postisi al servizio del futuro imperatore Berengario. Questi calarono... more
Il castello di Riocavo probabilmente è stato costruito nel periodo che và dal 924 al 940 come complesso facente parte di un sistema difensivo da opporre agli ungari postisi al servizio del futuro imperatore Berengario. Questi calarono verso la nostra città fermandosi a soli 6 km dalla città attestandosi nei territori di di S.Pietro a Vico,S.Pietro a Marcigliano,S.giusto di Feruniano e S.Benedetto di Villa.
This article challenges the assertion that the anonymous dedicatory poem-addressed to Aio (884-891), the prince of Benevento-represents the proem of the Cassinese monk Erchempert's Historia Langobardorum Beneventanorum (ca. late 9th c.).... more
This article challenges the assertion that the anonymous dedicatory poem-addressed to Aio (884-891), the prince of Benevento-represents the proem of the Cassinese monk Erchempert's Historia Langobardorum Beneventanorum (ca. late 9th c.). First, the linguistic and stylistic differences between the two works far outnumber the supposed similarities. This indicates that the author of the carmen possessed a deeper understanding of Latin than the chronicler. The principle discrepancy, however, lies in that in the dedication Aio's talents are extolled-describing him as the initiator of a new shining era-whereas, in the chronicle, although not condemning Aio, Erchempert's tone is not overly laudatory. If the Cassinese monk truly is the author of the poetic composition, then he wrote it with such a style and intent that it would be a direct departure from the tone of the Historia Langobardorum Beneventanorum.
Breve guida alla mostra omonima, realizzata al Museo Archeologico del Casentino nel 2015 e da allora periodicamente riallestita fra un evento espositivo e l'altro. Il volume ha lo scopo di presentare il contesto dei secoli anteriori al... more
Breve guida alla mostra omonima, realizzata al Museo Archeologico del Casentino nel 2015 e da allora periodicamente riallestita fra un evento espositivo e l'altro. Il volume ha lo scopo di presentare il contesto dei secoli anteriori al 1000, in Casentino particolarmente poveri di fonti, attraverso l'esposizione di frammenti lapidei decorati provenienti da chiese indagate archeologicamente. Essi sono inoltre messi a confronto con la più ricca collezione esposta al Museo Mambrini di Pianetto (Galeata, FC), subito aldilà dello spartiacque appenninico.
La collana "Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo" si propone di rendere accessibili a un pubblico di lettori interessati ma non specialisti i più significativi testi europei di interesse storiografico relativi all'Alto Medioevo... more
La collana "Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo" si propone di rendere accessibili a un pubblico di lettori interessati ma non specialisti i più significativi testi europei di interesse storiografico relativi all'Alto Medioevo feudale (IX-XI secolo) e finora non tradotti in lingua italiana. Di ogni testo è offerta una versione accurata e completa, accompagnata da introduzioni e note e corredata da un'ampia documentazione ausiliaria.
Il presente lavoro analizza il materiale edito, aggiornato al 2016, relativo agli scramasax di età longobarda rinvenuti in contesti tombali chiusi della penisola italiana. Sono stati in particolare indagati il rapporto tra la cronologia... more
Il presente lavoro analizza il materiale edito, aggiornato al 2016, relativo agli scramasax di età longobarda rinvenuti in contesti tombali chiusi della penisola italiana. Sono stati in particolare indagati il rapporto tra la cronologia dei reperti e la lunghezza della lama, la distribuzione geografica, le modalità di deposizione e i materiali rinvenuti in associazione.
« Hai riempito tutta la Chiesa con lo scandalo gravissimo della convivenza e coabitazione della donna di un altro, a te più fami-gliare di quanto fosse necessario. E la cosa che ci fa vergognare più che il fatto in sé, benché ovunque... more
« Hai riempito tutta la Chiesa con lo scandalo gravissimo della convivenza e coabitazione della donna di un altro, a te più fami-gliare di quanto fosse necessario. E la cosa che ci fa vergognare più che il fatto in sé, benché ovunque risuoni questa lamentela, è che tutti i giudizi, tutti i decreti della sede apostolica sono trattati regolarmente per mezzo di femmine, e dunque tutto il mondo ecclesiastico è amministrato da questo nuovo senato di donne » 1. È questa la lettera che a firma di 26 vescovi fu mandata a Ilde-brando di Soana dal sinodo di Worms del 24 gennaio 1076, che non lo riconosceva come papa e lo destituiva per due ragioni: la sua elezione illegittima, e il suo rapporto con Matilde di Canossa, disprezzata al punto da non nominarla. Questo "feminarum novum senatum" faceva evidentemente rife-rimento a lei e alla madre Beatrice, che lo sostenevano nella sua azione di riorganizzazione della Chiesa, tesa a escludere i laici, e quindi anche l'imperatore, nelle investiture ecclesiastiche. Si sot-1. « Ad hoc quasi fętore quodam gravissimi scandali totam ecclesiam replesti de convictu et cohabitatione alienę mulieris familiariori quam necesse est. In qua re vere-cundia nostra magis quam causa laborat, quamvis hęc generalis quęrela ubique personue-rit: omnia iudicia, omnia decreta per feminas in apostolica sede actitari, denique per hunc feminarum novum senatum totum orbem ecclesię administrari »: C. ERDMANN-N. FICKERMANN (Hrsg.), Briefsammlungen der Zeit Heinrichs IV., in M.G.H., Die Briefe der deutschen Kaiserzeit
Alla base di questo studio vi è l’analisi della trasmissione della cultura nel periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente fino ai primi secoli del Medioevo. In particolare, viene posta l’attenzione all’epoca tra il VI e il... more
Alla base di questo studio vi è l’analisi della trasmissione della cultura nel periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente fino ai primi secoli del Medioevo. In particolare, viene posta l’attenzione all’epoca tra il VI e il IX secolo analizzando la nascita dei primi regni romano-barbarici e il loro rapporto con la cultura, fino ad arrivare alla cosiddetta “rinascita carolingia”.
Boniface of Canossa is a figure of great importance to the political and military history of eleventh century Italy. Modern historiography has almost universally argued that Boniface gained his power through a close relationship and... more
Boniface of Canossa is a figure of great importance to the political and military history of eleventh century Italy. Modern historiography has almost universally argued that Boniface gained his power through a close relationship and alliance with a series of German emperors. Most accounts see Boniface’s fall and eventual murder in 1052 as a direct consequence of the breakdown of this relationship.
However, this analysis is flawed. It rests predominantly on the evidence of a single source: the Vita Mathildis by Donizone of Canossa. This document was produced more than half a century after the death of Boniface by an author who held complex political goals, but these have not been fully considered in the discussion of Boniface. Through the examination of the charter sources, this article argues that Donizone misrepresented Boniface’s actions and that there is considerable evidence that Boniface was not a consistent ally of the German emperors.
Il presente lavoro intende essere un compendio della storia del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che va dalla preistoria al Medioevo. Difatti, l’intento dell'autore è quello di fornire un’opera facilmente fruibile... more
Il presente lavoro intende essere un compendio della storia del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che va dalla preistoria al Medioevo. Difatti, l’intento dell'autore è quello di fornire un’opera facilmente fruibile per tutti coloro che sono interessati al passato delle comunità umane di questa parte dell’Alta Val di Sangro situata fra le regioni storiche della Marsica e del Sannio. Per quanto riguarda le informazioni qui presentate, quest'ultime sono state attinte da precedenti ricerche, condotte sia da studiosi locali che da storici professionisti, con lo scopo di produrre una narrazione completa ed esauriente delle diverse epoche storiche indagate.
[...]Questo lavoro, quindi, vuole presentare la figura del guerriero longobardo in relazione ai reperti archeologici e alle fonti storiche, ma vuole anche analizzare le singole armi anche con l'ausilio, laddove possibile, di piccole... more
[...]Questo lavoro, quindi, vuole presentare la figura del guerriero longobardo in relazione ai reperti archeologici e alle fonti storiche, ma vuole anche analizzare le singole armi anche con l'ausilio, laddove possibile, di piccole sperimentazioni che siano in grado di offrire un qualcosa in più del semplice “elenco” riguardante una panoplia, in modo da avanzare ipotesi sulla possibile fabbricazione, sui metodi e sugli usi e le tecniche di combattimento; ipotesi che cercherebbero di spiegare scelte operate sui materiali e sulle evoluzioni stesse delle armi Longobarde.[...]
Ogni ricerca condotta con metodologia inoppugnabile che possa fare luce sulla interessante storia della nostra città, deve riscuotere unanimi consensi, il plauso di tutti gli storici e certamente riscuote il mio personale compiacimento,... more
Ogni ricerca condotta con metodologia inoppugnabile che possa fare luce sulla interessante storia della nostra città, deve riscuotere unanimi consensi, il plauso di tutti gli storici e certamente riscuote il mio personale compiacimento, se in qualche modo sia stata stimolata da pagine della mia Storia di Civitavecchia, che fu concepita come base di futuri approfondimenti e delle varie edizioni della mia storia della città medioevale di Centocelle. 1 Ogni ricerca merita poi maggiore attenzione se scaturisce da un intimo vivo interesse, se è guidata dalla obiettività, se è affrancata dall'insano campanilismo, se non è plagiata da posizioni preconcette, se è immune dall'egocentrismo che sovente attanaglia l'entusiasmo del ricercatore. La recente pubblicazione di Flavia Minoia dall'intrigante titolo Civitavecchia tra Impero, Papato e Campidoglio può rispondere a tutti questi principi fondanti della storiografia? A mio avviso questo lavoro della giovane ricercatrice, che si affaccia sul panorama culturale cittadino, merita considerazione per molti interessanti approfondimenti, ma anche alcune riflessioni, molte puntualizzazioni e precise obiezioni; questo per il semplice fatto che sostanzialmente imposta una analisi comparata tra le vicende della Centumcellae medioevale (Centocelle), fondata da Leone IV nell'854 per dare riparo agli abitanti e alla sede vescovile della Centumcellae romana ripetutamente saccheggiati dalle orde saracene, e le vicende di Civitavecchia, con argomentazioni non soddisfacenti, con precostituite ipotesi, che sembra volere imporre come dati di fatto. Con questo lavoro la Minoia sostanzialmente riconsegna alla storia di Civitavecchia documenti che il Calisse erroneamente aveva assegnato a questa città, ma che da tempo il mondo scientifico attribuisce a Centocelle, città di fondazione papale, sulla cui importanza le eccezionali scoperte archeologiche, condotte dalla Pani Ermini e dal suo staff, hanno definitivamente fatto luce, confermandone il ruolo di città, che io stesso con lo studio dei documenti e con le prime attente osservazioni sulle imponenti strutture murarie, tutt'ora visibili, avevo da tempo posto alla attenzione degli storici.
La scelta del soggetto per questa tesi è stata determinata dalla recente ripresa di interesse nei confronti della chiesa rurale di Sant’Ambrogio a Montecorvino Rovella (SA), in località Occiano, contrada Mariotti, lungo le sponde del... more
La scelta del soggetto per questa tesi è stata determinata dalla recente ripresa di interesse nei confronti della chiesa rurale di Sant’Ambrogio a Montecorvino Rovella (SA), in località Occiano, contrada Mariotti, lungo le sponde del torrente Rienna.
L’eccezionalità della chiesa di Sant’Ambrogio consiste principalmente nella sopravvivenza nel suo settore absidale di pitture murarie di elevata qualità tecnico-esecutiva, i cui soggetti – Vergine Theotokos attorniata dai quattro Santi milanesi Protasio, Ambrogio, Simpliciano e Gervasio – rimandano a maestranze di alto livello ed a una cronologia che una serie di recenti studi storico-artistici e iconografici permette di assegnare al IX secolo.
Attraverso alcune ricerche presso l’Archivio di Stato di Salerno e l’Archivio Diocesano di Salerno, la ricerca ha portato all’acquisizione di materiale storico-documentario relativo alle prime attestazioni della chiesa. Sono stati inoltre reperiti ed analizzati criticamente i contributi dei vari autori che si sono occupati della pieve, e più in generale del contesto territoriale di riferimento (cap. I), al fine di chiarire, il più possibile, il quadro storico, toponomastico e agiotoponomastico, storico-artistico e archeologico.
Nel corso del lavoro sono state avviate presso la Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le Provincie di
Salerno e Avellino le pratiche di acquisizione e consultazione del dossier relativo al restauro dell’edificio (1992), e lo stesso per la documentazione dello scavo condotto dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S., ora Soprintendenza Archeologia della Campania.
I dati esposti costituiscono una prima sistemazione organica della documentazione disponibile, con l’indicazione delle principali linee di sviluppo che i coordinatori intendono imprimere alla ricerca.
Nel capitolo dedicato alle prospettive di studio (cap. IV) si è tenuto conto dei progetti FARB/2015 delle prof.sse F. Dell’Acqua e C. Lambert, nonché di un programma di interventi sulle pitture murarie e gli intonaci redatto dal dott. V. Gheroldi.
In ultimo, sono state acquisite le linee guida del programma dell’itinerario culturale europeo LWAE (Longobards ways across Europe). Si tratta di un’iniziativa le cui finalità strategiche sono imperniate sulla promozione di valori condivisi e senso di appartenenza tra i cittadini d’Europa; sulla valorizzazione dei territori attraversati dall’itinerario, che collega le aree interessate dal “viaggio” compiuto dal popolo longobardo nella sua plurisecolare migrazione attraverso l’Europa dall’area scandinava al Mediterraneo. Il S. Ambrogio verrà inserito in tale percorso turisticoculturale, finalizzato alla valorizzazione del monumento in sé e ne suo contesto, nonché in relazione con le più vaste realtà
territoriali dell’area picentina e del Salernitano, che costituisce il punto focale della 4a Macroarea del Programma.
a r t . 1 , c o m m a 1 C B P e r u g i a SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI N U OVA RIVISTA STORICA
Abstract. This work aims to offer a collection of Greek sources concerning Sardinia between the sixth and twelfth century. The first part is an introductory essay that illustrates the problems related to the investigation of the... more
Abstract. This work aims to offer a collection of Greek sources concerning
Sardinia between the sixth and twelfth century. The first part is an introductory essay that illustrates the problems related to the investigation of the "Byzantine Sardinia" and summarizes the data obtained from the collected sources. The second part contains the sources with commentary and bibliography; they have been classified according three main categories: literary sources; documentary sources; epigraphic sources.
Questo volume rappresenta la terza edizione di un ciclo di lavoro iniziato nel 2006 per la tesi di dottorato. Questa, discussa nel 2010 (prima edizione, GATTIGLIA 2010), è stata parzialmente pubblicata, come monografia sintetica nel 2011... more
Questo volume rappresenta la terza edizione di un ciclo di lavoro iniziato nel 2006 per la tesi di dottorato. Questa, discussa nel 2010 (prima edizione, GATTIGLIA 2010), è stata parzialmente pubblicata, come monografia sintetica nel 2011 (seconda edizione, GATTIGLIA 2011) o in articoli (GATTIGLIA 2012, GATTIGLIA 2012a, GATTIGLIA G. 2011a) e trova ora (terza edizione) una pubblicazione più ampia alla luce di molti dati nuovi. Negli ultimi 2 anni, infatti, il lavoro di studio su Pisa, non solo medievale, è proseguito all’interno del progetto MAPPA (Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale) , che ha reso possibile una capillare raccolta dati attraverso i quali si è potuto ricomporre più compiutamente il quadro idrogeologico, geomorfologico e topografico e sottoporre a verifica, in molti casi modificando, parte delle ipotesi fatte in quelle sedi. I dati qui analizzati sono open data sul MOD (ANICHINI et alii 2013) (l’archivio open data dell’archeologia italiana www.mappaproject.org/mod) o interrogabili su webGIS (MAPPAgis www.mappaproject.org/webgis).
Nel primo capitolo viene sinteticamente raccontata la storia dell’archeologia urbana a Pisa. Nel secondo capitolo lo sguardo si allarga sul contesto territoriale e sul paesaggio. I percorsi fluviali e le aree palustri vengono analizzati per capire come l’ambiente abbia condizionato nel bene e nel male lo sviluppo della città medievale. Ma siccome l’uomo non è stato passivo di fronte ad esso, lo studio del sistema portuale e della viabilità terrestre permette di comprendere quali soluzioni siano state adottate per sfruttare i vantaggi geografici e generare profitti economici e commerciali.Il terzo ed ultimo capitolo è diviso in due parti. La prima vuole illustrare le grandi trasformazioni urbanistiche nel lungo periodo che va dalla fine della romanità (VI secolo) alla conquista fiorentina (inizio XV secolo). La seconda parte fa parlare le tracce materiali, le fonti archeologiche, quei tasselli della storia che hanno permesso di ricostruire il quadro generale. Saranno soprattutto i dati provenienti dagli scavi a raccontare com’erano gli edifici, le strade, gli opifici e le botteghe artigianali, il sistema di smaltimento dei rifiuti e di approvvigionamento dell’acqua, infine la ricchezza e lo status sociale dei suoi abitanti.
Questo libro ha in sé due oggetti di indagine. Da una parte l’osservazione della distrettuazione politica dell’Emilia orientale e dell’organizzazione della sua rete di popolamento; dall’altra, l’analisi dell’articolazione della società,... more
Questo libro ha in sé due oggetti di indagine. Da una parte l’osservazione della distrettuazione politica dell’Emilia orientale e dell’organizzazione della sua rete di popolamento; dall’altra, l’analisi dell’articolazione della società, con una particolare attenzione alle relazioni che intercorrono tra le comunità e i diversi poteri centrali che si succedettero in una zona circoscritta all’interno di uno spazio definito come iudiciaria mutinensis nelle carte del X e dell’XI secolo, estesa su buona parte delle terre delle attuali province di Modena e Bologna, dalle propaggini appenniniche del Frignano fino alla bassa pianura tra la via Emilia e il Po.
Così, la gerarchizzazione sociale ed economica, le specifiche logiche dell’organizzazione territoriale dell’Emilia orientale, le capacità d’azione politica a livello locale dei ceti eminenti, ovvero la dinamica sociale del potere, si presentano come i principali problemi nel processo di elaborazione di uno studio accurato sui vari gruppi sociali e i loro rapporti politici ed economici lungo il periodo di transizione tra l’Antichità e il Medioevo condotto tenendo presente in modo critico e sistematico i risultati delle più recenti indagini archeologiche e l’analisi delle fonti scritte.
The church of San Zeno in Bardolino maintains a basically intact early medieval setting: the mural decoration, very fragmentary and constituted by at least two execution phases, has so far been subject to partial analysis. This essay aims... more
The church of San Zeno in Bardolino maintains a basically intact early medieval setting: the mural decoration, very fragmentary and constituted by at least two execution phases, has so far been subject to partial analysis. This essay aims to fill the critical gap by first cataloging the painted fragments and identifying, wherever possible, the iconographic subject and belonging to one or another stage of the construction site. Crossing off the restoration data and the few archival sources, with the stylistic and stratigraphical analysis of the plasterwork, two distinct decorative moments were rebuilt: one of the Carolingian era, which was to affect the entire wall surface of the church and of which there are few but exceptional fragments (including a rare sinopia), the other to be dated to 14th century and totally unpublished. The study found that the most ancient paintings of Bardolino show remarkable analogies with a series of examples connecting Northern Italy to Langobardia minor, within the same figurative horizon of the first half of the 9th century; closer stylistic affinities, however, are noticed with the figures of the two carolingian layers in the northern apse of the basilica of San Zeno in Verona, confirming a surprisingly homogeneous artistic production in the Veronese area.
Tra la metà del VI e la metà dell’VIII secolo d.C. una parte significativa del territorio italiano fu parte integrante dell’impero di Costantinopoli. Ma, in Italia, la dominazione bizantina (che in alcune regioni meridionali si protrasse,... more
Tra la metà del VI e la metà dell’VIII secolo d.C. una parte significativa del territorio italiano fu parte integrante dell’impero di Costantinopoli. Ma, in Italia, la dominazione bizantina (che in alcune regioni meridionali si protrasse, con alterne vicende, fino all’XI secolo) assunse, nel tempo e nello spazio, caratteri e significati diversi, con differenti implicazioni soprattutto nella continuità delle istituzioni urbane, nell’allestimento di sistemi di difesa territoriale e nel mantenimento di una organizzazione della produzione e della distribuzione delle merci che aveva molti punti in comune con quella dell’epoca romana. Dal punto di vista storico-archeologico, l’Italia bizantina si propone quindi come una realtà multiforme e complessa, in cui forti elementi di continuità si mescolano a momenti altrettanto importanti di rottura e cambiamento, in un percorso che si apre nel Mediterraneo ancora sostanzialmente romano e che trova la sua conclusione nell’Italia dell’alto medioevo. Integrando e ponendo tra loro a confronto dati derivati da diversi sistemi di fonti (archeologiche, storiche, letterarie, epigrafiche, storico-artistiche), il volume prende in esame i caratteri salienti delle regioni italiane più a lungo rimaste sotto il controllo bizantino, evidenziandone, attraverso la discussione di alcuni temi fondamentali (la sorte e il ruolo delle città, i modelli insediativi e di gestione del territorio, la continuità di un’economia di scambio), le profonde differenze rispetto alle regioni della penisola che furono invece più precocemente ‘longobardizzate’. Esaminata in questa prospettiva, la dominazione bizantina cessa di essere un episodio marginale, per assumere un più preciso ruolo di elemento determinante dei modi e degli esiti della transizione al medioevo in molte regioni italiane.
- by EDIPUGLIA srl and +1
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- Archaeology, Medieval History, Medieval Studies, Storia medievale
A lungo dimenticato, il monaco francese Rodolfo il Glabro, vissuto negli ultimi decenni del X secolo, è da molti bollato come testimone poco attendibile. Eppure la sua opera, le Historiae, rappresenta una delle piú vivide testimonianze... more
A lungo dimenticato, il monaco francese Rodolfo il Glabro, vissuto negli ultimi decenni del X secolo, è da molti bollato come testimone poco attendibile. Eppure la sua opera, le Historiae, rappresenta una delle piú vivide testimonianze della temperie culturale e religiosa vigente in Europa all’approssimarsi del nuovo millennio